Descrizione blog

Blog ufficiale dei circoli " Destra di Base".____________ NOTE LEGALI: Il presente sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità e non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della Legge n.62 del 07/03/01.
Le foto sono prese in gran parte da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla redazione che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.




lunedì 23 marzo 2009

An confluisce nel Pdl. Fini: non sarà un partito di pensiero unico ma non c'è posto per una corrente di An.


Il congresso di Alleanza nazionale ha approvato all'unanimità la mozione per la confluenza nel Pdl. Il documento inizia così: «An insieme a Fi e agli altri soggetti costituenti si appresta a dar vita al nuovo movimento politico denominato Pdl».
Eccovi riportati alcuni dei momenti più significativi:

Ignazio La Russa
La vocazione a costruire un partito unitario della destra risale ai primi momenti di vita del Msi. "L’ambizione profonda era quella di unire gli italiani che non si riconoscevano nella sinistra, nel nome del bene profondo della patria. E questo è stato un tentativo costante: ci abbiamo provato già nel 1973 e nel 1975, ma era troppo presto. Solo con An è cominciato il percorso che si conclude in questi giorni".
«Nessuna sottomissione, nessun annullamento ». «Nessuno spegnimento». «La fiamma arderà sempre nei nostri cuori!». «il nuovo partito avrà i nostri valori e le nostre idee».Il Pdl sarà pure «il più grande partito della storia», ma il contenuto sarà ciò che porterà An: «In Francia per dire Sarkozy dicono Droite, in Spagna dicono derecha, in Inghilterra Right. Un giorno anche noi non diremo più centrodestra, ma solo Destra».

Roberto Menia
E' è stato l'unico dirigente di Alleanza nazionale a salire sul palco dell'ultimo congresso del partito per criticare la scelta di sciogliersi per confluire nel Pdl. «Quanto c'era bisogno di arrivare così in fretta?», ha chiesto il sottosegretario all'Ambiente. Perché l'averlo fatto «ha depotenziato in termini valoriali e di contenuti» il nostro progetto.
«Io non ho voglia di sciogliermi in niente e voglio che sia un Popolo della Libertà anche nelle discussioni interne e nel diritto di professare ogni idea». In sostanza, quello che il dirigente di An ha rivendicato è la maggiore difesa di quello che il partito è, pur costruendo qualcosa di diverso, «ma che non può essere la somma di due identità, sennò finiamo per fare gli ospiti».
Gianni Alemanno
Mettiamo al bando la nostalgia: «Non arrivate nel Pdl con la nostalgia del passato. Il nostro futuro sarà più bello. C'è un contenitore più grande, ci sono sintesi nuove per parlare alla maggioranza degli italiani». «Saremo fedeli a noi stessi, ai nostri ragazzi caduti, alla nostra storia non se teniamo in qualche ripostiglio un bandierina, ma se riusciamo davvero a costruire la nuova Italia. Siamo una comunità di vittoriosi. Non abbiate paura, vinceremo ancora». Sull'addio alla fiamma ha detto: non siamo feticisti: «non c'è un problema di simbolo, il problema è che i simboli sono strumenti come le forme organizzative per portare delle idee: e quindi in questo congresso nessuna nostalgia per i simboli, ma grande attenzione a quelli che saranno i principi e i valori del Pdl».
Gianfranco Fini
Il Pdl non avrà pensiero unico Il Pdl dovrà essere «un partito ampio, plurale, inclusivo, unitario. Ma unitario non vuol dire un partito a pensiero unico, c'è una contraddizione tra pensiero unico e popolo della libertà, perchè col pensiero unico manca la libertà ».
«Il Pdl non potrà essere un partito di destra: certi valori di destra dovranno dare il lievito al nuovo partito, ma saranno solo un valore aggiunto».
Nel Pdl non ci potrà essere la «correntocrazia». «Nessuno pensi di fare la corrente di An nel Pdl», ha poi aggiunto. «Altrimenti, non sarebbe stato meglio tenersi un partito del 10-12%?». Piuttosto nel nuovo partito ci dovrà essere «un confronto ampio di idee e di soluzioni». Siamo tutti in discussione. «Dobbiamo metterci tutti in discussione. Tutti in discussione». Io ne sono cosciente , accetto la sfida - poi rivolgendosi ai colonnelli ha aggiunto - Per qualcuno verranno meno le rendite di posizione, per altri potranno aprirsi opportunità inaspettate. Ma non dobbiamo avere paura».
Il nostro sistema istituzionale «è superato», occorre che la legislatura sia «costituente». Ma la riforma non può prevedere un Parlamento al quale si chieda di «non disturbare il manovratore». Ci dovranno essere «magari meno leggi, ma ci dovrà essere più controllo». Occore riformare «il bicameralismo perfetto» perchè «non ci possiamo permettere due Camere con gli stessi poteri». Sì al presidenzialismo, ma questo non significa dire «che il Parlamento viene messo in un angolo». «Deve esserci la consapevolezza che tanto più è necessario affidare a chi è il capo dell'esecutivo, legittimamente e liberamente scelto dagli elettori, il diritto e il dovere di governare, altrettanto necessario è confermare il ruolo di controllore del Parlamento».
«Berlusconi ha rimesso in moto la politica che rischiava di impantanarsi. Il suo partito Forza Italia non è stato certo una meteora e nemmeno un partito di plastica».
Nel Pdl, ha poi aggiunto «entri chi ci crede. Il Pdl sarà «un grande movimento di popolo e di idee. La nostra sfida comincia adesso. Noi cominciamo oggi, da protagonisti, a fare i conti con gli italiani di domani. Dobbiamo farlo con entusiasmo, con forza».

