
L’associazione politica di An, Destra di Base ha deciso di approntare una lista “di destra”, apparentata con il Pdl, per le prossime elezioni provinciali.
Così, oltre ai candidati ufficiali di An che scenderanno in campo sotto le insegne del Pdl, i cui nomi verranno quanto prima designati dalla Federazione provinciale del partito ( tra cui non dovrebbero mancare anche autorevoli esponenti di DDB ), gli elettori di Alleanza Nazionale e della destra salentina avranno quindi la possibilità di scegliere di votare per una lista che rappresenta idee e valori specificatamente di destra.
La decisione di avviare tutte le procedure necessarie per la formazione di una lista identitaria che possa rappresentare in modo più marcato la nostra storia e i nostri valori è nata dalla incalzante richiesta in tal senso che ci è pervenuta da parte di numerosissimi nostri dirigenti locali e militanti di tutta la provincia.
La nostra lista ha anche il compito di dare un riferimento chiaro e forte a tutti gli elettori di An che non si sentono adeguatamente rappresentati nel Pdl e che sono ancora abbastanza perplessi sulla effettiva capacità del Pdl, sia elettoralmente che politicamente, di garantire a tutti e in particolare a chi proviene da Alleanza Nazionale, una effettiva e dignitosa considerazione.
Il motto di Destra di Base è: Identità e Partecipazione, e questa lista non fa altro che potenziare il già enorme contributo che Alleanza Nazionale sta garantendo al Pdl, in termini politici ed elettorali, per il conseguimento di una vittoria che tutto il centrodestra salentino attende e spera ormai da 15 anni.
Abbiamo già disponibilità di candidature di valore per circa una ventina di collegi e contiamo quanto prima di completare il quadro delle candidature collocando in ogni collegio candidati qualificati con un certo spessore elettorale e altamente rappresentativi, inoltre stiamo anche già trattando possibili alleanze elettorali con movimenti politici , locali e nazionali, a noi vicini.
Auspichiamo che quanto prima i coordinatori regionali e provinciali di AN e FI, possano sciogliere, assieme agli alleati, il delicato nodo della candidatura a presidente della provincia e consentire al designato e a tutti i nostri candidati di iniziare per tempo e con la dovuta determinazione una campagna elettorale che ci auguriamo sia diversa dalle precedenti e soprattutto non sia caratterizzata da errori e sottovalutazioni che per ben tre volte hanno regalato la nostra provincia nelle mani del centrosinistra.
Così, oltre ai candidati ufficiali di An che scenderanno in campo sotto le insegne del Pdl, i cui nomi verranno quanto prima designati dalla Federazione provinciale del partito ( tra cui non dovrebbero mancare anche autorevoli esponenti di DDB ), gli elettori di Alleanza Nazionale e della destra salentina avranno quindi la possibilità di scegliere di votare per una lista che rappresenta idee e valori specificatamente di destra.
La decisione di avviare tutte le procedure necessarie per la formazione di una lista identitaria che possa rappresentare in modo più marcato la nostra storia e i nostri valori è nata dalla incalzante richiesta in tal senso che ci è pervenuta da parte di numerosissimi nostri dirigenti locali e militanti di tutta la provincia.
La nostra lista ha anche il compito di dare un riferimento chiaro e forte a tutti gli elettori di An che non si sentono adeguatamente rappresentati nel Pdl e che sono ancora abbastanza perplessi sulla effettiva capacità del Pdl, sia elettoralmente che politicamente, di garantire a tutti e in particolare a chi proviene da Alleanza Nazionale, una effettiva e dignitosa considerazione.
Il motto di Destra di Base è: Identità e Partecipazione, e questa lista non fa altro che potenziare il già enorme contributo che Alleanza Nazionale sta garantendo al Pdl, in termini politici ed elettorali, per il conseguimento di una vittoria che tutto il centrodestra salentino attende e spera ormai da 15 anni.
Abbiamo già disponibilità di candidature di valore per circa una ventina di collegi e contiamo quanto prima di completare il quadro delle candidature collocando in ogni collegio candidati qualificati con un certo spessore elettorale e altamente rappresentativi, inoltre stiamo anche già trattando possibili alleanze elettorali con movimenti politici , locali e nazionali, a noi vicini.
Auspichiamo che quanto prima i coordinatori regionali e provinciali di AN e FI, possano sciogliere, assieme agli alleati, il delicato nodo della candidatura a presidente della provincia e consentire al designato e a tutti i nostri candidati di iniziare per tempo e con la dovuta determinazione una campagna elettorale che ci auguriamo sia diversa dalle precedenti e soprattutto non sia caratterizzata da errori e sottovalutazioni che per ben tre volte hanno regalato la nostra provincia nelle mani del centrosinistra.
132 commenti:
Finalmente, era ora!
Bravi.
Il 7 marzo congresso provinciale di An a Lecce.
Possiamo sapere quali sono i movimenti politici con cui state trattando le alleanze?
Ma come si fa a gioire ( politicamente ) dell'addio di Veltroni???
Io non ci riesco.
Lasciamo perdere le facili battute del tipo " Con lui in sella avremmo vinto per altri 10 anni!! ".
Walter ha commesso degli errori, lui stesso se li riconosce ( come quello di imbarcarsi nell'alleanza con Di Pietro ) ma ciò non significa che in futuro il PdL avrebbe potuto dormire sonni tranquilli.
Con più tempo ( e meno lotte intestine) Walter avrebbe potuto traghettare il PD dalle posizioni post comuniste, neo socialiste e conservatrici nelle quali si trova adesso e dalle quali sembra non riuscire ad emergere verso nuove idee riformiste, liberali e progressiste. Un moderna sinistra europea che si contenda in alternanza con la destra il governo del Paese.Purtroppo non sono stati sufficienti gli Ichino, I De Benedetti, i Colanninno. Non basta rinnovare qualche ufficiale per cambiare lo spirito di un esercito, quando poi ci sono generali che sulla conservazione fondano il proprio futuro politico ( leggi D'Alema). E' questo forse l'errore più grosso. Fatto il PD mancava di fare i democratici!!!
Ora l'orologio torna indietro. I vecchi "lupi" rossi si rifaranno sotto. I cultori delle ampie alleanze, dello "stiamo insieme per vincere poi vedremo", perchè no, del proporzionale, degli accordi di governo post elettorali, tutti questi bei figuri si fregano le mani.
E' di fronte a questa ipotesi, molto di più che a quella di un nuovo leader, che il PdL rischia il suo futuro. E col PdL l'Italia stessa.
Giangi
E' lì, al congesso provinciale e a quello nazionale di An, momento in cui bisognerà decidere la confluenza di An nel PdL, che occorre portare e discutere, com'è nello stile del nostro partito (Msi, Msi-Dn, Alleanza Nazionale) da più di 40 anni, mozioni congressuali sul come e sul perchè di questi passaggi e di altro ancora. Io sono di questa idea, se non si vuole che i vari congressi provinciali e quello nazionale passino solo come una formalità. Poi i nostri dirigenti facciano come credono, a noi poveri militanti l'ardua sentenza, anche se possiamo fare ben poco dato che forse non potremo influire più di tanto sia a livello provinciale che nazionale a causa della mancanza dei luoghi della discussione e della partecipazione precongressuale, ma spero che mi stia sbagliando. Io rimango di An, con le mie convinzioni anche sulla nascita del PdL.
Gianpiero Persano
Nessuno è in grado di dire se il Partito Democratico esisterà ancora una volta superata la boa delle prossime elezioni europee. Dopo aver letto le parole usate mercoledì da Walter Veltroni nel suo discorso di commiato, un fatto è comunque chiaro. L'ex segretario non ha capito perché milioni di cittadini hanno smesso di votare per il suo partito. Non ha capito o, forse, come fanno altri dirigenti del Pd, ha fatto finta di non capire.
Il tarlo che sta erodendo quella formazione politica ha infatti un nome preciso: credibilità.
Il Pd perde perché non è credibile.
E non è un problema di idee o di progetti. È invece una questione di uomini e di comportamenti.
Il continuo susseguirsi di scandali, le mancate dimissioni di chi ha fallito come amministratore pubblico (vedi Campania), la decisione di non sottrarsi alla logica delle nomine partitocratiche nella Rai, nelle authority e in ogni altro ente, hanno finito per togliere agli elettori di centro-sinistra anche le ultime illusioni.
A poco a poco il mito della differenza, della diversità dal centro-destra, è venuto a cadere.
Per questo è il caso di ricordare che, paradossalmente, il Pd era entrato in crisi già due anni prima di nascere. Aveva cominciato a morire alla vigilia delle elezioni del 2006 quando fu pubblicata (da "Il Giornale") una celebre telefonata tra Piero Fassino e il big boss di Unipol, Giovanni Consorte, in cui l'allora segretario dei Ds diceva «Siamo padroni di una banca». È stato da quel momento in poi che Silvio Berlusconi ha potuto cominciare a ripetere «anche loro sono uguali» venendo sempre più creduto.
Giorno dopo giorno, infatti, ci pensavano le pagine di cronaca (spesso nera) dei giornali a dargli ragione.
A un situazione del genere il centro-sinistra prima, e il Pd poi, avrebbe potuto (e dovuto) reagire con dei gesti forti e simbolici. Invece non è accaduto nulla. Il gruppo dirigente è rimasto immobile. Veltroni ha taciuto. O ha parlato troppo poco. E dal Pd se ne sono così andati i migliori. Gli elettori.
Cerchiamo di non fare anche noi questi errori......
Riguardo alla lista Destra di Base credo che sia una buona idea.
Idea che avrebbe dovuto avere la Poli che invece di garantire un futuro alla destra leccese con un movimento fortemente identitario ha deciso di cavalcare, con vari personaggi in cerca d'autore, quel vecchio ronzino spellacchiato della "questione meridionale" che non appassiona più nessuno.
E bene ha fatto DDB a non correrle dietro applaudendola pubblicamente come hanno fatto alcuni incauti presidenti di circolo e dirigenti di An.
Pietro Caggiula
La parola "incauti" non si addice allo stile dell'ascolto e della discussione. Si ascolta, si elabora e si hanno delle idee, soprattutto. Parlare di comportamenti incauti è fuorviante della realtà in quanto il nostro partito non è una caserma, e non lo è mai stato. Pecoroni non ce ne sono e non ce ne devono essere, almeno tra quelli di Bari.
allora, i congressi nazionali saranno due, in primis quello del 21 (scioglimento di AN) e quello del 27 marzo. Non ci saranno più iscrizioni nè tesserati, la decisione è già stata presa. Queste le informazioni fresche fresche da Roma.
TELE TROMBA NEWS:
Giovedì 19 Febbraio 2009 10:26 (DA:il paese nuovo)
Mantovano e Congedo all’inaugurazione del Circolo di Monteroni
Si terrà domani, venerdì 20 febbraio, alle ore 20:30, l’inaugurazione del circolo di Monteroni (Lecce), alla presenza del Sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano e del Consigliere Regionale Saverio Congedo.
Dopo le decine di circoli inaugurati in tutto il Salento, domani venerdì 20 febbraio, alle ore 20:30, è il turno di Monteroni dove verrà tagliato il nastro del locale circolo di Via Monte Sabotino n. 5, alla presenza del Coordinatore Cittadino Diego Mancarella, dei Consiglieri comunali Gianluca Barba e Massimo Manca, dell’Assessore Giuseppe Mancarella, del Responsabile Provinciale del Movimento Simona Manca, del Consigliere Regionale Saverio Congedo e del Sottosegretario all’Interno Alfre do Mantovano. All'incontro parteciperanno altresì il Sindaco di Monteroni Dr. Lino Guido e i rappresentanti delle forze politiche locali.
“L’inaugurazione del Circolo di Monteroni costituisce un’ulteriore tappa del percorso di consolidamento del movimento in tutto il Salento e sarà anche l’occasione per una riflessione sulle prossime scadenze elettorali a cominciare dalla provinciali, sull’azione del Governo nazionale e regionale, sulla prossima costituzione del PdL a cui “La Città” ha dimostrato di credere sin dall’inizio e che la vede fra i soci fondatori”.
PER VOI DA:
TELETROMBANEWS
Ma la Città che cosa mi rappresenta?
E' un movimento politico cattolico apostolico del Pdl che fa riferimento ad ALLEANZA CATTOLICA, all'OPUS DEI E AL PAPA?
Chi può illuminarmi in proposito?
LA CITTA' RAPPRESENTA UN GRUPPO DI POLITICI CHE SI INSERISCONO NELLAMBITO DEL PDL MA SENZA SPECIFICI RIFERIMENTI IDENTITARI.
LA NUOVA ASSOCIAZIONE DELLA POLI CHE E' TARGATA "SUD" RAPPRESENTA, O VUOL RAPPRESENTARE, UN GRUPPO ABBASTANZA NOTO DI POTERE CHE SPAZIA DALL'ECONOMIA ALLA CURIA LECCESE.
AVETE FATTO CERTAMENTE BENE A DISTINGUERVI DA TUTTO E DA TUTTI CON UNA LISTA DI AN, BASTA CHE NON FATE L'ERRORE DI FARE ACCORDI ELETTORALI CON NESSUNO DI QUESTI DUE GRUPPI DI POTERE POLITICO CHE HO SUMMENZIONATO.
DESTRA DIBASE PUO' RAPPRESENTARE SOLO IL PARTITO, QUELLO VERO DELLA BASE MILITANTE SOLO SE SI MANTIENE IMMUNE DA CONDIZIONAMENTI E COMPLESSI DI INFERIORITA' RISPETTO A QUESTI QUA.
ORA CHE SI E' DECISO DI FARE LA LISTA DOVETE PERO' ABBINARLA AD UN'IDEA FORTE DI DESTRA.
BUON LAVORO
DEL CONGRESSO PROVINCIALE POTREMMO SAPERE ALMENO COME SI SVOLGERA'?
O COME AL SOLITO SI FARA' TUTTO SOTTOBANCO?
Non date retta, la lista di destra di base è perfettamente compatibile con quella della Poli.
Anzi, compatibilissima, e fortissima, visto che unendo queste due formazioni nessuno potrà mai mettere in dubbio che il partito, quello vero, è rappresentato da voi.
Patty
Mi spiegate a che serve un congresso provinciale di An qui a Lecce? Ormai il partito non esiste più e qui a Lecce è smembrato ormai in modo irreparabile. Concordo con l'amico di prima che diceva di stare alla larga dalla Poli e da Mantovano.Sono loro e le loro guerre che hanno rovinato la destra a Lecce e in provincia.
Spero che DDB si organizzi meglio e si assuma fino in fondo il compito di rappresentare e difendere i tanti elettori di An del PDL.
Alessia D.
Lunedì prossimo è stata convocata una riunione provinciale in Federazione alla presenza del nuovo commissario regionale di AN, on. Francesco Amoruso.
Lo sapevate?
LA riunione di lunedì sarà trsmessa da TELKABUL con sede a SPINAZZOLA (BA)
finalmente la lista. bravi ragazzi
forse per i nomi è presto ma a chi mi rivolgo per contatti con i vostri su Alliste? Avete qualcuno?
Lascia il tuo nome cognome e recapito telefonico e ti contatterà il responsabile del comitato elettorale DDB.
non penserete che metto il mio numero su questo sito?
Ma siamo proprio sicuri che ci conviene stare con il Pdl?
Allora chiama in federazione al numero 0832 23 23 10 e lascia il tuo recapito telefonico e il tuo nome alla segretaria del partito.
TELEKABUL....TRASMISSIONI CENSURATE
Con le buone maniere e con un po di educazione, si potrebbe commentare di tutto, io personalmente ne vedo poca!
Certo è che se i responsabili del blog ti hanno censurato, avranno avuto delle buone ragioni. Ad futurum
Lunedì prossimo alle ore 18,00 il commissario regionale o. Amoruso Francesco sarà in Federazione per incontrare i vertici provinciali del partito.
In questo incontro sarà presentata la mozione Pdl da presentare al congreso provinciale.
Alla riunione di lunedi, se è vero che ci sia, sono invitati tutti i presidenti di circolo? Ci sono già le convocazioni? è una conferenza stampa? una convocazione dell'esecutivo? è una convocazione dell'assemblea della federazione dei presidenti di circolo? Cos'è? Si parla, ma in un partito vero come il nostro, sono queste le cose che si fanno, e dovrebbero essere così anche le strutture del nuovo PdL, se no non andiamo da nessuna parte. PdL partito degli iscritti, del radicamento con grandi coordinamenti territoriali, dirigenti e organismi statutari. Così si vincono le elezioni, poi nel PdL ci possono essere tante liste ed associazioni; ma partiamo dalla base e facciamone il partito del popolo per davvero, azzerando le oligarchie.
Ottima come mozione congressuale!
Piuttosto nella riunione di lunedi si rafforzi e si tenga punto sulla candidatura di Gianni Garrisi.
Se non sarà Garrisi...allora Lisi!
AUMENTI FINO A 1.500 EURO LORDI PER AUTISTI E BARISTI DELLA BUVETTE…MALUMORI TRA LE ALTRE CATEGORIE ESCLUSE… I VENTOTTO AUTISTI PASSANO AL SECONDO LIVELLO…L’OPERAZIONE COSTERA’ 343.000 EURO L’ANNO ALLO STATO
A Palazzo, la congiuntura non si sente e neanche l’aria di crisi. La Camera non licenzia certo il personale, anzi lo premia aumentandogli lo stipendio.
Due sono le categorie beneficiate ( in attesa delle altre): autisti e banconisti alla buvette. L’amministrazione di Montecitorio ha deciso di promuoverli dal primo al secondo livello “funzionale-retributivo”, il che non significa diverse mansioni, ma solo più soldi: da 300 a 1.500 euro lordi al mese.
Il premio destinato ad autisti e baristi ha scatenato malumori e gelosie tra le maestranze escluse dall’aumento.
Montecitorio ha, infatti, a contratto commessi, barbieri, informatici, antennisti, grafici, stampatori, guardarobieri, centralinisti, infermieri, meccanici, posteggiatori, falegnami, addetti agli impianti di riscaldamento e condizionamento.
E ancora operai edili, tinteggiatori, tappezzieri ed elettricisti, tutti imbufaliti in quanto esclusi dall’avanzamento di carriera e che meditano ricorsi. Qualche giorno fa alla Camera si è riunito il Comitato per gli Affari del Personale (Cap). Sul tavolo la questione degli autisti, 28 in tutto, a disposizione di presidente, vicepresidenti, questori, segretari di Presidenza e presidenti di Commissioni: chiedono una collocazione congrua al loro ruolo, il primo livello è troppo poco.
La pratica si trascina da anni, avrebbe dovuto decidere Bertinotti, ma la scorsa legislatura s’è chiusa in anticipo. La sezione giurisdizionale dell’Ufficio di Presidenza ha riconosciuto la fondatezza della richiesta degli autisti.
Dovendo procedere quindi a un cambio di livello si è deciso di abbinare anche la pratica dei banconisti alla buvette.
Da quando la ristorazione del Palazzo è stata affidata a una ditta esterna, è la rivendicazione, il personale in forza al bar di Montecitorio, oltre a servire caffè e panini, svolge anche un’attività di controllo. Chiedevano anche loro un aumento e lo avranno.
Quanto guadagnano gli autisti della Camera?
Appena assunti 2.113 euro lordi al mese, ma a fine carriera arrivano a 9.938 euro al mese. Per 15 mensilità.