Gianfranco Fini ha concluso il congresso di scioglimento di An citando uno slogan di Ezra Pound: «Se si ha paura, vuol dire che o non valgono nulla le idee in cui si crede o non vale nulla chi ha paura».

.....

105 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è una bella differenza, a dirla tutta, tra Alemanno che, pur ammonendo sulla necessità di evitare "l'abisso xenofobo" indica la questione dell'identità culturale italiana per creare un "umanesimo nuovo" cui gli immigrati devono adeguarsi e Fini che descrive una società con dentro tante diversità che il nuovo partito dovrà gestire (insieme agli altri partiti che sono "avversari" e non "nemici") costruendo le strade per evitare lo "scontro di civiltà".

E c'è differenza tra Gasparri che spiega come, in un prossimo futuro, si parlerà di "destra" e non più di "centrodestra" per indicare il Pdl e Fini che snocciola a uno a uno i valori del Ppe (a partire dal primato della dignità della persona) come riferimenti per il domani.

Le contraddizioni non mancano quindi e solo il tempo ci dirà chi dice il vero e chi mante

Anonimo ha detto...

Al congresso di Destra di Base c'era solo Napoli, del gruppo Poli non c'era nessuno, Mantovano si è visto con la Manca Ciardo Congedo e altri ma il gruppo più nutrito era quello di Lisi e Gasparri con 16 delegati al seguito.
E vaiiiiii!!!!!

Anonimo ha detto...

Ora anche Gianni Garrisi è entrato a far parte del gruppo Gasparri.
Grande Giuseppe stai facendo un ottimo lavoro!
Neanche Lisi con tutto che è presidente provinciale poteva mai sognarsi di avere un gruppo così nutrito di assessori e consiglieri provinciali.
Hai ragione Lisi non ha le tue capacità.
Speriamo che Maurizio si decida a pensionare ugo e metterti a capo della nostra squadra.

W GASPARRI E LA RUSSA che sono il vero futuro della destra nel PDL altro che Fini E Alemanno ormai imbalsamati rispettivamente alla Camera e al Comune di Roma.