Ora, con il passaggio di livello, la busta paga si ingrossa, arrivando, dopo 35 anni di servizio a 10.164 euro lordi al mese.
Praticamente come i funzionari laureati che hanno a che fare con leggi, commi ed emendamenti. Aggiornare gli stipendi (e le pensioni) degli chaffeur costerà all’Amministrazione della Camera 343.000 euro l’anno.
Ma adesso altre categorie scenderanno sul piede di guerra, reclamando aumenti. Tanto per darvi un’idea degli stipendi che girano a Montecitorio, possiamo dirvi che la retribuzione mensile di un funzionario di 4 livello a fine carriera è di 15.451 euro lordi al mese, quella di un consigliere parlamentare di 23.206 euro lorde al mese.
Al di là delle rivendicazioni sindacali sicuramente legittime, stona l’entità di tali cifre rispetto ad altri settori, pubblici e privati, soprattutto in tempi di crisi per tante famiglie.
A segnalare la distanza del Palazzo, rispetto ai comuni mortali.
Rolando R.
LUNEDI' ALLA RIUNIONE CON AMORUSO CI SARA' PURE LA POLI?
SE CI SARA' SAREBBE INTERESSANTE ASSISTERE ALL'INCONTRO.
MOLTO INTERESSANTE.
TROPPO INTERESSANTE.
PRATICAMENTE IMPERDIBILE.
GIANNI GARRISI E' IL MIGLIOR CANDIDATO ALLA PROVINCIA PER AN.
NON ABBIAMO ALTRI NOMI AUTOREVOLI E CREDIBILI VISTO CHE LA POLI E MANTOVANO NON SONO DISPONIBILI
Sicurezza, Fini difende gli immigrati: "No odiosa associazione con il crimine"
Roma - "Dobbiamo mantenere la lucidità e la serenità per respingere l’odiosa associazione mentale tra criminalità e immigrazione che può diffondersi a macchia d’olio in diverse fasce della popolazione italiana. Che se combinata alla crisi può creare un mix di carattere esplosivo", ha affermato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla presentazione del rapporto Cnel sull’integrazione degli immigrati.
Lunedì tutti in federazione ad ascoltare Lisi e Amoruso.
Non restiamo all'oscuro di tutto come sempre, facciamoci dire tutto.
Il Congresso come si fara? le mozioni saranno due o solo una? il partito dopo il congresso che fine farà? nel Pdl a noi chi ci tutela?
Urge la luce in questa valle oscura.
Si per Garrisi, ma leggendo i giornali pare che Fitto stia portando avanti la soluzione di un candidato della società civile anche per la provincia di Lecce, in barba al tavolo regionale Amoruso-Di Staso che ha tenuto confermata l'ipotesi Garrisi scelto all'unanimità in provincia. Speriamo che lunedi non si debba assistere ad un'abdicazione del NOSTRO CANDIDATO DI AN, per i veti e le snobberie di Fitto. Sveglia gente di An! Andiamo a rivendicare la candidatura di GIANNI GARRISI! E speriamo che Amoruso la confermi ancora come ha fatto di recente.
ALCUNE NOTIZIE PER VOI
Via libera al decreto anti-stupri
Gli ex agenti nelle ronde
Tra le misure approvate la norma che consente ai sindaci di avvalersi di «sentinelle» non armate
NOTIZIE CORRELATE
Roma, le ronde anti vendette. Alla guida il generale Mori (18 febbraio 2009)
Il Colle frena, stop alle ronde. Immigrati trattenuti nei centri (17 febbraio 2009)
Tornano le ronde e l'ergastolo nel decreto legge anti-stupri (17 febbraio 2009)
Furti e violenze, strade poco sicure. «Ci difendiamo da soli con le ronde» (16 febbraio 2009) ROMA -
Sul decreto anti-stupri, contenente misure urgenti in materia di sicurezza e contrasto alla violenza sessuale, c'è il via libera del Consiglio dei ministri. Tra le norme del decreto figura anche quella largamente prevista delle ronde, ma «con modifiche», come sottolinea il ministro Ignazio La Russa. La norma sulle ronde approvata consente ai sindaci di avvalersi di associazioni di cittadini non armati, in coordinamento con i prefetti.
EX AGENTI E MILITARI FARANNO DA «SENTINELLE» - «Il decreto è stato approvato all’unanimità» ha detto La Russa, aggiungendo che proprio An ha proposto alcune modifiche accolte dal governo. La principale è quella che prevede che a «fare le cosiddette "ronde" siano prevalentemente associazioni di ex agenti di polizia, carabinieri, forze armate e altri corpi dello Stato». Inoltre, ha aggiunto La Russa, «ci sarà un coinvolgimento rafforzato del comitato provinciale sulla sicurezza».
STUPRATORI, NO AI DOMICILIARI - Il decreto è stato approvato con delle lievi modifiche rispetto alle anticipazioni e fra le misure principali contiene il divieto degli arresti domiciliari per chi è accusato di violenza sessuale.
GARRISI E' IL CANDIDATO PRESIDENTE DI AN PER LE PROSSIME PROVINCIALI.
NESSUNO , FORZA ITALIA MEN CHE MENO, DEVE CONDIZIONARCI E DECIDERE PER NOI CHI DESIGNARE A QUESTA CANDIDATURA.
GARRISI NON E' IL CANDIDATO DELLA POLI, MA E' IL CANDIDATO DI AN.
SE QUALCUNO HA DEI DUBBI FACCIAMO UNA BELLA ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI O DEI PRESIDENTI DI CIRCOLO VEDIAMO CHE SUCCEDE.
GARRISI FOR PRESIDENT!
DECRETO ANTISTUPRO
Il Consiglio dei Ministri stamane ha approvato un Decreto Legge per provvedere con necessità e urgenza all’emergenza stupri dilagante sul territorio nazionale, ed ulteriormente aggravata dagli ultimi episodi avvenuti nella Capitale e in altre grandi città. Il decreto, preannunciato già da alcuni giorni dall’esecutivo e dalle forze di maggioranza, prevede in sostanza un rafforzamento della pena fino all’ergastolo nel caso in cui la vittima dello stupro muoia (come accaduto alla povera signora Reggiani nel 2007). Negati poi gli arresti domiciliari ai presunti colpevoli del reato di violenza sessuale; per le vittime è assicurato invece il gratuito patrocinio. Previste anche le ronde di cittadini coordinate dai prefetti, senza possibilità di portare armi. “Arruolati” prevalentemente ex agenti e militari per garantire i migliori risultati possibili. Vengono così rafforzate le misure di sicurezza a protezione dei cittadini. Il CdM ha approvato all’unanimità il provvedimento urgente.
Cari amici, premesso che sono contento per la lista di destra che avete deciso di approntare per le prossime provinciali e che anche io vorrei vedere Garrisi candidato alla presidente della provincia vorrei tornare a parlare delle dimissioni di Veltroni.
Stavolta walterino ci ha fregato tutti!!! Parliamoci chiaro, tutti abbiamo sorriso quando abbiam saputo che Veltroni se ne andava, ma altrettanto tutti non ci aspettavamo le dimissioni. E perchè lo ha fatto allora? Per fara pagare a chi lo ha messo nei casini. Semplice. La sconfitta di Soru, è stata forte e netta, ma va anche detto che stavolta mr Waterloo non centrava molto, perchè il finto imprenditore sardo ha fatto tutto da solo, si è dimesso sfidando la maggioranza, ha fatto campagna elettorale da solo e ha rifiutato di farsi vedere in pubblico con Veltroni. In Sardegna ha perso Soru, e non il Pd e basta.
Ma a Roma l’aria era diventata impossibile e il buon vecchio Walter ha preso la palla al balzo. Sapeva benissimo che non sarebbe resistito oltre le europee, sapeva che lui li non sarebbe più stato e quindi ha fatto un colpo da maestro della politica, ha giocato d’anticipo per colpire chi lo ha messo in difficoltà.
Ora gli scenari che si aprono sono molti e tutti difficili da realizzare se non con una mediazione in vecchio stile democristiano. I cattolici da un lato vogliono maggior peso e un segratario che li rappresenti e la sinistra invece, anzi D’Alema, vuole comandare e gettarsi sempre più a largo per poter governare.
Ma in mezzo a tutto questo c’è una flotta densissima di persone che metteranno i bastoni, e poi i carri e infine i muri tra le ruote. Per non fare nomi Marini, Bindi, i sindaci in giro per l’Italia e molti altri ancora.
Con le sue dimissioni Veltroni ha creato un parapiglia che ha creato più confusione, ma forse sarà l’occasione per il Pd di avere una dialettica interna che prima non c’è stata, dove chi voleva complottare aveva un’autostrada libera per poterlo fare. Quindi
Stavolta Walter ci ha fregato a tutti!!!!
Alberto T.
Avanti tutta con Gianni Garrisi candidato alla provincia di Lecce, ed una lista civica fortissimissima che comprenda Movimento per il Sud e Udc a suo sostegno. Solo così possiamo vincere, e Fitto ci segua perchè ha tutto da guadagnare da una candidatura forte e condivisa da parte di Alleanza Nazionale.
A proposito di liste e movimenti fondatori o meno del PdL, non mi sembra che tra i soci fondatori nazionali ci sia una certa "La Città", per favore almeno non barate e non prendete in giro gli elettori del centrodestra.
I SOCI FONDATORI DEL PDL SONO FI-AN-DCA-AS-RIFORMATORI LIBERALI-POPOLARI LIBERALI-PARTITO DEI PENSIONATI-ED ALTRI PICCOLISSIMI PARTITI E MOVIMENTI...MA NON LA CITTA', A ROMA NON LA CONOSCE E NON SE LA FILA NESSUNO. Fate un gioco politico pulito, e non create confusione.
RIPETO!!! TRA I PARTITI E MOVIMENTI FONDATORI UFFICIALI DEL PDL NON CONFIGURA ALCUNA COSA CHE SI CHIAMI "LA CITTA'"! CHIARO! E DITELO ALLE RIUNIONI. CHE POI QUALCUNO ABBIA VOLUTO FARE UNA CERTA COSA E' FORSE LEGGITTIMO (USCENDO DA AN, PERO'), MA OGNI COSA HA UN NOME E COGNOME, E NON FIGURA FRA I SOCI FONDATORI DEL PDL ALCUN PARTITO, MOVIMENTO O ASSOCIAZIONE CHE SIA, CHE RISPONDA AL NOME DE "LA CITTA'"! CAPITO!!!
DICI BENE AMICO, IL MOVIMENTO DI UNA FRANGIA DI AN, NON HA FATTO ALTRO CHE ADERIRE AD UN PARTITO GIA' FONDATO E DI CONSEGUENZA NON E' TRA I FONDATORI!!!!
FACCIAMO UNA LISTA IDENTITARIA, FORTE, PER DARE LA GIUSTA VISIBILITA' ALLA DESTRA E AD ALLEANZA NAZIONALE.....!!!
PENSACI TU DESTRA DI BASE, NE HAI LE CAPACITA', NOI TI SOSTENIAMO...!!!
Bravissimo, è giusto il precedente commento. E' come se Aldo Aloisi, con il suo Azzurro Popolare, dicesse che lui ed il suo movimento sono fondatori del PdL. Aldo, l'amico Aldo, non lo ha mai detto, e siccome è una persona politicamente onesta, per amor del vero non lo dirà mai, semplicemente perchè non è vero, ha rotto tempo fà con Fitto, si è avvicinato all'Udc, ma poi si è tenuto coerentemente il suo Azzurro Popolare (capendo forse in anticipo che gli Azzurri di Fi non è che siano poi tanto popolari), e non si sognerà mai di affermare che Azzurro Popolare sia socio fondatore del PdL, semmai alleato programmatico. Il fatto, poi, che de "La Città" siano fondatori un consigliere regionale del PdL ed un deputato, nonchè sottosegretario, del PdL, è un'altro paio di maniche, ma non si possono inventare bugiardamente di essere il loro movimento (???!!!) socio fondatore del PdL! Sono andati, per caso, da qualche notaio a Roma, per certificare che loro e "La Città" sono fondatori del PdL. Semmai questi signori sono nel PdL a causa del partito di provenienza, ma non si possono inventare l'inverosimile con storie che si devono smascherare al più presto possibile. Qual'è il programma elettorale, la specificità, l'identità, la rappresentanza di questa famigerata ed informe Città? Nessuno lo ha mai detto, tranne la storiella del valore aggiunto. Tutti possiamo essere valore aggiunto, ma questo non significa proprio niente.
LA CITTA' E LA PUGLIA PRIMA DI TUTTO FONDATORI DEL PDL, L'ULTIMA BARZELLETTA TARGATA FITTO-MANTOVANO-CONGEDO-PERRONE. DUE LISTE CHE RISPETTANO IL PRINCIPIO DEI VASI COMUNICANTI, UN GIOCO POLITICO A SOMMA ZERO.
Cento anni di Futurismo
Il Futurismo nasce nei primi anni del '900, per mano di Filippo Tommaso Marinetti, il quale, dopo vari tentativi in Italia, nella quale venne snobbato, fece pubblicare, nel 20 febbraio 1909, su “Le Figarò” in Francia, dopo aver sedotto la figlia di un socio egiziano del giornale, il primo manifesto Futurista che sancisce la nascita di questo grandioso movimento che risulta ancora oggi essere l'unica avanguardia artistica e culturale che l'Europa abbia mai avuto.
Il Manifesto nasce per immensificare la grande fase dell'evoluzione industriale, culturale, artistica, sociale, politica e soprattutto tecnologica che 100 anni fa stava travolgendo il mondo intero.
Il Futurismo volle contrapporre all'immobilismo scolastico e accademico della poesia decadente e crepuscolare, la dinamicità, il distruttivismo ed il disordine, volendo trasmettere lo choc, il lampo dell'intuizione, il pugno e lo schiaffo, la forza e l'energia, per svegliare una nazione che, purtroppo fino ad oggi, non è stata ancora capace di costruire un domani esaltante per le nuove generazioni.
Scopo primario del movimento era di liberare la società italiana dal bagaglio storico, culturale e artistico del passato, glorificando la modernità. Dunque si mostrò come movimento eversivo, antiborghese, ispirato al rifiuto di ogni forma di tradizione, mostrandosi teso ad esaltare la velocità, le macchine, le metropoli, i complessi industriali, in poche parole, LO SVILUPPO.
stasera riunione organizzativa in federazione.
vi hanno detto niente?
ah, dimenticavo, voi siete alquanto indesiderati.
Alla gente di Alleanza Nazionale
vediamo come organizzare intorno ad un candidato l'oltre 52% di potenziale consenso che hanno tutte le forze e liste del centrodestra. E' questo il lavoro che attende il tavolo regionale ed i big della politica. Ora conta molto più il candidato, la persona e il programma su cui aggregare tutto il centrodestra salentino. A meno che qualcuno non si incaponisce (come si dice a Lecce), allora diventa difficile. Spero che tutti nei prossimi giorni facciano gli sforzi necessari per un candidato di AN condiviso. Poi non lamentiamoci se il tavolo regionale si trasferisca a Roma. Date tutte le indisponibilità dichiarate, quello sul tavolo rimane quello di Garrisi che deve essere condiviso da tutte le forze che vogliono abbracciare un progetto.
Francamente a parte Gianni io altri candidati autorevoli non ne vedo.
E da Roma non credo farebbero o potrebbero mai fare scelta migliore.
Lo credo anch'io, e ciò deve essere ribadito con forza.
I SEPARATI IN CASA...LE BARZELLETTE...FANNO PARTE DI UN GIOCO POLITICO DI COLUI CHE NON VUOLE MOLLARE MAI LA PRESA...ORA TOCCA A ME...DOMANI A TE, MA DELLA BASE NON SE NE FREGANO NULLA.
DESTRA DI BASE.....PENSACI TU...NON MOLLARE E FATE VEDERE CHE ALLEANZA NAZIONALE NON MUOREEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!MAIIIIII!!!!!!!!!!!!
Bene, quindi per favore lasciamo perdere le proposte oscene o di parte e diamo forza e dignità ad Gianni e ad An.
MELONI,MINISTRO DI AN ANCHE LEI
A SANREMO
Visita a sorpresa del Ministro della Gioventù Giorgia Meloni nella sala stampa del teatro Ariston. La giovanissima onorevole, a Sanremo per assistere alla quarta serata, ha concesso qualche battuta informale ai giornalisti presenti. “Non sono venuta con l’intenzione di generare scompiglio” ha dichiarato. “Sentivo però la necessità di essere presente anche e soprattutto in considerazione delle belle manifestazioni di talento da parte degli artisti giovani che proprio oggi verranno premiati al Festival. La valorizzazione delle risorse giovani di questo paese è una delle priorità del Governo, anche nel campo dello spettacolo. Proprio in questi giorni stiamo lavorando a un sistema di incentivi che premi le radio e le televisioni che diano spazio agli artisti emergenti. In questo senso ci aspettiamo una bella mano dalla Rai”. Quanto al Festival, Giorgia Meloni non ha fatto mancare il proprio plauso: “Mi sembra un’edizione davvero felice e mi voglio complimentare con tutti quelli che hanno lavorato al progetto, in particolare con Paolo Bonolis”.
QUESTA SI' CHE E' LA DESTRA CHE CI PIACE.
GRAZIE FINI, GRAZIE LA RUSSA.
La lista identitaria è un'idea strepitosa.
Sono contentissima e non vedo l'ora di iniziare la campagna elettorale per Destra di Base.
Bravo Adriano.
Come sempre
Ilaria83
ALLA RIUNIONE DI LUNEDI' IN FEDERAZIONE INSIEME AD AMORUSO CI SARA' MANTOVANO .
e la Poli?
IN SARDEGNA PIU' CHE IL PDL HA VINTO CASINI
DA UNA ATTENTA ANALISI DEI DATI, RISPETTO ALLE POLITICHE DEL 2008, EMERGE CHE IL PD HA PERSO IL 12% DI CONSENSI, IL PDL L’ 11,5%… NON COMPENSATI DALLA LISTA DI DI PIETRO ( +1,1%) E DA QUELLA DEI RIFORMATORI SARDI (+7%)… IL CENTRODESTRA HA VINTO GRAZIE ALLE ALLEANZE, IN PRIMIS QUELLA CON L’UDC CHE HA RACCOLTO IL 9,31% DEI VOTI
La Sardegna si è liberata di Soru, e questo è già qualcosa. Dal cappello a cilindro, per evitare che le componenti del centrodestra sardo si azzannassero e pregiudicassero una probabile vittoria, Silvio è riuscito a far emergere un ennesimo figlio di un suo commercialista che ha messo d’accordo tutti. Poco politico forse, ma di stretta osservanza.
Il resto lo ha fatto Berlusconi esponendosi in prima persona e facendo dell’elezione del Cappellacci anti-Soru la madre di tutte le battaglie.
Qualcuno che gufava contro è stato sistemato e il premier ha raccolto l’ennesima vittoria personale. Quanto al Pdl, le cose stanno diversamente, se si va un poco oltre l’enfasi della battaglia.
Prima constatazione: il Pd è crollato, trascinando il povero Veltroni sulla china della disfatta e delle conseguenti dimissioni. Il partito da lui disegnato non ha soddisfatto nessuno, né lo stomaco dell’elettore di sinistra che ha mal digerito una svolta moderata e l’ennesimo cambio di nome e di linea politica, né il cervello dell’elettore moderato e cattolico che non ama andare a ruota di una componente egemone troppo schierata a sinistra.
A metà del guado si finisce per perdere dal tappo e dalla spina e così è stato: il Pd, che alle scorse politiche aveva preso, un anno fa, il 36,2% dei voti è sceso al 24,4%.
Questo 12% non è stato recuperato da Di Pietro che è salito solo dal 4 al 5,1%.
La coalizione di partiti che sosteneva Soru alla fine ha raggiunto il 38,46% contro il 40,2% delle ultime politiche ( con le briciole che hanno raccolto Rifondazione, Rosso Mori, Comunisti Italiani e La Sinistra).
Dall’altra parte la coalizione di Centrodestra ha preso il 56,84% di voti come somma di partiti (rispetto al 43,1% delle politiche), ma con l’apporto di molti nuovi partiti alleati.
Se, infatti, guardiamo ai risultati del Pdl ( e pochi l’hanno fatto) si nota che anche qua c’e’ stato un crollo vistoso, passando dal 42,4% delle ultime politiche al 30,76% delle regionali. Più o meno quello registrato dal Pd.
In questo caso la Lista d’appoggio “Riformatori sardi” ha parzialmente coperto il vuoto con il suo 7,07% di consensi.
Diciamo piuttosto che è stata fondamentale, per il successo di Cappellacci la nuova alleanza elettorale con il Partito Sardo d’Azione ( 4,33%), il Nuovo Psi ( 3,26%), l’Mpa sardo ( 2,09%) e soprattutto con l’Udc di Casini che ha preso ben il 9,31% ( rispetto al 5,6% delle politiche).
Un apporto in totale del 18% circa che è stato determinante.
Senza una politica di alleanze locali nessuno avrebbe fermato la riconferma di Soru che ha perso per un 9% di voti.
Alleanze che, Riformatori sardi a parte, ha portato il 18% di consensi in più.
A destra si brinda come se si fossero vinti i mondiali, ma la matematica non è un’opinione. Onore a Silvio che ci ha messo la faccia, rischiando di brutto e limitando i danni.
Ma se non si fossero verificate due circostanze, crollo del Pd e alleanze intelligenti con Udc e liste autonomiste, ora i media sarebbero a glorificare l’impresa del fondatore di Tiscali.
Quanto sopra evidenzia che il clima nel Paese non è affatto quello di “vento in poppa” per il Centrodestra, ma di flessione di quasi il 12%.
Se questo 12% di sardi non rimette, dopo 12 mesi, una croce sul simbolo con scritto “Berlusconi presidente” un motivo ci sarà.
Se preferisce altre liste di centrodestra vuol dire che vuole differenziarsi e lanciare un segnale.
Se poi vogliamo far finta di nulla e non porci qualche interrogativo, ognuno è ovviamente libero di farlo.
La leadership di Silvio e l’accordo con Casini hanno evitato una sconfitta, ma il campanello di allarme è suonato.
Forse qualcuno farebbe bene a togliersi i tappi dalle orecchie. Non si può sempre vincere confidando nella “confusione mentale” in cui versa il centrosinistra e nella debolezza altrui.
Ogni tanto guardiamo un po’ in casa nostra…
Rolando R.
Sul collegio di Racale - Alliste abbiamo già il candidato. E' un medico molto noto e apprezzato.
L'anonimo aspirante candidato può sempre rivolgersi a La Città
a racale e alliste be strazzamu tutti li manifesti. AH AH
ma cosa vuole fare in pratica destra di base, ancora non si sa! e sarebbe bello saperlo visto che si muove nell'ambito di an.
LA POLI HA CHIUSO L'ACCORDO CON IL CENTRO MODERATO.PRATICAMENTE ANDRA' A SOSTENERE STEFANO COME CANDIDATO DEL UDC. QUESTO SEMPRE PER COEERENZA CON IL SENTIRE DI DESTRA !!!!!!! E GIANNI GARRISI ?
per le provinciali l'accordo della Poli con i democristiani prevede il ticket Stefano presidente e A.Tondo vice. Viva il sentire di destra. Oggi più che mai bisogna fare la lista di DDB.
Vorrei tanto sapere, se possibile da Adriano o da Claudio, come fanno i presidenti di Circolo a partecipare all'incontro di domani in Federazione? Non si doveva ricevere almeno una convocazione telefonica se non proprio per iscritto? Se le cose non stanno così vorrà dire che in Federazione l'incontro non sarà certo rappresentativo del partito che va verso il congresso ma ci saranno gli amici degli amici del Cantoro di turno che applaudiranno e basta!!! Bella democrazia!!! Lisi non ha capito che il partito e la base stanno fuori dalla sua federazione e penso staranno fuori dal congresso e quindi il congresso non sarà di AN ma di altre persone vicine agli amici degli amici. Se potete rispondermi, grazie. Firmato: un presidente di circolo.
Sinceramente non ho idea di come stanno le cose, io sto andando come delegazione di DdB e non conosco se sono stati convocati i presidenti di circolo, forse solo i dirigenti, ma non te lo so dire con certezza, io al tuo posto mi presenterei e non credo che qualcuno possa mandarti via.
SUL QUOTIDIANO E' RIPORTATA LA NOTIZIA CHE DOMANI ALLE 18,00 LA SENATRICE POLI BORTONE ANDRA' CON TUTTO IL SUO ENTURAGE AD INCONTRARE IL COMMISSARIO REGIONALE AMORUSO, BISOGNA ANDARE TUTTI PER ASCOLTARE COSA SI DICONO, E POI MAGARI OCCUPARE LA FEDERAZIONE, IL PARTITO NON PUO' MORIRE COSI'......ALMENO UN PO DI VERGOGNA.
MA SU QUALE QUOTIDIANO HAI LETTO QUESTA NOTIZIA ? NE FANNO UNA COPIA SOLO PER TE ? DOMANI L'INCONTRO -DICE IL QUOTIDIANO- E' PER I CONS.COM.LI DI LECCE E I CONS.PROV.LI E NON PER I PRESIDENTI DI CIRCOLO.
Perche Destra di Base non presenta una mozione tutta sua al prossimo congresso provinciale?
DALLA DESTRA AL POPOLO DELLA LIBERTA': IL PARTITO DEGLI ITALIANI
‘Dalla destra al Popolo della libertà: il partito degli italiani'. E' il titolo della mozione per il congresso di 'Alleanza nazionale verso il Pdl', fissato per sabato 21 e domenica 22 marzo a Roma.
ECCO IL REGOLAMENTO CONGRESSUALE
Articolo 1
(Indizione del Congresso Provinciale straordinario)
1. Il Congresso Provinciale straordinario, indetto ai sensi dell’articolo 40 dello Statuto, d'intesa con la
Segreteria Generale dei Congressi, procede all'elezione dei Delegati al Congresso Nazionale
Articolo 2
(Partecipazione al Congresso Provinciale)
1. Nel Congresso Provinciale hanno diritto di elettorato attivo e passivo gli iscritti ai Circoli della Federazione,
ricompresi negli elenchi ufficiali degli iscritti 2008 approvati dalla Direzione Nazionale. Hanno, inoltre, lo
stesso diritto coloro che già iscritti nel 2006 o 2007 provvederanno personalmente a regolarizzare la loro
iscrizione entro le due ore successive all’insediamento dell’ufficio di presidenza del Congresso provinciale
2. La Segreteria Generale dei Congressi decide inappellabilmente sulle controversie relative al diritto di
elettorato attivo e passivo degli iscritti.
3. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto.
Articolo 3
(Mozione Nazionale)
1. Alle federazioni viene trasmessa a cura dell’esecutivo politico nazionale una mozione nazionale proposta
dall’Ufficio Politico.
2. Possono altresì essere presentate alla Segreteria Generale dei Congressi mozioni avverse alla mozione
preparata dall’Ufficio Politico.
3. La presentazione sia della mozione nazionale che di quelle avverse devono essere sottoscritte da almeno
il 20%, e fino ad un massimo del 33%, degli aventi diritto a partecipare al congresso nella qualità di
Presidente Provinciale o di tutte le figure previste dall’art. 21 dello Statuto.
4. Nessun iscritto può sottoscrivere più di una mozione. Le firme apposte su più di una mozione in
qualunque fase del percorso congressuale si intendono in ogni caso tutte nulle.
5. La Segreteria generale dei Congressi dichiara quali sono le mozioni ammissibili prima dell’avvio del primo
congresso provinciale o, comunque, se richiesto anche successivamente ma non oltre il 26 febbraio.
6. La mozione nazionale viene votata dai congressi provinciali.
7. Al congresso provinciale possono essere presentati ordini del giorno previa sottoscrizione di almeno il 5%
degli aventi diritto al voto.
Articolo 4
(Organizzazione del Congresso)
1. Il Presidente o il Commissario provinciale definisce il programma per un'adeguata pubblicizzazione del
Congresso attraverso manifesti, inserzioni sul quotidiano del Partito e sui giornali locali, sul sito internet
ufficiale del Partito all'indirizzo www.alleanzanazionale.it, e con comunicati stampa, d'intesa con la
Segreteria Generale dei Congressi.
2. L’organizzazione del Congresso è curata dall’Esecutivo provinciale, secondo le direttive e sotto la
supervisione della Segreteria Generale dei Congressi che autorizza anche la data di svolgimento.
3. La data, il luogo di svolgimento e l’ordine del giorno del Congresso Provinciale devono essere comunicati
agli iscritti mediante avviso affisso nei locali dei Circoli e della Federazione almeno 2 giorni prima a cura,
rispettivamente, del Presidente o del Commissario provinciale e dei Presidenti di Circolo, nonché pubblicati
sul Secolo d’Italia e sul sito internet ufficiale del Partito
4. In caso di inadempienza, il Coordinatore regionale, sentita la Segreteria Generale dei Congressi, si
sostituisce agli organi provinciali.
3
Articolo 5
(Svolgimento del Congresso)
1. Il Presidente o Commissario provinciale apre i lavori del Congresso. Presiede i lavori del Congresso un
Delegato Nazionale designato dalla Segreteria Generale dei Congressi o un iscritto da questi proposto al
voto dell’Assemblea. L’Assemblea procede, quindi, su proposta del Presidente o Commissario, all’elezione
per alzata di mano dell’Ufficio di Presidenza, composto dal Presidente, da un vice Presidente e da due
Segretari.
2. L’Assemblea elegge, per alzata di mano, su proposta del suo Presidente, la Commissione di Verifica
Poteri, con la funzione di dichiarare, inappellabilmente, la legittimità dei titoli di partecipazione al Congresso.
L'Assemblea elegge altresì, per alzata di mano, su proposta del Presidente, la Commissione per lo Scrutinio.
3. La Commissione di Verifica Poteri controlla la regolarità di tutte le procedure congressuali di voto,
scrutinio e registrazione dei risultati elettorali, nonché l'autenticità delle firme dei partecipanti sottoscrittori
delle liste.
4. Il Congresso si svolge nel comune dove ha sede la Federazione provinciale o, su proposta della
Federazione, in un diverso comune della Provincia ritenuto dalla Segreteria Generale dei Congressi
logisticamente più idoneo.
Articolo 6
(Lavori congressuali)
1. I Delegati possono iscriversi a parlare e presentare ordini del giorno.
2. Sono invitati a partecipare al Congresso Provinciale i Rappresentanti dei partiti e dei movimenti politici,
delle organizzazioni culturali, professionali, sindacali e sociali operanti nel territorio.
3. Il Presidente dell’Assemblea congressuale dirige i lavori e fissa i tempi dei singoli interventi.
4. Tutte le operazioni elettorali avranno luogo dopo la chiusura del dibattito in Assemblea e dureranno,
senza interruzione, secondo una programmazione oraria stabilita dalla Segreteria Generale dei Congressi,
su proposta della Federazione provinciale.
5. I lavori congressuali sono dichiarati chiusi dal Presidente dell'Assemblea dopo la proclamazione degli
eletti.
6. I reclami avverso la proclamazione dei risultati possono essere presentati, anche tramite fax, entro 3
giorni dalla predetta proclamazione, alla Segreteria Generale dei Congressi che decide, inappellabilmente,
nei successivi due giorni.
Articolo 7
(Candidature)
1. L’elezione dei delegati avviene attraverso una lista collegata alla mozione nazionale dell’Ufficio Politico
oppure ad una lista collegata ad una mozione nazionale ad essa avversa.
2. Le liste di cui al comma precedente vengono predisposte e presentate a cura di un delegato nominato dal
primo sottoscrittore della mozione nazionale a cui la lista è collegata.
3. I nomi dei delegati a presentare le liste per ciascuna federazione debbono essere depositati presso la
segreteria generale del congresso con apposito atto sottoscritto dal primo firmatario della singola mozione
nazionale, almeno tre giorni prima della data di svolgimento del congresso provinciale.
4. Le liste di candidati devono essere sottoscritte da un numero non inferiore al 20% e non superiore al 33%
degli aventi diritto al voto. L’autenticità delle firme è certificata dal presentatore.
5. Tuttavia, giusta la previsione dell’art. 42 dello Statuto le firme necessarie risulteranno le seguenti:
- Nelle federazioni da 5.000 a 10.000 iscritti le sottoscrizioni necessarie e sufficienti saranno 1.000 e non
potranno essere presentate più di 1.500;
- Nelle Federazioni con più di 10.000 iscritti le sottoscrizioni necessarie e sufficienti alla presentazione
delle candidature saranno 2.000 e non potranno essere presentate più di 3.000;
6. Non possono essere candidati a Delegati al congresso nazionale coloro che vi partecipano di diritto. I
presidenti e i commissari provinciali in carica che non partecipano di diritto al congresso nazionale sono
candidati capolista della mozione che sottoscrivono
7. Nella composizione delle liste si devono favorire opportunità di accesso a entrambi i generi. L'Ufficio di
Presidenza sovrintende all'osservanza di tale norma d'intesa con la Segreteria Generale dei Congressi.
4
Articolo 8
(Composizione delle liste)
1. Ogni lista comprenderà una parte di nominativi bloccati i cui nomi figureranno già nella scheda elettorale e
una parte liberà che verrà definita con le preferenze aggiunte sulle scheda da parte degli aventi diritto al
voto.
2. La parte bloccata delle liste sarà così composta:
- nelle federazioni che eleggono fino a 5 delegati, da un numero di candidati pari al numero di delegati da
eleggere aumentato di 1;
- nelle federazioni che eleggono da 6 a 13 delegati, da un numero di candidati pari al 50% del numero dei
delegati da eleggere. L'elettore può altresì aggiungere alla lista altri nominativi fino alla metà dei
rimanenti delegati da eleggere. I nominativi in eccedenza non verranno conteggiati;
- nelle federazioni che eleggono oltre 13 delegati, da un numero di candidati pari al 75% del numero dei
delegati da eleggere. L'elettore può altresì aggiungere alla lista altri nominativi fino alla metà dei
rimanenti delegati da eleggere. I nominativi in eccedenza non verranno conteggiati.
3. I risultati dei calcoli di cui al comma 2 saranno arrotondati per difetto.
Articolo 9
(Esclusione della parte preferenziale)
1. L’assemblea congressuale su proposta del delegato della Direzione Nazionale e a seguito di opportune
intese, può votare con maggioranza dei 2/3 l’esclusione della parte preferenziale delle liste presentate. In tal
caso ciascuna lista dovrà contenere, con i nomi stampati sulla scheda, un numero di candidati almeno pari ai
delegati da eleggere, aumentabili per eventuali subentri da due unità fino al 20% dei componenti la lista.
Articolo 10
(Ripartizione dei Delegati)
1. Per partecipare al riparto dei delegati al Congresso Nazionale, la lista deve avere conseguito almeno il
10% dei voti congressuali.
2. Qualora siano state presentate più liste, per la ripartizione dei Delegati, si divide la cifra elettorale di
ciascuna lista per 1, 2, 3, 4, sino a concorrenza del numero dei Delegati da eleggere e quindi, si scelgono,
fra i quozienti così ottenuti, i più alti, in numero eguale a quello dei seggi da assegnare disponendoli in una
graduatoria decrescente. Ciascuna lista avrà tanti rappresentanti quanti sono i quozienti ad essa
appartenenti compresi nella graduatoria. A parità di quoziente, nelle cifre intere o decimali, il posto è
attribuito alla lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale e, a parità di quest’ultima, per sorteggio.
3. In caso di presentazione di un'unica lista, risultano eletti oltre ai Candidati presenti nella parte bloccata
nella stessa e il restante tra coloro che hanno riportato più voti.
4. Assegnati i Delegati alle liste in base ai comma 5 e 6, le proclamazioni vengono effettuate secondo
l’ordine di lista.
5. Nelle procedure di scrutinio le cifre vanno arrotondate sempre per eccesso.
Articolo 11
(Rappresentanti di lista)
1. Alle operazioni di votazione e di scrutinio dei singoli seggi assistono i Rappresentanti delle liste
presentate, accreditati preventivamente presso l'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea congressuale.
5
Articolo 12
(Numero dei Delegati)
1. Il numero dei Delegati al Congresso Nazionale per ciascuna federazione è stabilito dalla Segreteria
Generale dei Congressi. La ripartizione dei Delegati tra le Federazioni provinciali viene definita dalla
Segreteria Generale dei Congressi, conformemente con quanto stabilito all’articolo 36 dello Statuto, in
proporzione ai voti ottenuti dal Partito nel territorio della Federazione in occasione delle elezioni per la
Camera dei Deputati del 2006 e alla media degli iscritti negli anni 2006 e 2007.
Articolo 13
Il Congresso nazionale
1. Il Congresso Nazionale indetto dall’Assemblea Nazionale del 26 Luglio 2008, si svolgerà a Roma nei
giorni 21 e 22 Marzo 2009, secondo il presente regolamento approvato dalla Direzione Nazionale del 10
Febbraio 2009 appositamente delegata dall’Assemblea Nazionale.
2. Sono Delegati al Congresso Nazionale quelli previsti dagli artt. 20 e 21 dello Statuto approvato
dall'Assemblea Nazionale del 21 luglio 1995 e successive modificazioni.
3. Sono invitati a partecipare al Congresso Nazionale i Rappresentanti dei partiti e dei movimenti politici e
delle organizzazioni culturali, professionali, sindacali e sociali.
4. Al congresso sono attribuite le competenze ed i poteri previsti dallo Statuto vigente.
5. Partecipano al Congresso con diritto di parola gli Assessori e Consiglieri regionali , i consiglieri provinciali
e comunali delle città capoluogo di provincia, i Sindaci delle città tra 15.000 e 40.000 abitanti che non vi
partecipino ad altro titolo.
Articolo 14
(Convocazione del Congresso Nazionale)
La Segreteria Generale del Congresso invierà un'apposita comunicazione di convocazione ai Delegati
elettivi e di diritto.
Articolo 15
(Organizzazione del Congresso)
Il Congresso Nazionale è articolato nei seguenti Uffici:
a) Segreteria Generale
b) Ufficio di Presidenza
c) Questori
d) Commissione per la Verifica dei Poteri
e) Commissione per lo Scrutinio
f) Commissione per lo Statuto
Articolo 16
(La Segreteria Generale)
1. La Segreteria Generale del Congresso, nominata dall'Assemblea Nazionale, su proposta del Presidente
Nazionale, è composta dal Segretario Generale e da un minimo di nove ad un massimo di quindici
Componenti. La Segreteria Generale sovrintende alla legittimità di tutti gli atti relativi allo svolgimento del
Congresso.