Siamo i migliori! Siamo i più forti!

Ciao Napoli.

Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr

Anonimo ha detto...

GASPARRI E LA RUSSA: DA COLONNELLI DI FINI A.....ATTENDENTI-TUTTOFARE DI BERLUSCONI!

VERGOGNA!

Anonimo ha detto...

sono d'accordo sul fatto che la fusione andava fatta perché, dopo 15 anni di lavoro in comune, fra i due partiti c'è identità, sul fatto che il Pdl non dovrà essere un partito di organigrammi ma di impegno, che non avrà un "pensiero unico", che la sinistra ha sbagliato tutto e la destra, adesso, ha spazi enormi in cui muoversi, che non dovranno esserci correnti e che Berlusconi è il leader riconosciuto.

Anonimo ha detto...

Ha ragione Fini:Alleanza Nazionale e Forza Italia possono guardare con fiducia alla fusione del Pdl perche' i valori sono gli stessi, sono quelli del Partito Popolare Europeo.
Guardiamo avanti che non siamo dei gamberi...cribbio!

Anonimo ha detto...

Nel nuovo Pdl non ci saranno correnti ma solo due porte: una d'uscita e una d'entrata.
E gli unici due portieri saranno Berlusconi e Fini.
E' ovvio che il capo sarà il primo.

Quindi tutto questo gran lavorio che sta impegnando le varie correnti di gasparriani alemanniani e quant'altro è tutto solo fiato sprecato.

Nel nuovo partito Berlusconi pensa...Fini elabora...e tutti gli altri eseguono senza fiatare!

Ciao belli!

Grande Adriana! Sei sempre la migliore di tutte!
L'unica donna con le paxxe in una destra leccese piena solo di cicciobelli e uomini senza paxxe!

Io Sud? e tu?
Non perdere la bussola...vieni con noi che siamo forti liberi e belli e con l'Adriana vinceremo ancora e sempre.
Dai Adriano, che aspetti?

Anonimo ha detto...

“Nasce il partito degli italiani”. Berlusconi e Fini sono sulla stessa lunghezza d’onda. Il cavaliere ha detto che la nascita del Pdl ci consente di raggiungere insieme un grande e storico.
Ma qual è il futuro di Fini?

Sul "partito degli italiani” dopo il congresso di scioglimento di Alleanza Nazionale mi chiedo e vi chiedo: quale sarà il futuro di Gianfranco Fini, visto che tanti, ormai troppi ex colonnelli di AN riconoscono a Berlusconi la leadership?

Anonimo ha detto...

Bellissimo il discorso di Fini, l'ho ascoltato per intero su SKY.
Lo condivido in pieno essendo una finiana convinta.
Fini è troppo avanti. Fini è troppo grande.
Fini è già nella destra del terzop millennio che non ha il torcicollo e non vive di rimpianti.
Fini è stato bravissimo quando ha detto che il Pdl non deve essere "un partito di destra", i valori di destra "devono essere il valore aggiunto, la sintesi".
Mi è piaciuto anche quando ha detto: il Pdl sarà un contenitore ampio, arioso, plurale, unitario ma io dico no al pensiero unico". è contraddittorio chiamarsi Pdl e poi essere un partito unico.
Il Pdl avrà regole e non correnti. Ha fatto bene a precisare che a nessuno sarà permesso di costituire la corrente di An".

Ha ragione quando ha detto che il leader non si battezza, non si crea a tavolino, nasce solo se ha le capacita' di guidare un popolo.
E poi è stato divino quando ha detto che il Pdl non deve essere il partito di una persona ma di una nazione.
Lo amo!
Maestoso nel finale quando ha detto che dobbiamo pensare costruire l'Italia.

Mi ha commosso quando ha pensato ai nostri militanti e ha detto "Avverto il dovere di dire grazie a chi ha dato tutto senza chiedere nulla e in ogni parte di Italia ha sempre tenuto la schiena dritta e ha avuto un grande amore per la propria terra".