2. Essa provvede al servizio logistico, organizzativo e di stampa relativo ai lavori del Congresso; cura la
composizione dei verbali delle riunioni del Congresso e ne raccoglie gli atti ufficiali d'intesa con il Presidente
Nazionale; svolge tutte le altre funzioni previste dal presente Regolamento.
3. Ai lavori degli Uffici e delle Commissioni del Congresso partecipa un Componente la Segreteria Generale.
4. La Segreteria Generale rilascia, previo riconoscimento, ai Delegati che risultino regolarmente iscritti
nell'elenco ufficiale la tessera di Delegato al Congresso.
6
Articolo 17
(L'Ufficio di Presidenza)
L'Ufficio di Presidenza - da eleggersi con la modalità di cui al successivo Articolo 23 - è composto da un
Presidente e da un minimo di venti a un massimo di venticinque Componenti. I componenti l'Ufficio di
Presidenza dirigono a turno i lavori del Congresso secondo le norme dello Statuto vigente e del presente
Regolamento e ne proclamano le decisioni.
Articolo 18
(I Questori)
I Questori sono un minimo di trenta ed un massimo di quaranta e vengono eletti dal Congresso con le
modalità previste dal successivo Articolo 23. Assolvono il compito di garantire il regolare svolgimento dei
lavori del Congresso secondo le disposizioni impartite dall'Ufficio di Presidenza
Articolo 19
(La Commissione per la Verifica dei Poteri)
1. La Commissione per la Verifica dei Poteri, composta da sette membri oltre al Presidente e ad un
Segretario, è eletta dal Congresso secondo le modalità previste dall'Articolo 23 ed assolve le funzioni
previste dalle successive disposizioni.
2. La Commissione Verifica dei Poteri:
a) prende atto dell'elenco dei Delegati elettivi e di diritto trasmessi dalla Segreteria Generale del Congresso;
b) controlla la regolarità della documentazione ricevuta;
c) compila l'elenco ufficiale dei Partecipanti al Congresso Nazionale comprendente i nominativi dei delegati
eletti e dei Delegati di diritto.
3. Le deliberazioni della Commissione per la Verifica dei Poteri sono inappellabili e saranno ricevute dalla
Segreteria Generale del Congresso come atti ufficiali dello stesso.
Articolo 20
(La Commissione per lo Scrutinio)
La Commissione per lo Scrutinio è composta da un massimo di cinquanta membri oltre al Presidente ed al
Segretario ed è nominata dal Congresso con le modalità previste dal successivo Articolo 23. Essa ha il
compito di controllare lo svolgimento di tutte le operazioni elettorali che avranno luogo durante il Congresso
con le modalità previste dai successivi articoli.
Articolo 21
(Le deliberazioni)
Le deliberazioni della Commissione per lo Scrutinio e quelle della Commissione per la Verifica dei Poteri
sono inappellabili.
7
Articolo 22
(La Commissione per lo Statuto)
Il Congresso Nazionale nomina la Commissione per lo Statuto composta da sette membri, oltre al Presidente
e ad un Segretario. La stessa sottopone al Congresso le proposte di modifica dello Statuto.
Articolo 23
(Elezione degli Uffici del Congresso)
Su proposta della Segreteria Generale del Congresso, all'apertura dei lavori, il Congresso con distinte
votazioni, per alzata di mano, procede all'elezione dei Componenti dell'Ufficio di Presidenza, dei Questori,
della Commissione di Verifica dei Poteri, della Commissione per lo Scrutinio e della Commissione per lo
Statuto.
Articolo 24
(Svolgimento del Congresso)
I lavori del Congresso si svolgono secondo le modalità stabilite dalla Segreteria Generale del Congresso. La
discussione è disciplinata dall'Ufficio di Presidenza che è collegialmente responsabile dello svolgimento dei
lavori assembleari.
MOZIONE CONGRESSUALE
DALLA DESTRA AL POPOLO DELLA LIBERTÀ:
IL PARTITO DEGLI ITALIANI
Alleanza Nazionale entra nel Popolo della Libertà per fondare il partito unitario di
centrodestra, il più grande partito della storia nazionale, il più grande partito europeo.
Costruisce il PdL, partecipa alla definizione di questo grande progetto politico, con un
obiettivo chiaro: vogliamo completare un percorso cominciato quindici anni fa, senza
abbandonare la strada fin qui battuta. Il nostro percorso è cominciato quando la
comunità politica della destra nazionale si è fatta protagonista del processo di
rigenerazione politica italiana dopo tangentopoli e il crollo del sistema di partiti della
prima Repubblica. Alleanza Nazionale dà vita al PdL portando con sé la forza politica
della destra, l’entusiasmo del suo movimento giovanile, l’orgogliosa dote della militanza,
un patrimonio inestimabile di identità, valori, idee, programmi. AN non rinuncia alla sua
storia.
La tradizione politica, culturale e militante della destra italiana avrà piena cittadinanza nel
PdL: questo non è un auspicio, è un impegno. Camminerà sulle gambe delle donne, degli
uomini e dei giovani che hanno contribuito, in questi anni, ai successi di Alleanza
Nazionale. Alle sue battaglie. Saremo i protagonisti nella prima linea della edificazione
della nuova casa comune.
La destra ha sempre accettato la scommessa del cambiamento e della modernizzazione.
Oggi ci attende una nuova sfida, che era già scritta nello statuto ideale del partito a cui
abbiamo dato vita con la svolta di Fiuggi. Nel gennaio del 1995, AN è nata già con
l’ambizione di essere un partito-coalizione, guidando l’onda del successo del Polo delle
libertà e del buongoverno del 27 marzo 1994. Nelle liste di Alleanza Nazionale hanno
trovato subito spazio, accanto ai quadri dirigenti del Movimento Sociale Italiano,
personalità politiche e culturali che non facevano parte della storia missina. È stato un
evento epocale per la destra italiana: riunire in un unico partito tutte le aree culturali in
cui la destra si era divisa nel dopoguerra. Per la prima volta, agevolato anche da un
rinnovato contesto politico, il Movimento sociale era uscito dall’isolamento in cui l’aveva
rinchiuso la prassi dell’arco costituzionale, e si proponeva come formula vincente di
governo, nei Comuni e in Parlamento, a tutti gli elettori alternativi alla sinistra e
desiderosi di un riformismo che poggiasse su un nuovo schema: una lista, Alleanza
nazionale, aperta anche a chi veniva da altre esperienze politiche compatibili, e un
accordo di coalizione con il nuovo partito berlusconiano di Forza Italia, i cattolici
moderati dell’Udc e la Lega Nord. Quelle scelte politiche sono state il primo mattone
che abbiamo posato per costruire la casa comune di centrodestra.
Alleanza Nazionale vede la luce come lista elettorale nel gennaio 2004 e, un anno dopo,
come partito della destra. Intendevamo perseguire, come scrivemmo nelle Tesi di Fiuggi,
«la politica delle alleanze e non più l’alternativa al sistema; la ricostruzione dell’Italia e
non più la demolizione del regime; la destra di governo e non più la destra di
opposizione». A quattordici anni di distanza, possiamo ben dire di aver assolto a tutte
queste missioni. AN è una delle più grandi novità politiche della Seconda Repubblica.
Nel corso della sua esperienza, il nostro partito ha dato un contributo importante,
definitivo, alla “normalizzazione” del sistema politico italiano e all’affermazione di una
dinamica bipolare che, oggi, permette agli elettori di scegliere tra due coalizioni come
formule alternative di governo. Oggi troppi dimenticano di affermare con chiarezza un
concetto: l’avvento del bipolarismo, ovvero la fine del “bipolarismo imperfetto” e della
democrazia bloccata della Prima repubblica, sancisce la piena maturazione della
democrazia italiana grazie all’avvio di una vera competizione per il governo del Paese.
Con politiche responsabili mai populiste né estremiste, AN ha chiuso – una volta e per
tutte – i conti col passato; ha rotto schemi ideologici usurati con la forza dei fatti, con il
carisma del suo leader Gianfranco Fini, con la qualità della sua classe dirigente, con la
limpidezza di una scelta nazionale e democratica. AN è il primo partito radicato nella
storia italiana che ha deciso consapevolmente di costruire la sua proposta politica
lasciandosi alle spalle il Novecento con le sue ideologie totalitarie, configurandosi – in
maniera definitiva dopo la Conferenza Programmatica di Verona, nel 1998 – come un
movimento di idee, valori e programmi con l’ambizione di rappresentare gli ideali e gli
interessi di tutti gli italiani. Grazie soprattutto al ruolo svolto da Fini, AN si è accreditata
a livello internazionale come un serio interlocutore di tutti i partiti di centrodestra.
Oggi è un partito della grande famiglia della destra europea, accanto ai gollisti francesi, ai
popolari spagnoli, alla Cdu tedesca, ai Tories inglesi, alle destre modernizzatrici e di
governo del Nord Europa. Oggi è un partito di massa profondamente radicato sul
territorio, una visione ideale divenuta laboratorio della nuova politica, uomini di governo
apprezzata a livello internazionale, una classe dirigente amministrativa che ha costruito il
suo consenso grazie al lavoro quotidiano e all’etica della responsabilità.
Manca il passo più importante, che la nostra comunità politica si accinge a compiere.
Siamo pronti ad andare oltre quella grande intuizione che è stata la svolta di Fiuggi, per
completarne il senso progettuale. Oltre AN, c’è una nuova frontiera: il partito unitario di
centrodestra. Dagli anni Novanta, abbiamo lavorato con costanza al consolidamento del
bipolarismo, di un bipolarismo nato claudicante e messo spesso a rischio dalla
delegittimazione tra i poli, dai ribaltoni e dalle eterne tentazioni tecnocratiche e
neocentriste. Di più: Alleanza nazionale s’è spesa in prima linea per la semplificazione
dei due poli, condizione propedeutica al manifestarsi del bipartitismo. Il nostro
movimento ha sostenuto campagne referendarie per l’approdo a un maggioritario puro,
all’anglosassone, che mettesse l’elettore di fronte a una scelta secca: o destra o sinistra.
Dove non è riuscito il referendum ha potuto la forza dirompente del corpo elettorale. I
cittadini, dal crollo del sistema partitocratico a oggi, hanno assimilato così nitidamente
l’opzione bipolare da accelerare – e per molti versi determinare – la creazione di due
grandi aggregazioni, il PdL e il Partito democratico, lasciando margini strettissimi alle
velleità di terzi poli. Ma se il Partito democratico rischia di implodere nelle
contraddizioni di una “unione a freddo” e di una genesi per stato di necessità tra culture
politiche eterogenee ed elettorati non sempre sovrapponibili, il popolo di centrodestra è
già avanti nel suo cammino di unificazione. Ne abbiamo avuto più di una dimostrazione
plastica, nella imponente manifestazione di piazza San Giovanni a Roma: i milioni di
persone che hanno protestato il 2 dicembre 2006 contro il governo Prodi
testimoniavano un fatto significativo. Evidente. Alla nostra gente una semplice alleanza
iniziava a stare stretta. Volevano qualcosa in più dalla propria classe politica. Chiedevano
unità, chiedevano di unire tutte le bandiere in una.
Alleanza Nazionale, leale verso i suoi elettori, si è fatta carico di questa istanza, insieme
agli alleati Forza Italia e ai partiti più piccoli, figli della tradizione repubblicana, cattolica,
socialista, laica, liberale, libertaria. Ma è il patto politico con il movimento di Silvio
Berlusconi, l’aspetto epocale di questa impresa. È sufficiente ricordare un dato: il
rapporto con Forza Italia dura da più di quindici anni. È l’unico sodalizio, all’interno del
centrodestra, che non s’è mai sciolto, né nelle fasi di governo né tantomeno negli anni
della “lunga traversata nel deserto” dell’opposizione, dal 1994 al 2001. Alcuni alleati sono
andati, altri venuti, altri ancora tornati. An e Fi sono il nocciolo duro della coalizione.
L’anima del centrodestra.
Questa alleanza è stata il grande valore aggiunto della seconda Repubblica. Almeno fino
alla nascita del Partito democratico, solo sul nostro versante sono nate forze politiche
realmente innovative (oltre ad Alleanza Nazionale, Forza Italia e la Lega Nord) rispetto
al sistema partitico del dopoguerra. Nella struttura delle forze politiche e soprattutto nei
programmi si è realizzato un rovesciamento di fronte: la sinistra impegnata a conservare i
vecchi equilibri, il centrodestra teso alla discontinuità come visione per un nuovo futuro
politico.
È vero: non tutto ci unisce. Alleanza Nazionale e Forza Italia sono due partiti con
identità complementari. Simili, non uguali, mai antitetiche, anche in quei punti
programmatici e in quelle posizioni politiche, dalla giustizia alla sicurezza alla politica
economica, in cui nel corso degli anni sono emerse visioni non omogenee. Ciò che ci ha
fatto stare insieme e ci sta portando a fonderci in un’unica, grande forza politica che si
appresta a fare ingresso nel Partito Popolare Europeo, è tuttavia una cornice di valori
comune - questa sì perfettamente coincidente - e una visione del mondo che fa della
libertà un caposaldo imprescindibile. Ecco perché AN non deve avere timore di aderire a
un nuovo progetto politico, il più grande partito europeo di centrodestra. Con una
leadership forte, ma con un preciso sistema di regole a garanzia del pluralismo politico e
culturale al suo interno.
Noi entriamo pieni di orgoglio e di speranza nel Popolo della Libertà. La lezione
elettorale del 14 aprile 2008, e la campagna vittoriosa per il Comune di Roma,
immediatamente successiva, sono, da questo punto di vista, illuminanti: quasi quattordici
milioni di italiani hanno approvato la scelta di Alleanza Nazionale, Forza Italia e degli
altri alleati di presentarsi sotto un unico simbolo. A noi adesso sta il compito di dare lo
spessore, la consistenza e la profondità culturale di un partito politico a ciò che è stato
l’esperimento vincente di un cartello elettorale, una coalizione raccolta in un’unica lista.
È un lavoro che abbiamo immediatamente cominciato con l’inizio della legislatura: il
PdL è un cantiere aperto dal giorno delle elezioni. È già una realtà con i gruppi
parlamentari comuni alla Camera dei deputati e al Senato. L’unione funziona. E senza
crisi di rigetto. Il lavoro comune nelle istituzioni, in Parlamento e al governo, è una
buona base per cominciare, ma è solo l’inizio: potremo dire che il PdL avrà vinto la sua
sfida se riusciremo a costruire una comunità politica di uomini, idee e programmi capace
di connotare questo secolo italiano, a prescindere dai cicli elettorali che si succederanno
nel tempo e da chi di volta in volta ne incarnerà la leadership.
Ma oggi, prima di ogni altra cosa, siamo ancora uomini di Alleanza nazionale, ed è
doveroso riconoscere la centralità del ruolo e della funzione della destra in questo
governo, come in quelli precedenti. È sufficiente analizzare la storia di questi primi mesi
del quarto governo Berlusconi per constatare la capacità di incidenza delle idee-forza
della destra. In questi mesi abbiamo spinto gli alleati di Forza Italia ad assumere una
nettezza di posizioni, a volte inedite per la loro tradizione, nei settori chiave della nostra
proposta politica: sicurezza, immigrazione, economia sociale di mercato, istruzione, etica
pubblica. Un esempio su tutti è quello relativo all’affollamento carcerario: nel 2006 gli
amici di FI hanno votato l’indulto per risolvere l’emergenza-carceri. Oggi, di fronte
all’esplosione della sicurezza come tema fondamentale nella percezione dell’opinione
pubblica, condividono il nostro stesso progetto politico.
Non c’è da temere alcun cono d’ombra, allora, se si è soddisfatti riguardo a ciò che si è
fatto e sereni rispetto a ciò che ci riserva il futuro. Alleanza Nazionale ha la possibilità di
misurarsi alla pari con chiunque grazie alla forza delle idee e al valore aggiunto della
militanza. Il vantaggio di cui disponiamo è quello di poter parlare finalmente a tutti gli
italiani, raggiungendo elettori che non avevano preso in considerazione di scegliere i temi
e le idee della destra. AN deve accettare la sfida, noi dobbiamo accettare la sfida di
costruire, per noi e per le generazioni che verranno dopo di noi, un partito che non si
rivolge a una sola parte, ma a tutto l’elettorato moderato italiano. Il 60 per cento degli
italiani, come ci ha ricordato tante volte Pinuccio Tatarella, che non si professa
politicamente di sinistra, il 60 per cento degli italiani che preferisce un progetto
riformatore che viene da destra, radicato nella storia e nell’identità italiana, a un astratto
riformismo che la sinistra ha cercato di imporre agli italiani, ricavandone rifiuti,
insuccessi e una catena di sconfitte che rischia di mettere in pericolo, dopo pochi mesi,
l’esistenza stessa del Partito Democratico.
La differenza emerge con nitidezza nel diverso rendimento che, negli anni passati, hanno
offerto le coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Se una coalizione è la sommatoria di
partiti più piccoli che perseguono gli interessi particolari, un grande partito privilegia
l’interesse generale. In una coalizione eterogenea, ogni partito difende l’appartenenza,
rivendica spazio, cerca visibilità. Frena l’azione di governo. E se in una coalizione, pur
coesa, nei momenti difficili può prevalere l’istinto competitivo, un grande partito come il
PdL, forte di oltre il 40 per cento dei consensi, può e deve essere anche capace di
assumere decisioni difficili e impopolari, nel breve periodo. Un grande partito come il
PdL può avere gli strumenti per traghettare l’Italia fuori dalla crisi economica e sociale.
Con il Popolo della Libertà entriamo nel Partito popolare europeo. L’atto di nascita del
PdL, la sua carta dei valori, parla chiaro: è esplicito il riferimento alla grande famiglia del
popolarismo europeo. Questo non vuol dire annacquare l’identità della destra e
trasformarsi nel partito moderato del Ventunesimo secolo. Il Ppe ha smesso di essere
una sorta di “internazionale democristiana”, ove mai lo fosse stato, già alla fine degli anni
Ottanta sotto la spinta rinnovatrice di Helmut Kohl e grazie all’adesione di partiti non
democristiani come il Partido popular spagnolo, i Tories britannici e l’Ump, il partito di
Nicolas Sarkozy, che è riuscito a riunire gollisti e giscardiani. Oggi, dunque, il Partito
popolare europeo è altro: un contenitore unitario di centrodestra che ospita differenti
filoni politici democratici che si professano alternativi alla sinistra, in una logica bipolare.
Forza Italia è già parte della famiglia dei popolari di Bruxelles. Alleanza Nazionale entra,
col nuovo soggetto unitario, nel Ppe per portare più destra anche in Europa, perché
siamo convinti che il Ppe sia in Europa ciò sta diventando il PdL in Italia.
Perché, allora, la destra dà vita al PdL? Perché vogliamo costruire un “partito
programmatico”, dove è la piattaforma elettorale il luogo di elaborazione in cui il
necessario pluralismo interno delle culture politiche e delle espressioni culturali ritrova la
sua unità. Perché vogliamo un partito nel quale le diverse componenti, anime e
sensibilità, esattamente come oggi avviene in tutti i grandi partiti maggioritari nel mondo,
finiscono per esprimere, dopo un intenso confronto interno, coerenza programmatica e
capacità decisionale, ciò che Fini e Berlusconi nei rispettivi partiti hanno già dimostrato
di sapere realizzare. Perché vogliamo un partito forte, che coinvolga tutte le sue
espressioni politiche e culturali nella definizione delle alleanze elettorali. Perché vogliamo
un partito che esprima una leadership forte, ma che sia in grado di assumere le decisioni
strategiche sulla base di criterio di collegialità, rispettoso di tutte le forze e di tutti i
movimenti che vi hanno aderito. Perché vogliamo dare al nostro Paese un partito
nazionale e modernizzatore, radicato nell’identità italiana, rispettoso delle istanze
dell’universo religioso, del mondo dell’associazionismo e dei corpi intermedi, che
affronti con nuovi strumenti e nuove visioni progettuali le sfide che abbiamo davanti.
Un partito degli italiani. Un partito per l’Italia.
LA VIA ITALIANA ALLA MODERNITÀ
La fine del Novecento, intesa come fallimento del progetto massificante e relativista,
prima di marca marxista, poi giacobino-economicista, ha fatto riemergere il valore della
centralità della persona, che vuole ridiventare il «cuore della società», nucleo della
nazione e dello Stato. Le teorie che avevano ipotizzato e auspicato la fine della politica
con l’avvento del globalismo, e la trasformazione-dissoluzione dello Stato-Nazione in
una mera struttura di amministrazione tecnocratica, sono state clamorosamente smentite.
Chi aveva pensato che lo sviluppo economico e civile fosse da consegnare alle sole leggi
spontanee dell’economia – senza regole e senza una direzione – è stato ancor più tradito
dai fatti. Queste analisi oggi sono verità incontestate: noi, da destra, abbiamo sempre
sostenuto che il mercatismo, il globalismo e la massificazione materialista e consumistica
fossero ideologie sbagliate e non il grande punto d’arrivo dello sviluppo umano. Oggi la
destra come progetto politico, come espressione culturale e come visione per il futuro,
vince con le sue idee in tutto l’Occidente. Oggi, le politiche e le idee di sicurezza, identità
nazionale, patria, valore della persona, sussidiarietà, l’economia sociale di mercato come
alternativa al liberismo deregolato, fino a pochi anni fa esclusivo patrimonio di una
visione da destra della società, sono considerate l’unica risposta al nostro tempo di crisi.
Oggi sono molti a condividere queste prospettive: noi, però, le abbiamo sostenute anche
quando il vento della Storia sembrava soffiare in altre direzioni. Oggi che la destra entra
nel PdL con il suo intero patrimonio di idee, visioni e valori, è giusto ricordarlo.
Il Popolo della Libertà rappresenta l’esito della volontà, a lungo perseguita e auspicata
dalla destra italiana, di costruire il “partito degli italiani”, capace di unire e rappresentare
tutte le culture politiche espressione dello spirito nazionale, racchiuso nell’identità
cattolica, nel Rinascimento, nel grande Umanesimo, nel Risorgimento e nei movimenti
modernizzatori e riformisti del Novecento.
In questa prospettiva, la destra ha rappresentato a lungo le istanze del “partito degli
italiani”. Siamo stati, per anni, la forza politica che, spesso da sola, ha declinato in
programmi e idee i valori e la cultura dell’identità nazionale italiana. Siamo il partito che
ha indicato nella via italiana alla modernità quel filo che tiene assieme in un’unica
narrazione tutte le tradizioni culturali, non solo della destra, che hanno costruito, nel
Novecento, una certa idea dell’Italia, dello spirito e del genio italiano come avanguardia
della modernizzazione culturale, sociale e politica. Lo abbiamo fatto riattualizzando nel
Novecento le concezioni dell’umanesimo italiano, nato con Dante, Petrarca, Machiavelli,
Leonardo e Vico, proseguito attraverso Alfieri, Foscolo, Leopardi, Manzoni, Gioberti,
Cattaneo e le altre correnti filosofiche, letterarie e artistiche che hanno precisato il
“carattere italiano”. Quella italianità che Dante indicò in umanità, religiosità e civiltà e
che ha trovato espressione nella filosofia di Croce e Gentile, nella letteratura di
Pirandello, nella scienza politica di Mosca e Pareto ma pure nella riflessione etica e civile
di Gobetti, nella grande stagione culturale del nazionalmodernismo del Futurismo di
Marinetti e Boccioni, nell’opera di Marconi, nello slancio di Filippo Corridoni, nelle
propulsioni culturali e nello slancio civile di D’Annunzio, Papini, Soffici, Prezzolini,
Amendola, Malaparte, non dimenticando che anche la seconda parte del secolo scorso è
ricca di personalità che, in un contesto di differenti egemonie culturali, hanno lavorato
per mantenere viva l’idealità italiana, da Guareschi, a Longanesi, a Del Noce, a
Montanelli, a Flaiano, a Calamandrei, a Pannunzio, a Cotta. Lo spirito della modernità
italiana è lo stesso che, nella seconda metà del Novecento, si è espresso anche in forme
culturali come il cinema, la comunicazione di massa, il design, la tecnologia: dal cinema
di Fellini e Leone alla musica di Battisti, Mogol e Pavarotti, dall’applicazione industriale
di Beneduce fino a Enzo Ferrari ed Enrico Mattei. È questo il Novecento che merita di
essere traghettato nel nuovo secolo, a fondamento culturale del nuovo partito che stiamo
costruendo.
Nel lungo dopoguerra la grande cultura italiana era stata tenuta ai margini della politica,
schiacciata da suggestioni ideologiche d’importazione e solo col nuovo secolo è stata
riconosciuto il valore dell’italianità quale elemento insostituibile di coesione della
comunità repubblicana e nazionale. La destra rivendica orgogliosamente di aver tenuto
vivi lo spirito e i simboli dell’identità italiana. Se oggi l’inno, la bandiera, il ricordo dei
caduti, sono simboli condivisi da tutti, se persino la sinistra del Pd utilizza il tricolore, lo
si deve alla determinazione con cui noi, la destra, li abbiamo preservati anche negli anni
in cui era difficile manifestare il proprio amor di Patria. Questa determinazione nasceva
dalla consapevolezza che l’Italia è un valore prepolitico, una identità culturale fatta di
lingua, storia e valori, ma anche di sentimenti condivisi, che si sono definiti attraverso i
secoli, anche quei secoli in cui l’Italia era solo un’espressione geografica e non un ordine
politico. Una condizione che, sia pur costantemente aggiornata al tempo che si vive,
deve costituire la base per la cittadinanza repubblicana.
L’identità italiana è stata a lungo il connotato culturale, passionale e prepolitico della
destra. Lo diventerà del Popolo della Libertà, intesa come riconoscibilità di una forma
mentis tipica di una comunità. La condivisione di valori è l’essenza di uno Stato, e la storia
dimostra come tutte le grandi prospettive sono state costruite attorno all’idem sentire di un
popolo.
Riteniamo, però, che l’italianità sia non un semplice dato storico ma una conquista
quotidiana, non un insieme astratto di ricordi ma il plebiscito quotidiano che fonda il
senso della missione storica di una nazione. L’Italia ha vissuto per decenni nel conflitto
tra la sovrabbondanza simbolica del suo passato e la constatazione della povertà di un
presente mai all’altezza. In questa scissione si sono dispiegate tutte le incompiutezze
della cultura civica italiana: da un lato il genio creativo, l’eccellenza individuale, le singole
pagine di eroismo degli uomini, dall’altro lo scarso senso di appartenenza comunitaria, il
debole sentimento nazionale, la propensione all’individualismo, il sostanziale rifiuto dei
doveri verso lo Stato. È tempo che accanto all’Italia dei diritti e della solidarietà, si
costruisca «l’Italia dei doveri», del senso civico, dell’etica repubblicana e del bene
comune: l’Italia fatta di cittadini che intendono l’appartenenza alla nazione come un
privilegio che dobbiamo meritare ogni giorno. Deve essere nostro compito elaborare una
trama culturale e sociale nelle quale parole come “responsabilità”, “virtù” e “senso del
dovere” divengano non vuote prescrizioni, ma il valore di un esempio che nasce nella
vita politica e diventa la carta d’identità della nuova cittadinanza.
I VALORI DEL POPOLO DELLA LIBERTÀ,
L’EREDITÀ DI ALLEANZA NAZIONALE
Il Novecento ha chiuso l’era dei nazionalismi e degli imperialismi, nata nel XIX° secolo,
il nuovo millennio può aprirsi a un nuovo protagonismo delle comunità nazionali,
cittadinanze attive e aperte che sedimentano attorno a valori storici e morali.
Nel 2006 scrivevamo che «la persona e non solo il consumatore deve essere al centro
dell’azione politica, la famiglia e non le occasionali convivenze, l’impresa e non solo la
finanza». Negli anni abbiamo affermato che i temi della democrazia economica, della
partecipazione e della sussidiarietà potevano e dovevano essere il terreno di convergenza
tra cultura nazionale, cattolica e socialismo riformista. Abbiamo definito i concetti di
“modernità responsabile” e “modernizzazione inclusiva” come le due sfide da vincere
nella postmodernità per garantire all’Italia sviluppo e coesione sociale.
Pensiamo che i valori di sintesi del Popolo della Libertà possano essere quelli di libertà,
responsabilità, identità, comunità e autorità. In questa sintesi troviamo l’equilibrio fra la
libertà della persona umana e il suo radicamento nelle identità comunitarie e nella
nazione; il riferimento ai valori tradizionali, alla famiglia, al senso dello Stato e il pieno
rispetto dei principi democratici e partecipativi; la libertà del mercato, delle imprese e
della sussidiarietà, la solidarietà comunitaria e l’equità sociale; le pari opportunità e la
valorizzazione del merito e dell’educazione; la sicurezza del cittadino e il rispetto della
legalità; il controllo dei flussi migratori senza intolleranza e senza xenofobia; il senso di
una missione comune continuamente rinnovato nel consenso democratico e nel libero
confronto delle idee; la difesa dell’interesse nazionale nell’integrazione europea e in una
cornice di coesistenza pacifica tra i popoli.
C’è un’altra caratteristica del progetto del Pdl che deve essere rivendicata con forza: il
PdL non può essere un partito paternalista e conservatore. Se crediamo alla libertà degli
individui, alla dinamica spontanea dei gruppi sociali, alla creatività e all’innovazione, se
crediamo al cambiamento e alla rivoluzione italiana, dobbiamo puntare a un partito in
grado di promuovere il protagonismo e la partecipazione degli uomini e delle donne,
delle famiglie, delle comunità e dei territori che compongono l’Italia. La
modernizzazione dell’Italia non può essere pensata come un progetto elitario costruito
senza la partecipazione di ampi ceti popolari. Per guidare il cambiamento dell’Italia
bisogna essere in grado di compiere una modernizzazione identitaria, un protagonismo
sociale che rigeneri il tessuto comunitario invece di sradicarlo, una partecipazione che
faccia emergere i migliori, valorizzando responsabilità, merito e capacità di
rappresentanza. I valori della tradizione, quando sono veri e vitali, possono e debbono
incarnarsi in forme sempre nuove, rigenerandosi nella libertà degli individui, nella
capacità di competere e di crescere insieme.
Dobbiamo avere il coraggio, negli anni Duemila, di capovolgere la meccanica
dell’egemonia culturale che, per decenni, ha tenuto le idee, i programmi e la cultura della
destra in una condizione di subalternità rispetto al “pensiero unico” liberal e tecnocratico.
Oggi la destra vince perché possiede strumenti migliori per leggere la complessità sociale
e risposte più efficienti ai problemi, anche drammatici, che le nostre società stanno
affrontando. Se la destra si apre a un nuovo, più grande partito, è per permettere alle sue
idee di occupare uno spazio più vasto e raggiungere il più grande numero di elettori.
Andiamo avanti, perché la Storia cammina e ci chiede di compiere un passo ulteriore.
Abbiamo vinto la battaglia della legittimazione politica. Abbiamo vinto la battaglia del
governo. Dobbiamo vincere la battaglia per costruire il più grande partito europeo.
Alleanza Nazionale entra nel Popolo della Libertà con le sue donne e i suoi uomini. La
sua identità. La sua storia. La sua cultura. La sua volontà di continuare a vincere.
Portiamo nel PdL le nostre idee-forza, come principi non negoziabili della nostra identità
politica.
1. Il primato della politica e la nuova economia sociale di mercato
Il PdL nasce in un momento storico difficile e complesso, quando la crisi finanziaria
globale comincia ad abbattersi sull’economia reale. Ci aspettano anni duri, sfide inedite,
si rischiano scenari di aumento della disoccupazione e del conflitto sociale. Le vecchie
ricette del liberismo e delle deregulation diventano armi spuntate. Stiamo ritornando
nell’“era delle regole”: regole della concorrenza nei mercati, regole di convivenza tra i
popoli, regole di ordinamento delle comunità politiche. Gli stati nazionali si stanno
riprendendo il loro posto nel mondo, che troppo frettolosamente gli era stato sottratto
dalle profezie del globalismo economico e del cosmopolitismo politico. La politica
ritorna al centro dell’ordine internazionale e riafferma il suo primato sull’economia. Sono
gli stati nazionali e i loro governi – pur nella condivisa necessità di dare forza alle
istituzioni internazionali che governano l’interdipendenza – che oggi si assumono
nuovamente il compito di guidare, tra mille dubbi e in mille difficoltà, il sistema
mondiale fuori dalle secche della recessione.
L’analisi delle risposte internazionali alla crisi ha messo in luce che il modello europeo di
“economia sociale di mercato” ha un vantaggio comparato in termini di coesione sociale
e maggiore ancoraggio all’economia reale. È partendo dal modello economico
dell’Europa continentale che si può elaborare un sistema di governance dell’economia che
impedisca il distacco della economia finanziaria dalla economia reale, rimetta al centro
del sistema economico mondiale la creazione di “valore” e non la mera ricerca del
“profitto”, e che ripristini autentiche condizioni di concorrenza leale sul piano globale. Si
tratta, in altri termini, di ricostruire un modello di economia sociale di mercato, centrata
sul valore dell’impresa e un modello di sviluppo identitario, fondato sulla qualità del made
in Italy, sulla valorizzazione delle risorse del territorio e della nostra identità nazionale e
culturale. Il made in Italy e lo stile italiano sono concetti che rimandano al patrimonio
costituito dai nostri asset industriali, turistici, ambientali e culturali, alla nostra produzione
agroalimentare, alla nostra posizione geopolitica al centro del Mediterraneo, alle nostre
tradizioni artigianali e artistiche, alle nostre università, alla nostra creatività. In questo
modo l’Italia saprà difendere e valorizzare l’interesse nazionale, in Europa e nella sfida
della competizione globale.
2. L’Italia protagonista in un’Europa che conta
Gli ultimi anni hanno comportato rilevanti sconvolgimenti e rivolgimenti sul piano
strettamente geopolitico e della politica estera, che la crisi economica potrebbe
aggravare. Nonostante gli effetti della recessione globale stiano colpendo in modo
significativo tutte le maggiori economia del pianeta, il riequilibrio dei pesi specifici sul
piano globale è ormai un dato di fatto. L’ Unione Europea in questo frangente sembra
sempre più politicamente debole: l’allargamento ipertrofico e un sistema di istituzioni e
di trattati particolarmente complesso ha permesso la creazione di un mercato senza
doganieri, ma si è rivelato fin qui inadeguato a consentire all’Unione di giocare un ruolo
di “attore globale”.
La politica estera italiana deve passare sempre più attraverso la strada europea, dove
troverà – come insegna la gestione della crisi – interlocutori più disposti ad assumere
responsabilità istituzionali, più attivi e quindi più disposti ad assumersi responsabilità
internazionali. Inserirsi nell’asse franco-tedesco, ricostruire un nocciolo duro dell’Europa
volto più all’integrazione che all’allargamento, impegnarsi per esercitare un ruolo
crescente nel Mediterraneo in vista dell’aera di libero scambio euromediterraneo,
elaborare politiche di cooperazione allo sviluppo tra il Nord e il Sud del mondo: tutti
questi sono obiettivi possibili per un’Italia saldamente ancorata all’Unione Europea ma,
al tempo stesso, fortemente consapevole del perimetro e della proiezione economica e
geopolitica del suo interesse nazionale. Questo deve essere il nuovo modo di stare
nell’Occidente, che non sarà più articolato in Stati Uniti iper-interventisti e in una
Europa passivamente pacifista. È giunto finalmente il tempo di un Occidente articolato
su due pilastri (Unione Europea e Stati Uniti) di pari dignità e di pari responsabilità,
consapevoli di dover esercitare un ruolo attivo all’interno della globalizzazione.
3. Il controllo dell’immigrazione verso un nuovo modello di cittadinanza
L’immigrazione è un fenomeno che va affrontato senza pregiudizi ideologici, ponendo
fine a quella retorica dell’accoglienza indiscriminata – tipica della sinistra – che ha
prodotto l’attuale aumento di insicurezza e conflittualità sociali. Il nostro è un approccio
chiaro: immigrati si, ma regolari. Nessuna preclusione agli ingressi degli stranieri in Italia,
purché tali ingressi e la seguente permanenza avvengano in condizioni di regolarità. Il
corollario di questa posizione è che, invece, non si può e non si deve essere indulgenti
nei confronti dell’immigrazione clandestina e irregolare.
L’immigrazione irregolare pone un problema di controllo del territorio, più che di
controllo delle frontiere. Gli sbarchi a Lampedusa fanno senz’altro più notizia e danno
immediatamente l’immagine dell’emergenza-immigrati, ma i “clandestini” costituiscono
solo il 10% del bacino di irregolari totali. La vera sfida allora è avere forze dell’ordine
attrezzate per individuare quel 90% di irregolari che, dopo essere entrati con un titolo
legale, sono rimasti in Italia in condizioni di irregolarità. La vera sfida è quella di riuscire
a rendere esecutive ed efficaci le espulsioni. E ancora, far sì che i tempi dei rinnovi dei
permessi di soggiorno siano coerenti con le previsioni di legge e non si protraggano
all’infinito, dilatando i tempi delle permanenze irregolari. Solo così si evitano le sanatorie
che ripetutamente il nostro Paese è costretto a fare (dagli anni ’80 ne abbiamo già varate
sei), pregiudicando di fatto la credibilità e l’efficacia del sistema complessivo.
A livello internazionale, occorre poi muoversi su piani diversi, dal fronte degli accordi
bilaterali alla definizione di una vera politica migratoria comune dell’Unione europea,
fino all’incremento della cooperazione allo sviluppo.
Se la gestione dell’immigrazione pone prevalentemente problemi legati alla macchina
amministrativa, la questione della cittadinanza pone un problema culturale, più delicato e
profondo. Occorre impostare il modello di integrazione sulla condivisione non solo delle
regole, ma anche dei valori, della cultura, dei modelli di vita. Si è cittadini italiani non
certo per un dato etnico, ma per l’adesione ad una identità storica e culturale che bisogna
dimostrare di condividere. Non si è cittadini italiani se si pretende di vivere in Italia
avendo a riferimento culture rispettabili ma estranee al nostro sedimento. Coloro che
vogliono diventare italiani devono farlo perché credono fortemente in quella scelta:
devono sentirsi italiani e dimostrare di amare il nostro paese.