Con un leader così non ci ferma più nessuno! Fini ti adoro!

Anonimo ha detto...

PIERA74 IL TUO AMATO FINI E' STATO VERAMENTE....... COMMOVENTE....

AI MILITANTI... I RINGRAZIAMENTI E AI CICCIOBELLI....GLI EMOLUMENTI!

MA QUALE GRANDE FINI D'EGITTO...........?

TUTTO IL DANNO CHE POTEVA FARE...L'HA FATTO!

HA RAGIONE DONNA ASSUNTA: MA QUALE CONGRESSO E CONGRESSO...

QUELLO DI IERI NON ERA UN CONGRESSO E FINI FAREBBE MEGLIO AD ANDARE OGNI GIORNO SULLA TOMBA DI GIORGIO ALMIRANTE A RINGRAZIARLO CON FIORI E PREGHIERE PER QUELLO CHE HA AVUTO E CHE HA POTUTO FARE GRAZIE SOLO A LUI.

IERI SONO RIMSTO DISGUSTATO DALLE PAROLE DI FINI QUANDO HA DETTO CHIARO E TONDO CHE IL PDL NON SARA' UN PARTITO DI DESTRA E CHE DOBBIAMO COSTRUIRE LA NUOVA ITALIA CHE SARA' MULTIRAZZIALE E MULTIRELIGIOSA...

CHE SCHIFO.....!

NON HO VOTATO TANTI ANNI AN PER ARRIVARE A QUESTO!

ADDIO VENDUTI!

UN ALMIRANTIANO DOC

Anonimo ha detto...

Gianfranco Fini l'ha detto chiaramente: il partito è uno strumento, un utensile della politica, e non una fede, una casa, una storia. AN può sciogliersi in qualcosa di diverso e più utile al nostro tempo, come alluminio e zinco si sciolgono nelle leghe leggere. Si sciolgono per dare luogo ai migliori materiali dell'industria aerospaziale.

Non è abbastanza chiaro?

Anonimo ha detto...

Per si è aperta penso una pagina del tutto nuova, con l’ingresso in una grande famiglia politica europea – quella del popolarismo – che fu avversaria del movimento mussoliniano prima e del movimento sociale poi.
È una ulteriore e nuova conseguenza del crollo del muro di Berlino e della definitiva fuoriuscita dell’Italia dal ventesimo secolo.
Sono convinto che per noi della destra italiana non si tratta tanto di comprendere se l’ingresso nel Pdl rappresenti un’annessione all’anarchica monarchia berlusconiana, quanto invece di abbandonare l’idea stessa del partito quale dimensione totalizzante dell’esperienza politica, per abbracciare quella del partito strumento della competizione per il governo.

Non è una differenza da poco.

Anonimo ha detto...

Meno partiti ci sono, e meglio si cammina. Beati i paesi dove non ve ne sono che due: uno del presente, il governo; l'altro dell'avvenire, l'opposizione"


Massimo D'Azeglio

Anonimo ha detto...

Da oggi tutti in fila,colonelli,maggiori,caporali truppa,per ricevere le credenziali
ad entrare nel PDL di Berlusconi.
Una condizione, non derogabile,per tutti è quella di essere fedeli e
reverenti al capo(berlusconi).
L'unico, almeno sembra finora, che non è disponibile a firmare tale reverenza
è Fini,che gli fa onore,ma non sappiamo se dopo l'acquisto di massa
fatto nel defunto An,avrà la forza e la costanza di resistere....

Anonimo ha detto...

Certo un Congresso dove si vota per alzata di mano è proprio il massimo in fatto di democrazia interna....