4. Il valore della vita e la centralità della famiglia
Il valore della vita deve tornare centrale in un paese a bassissimo tasso di natalità che
invecchia progressivamente. La politica della natalità deve essere il principale
fondamento della politica per la famiglia ma deve anche aiutare a combattere il dramma
degli aborti e degli abbandoni. Ogni nuovo nato deve essere considerato un bene della
comunità e nessuna madre, nessuna gestante, in nessuna condizione, deve sentirsi
abbandonata a se stessa. Nell’arco opposto della vita dobbiamo invece misurarci con le
necessità dei non auto-sufficienti, dei disabili gravi, dei malati terminali, degli anziani.
L’ipocrisia dell’eutanasia e l’abbandono della terza età devono trovare risposte
intransigenti a difesa del diritto della vita.
Ma il valore della vita e il rispetto della persona chiamano in causa direttamente un altro
asse centrale delle politiche della destra: la famiglia. L’Italia è stata accusata dalla sinistra
di essere il paese del “familismo amorale”: noi invece pensiamo che la famiglia debba
essere riconosciuta al centro della realtà sociale, proprio per poterla responsabilizzare
rispetto agli altri livelli di appartenenza comunitaria. La famiglia è il fulcro della
socializzazione primaria, quella che plasma ogni persona e la prepara al vivere in società.
Essa pertanto non può che essere il nostro punto di riferimento prioritario. È tempo
quindi di impegnare il governo a realizzare quella vera politica della famiglia che fino ad
oggi è mancata in Italia, ricostruendo su questo fondamento tutte le politiche sociali,
educative e valoriali. È necessario procedere con un vero cambiamento di modello:
occorre redistribuire le risorse esistenti valorizzando il nucleo familiare invece del singolo
individuo. Ugualmente, solo l’applicazione del principio di sussidiarietà può permettere,
in campo educativo ed in campo sociale, di realizzare quel diritto alla libertà di scelta che
valorizza le famiglie e la loro autonomia. Famiglie che possono scegliere, possono più
facilmente radicarsi nell’associazionismo sociale, nelle comunità territoriali, nei contesti
formativi. In questo modo la famiglia non è un’isola a se stante ma il centro di cerchi
concentrici che rappresentano le diverse appartenenze comunitarie.
5. Il “rischio educativo” come emergenza nazionale
L’Italia, al pari delle grandi nazioni industrializzate, è nell’Era della conoscenza, in un
lungo periodo nel quale la potenza e la ricchezza delle nazioni sarà determinata dalla
capacità di salvaguardare e innovare il proprio sapere e proiettarlo nella sfida globale.
Questa dimensione oggettiva rende centrale il valore dell’educazione nazionale, intesa
come validità del sistema scolastico e universitario ma, più in generale, di tutti gli ambiti
formativi delle giovani generazioni.
Quando da più parti si palesa il cosiddetto “rischio educativo”, inteso come riduzione
degli orizzonti di futuro per i più giovani, si indica proprio la debolezza dei modelli
formativi, non solo nelle istituzioni scolastiche ma anche nei modelli culturali.
Il “rischio educativo” è quello che si manifesta nel bullismo, nel cinismo, nel nichilismo e
nella pseudo “cultura dello sballo”, fenomeni che dilagano fra le giovani generazioni e
che si esprimono anche in tratti esteriori come la degradazione della lingua italiana e della
qualità della comunicazione intersoggettiva.
L’Italia paga lo spirito del Sessantotto – o se si vuole, la sua degenerazione ideologica – e
le mistificazioni di quella stagione che ha degradato i saperi e ha confuso i valori della
cultura. Allora la cultura del merito fu espunta dalla scuola e dall’università per lasciare
spazio a una collettivizzazione dei titoli, assolutamente effimera e dannosa.
Occorre, riaffermare con forza la centralità del valore dell’educazione nazionale nella
costruzione del futuro e di un progetto politico. La grandezza dell’Italia dipende dalla
potenzialità di trasmettere alle nuove generazioni cultura, saperi e ricerca, partendo
dall’efficienza e dalla competitività globale delle scuole e dell’università. I giovani devono
essere liberi di esprimersi come meglio credono ma libertà non significa poter coltivare
atteggiamenti diseducativi e fuorvianti. La reintroduzione del voto in condotta e altre
iniziative del governo si muovono utilmente su questa strada ma è evidente che bisogna
proseguire, incrementando la scelta delle istituzioni educative da parte delle famiglie, la
cultura della meritocrazia e la crescita di centri formativi di eccellenza in un’ottica
europea.
L’identità culturale, la sicurezza, la qualità della vita dei cittadini, l’intero progetto della
nazione ruotano attorno alla consistenza dell’educazione nazionale. Una scuola credibile
e seria, un’università competitiva, non significano solo poter trasmettere conoscenze ma
rappresentano l’essenza stessa dello sviluppo.
6. La Grande Riforma presidenzialista
L’elezione diretta dei sindaci e quella dei presidenti delle Regioni, che oggi sono eventi
condivisi dalla comunità nazionale e fatti propri da tutti gli elettori, per decenni hanno
costituito le battaglie della destra, a volte derise e osteggiate. In questo come in altri casi
la storia ci ha dato ragione nel senso di aver saputo guardare all’interesse nazionale prima
di altri.
Questa nostra capacità che potremmo chiamare “riformismo nazionale” è una dote
preziosa che consegniamo al Popolo delle Libertà.
L’approdo al federalismo, inteso quale realizzazione del principio di sussidiarietà che
riconosce nell’individuo e nella solidarietà, il centro della società, è solo il punto di inizio
di una necessaria riforma delle istituzioni. Il federalismo potrà e dovrà realizzarsi nel
pieno riconoscimento dell’interesse nazionale, fulcro e missione della sovranità popolare.
In una fase attuativa la strada da perseguire è quella di un federalismo non competitivo,
ma solidale, in linea con i modelli europei. Un federalismo in cui lo Stato, oltre che
offrire opportunità alle Regioni del Nord, sappia essere molto più attento alle Regioni
del Sud, che chiedono più regole, più sicurezza e più sviluppo.
Occorre inoltre una seria riflessione sul presidenzialismo – che da sempre è uno dei temi
cardine della destra italiana – partendo dalla consapevolezza che, oggi, è necessario
accorciare la distanza tra la Costituzione formale e la Costituzione materiale, che ha già
istituzionalizzato di fatto l’elezione diretta del capo del Governo.
Se l’avvento della “repubblica bipolare” ha rappresentato l’avvio di una nuova fase
politica, dopo 50 anni di “democrazia bloccata”, la forma di governo presidenziale può
costituirne il completamento istituzionale. In questa prospettiva, il presidenzialismo
rappresenta un fondamentale dato culturale di svolta della nostra storia nazionale. La
repubblica presidenziale da sempre è stata l’aspirazione della destra e degli esponenti più
avanzati del riformismo nazionale. Ora, con il PdL, quel sogno può tradursi nella realtà
di una riforma condivisa.
Accanto a queste grandi riforme istituzionali, il PdL dovrà impegnarsi, sul fronte più
squisitamente politico, ad incrementare le prassi, il livello e la qualità della democrazia
diretta e partecipativa. Nessun governo – nazionale, regionale o locale – può prescindere
da una partecipazione attiva e consapevole dei corpi intermedi, delle organizzazioni di
rappresentanza, del mondo associativo e del non profit e così via. La responsabilità di
una classe di governo non si vede solo nella capacità di mantenere le promesse elettorali,
ma anche e soprattutto nella capacità di ascoltare e coinvolgere i cittadini e di recepirne
le istanze più importanti.
7. Le politiche per la sicurezza
La sicurezza è un diritto primario, una condizione irrinunciabile di libertà. Anni di
permissivismo e di retorica ipergarantista e perdonista, inadeguatezza dei mezzi,
immigrazione senza controllo e, soprattutto, scarsa consapevolezza della centralità del
problema per la qualità della vita dei cittadini, hanno determinato l’emergenza sicurezza.
La destra, da anni, e prima che si giungesse a queste forme acute e patologiche di
esplosione del fenomeno, aveva denunciato la cronicizzazione del problema-sicurezza.
In questo ambito, le carenze sono state legislative, strutturali, giudiziarie, ma soprattutto
culturali. Esiste, in Italia, uno pseudo-garantismo che concepisce la repressione del reato
e la certezza della pena come eccezioni, mentre invece dovrebbero rappresentare la
regola della convivenza civile in uno Stato di diritto. Da tempo, abbiamo individuato
quali nodi centrali per la soluzione dei problemi legati alla sicurezza una profonda
revisione delle norme che assicurino l’effettiva certezza della pena, ponendo fine alle
scorciatoie dei tanti indulti e dotando il nostro Paese di un accresciuto e umano sistema
carcerario, un differente approccio mentale alla necessità di fornire risorse alla sicurezza
e un migliore trattamento a chi la deve garantire, e infine il controllo e il presidio
permanente del territorio. L’esperienza felice del pattugliamento compiuto da forze
dell’ordine e militari in alcune grandi aree metropolitane dimostra, da un punto di vista
statistico, che la presenza di uomini in divisa comprime la percentuale dei reati in quei
quartieri. Questa forma combinata di presidio-rassicurazione rappresentata dai
pattugliamenti a piedi e nelle ore notturna, indipendentemente da quali forze dello Stato
siano chiamate a svolgerlo, dimostra, ancora, come vada perseguire la strada della
presenza visibile dello Stato sui territori, accanto ai cittadini, nelle strade, tra la gente.
Oggi è un’esperienza limitata alle metropoli, il nostro progetto è di estenderla nei
quartieri a rischio di tutte le città.
AN ribadisce inoltre, come scritto nella legge che porta il nome di Gianfranco Fini, che
drogarsi non è un diritto, ma un reato. E non intendere recedere da questa strada. Infine,
senza cadere nell’erronea equazione “immigrazione = criminalità”, siamo stati sempre
noi i primi a sostenere la battaglia per l’introduzione del reato di immigrazione
clandestina. Chi vuole venire in Italia con l’intenzione di lavorare e rispettare le leggi è
benvenuto. Chi arriva per delinquere, deve essere condannato o espulso.
Intorno all’ultimo documento congressuale di Alleanza nazionale, quello preparato in vista del cosiddetto «congressino», quello chiamato a decidere lo scioglimento del partito nel Popolo della Libertà, si accendesse la fiamma della polemica, non tanto per i nomi nuovi, ma per uno che manca: quello di Giorgio Almirante.
È bastato, infatti, che le agenzie iniziassero a battere l’elenco di nomi che il gruppo di lavoro chiamato a stendere il documento aveva messo insieme, perché si accendessero delle reazioni. La prima, quella di donna Assunta Almirante (ovviamente), simbolicamente più importante, dato il rapporto di suo marito con la storia di An. Ma poi anche citazioni, correzioni di tiro, persino qualche diniego.
I fatti, in breve sono questi. Al fianco del documento, c’è una lista di nomi una An’s list in cui saltano subito all’occhio molte new entry. Nomi del tutto fuori dalla politica, come quelli dei due padri della letteratura italiana, Dante Alighieri e Alessandro Manzoni.
Nomi di intellettuali antifascisti come Piero Gobetti e Pietro Calamandrei; ex comandanti partigiani, poi fondatori dell’industria di Stato, come Enrico Mattei. E poi anche divagazioni nel costume, nella musica che portano i nuovi costituenti del Pdl a inserire fra i loro miti e riferimenti Mogol e Lucio Battisti, ma anche un cantante lirico come Luciano Pavarotti. I nomi dei politici, citati nel documento, invece sono quattro, di cui tre viventi: Pinuccio Tatarella, indicato come precursore del nuovo partito unico, Helmut Kohl, l’ex cancelliere tedesco, nume tutelare del popolarismo europeo, e poi i due fondatori, Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi.
Curioso, che al cronista in cerca di un timbro di paternità, gli uomini del gruppo di lavoro diano risposte elusive. «Io nel pantheon non ho proprio messo mano - spiega Angelo Mellone giovane intellettuale di centrodestra, uno dei principali estensori -, per questo rivolgetevi agli altri». E anche Gennaro Sangiuliano, altro storico estensore di documenti del partito, anche lui giovane, (ha iniziato con le tesi per il congresso di Bologna del 2003), pur avendo sopportato il grosso del lavoro di coordinamento, declina responsabilità: «Quei nomi sono usciti fuori da un lavoro di brain storming collettivo, io tutt’al più ho messo i punti e le virgole». E sicuramente Mellone e Sangiuliano sono due che volano alto, si occupano dei grandi problemi, ma chiunque poteva intuire, che la presenza o l’assenza di un nome come quello di Giorgio Almirante, proprio in uno dei più delicati momenti di passaggio identitario, avrebbe acceso le polveri.
Gli altri curatori dei testi congressuali sono Alex Voglino, un quadro alemanniano come Luigi Di Gregorio, e un solido giornalista politico come Salvatore Dama (attualmente in forza a Libero). Ma quei nomi, si scopre scavando più in là, sono stati davvero frutto di una mediazione collettiva, per esempio Mattei è stato voluto da La Russa così come Gobetti è entrato nella selezione in quanto discepolo di un altro nome come Giuseppe Prezzolini.
Il tempo della politica mordi e fuggi, dell’immagine, della velocità televisiva, determina anche questi inconvenienti. I nomi cambiano, le identità si trasformano, gli apparati intellettuali vengono imbracati in nuovi dispositivi identitari, che hanno bisogno della forza delle icone per arrivare altrettanto velocemente a destinazione. Tant’è vero che lo stesso problema si è creato anche a sinistra, dove si discusse per anni dei pellegrinaggi di Walter Veltroni sulla tomba di un cattolico come Dossetti. A guardarle male sono appropriazioni identitarie, ad essere benevoli sono movimenti di assestamento, quasi tellurici.
Il grande paradosso che resta, quando si dileguano le nubi del giallo, è che tutti i nuovi padri, che i partiti dell’era mediatica si scelgono, sono cresciuti fuori dalle case politiche che adesso li accolgono nei loro templi. Forse, al fianco di nuovi lucenti pantheon, bisognerà creare dei musei, in cui raccogliere anche le reliquie neglette di coloro che vengono dismessi, per far posto ai nuovi idoli
Ha perfettamente ragione Donna Assunta, chi ha stilato la mozione congressuale dovrebbe vergognarsi di non aver nemmeno nominato il nostro grande Giorgio Almirante.
Va bè che questo partito di bamboccioni e tirapiedi non ha nulla a che fare con il nostro glorioso MSI.
D.
Con l'abbandono della Poli la Federazione di Lecce di An chi rappresenta più?
R.
Nessuno.
Morale della favola:
fate anche voi di Destra di Base qualcosa di intelligente, cioè prendere le distanze da LISI e soci. Vi stanno solo compromettendo.
Giusto!
Sabato 21 si è tenuto a Todi un'assemblea programmatica dell'UDC nella quale vi era anche la rumorosa presenza dell'ex sindaco di Lecce Adriana Poli...
L'avvicinamento del movimento creato dalla Poli con l'UDC è in una fase molto avanzata, tanto che nelle elezioni provinciali salentine la Poli appoggerà a quanto pare il canidato Udc strappato alla Margherita, tal Stefano. L'ex sindaco di Lecce ha indicato che non aderirà al PDL, in quanto la cooptazione di AN nel nuovo partito è stata decisa a tavolino senza consultare nessuno.
Da segnalare il silenzio assordante del pdl pugliese che va avanti ad indicare candidature e liste sperando che quanto prima si spengano i riflettori sulla fuoriuscita della senatrice (perfettamente in linea con il loro modus operandi, e senza soprattutto trovare intese e fare tutti gli sforzi necessari per recuparare i rapporti nel centrodestra salentino, vedasi il comportamento di Fitto e Perrone nei confronti dell’Udc pugliese).
Da qui una situazione surreale che vede le maggiori forze politiche del centrodestra (PdL in testa) a non volere ragionare in termini di presentare agli elettori la migliore coalizione ed il miglior candidato che possa fare sintesi. Tutta sbagliata, a mio avviso, la strategia del Pdl pugliese, e leccese in particolare, almeno nella sua componente cosiddetta di maggioranza per volere notarile, cioè Forza Italia. Andare avanti “a carrarmato” è sbagliato, con veti su candidati e cose del genere.
Questo fateglielo sapere stasera alle 18.00 ad Amoruso e Lisi, se non lo sanno già, e rivendicate la candidatura in quota AN dell'unica disponibilità finora espressa di Gianni Garrisi, finora snobbata e "vietata" da Forza Italia di Fitto, tanto che il tavolo regionale sta andando avanti maltrattando AN leccese. Che questo stasera venga smentito, sennò in questa settimana fino a venerdì ci sarà la rivoluzione dei Presidenti di Circolo.
Solo una dmanda: che ci faceva quel POLITICO fallito di Tundo al tavolo presidenziale?
Anche lui è stato imposto da Gianni Alenmanno?
Almeno ora alla fine della nostra storia POSSIAMO ESSERE NOI LECCESI GLI ARTEFICI DEL NOSTRO DESTINO SENZA CONDIZIONAMENTI E INTERFERENZA CAMPIDOGLIANE?????
DONNA ASSUNTA IN DIFESA DEL MARITO ALMIRANTE, IL FONDATORE MSI FATTO FUORI DAL PANTHEON DI AN - "CHISSENEFREGA: QUESTI HANNO LETTO SOLO TOPOLINO" – I TIPINI FINI SONO AL GOVERNO? MI DÀ UNA NOTIZIA! IO PER ORA VEDO SOLO BALDORIA E RIVOLUZIONE...
Luca Telese per il Giornale
Donna Assunta, ha visto? Nel nuovo pantheon di An, Almirante non c'è più.
«Ah sì? Posso dire chissenefrega o si scandalizza? Mi scusi, ma oggi non ho nulla da commentare».
No, non mi scandalizzo. Mi stupisco che non gliele importi.
«Ma questi non sanno più nemmeno da dove vengono! Cosa vuole che mi preoccupi se si scordano di Giorgio?».
Quindi non le importa perché non li stima più?
«Ha mostrato molta più serenità di giudizio storico Bertinotti, che ha commemorato mio marito, di loro, che fingono di dimenticarlo».
Perché Almirante per lei ci doveva stare.
«Ma che le devo dire? Vedo che per darsi un'aria spiritosa ci hanno messo Mogol e Battisti. E Pavarotti! Ma se hanno questo solidissimo impianto culturale aggiungano pure Bonolis che è persona degnissima, e vadano a Sanremo, a fare i... i... canterini».
Lei è arrabbiata, lo ammetta.
«Noooohhhh, come si può arrabbiarsi, per questi qui? Solo un anno fa facevano a botte per commemorare Almirante. Adesso fanno il pantheon e ci mettono Enzo Ferrari».
Le dispiace perché era comunista?
«Ma si figuri! Era un galantuomo e fra l'altro amicissimo di Giorgio. Se le dicessi...».
Dica, dica.
«Almirante dovette comprare tutte le sedi del Msi in Italia. E non perché avesse velleità speculative, perché non era certo quello il suo mestiere».
E perché allora?
«Perché in affitto non gliele voleva dare nessuno, per paura delle bombe».
E che c'entra Ferrari?
«Per trovare i soldi, Giorgio andava in giro a fare la questua: e più di una volta Ferrari contribuì e molto generosamente. Questa è la complessità della storia d'Italia. Almirante gli ha comprato la casa, in senso materiale, a quei ragazzini di An».
In senso politico, in questo caso.
«No, materiale: chi glieli ha fatti i contrattini da giornalisti al Secolo d'Italia, a loro? Babbo Natale? Gli ha dato la casa dove fare politica, e pure quella dove dormire».
Le secca che ci sia Tatarella?
«Per carità. Io ci avrei messo Nino La Russa, un fondatore del Msi, che casualmente era il padre di Ignazio».
Farà contento La Russa, allora.
«Non lo so. Era un uomo coerente, lui: infatti ha rifiutato la tessera di An».
IERI SONO STATA AD UNA RIUNIONE SENZA SENSO DOVE NON SI E' DETTO NULLA E DOVE HO SENTITO PARLARE DI UN PARTITO CHE NON C'E'
Paola
Certo che aver lasciato la Poli che è comunque uno dei pochi leaders storici di An seduta tra la platea senza invitarla al tavolo della presidenza è stato davvero un atto di grande maleducazione.
Aspide
Le battaglie si combattono dall’interno, dicono i pavidi che restano in An mentre trasmigrano nel Pdl, questa specie di Milano 3 a cui si inchinano quelli che furono i militanti del Msi.
Dov’è l’interno, di grazia? Nel nuovo partito di Berlusconi c’è una biblioteca che rende onore a Indro Montanelli, che si starà rivoltando nella tomba, ma ci si dimentica Giorgio Almirante. È davvero significativo, e in fondo è giusto. Giorgio che c’entra con la fine della destra che creò e volle come forza pulita?
Questo Pdl resisterà il tempo di Arcore, poi finirà. Almirante è nella storia, loro finiranno nella polvere.
E La Destra non cancella le proprie bandiere.
È ovvio che Almirante sia cancellato da chi non conosce più la differenza tra bandiere e banderuole.
Francesco S.
Le battaglie si combattono dall’interno, dicono i pavidi che restano in An mentre trasmigrano nel Pdl, questa specie di Milano 3 a cui si inchinano quelli che furono i militanti del Msi.
Dov’è l’interno, di grazia? Nel nuovo partito di Berlusconi c’è una biblioteca che rende onore a Indro Montanelli, che si starà rivoltando nella tomba, ma ci si dimentica Giorgio Almirante. È davvero significativo, e in fondo è giusto. Giorgio che c’entra con la fine della destra che creò e volle come forza pulita?
Questo Pdl resisterà il tempo di Arcore, poi finirà. Almirante è nella storia, loro finiranno nella polvere.
E La Destra non cancella le proprie bandiere.
È ovvio che Almirante sia cancellato da chi non conosce più la differenza tra bandiere e banderuole.
Francesco S.
Ieri alla riunione non ci ho capito un granchè, come la maggior parte dei presenti.
Potete spiegarmi almeno voi che è successo?
Perchè la Poli se n'è andata senza dire una sola parola?
La candidatura di Garrisi è quindi stata azzerata'
E se non è Gianni chi potrebbe mai essere il candidato di An alla presidenza della provincia?
Avete fatto bene voi di Destra di Base a tirarvi fuori da questo schifo e ad aver devciso di fare una lista identitaria nel Pdl.
Applaudo la vostra coerenza e ammiro il vostro coraggio.
Bravi davvero!
La mozione congressuale non l'avete firmata.
Si potrebbe sapere il motivo?
Siete col partito o con la Poli?
DOPO LA RIUNIONE AL BAR SOTTO LA FEDERAZIONE C'E' STATO UN INCONTRO TRA DESTRA DI BASE E IL GRUPPO POLI.COSA VI SIETE DETTI?
Eh sì, è stato un lungo incontro, lungo e cordiale, molto cordiale.
Quindi ricapitoliamo:
1) Destra di base non ha firmato
la mozione;
2) Avete brindato con la Poli
3) State presentando una lista
identitaria per conto vostro.
Che altro ci dobbiamo aspettare?
Caro Ugo stai attento, le idi di marzo sono già quasi arrivate.
claudio e adriano sarebbe importante che ci chiariste quali sono le vostre intenzioni. abbiamo già perso troppo tempo. spero in un intervento per smorzare le chiacchere che si dicono in giro. grazie
Venerdì 27, la Federazione Prov.di Lecce,alle ore 18,00...convoca Dirigenti del Partito, Presidenti e Vice di Circolo!!!
No Garrisi, no PdL. Se siete di AN non potete assistere inermi davanti al veto di FI nei confronti del nostro candidato scelto dall'Assemblea provinciale. I discorsi contorti di Amoruso non ci convincono. Che il tavolo regionale dica no o si ufficialmente a Garrisi. Che i Presidenti di Circolo sappiano che un loro candidato (l'unico disponibile) non lo vuole Fitto.
La segreteria provinciale di AN porti fino in fondo il nome di Gianni Garrisi sul tavolo regionale nei prossimi giorni e alla luce del sole, e non solo sui giornale, gli altri alleati dicano che non lo vogliono e facciano comunicati stampa e conferenze stampa trasparenti dichiarando le volontà ed eventualmenti di veti. Nè ha parlato ufficialmente il presidente provinciale Lisi facendo un discorso generale, ma se c'è un veto di Fi nei confronti di Garrisi, che questo emerga chiaramente e si facciano pure i nomi di questi "veti incrociati". Poi si vedrà, ma nelle prossime 48 ore e fino a venerdi vi (a voi presidenti di circolo e dirigenti del partito) devono dire la verità.
Le chiacchere non sono altro che pettegolezzi e non fanno parte del nostro modo di fare, abbiamo dimostrato nei fatti le nostre intenzioni e di conseguenza...a buon intenditore poche parole!!!
Destra di Base, è AN verso il PDL, tutte le altre interpretazioni, sono frutto di menzogne dettate ad arte per generare confusione!
Venerdì saremo in Federazione all'incontro con tutti i quadri dirigenti e presidenti di circolo ed in quella sede verranno prese tutte le decisioni in merito!
Che questi veti incrociati si riferiscano a Garrisi-Congedo è una messa in scena, perchè su Congedo non si può esprimere AN, e quindi neanche porre veti. Il vero veto su Garrisi proviene da FI-LA CITTA'. MA COM'E' CHE QUESTO DISCORSO NON SOLLETICHI MINIMAMENTE L'ITELLIGENZA DEI DIRIGENTI DI DDB E DI MOLTI PRESIDENTI DI CIRCOLO CHE HANNO SCELTO ALL'UNANIMITA' GARRISI E QUESTO PERCORSO PER INDIVIDUARE LE CANDIDATURE. I veti provengono solo da una direzione, e non capisco come mai nessuno dice niente. POI NON CI LAMENTIAMO DI ESSERE SUCCUBI DI FI NELLA COSTRUZIONE DI UN PDL PARTECIPATO POPOLARE E CHE PARTA DALLA BASE E NON DAI VERTICI.
CARI VERTICI DI DDB IMPLEMENTATE QUESTO DIBATTITO FINO A VENERDI, VI PREGO, SENNO' CHE CI STIAMO A FARE.
MA E'VERO CHE LA SENATRICE POLI BORTONE HA TESO LA MANO A DESTRA DI BASE?
E LA STESSA DDB COSA PENSA DI FARE?
IO VI CONSIGLIEREI DI ACCETTARE LA SUA MANO, IN FIN DEI CONTI LISI CHE TIPO DI CONSIDERAZIONE HA AVUTO PER VOI IN QUESTO PERIODO!
COME VI HA TRATTATI....AVETE GIA' ARCHIVIATO TUTTO IL MALE?
E DELLE QUERELE VE NE SIETE DIMENTICATI?
ATTENTI CHE LE TRAPPOLE NON SONO FINITE!
HA RAGIONE L'AMICO, LISI NON HA ANCORA RITIRATO LE SUE QUERELE PERCHE' VI STA PRENDENDO PER I FONDELLI.
CINCISCHIA E TERGIVERSA MA NON VI HA MAI POTUTI CECARE.
ATTENTI DDB, LA FEDERAZIONE POTREBBE ESSERE LA VOSTRA TRAPPOLA MORTALE.
Venerdì ancora una inutile riunione convocata da Lisi.
Chi non ha nulla da fare può anche andare a soddisfare la sua smania di autoflaggellazione sadopolitica.
Ma io che lavoro non ho nessuna intenzione di andare a sentirmi le solite inutili dissertazioni infantili di Lisi o quelle, peggio ancora, del trombato di Melissano!
Ad maiora!
La vigliaccheria dei tre relatori della riunione di ieri è stata ciclopica. Appena la Poli è entrata nella sala conferenze si sono messi a tremare e nessuno di loro ha avuto il coraggio di approfittare della circostanza e chiedere alla senatrice se le sue dichiarazione rilasciate a Todi erano confermate o meno.
Ha ragione la Santanchè, ormai in An non ci sono più gli uomini con le palle di una volta.
Che vergogna, ragazzi.
Che pena.
Che mesta fine.
Che tristezza.
Che desolazione.
Amen
GARRISI E' IL CANDIDATO DI AN PROPOSTO DALLA POLI MA SUCCESSIVAMENTE SOSTENUTO DA TUTTO IL PARTITO LISI COMPRESO.
SE FACCIAMO DIETROFRONT SU QUESTA CANDIDATURA ALLORA SIGNIFICA CHE DAVVERO ALLEANZA NAZIONALE CON FITTO NON AVRA' MAI VOCE IN CAPITOLO.
GARRISI FOR PRESIDENT!
RIUNIONI RIUNIONI RIUNIONI
NON SERVONO A NULLA SOLO A FARE RUMORE SOLO A DIRE CAZZATE.
CLAUDIO, POTEVI RISPARMIARTI IL COMMENTO PER ANNUNCIARE LA RIUNIONE DI VENERDI' TANTO SARA' LA SOLITA STORIA, SARA' PIENO DI AMICI DEGLI AMICI E DI PERSONAGGIO SCONOSCIUTI CHE SERVIRANNO SOLO PER FARE LA CLAP.
STATE ALLA LARGA DA QWUESTO SCHIFO ALMENO VOI DI DESTRADIBASE CHE ANCORA ANCORA POTETE SALVARVI.
ciao sono claudio da taviano abbiamo già un candidato in zona?
grazie
Sì, a taviano-matino abbiamo già il candidato.
Cari amici di AN, io sono convinto che alle riunioni bisogna sempre partecipare, ma a nulla serve presenziare vigliaccamente, ad una riunione bisogna partecipare attivamente, parlando, dialogando e magari anche con toni alti.
Quella è la sede giusta per dimostrare le vostre insoddisfazioni, altro che farlo solo su questo blog ed in anonimia.
Prima di parlare delle PALLE degli altri, tirate fuori le vostre e poi giudichiamo chi Palle non ha!
Noi di Destra di Base, non è da oggi che prendiamo botte solo per il fatto che diciamo ciò che vediamo e pensiamo, ma poi puntualmente ogni qualvolta abbiamo preso la parola avete pensato bene di dispreccarci, perchè servi del PADRONE, noi non abbiamo padroni, ma liberi pensatori, senza retropensieri e senza inganni, ma leali, prima di tutto con noi stessi prima che con gli altri, noi siamo Alleanza Nazionale verso il PDL e nessuno potrà mai tirarci per giacca, non siamo tipi di TRIPLISALTIMORTALI. QUINDI TUTTI IN FEDERAZIONE, E' DITE CON CHIAREZZA QUELLO CHE PENSATE! SOLO COSI' POTETE ESSERE CONSIDERATI VERI UOMINI DI DESTRA!!!
Dopo l'articolo apparso sul quotidiano di oggi c'è ben poco da dire.
E soprattutto c'è ben poco da essere orgogliosi.
La Federazione è ormai allo sbando.
Lisi ormai è solo un deputato nominato per grazia ricevuta e basta.
Nulla più.
Non interviene , non dice nulla .
E ASSENTE, come ASSENTE è anche ogni tipo di logica in quello che fa o NON FA.
MI PERMETTO DI DARE A DESTRA DI BASE SOLO UN CONSIGLIO, NON FIRMATE LA MOZIONE LISI/AMORUSO TANTO CE NE SARA' UN'ALTRA MOLTO PIU' CONVENIENTE ANCHE PER VOI.
GRAN LAVORO DEI NUOVI INTELLETTUALI DI AN IN VISTA DEL CONGRESSINO DI SCIOGLIMENTO… COME I MAGISTRATI METTONO FUORI TUTTI, AN METTE TUTTI DENTRO: NEO ASSUNTI DANTE, ALFIERI, FOSCOLO E LEOPARDI, AMENDOLA, CALAMANDREI E GOBETTI, SERGIO LEONE, FELLINI E PAVAROTTI… ALMIRANTE ESCLUSO E DONNA ASSUNTA COMMENTA “QUESTI HANNO LETTO SOLO TOPOLINO”
Neanche il tempo di dare qualche anticipazione all’agenzia di stampa sul ponderoso “documento politico” di 15 paginette che accompagnerà lo scioglimento di An al prossimo “congressino” che prevede di tirare giù la saracinesca del vecchio negozio per aprire in centro il nuovo esercizio con lustrini e pajettes, e già scoppia la polemica.
Per non sentirsi orfani, i nuovi intellettuali costituenti di An, riuniti in un coordinamento di menti eccelse, dove emergono giovani rampanti, ha infatti deciso chi devono essere considerati i “padri spirituali” della Destra italiana.
Non si sa se, come Bonolis, si sono avvalsi della giuria di qualità o del televoto, se hanno sentito il parere dell’Arcigay o delle conigliette, ma alla fine hanno deciso chi può entrare a pieno titolo nel Pantheon della nuova destra.
E come i magistrati solitamente fanno uscire tutti dalle carceri, ecco che An, fedele alla linea intransigente del “tutti dentro”, precetta una miriade di poeti e letterati e li costringe a prendere la tessera . Ecco sfilare sul palco dell’Ariston Francesco Petrarca, Leonardo da Vinci, Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni ( non possono neanche più dimettersi con lettera autografa).
E ancora gli antifascisti Giovanni Amendola e Pietro Calamandrei, Benedetto Croce, Carlo Cattaneo, Piero Gobetti.
Tra i politici Tatarella e Kohl, Fini e Berlusconi ( originali direi).
E poi Federico Fellini, Sergio Leone, Luciano Pavarotti ed Enrico Mattei. Pare che, come nella migliore tradizione correntizia, ognuno avesse uno sponsor tra i colonnelli finiani, magari per sentito dire.
L’unico escluso, come per il parente povero che ci si vergogna di presentare alle cene di gala, Giorgio Almirante.
Intervistata da “il Giornale”, Donna Assunta Almirante ha messo insieme una serie di considerazioni meritevoli di pubblicizzazioni.
“Solo un anno fa facevano a botte per commemorare Almirante, ora se ne dimenticano. Giorgio a questi gli ha comprato la casa, in senso materiale: chi glieli ha fatti i contrattini da giornalisti al Secolo d’Italia? Babbo Natale? Gli ha dato la casa dove fare politica e pure quella dove dormire. Hanno un’idea delle istituzioni molto approssimativa e un senso dell’opportunismo deprimente. Se hanno messo anche Dante certo avranno avuto in mente qualche omonimo bar, non certo il sommo poeta: per tutto il tempo che li ho frequentati non ho notato passioni travolgenti per la letteratura in quel gruppo dirigente. Questi al massimo hanno letto Topolino. Il Pantheon è il sepolcro dei reali. Quindi Kohl, Berlusconi e Fini sono doppiamente abusivi. Sia perché non sono ancora morti, almeno biologicamente, e poi perché sono privi di sangue blu. Non li invidio: loro mummificati in vita dagli eruditi di An, Giorgio che continua a essere vivo nella memoria di tutti, senza bisogno di patenti di nessuno”.
Certo che sfugge il criterio con cui ci si è appropriati, nel redigere l’elenco dei padri spirituali, di taluni padri della patria, l’operazione ricorda molto l’analogo processo messo in atto dal Pd al momento della sua nascita.
Un guazzabuglio di nomi, tra cui Donna Assunta invita a inserire ironicamente anche Bonolis.
A questo punto ci permettiamo anche noi di suggerire due nomi importanti nel Pantheon della destra.
Il primo, in nome delle pari opportunità e dei diritti delle donne di An di fare strada nella nuova formazione è quello di Jo Squillo, con relativo inno “Siamo donne, oltre le gambe c’è di più…”.
Il secondo, in omaggio a Silvio e all’accoglienza verso gli stranieri, ben tracciata da Fini, oltre che come segnale indicativo di dove si sta rischiando di farvi andare a breve, è quello del giocatore Ricardo Kakà.
Due integrazioni di cui gli intellettuali di An confidiamo vorranno tenere conto nella stesura del documento definitivo.
Rolando R.
Perchè tra i padri spirituali di An non hanno messo anche Kakà e Ancelotti?
Tra i padri fondatori di An mancano anche Valentino La Torre e Ugo Lisi
Ma parliamo di padri "fondatori" o "affondatori" di An?
A NAPOLI E GIANNETTA.
Avanti con coraggio con Garrisi!. Solo l'ottusità politica di Fitto e Mantovano e l'affronto nei confronti dell'elettorato di Alleanza Nazionale da parte del tavolo regionale sta minando le basi dell'unità del centrodestra leccese e non solo. Presidenti di Circolo ribellatevi in questi giorni, altrochè!.
Come partito non è possibile abdicare ad una candidato di AN. Per questo ha ragione la Poli, che poi i big del nostro partito rifiutino la propria candidatura è un discorso su cui non si può entrare, ma Cristo il partito c'è un candidato sul tavolo e gli altri alleati hanno detto con non troppa eleganza che non lo vogliono. E questo non ci deve scandalizzare, caro Claudio Giannetta, se dobbiamo parlare di palle e di libertà di pensiero. Claudio, non la prendere come una critica personale, ma non essendo io un Presidente di Circolo, posso dire la mia liberamente su questo blog?
Un iscritto di AN
E' vero, abdicare la candidature alla presidenza della provincia significa aver fallito miseramente ed essere indegni di rappresentare An e la destra a qualsiasi titolo e a qualsiasi livello.
Forza Italia sta cooptando in ogni paese i nostri dirigenti e con l'arroganza tipica degli ottusi ha spinto la Poli fuori dal Pdl senza capire che indebolirci così significa perdere ancora provincia e regione.
Ma Fitto ha le spalle coperte.
Silvio lo ha fatto ministro e un posto nei primissimi posti delle liste bloccate del Pdl gli sarà sempre assicurato.
Che importa se a livello locale noi , poveri mortali col culo scoperto, restiamo fuori da tutto e da tutti?
Che importa se a differenza di quanto vanno cianciando nelle riunioni o sulla stampa il Pdl avrà un solo padre padrone, cioè lui.
Siamo tornati ai tempi del feudalesimo e noi, militanti di An siamo destiani ad essere sono una cosa: i servi della gleba.
Ha fatto bene Detsra di Base a decidere di farsi una lista identitaria.
Forse aha fatto meno bene a dichiarare da subito l'appoggio al Pdl, avreste potuto attendere prima di vedere come vi tratteranno.
Comunque l'orgoglio di destra del nostro popolo non deve morire.
Anche se i vari Lisi e Tundo si sono già arresi al dio Fitto, almeno voi, almeno noi, dobbiamo resistere fino in fondo e dare il nostro contributo al Pdl solo se il Pdl ci tratterà con il dovuto rispetto.
Alleanza Nazionale corre verso l’eutanasia nell’ingresso a piè pari nel Pdl? La legittima domanda, maturata dall’azione di Adriana Poli Bortone, di non entrare nel grande contenitore berlusconiano e di scegliere la strada di un movimento alternativo, sta attanagliando la base della destra salentina, più di quanto, in realtà, si voglia far credere. I mal di pancia esistono tra i militanti ed esistono conflitti aperti tra le componenti del centrodestra che il partito unico non ha saputo sanare, almeno per ora. Prova a fornire una propria rilettura, alla luce del dibattito odierno, il presidente della federazione provinciale leccese di An, Ugo Lisi, più volte tirato in ballo nell’ultime settimane come candidato ideale di coalizione per la riconquista di Palazzo Celestini, che, però, chiarisce di non voler assolutamente dar vita a polemiche con la senatrice Poli Bortone, persona stimata e per la quale nutre “profondo rispetto per il suo curriculum, per il suo passato e per la sua esperienza”. “Avverto tuttavia – precisa Lisi - il dovere politico e l’obbligo morale di rassicurare il grande popolo di Alleanza Nazionale: An esiste. Esiste sia a livello nazionale che a livello regionale, provinciale e locale. Esiste in tutte le sue articolazioni periferiche che, con grande dinamismo e partecipazione, stanno discutendo in tutta Italia la mozione che segnerà il traghettamento non tanto del partito quanto dei suoi grandi ideali e dei suoi nobili valori di riferimento nel Popolo della Libertà. Si discute da Trento a Palermo, passando anche per Lecce che è una delle tante Federazioni esistenti sul territorio nazionale”.
Lisi sottolinea come della confluenza di An e dei suoi ideali nel Pdl fosse, fino a qualche settimana fa, la stessa senatrice “fervente sostenitrice”: “Ciò che è accaduto dopo e ciò di cui si parla in queste ore – spiega Lisi - è difficile da comprendere e da spiegare. Fatto è, però, che noi siamo rimasti dove eravamo, con linearità e coerenza. Alla luce di ciò, non si riesce a comprendere come mai se An era viva e vegeta fino a qualche giorno fa, adesso, tutto d’un tratto, qualcuno provi a descriverla in stato confusionale. Nulla di più falso”.
“Alleanza Nazionale – prosegue Lisi - esisteva ieri, esiste oggi, esisterà con tutta la sua storia, a partire da domani, in un altro grande progetto politico che, senza i nostri valori, non sarebbe più tanto grande. Non è la presenza o l’assenza di una persona che può obbiettivamente cambiare i destini del presente momento storico. Se pensassimo ciò offenderemmo non i coordinatori regionali e i presidenti provinciali, ma la base del partito, i suoi quadri dirigenti, i suoi presidenti di circolo, i suoi iscritti, i suoi simpatizzanti. Tutte persone che meritano rispetto per l’impegno gratuito e quotidiano con cui si spendono e che non possono essere considerati gesso da lavagna che si cancella con un colpo di cassino per poi riscriverci sopra”.
Lisi ritiene che il popolo di An vada tutelato: “Si tratta di uomini e donne che fino a ieri hanno seguito e sostenuto la Senatrice Poli Bortone e che oggi non sono disposti a seguirla nel suo cammino di allontanamento. Per noi, come è giusto che sia, le idee ed i valori sono più forti degli individualismi e dei personalismi”. Ma la querelle nel partito prosegue e ne è prova la polemica sollevata da Roberto Martella, consigliere comunale leccese, che ha chiesto al proprio capogruppo a Palazzo Carafa, Paolo Cairo, di dimettersi dopo la scelta di quest’ultimo di non votare la mozione di ingresso nel Pdl. Cairo, in una nota, ha voluto replicare a Martella, dicendosi sorpreso dalla “violenza” e dal “livore, a lungo covato e solo ora palesemente manifestato” e non comprendendo il senso dello sfogo e di presunti “incarichi indiretti” a lui attribuiti. Pertanto chiede a Martella di chiarire a mezzo stampa quanto dichiarato. In questo contesto complesso ed acceso, dunque, la federazione si aggiornerà venerdì alle ore 18. E saranno scintille.
Mauro Bortone
( Tratto da sito LeccePrima )
Alleanza Nazionale corre verso l’eutanasia nell’ingresso a piè pari nel Pdl? La legittima domanda, maturata dall’azione di Adriana Poli Bortone, di non entrare nel grande contenitore berlusconiano e di scegliere la strada di un movimento alternativo, sta attanagliando la base della destra salentina, più di quanto, in realtà, si voglia far credere. I mal di pancia esistono tra i militanti ed esistono conflitti aperti tra le componenti del centrodestra che il partito unico non ha saputo sanare, almeno per ora. Prova a fornire una propria rilettura, alla luce del dibattito odierno, il presidente della federazione provinciale leccese di An, Ugo Lisi, più volte tirato in ballo nell’ultime settimane come candidato ideale di coalizione per la riconquista di Palazzo Celestini, che, però, chiarisce di non voler assolutamente dar vita a polemiche con la senatrice Poli Bortone, persona stimata e per la quale nutre “profondo rispetto per il suo curriculum, per il suo passato e per la sua esperienza”. “Avverto tuttavia – precisa Lisi - il dovere politico e l’obbligo morale di rassicurare il grande popolo di Alleanza Nazionale: An esiste. Esiste sia a livello nazionale che a livello regionale, provinciale e locale. Esiste in tutte le sue articolazioni periferiche che, con grande dinamismo e partecipazione, stanno discutendo in tutta Italia la mozione che segnerà il traghettamento non tanto del partito quanto dei suoi grandi ideali e dei suoi nobili valori di riferimento nel Popolo della Libertà. Si discute da Trento a Palermo, passando anche per Lecce che è una delle tante Federazioni esistenti sul territorio nazionale”.
Lisi sottolinea come della confluenza di An e dei suoi ideali nel Pdl fosse, fino a qualche settimana fa, la stessa senatrice “fervente sostenitrice”: “Ciò che è accaduto dopo e ciò di cui si parla in queste ore – spiega Lisi - è difficile da comprendere e da spiegare. Fatto è, però, che noi siamo rimasti dove eravamo, con linearità e coerenza. Alla luce di ciò, non si riesce a comprendere come mai se An era viva e vegeta fino a qualche giorno fa, adesso, tutto d’un tratto, qualcuno provi a descriverla in stato confusionale. Nulla di più falso”.
“Alleanza Nazionale – prosegue Lisi - esisteva ieri, esiste oggi, esisterà con tutta la sua storia, a partire da domani, in un altro grande progetto politico che, senza i nostri valori, non sarebbe più tanto grande. Non è la presenza o l’assenza di una persona che può obbiettivamente cambiare i destini del presente momento storico. Se pensassimo ciò offenderemmo non i coordinatori regionali e i presidenti provinciali, ma la base del partito, i suoi quadri dirigenti, i suoi presidenti di circolo, i suoi iscritti, i suoi simpatizzanti. Tutte persone che meritano rispetto per l’impegno gratuito e quotidiano con cui si spendono e che non possono essere considerati gesso da lavagna che si cancella con un colpo di cassino per poi riscriverci sopra”.
Lisi ritiene che il popolo di An vada tutelato: “Si tratta di uomini e donne che fino a ieri hanno seguito e sostenuto la Senatrice Poli Bortone e che oggi non sono disposti a seguirla nel suo cammino di allontanamento. Per noi, come è giusto che sia, le idee ed i valori sono più forti degli individualismi e dei personalismi”. Ma la querelle nel partito prosegue e ne è prova la polemica sollevata da Roberto Martella, consigliere comunale leccese, che ha chiesto al proprio capogruppo a Palazzo Carafa, Paolo Cairo, di dimettersi dopo la scelta di quest’ultimo di non votare la mozione di ingresso nel Pdl. Cairo, in una nota, ha voluto replicare a Martella, dicendosi sorpreso dalla “violenza” e dal “livore, a lungo covato e solo ora palesemente manifestato” e non comprendendo il senso dello sfogo e di presunti “incarichi indiretti” a lui attribuiti. Pertanto chiede a Martella di chiarire a mezzo stampa quanto dichiarato. In questo contesto complesso ed acceso, dunque, la federazione si aggiornerà venerdì alle ore 18. E saranno scintille.
Mauro Bortone
( Tratto da sito LeccePrima )
MA LISI LA QUERELA CONTRO DI VOI L'HA MAI RITIRATA?
ADRIANA
Bravo Lisi.
Peccato che le belle parole spesso, troppo spesso, cozzano con una realtà ben diversa.
Non è più ammissibile che la destra abbia come programma politico la santificazione del pluriPresidente del Consiglio.
E’ forse giunto il momento che la destra cresca, cambi registro, diventi propositiva.
Definire le elezioni libere significa peccare di inguaribile e sospetto ottimismo.
La disaffezione dei cittadini alla casta è frutto anche di anni di veleni e atteggiamenti impropri esibiti per la maggiore da quel teatrino di serventi del pluriPresidente del Consiglio.
La politica è arte del compromesso, è quindi essenziale che la destra si emancipi da leader che governano a colpi di decreti legge, svilendo il Parlamento.
L’errore di Veltroni è stato esattamente quello, come molti prima di lui, di credere di poter trattare con Berlusconi.
Sono felice che almeno voi abbiate compreso ciò e, anche se solo a livello locale, abbiate cominciato a mettere i puntini sulle i.
Per questo vi ringrazio e vi garantisco che il mio voto e quello dei mei elettori sarà per voi
Si, forse è anche vero ciò che dice Lisi, anzi sicuramente lo sarà in una situazione normale; ma nella situazione attuale un partito vivo cercherà di togliere i veti (perchè non ce ne possono essere se no è la morte della politica) e di farsi condividere con tutte le forze possibili il proprio candidato. Ma se ciò non sarà possibile, se ne deve assumere la responsabilità chi dice no, e possibilmente spiegandone i motivi ufficialmente agli elettori e non solo sui giornali. Poi mi preme dire anche un'altra cosa: sembra scomparsa nel centrodestra la logica della coalizione, o meglio sembra prevalere la logica degli alleati fittizi (vedasi la città e la ppdt) o di quelli accondiscendenti, ma zero dibattito fra partiti. Questo sembra surreale, altro quello che dice Lisi che gli sembra sorprendente e surreale quello che sta succedendo in questi giorni.
Una parola sulla crisi, se permettete.
La crisi c’è e si vede, basta guardarsi intorno. I segnali erano evidenti da tempo. Per noi italiani la crisi viene da lontano, dall’emissione dell’euro. Inevitabile che le tasche “della massa” si svuotassero.
Come al solito chi non sente e non vede sono proprio i nostri politici, incapaci di un’azione programmatica, sempre a rincorrere i problemi. Eppure da tempo la gente comune “quella vera”, ogni giorno con sacrifici e fatica cerca di arrivare alla fine del mese.
Con l’introduzione del’euro una parte dei cittadini si è arricchita (commercianti, industriali, banche) è una parte (gli operai, gli impiegati i dipendenti) è rimasta ferma a sopportare l’amara conseguenza.
Inevitabile che le tasche “della massa” si svuotassero.
Scoppia la crisi a livello mondiale c’è bisogno di una reazione forte e concreta, ha fatto bene l’America con il Presidente Barack Obama (speriamo che riesca a trainare il resto del mondo), quando annuncia e il parlamento approva, un piano economico senza precedenti, che rappresenta il 5,5 per cento del Pil americano, addirittura più oneroso del piano Marshall del dopoguerra.
E l’Europa? Si va avanti con gli annunci, e l’Italia si adegua, così si inventa la “social card”. Ma quanto è costato realizzarla? Il governo dimostra di non conoscere i contribuenti (denuncia dei redditi), forse era meglio dare qualche somma in più ai cittadini, aventi diritto.
Con la crisi si aiutano le banche e le industrie, mai il cittadino oberato di mutui e debiti, per loro l’aiuto concreto è sempre una chimera.
Eppure nell’economica del mercato c’è una sola verità che si fa finta di non capire: gli stipendi sono bassi, senza stipendi adeguati la crisi stagna.
E’ una brutta crisi, ci vuole una politica economica concreta con programmi strutturali, e decisioni reali, d’impatto, di svolta, per esempio: il prepensionamento anche nel pubblico impiego e la realizzazione delle grandi opere pubbliche da decenni necessarie.
Sono solo alcuni esempi, ma per dare corso a queste riforme ci vorrebbe una classe politica sana, una forza sindacale che rappresenti l’unità dei lavoratori.
Insomma chi governa, chi amministra, dovrebbe avere l’alto senso del bene comune.
Almeno voi di Destra di Base fate in mdo che i politici a cui fate riferimento si responsabilizzino in questo senso.
Grazie.
Prendete l'esempio della Sardegna, lì si è arrivati a vincere non solo con il PdL ma con tanto e altro ancora di liste che appoggiavano Cappellacci e comunque anche ad un risultato negativo del Pd, in Abruzzo si è vinto anche senza altre liste, se non con qualcuna se non erro, perchè il centrosinistra era "scomparso politicamente" dopo la vicenda giudiziaria di Ottaviano Del Turco. Ma nei territori non è sempre statisticamente provato che tutti i numeri escano così come si spera, perchè si deve fare i conti con l'astensionismo, la specificità del territorio (vedasi provincia di lecce dove il pd sta meglio che altrove ed altre liste stanno meglio che altrove, e dove nelle municipalità il centrosinistra è ancora vivo ed in alcuni casi anhe forte), i candidati, le rotture he si provocano, i consensi che riscuotono sul territorio tante realtà associative, ecc. ecc.
Quindi più coalizione si fa meglio è, o no?
giusto!
Finalmente un dibattito sereno!!!
Ho letto con attenzione i commenti e devo dire che, il dibattito si sta elevando, finalmente politica, quella sana.
Grazie per l'apprezzamento alla nostra associazione DdB, ma vi ricordo ancora che noi siamo solo il riverbero delle vostre parole rimaste sempre inascoltate, noi non facciamo altro che monitorare il territorio, la BASE!
E' da essa che noi prendiamo spunto, perchè noi siamo la base e tale vogliamo rappresentare senza velleità alcune, quindi, nel PDL si, ma attendiamo risposte sensate, vogliamo sapere con chi e come entrare, quale sarà il ruolo spettante alla BASE, non certo quello dei pecoroni, ma solo con pari dignità, altro che FIGLI e FIGLIASTRI!
Difenderemo a spadatratta il candidato a presidente della provincia di Alleanza Nazionale già designato, ma se così non dovesse essere, ci dovranno essere serie e motivate giustificazioni!!!
''Il documento per il congresso di An sancisce in maniera chiara la validita' della politica che da 15 anni a questa parte ha portato alla modernizzazione della destra e al percorso che sfocia nella nascita del PDL. Tra i temi che abbiamo posto al centro della discussione, la chiara difesa del principio del diritto alla vita. Questa parte della mozione suona ad ulteriore conferma delle scelte che abbiamo compiuto nel Paese e nel Parlamento nei giorni scorsi con grande passione e con grande determinazione. La battaglia per il diritto alla vita, che ha caratterizzato la storia di Alleanza Nazionale, proseguira' nel Popolo della Liberta', a cominciare dalla legge che stiamo discutendo al Senato e che difenderemo da ogni tipo di attacco proveniente dall'interno e dall'esterno del Parlamento. Il documento di An, che impegna tutto il gruppo dirigente, sostiene questa scelta di cui sono stato convinto interprete e per la quale continuero' a profondere un grande impegno, forte dell'appoggio dell'intera comunita' politica che ha condiviso quanto ho detto e fatto nei giorni scorsi''.
Maurizio Gasparri.
ma perchè danno spazio al sig. Carlo Gervasi, definendolo "storico militante"?
Io, come tanti altri a cui ho chiesto lumi, non so nemmeno chi sia, di dove sia e chi mi rappresenta.
Anche mio nonno si è meravigliato e visto che è stato nella RSI si è anche un poco incavolato dell'uso improprio della definizione "storico militante" per una persona che dalla foto dimostra si e no di avere al massimo una cinquantina di anni.
Allo per mio nonno che definizione si dovrebbe usare?
APPROVATO IERI IL DDL BRUNETTA
Il Senato ha approvato, in via definitiva con 154 voti a favore, 1 solo voto contrario il ddl Brunetta sulla ottimizzazione e razionalizzazione della pubblica amministrazione. L’opposizione non ha votato. Il provvedimento è ora legge. Il ddl di delega al governo, approvato dal Senato il 13 novembre 2008 e modificato dalla Camera il 12 febbraio, passa così senza modifiche, in terza lettura, con i voti favorevoli della maggioranza.
“Questa è la prima riforma istituzionale del governo Berlusconi” ha sottolineato il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta che non nasconde la sua soddisfazione per il via libera definitivo del Senato al disegno di legge delega finalizzato all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
Il Ministro intervenendo in aula al Senato (qui lo stenografico con il dibattito e gli interventi del senatore Ichino, diversi suoi odg sono stati approvati, qui la sua recente lettera al corriere) ha così concluso il suo intervento:
"Ancora grazie al Senato della Repubblica, grazie al relatore e a tutti coloro che hanno lavorato, grazie all’opposizione, grazie all’intero Parlamento."
UNA DICHIARAZIONE DI FINI
il "camera..ta"
"Se le istituzioni come le idee camminano sulle gambe degli uomini" "la Camera rappresenta legittimamente un punto di riferimento per l'intera comunita' nazionale e per la democrazia" e cio' si deve a chi rende possibile ai deputati "di svolgere il proprio mandato", ossia al lavoro "imparziale e al servizio delle istituzioni" dei suoi dipendenti e funzionari. E' quanto affermato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, in occasione della cerimonia di consegna delle medaglie d'oro ai soci ottantenni dell'Associazione Pensionati della Camera, a cui ha preso parte anche il segretario generale Ugo Zampetti e la presidente dell'associazione Adriana De Angelis. Fini parla di "doveroso riconoscimento" al personale della Camera, la cui dedizione "rappresenta un legittimo motivo di orgoglio per la comunita' nazionale". L'istituzione, continua Fini, ha negli anni subito trasformazioni, ma se "la Camera resta un punto di riferimento per i Parlamenti europei e' perche' le nuove tecnologie e i nuovi regolamenti sono stati vivificati da chi ha prestato servizio". Poi il presidente della Camera fa una riflessione piu' generale sui funzionari di Montecitorio, che i deputati spesso ringraziano e, assicura, non si tratta di un "ringraziamento formale ma sincero, perche' se un parlamentare riesce ad adempiere al proprio mandato e' anche per la professionalita' e la collaborazione che riceve a ogni livello". Quella della Camera e', ammette Fini, una "aristocrazia della pubblica amministrazione", ma il ruolo svolto dai dipendenti e' appunto fondamentale per l'attivita' parlamentare. "Se un deputato- osserva ancora Fini- cerca di inquadrare l'opinione politica del funzionario, non ci riesce. E' una cosa che mi ha colpito". L'opinione politica resta "confinata nell'ambito personale", ma prevale "la professionalita' e il senso delle istituzioni".
Carlo Gervasi non è neanche iscritto ad AN. Ogni esce a comando per criticare questo o quello e dire che siamo poco di destra ecc.... ma lui con il mov.della Poli che si allea con UDC e partecipa alla costruzione del nuovo grande centro come fa a criticare il PDL che giudica di centro? Carlo non pensare che siamo tutti idioti.Ricordo a te e tutti quelli che adesso seguono la Poli che la senatrice era fra i cento "personaggi" (30 di AN e 70 F.I. ed altri) che hanno contributo alla nascita del PDL. Basta leggere i comunicati stampa della senatrice dove lei afferma di aderire convintamente al PDL.
Posta un commento