Almirante direbbe a Fini..."rendimi le mie legioni"...finirà che siccome supersilvio non ama il partito pesante, leggi partito strutturato, i circoli della ex AN ospiteranno i circoli PDL (quelli di FI sono virtuali) dove si continuerà a fare politica di partito alla vecchia maniera di AN e quelli di FI si sentiranno a disagio anche per i simboli che questi circoli contengono come memoria storica.. alla faccia della mescolanza...

tra i giovani di AN c'è malumore perchè se prima i colonnelli sbarravano il cammino figuriamoci adesso che il partito si è gonfiato...

Donna Assunta, la Nipote Mussolini e la sig.ra Poli Bordone protestano per le donne..ma si sa al Cavaliere le donne piacciono sono in certe situazioni, anche la Parenti e la Majolo tentarono in FI di fare un partito strutturato, messe all'angolo le due ex magistrate sono finite nel dimenticatoio.

E intanto Casini e Bossi sornioni tengono la porta aperta per i transfughi che verranno.

Anonimo ha detto...

MANTOVANO AD UGENTO

L’on. Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato all’Interno con delega alla p.s., sabato 4 aprile, alle ore 18.00, sarà a Ugento, all’Hotel Porta S. Nicola in via Ripamonti 6, per partecipare al Convegno promosso da “La Città nel PdL” sul tema “Il partito unico del Popolo della Libertà. Prime riflessioni dopo il Congresso Nazionale”.

All’incontro parteciperanno anche Massimo De Nuzzo, Coordinatore de “La Città nel PdL” di Ugento, Simona Manca, Responsabile Provinciale del Movimento, e Saverio Congedo, Consigliere Regionale del PdL.

Anonimo ha detto...

STORACE A FINI: GRAZIE!

Non è ironico il mio ringraziamento a Gianfranco Fini. E’ un atto di onestà quello che contraddicendo tutti – da La Russa in giù – l’ormai ex leader di An ha compiuto affermando, a chiare lettere, che il Pdl non sarà un partito di destra. Non ne avevamo dubbi.
E ha ragione.
Quello che è incomprensibile è l’acquiescenza di un mondo che per la destra si è battuto e ora accetta il nuovo corso senza colpo ferire. Senza discutere. Obbedienza e potere.

Francesco Storace

Anonimo ha detto...

Ieri s’è consumato l’ultimo oltraggio alla memoria di Almirante, del FdG e dei movimenti legati a quella che era, che è e che rimane della vera destra.

Ho sentito con attenzione il Discorso di fini oltre a dire a chiare lettere che chi ha creduto in an e nel msi non ha capito niente (si sapeva),le sberle le hanno beccato i suoi lacche’ che si son sforzati in due giorni di dire la pdl e’ destra…in europa si chiama destra e sinistra senza centro….blablablabla

TUTTE QUESTE CHIACCHERE INUTILI….

CONCLUDE FINI E LI LIQUIDA IN DUE BATTUTE….

FINISCE L’INTERVENTO E I SUOI COLONNELLI FANNO A GARA A CHI LO DEVE ABBRACCIARE PRIMA E PIU’ FORTE………

ROBBA TE PACCI...............

Anonimo ha detto...

Ieri Fini si è complimentato con Alemanno e La Russa.
Ieri Gasparri si è voluto contrapporre a Fini sulla vicenda eutanasia;come fece qualche settimana fa.
Scommettiamo che Gasparri sarà trombato?

Luca

Anonimo ha detto...

“Non ho forse il diritto di comandare ai miei servitori?”.
“Ne hai il diritto”, rispose Gandalf, “ma gli altri hanno il diritto di opporsi al tuo volere, quando significa pazzia e infamia”.
(John Ronald Reuel Tolkien)

Anonimo ha detto...

Tra le migliori citazioni che penso cadano a pennello in questa occasione vorrei proporvi questa:

“Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…”

Winston Churchill

Anonimo ha detto...

MILANO - Il più ricco, ça va sans dire, è Silvio Berlusconi con 14 milioni di euro e passa. Ma il premier si è "impoverito" parecchio. Seguono alcuni membri del governo e i coordinatori del Pdl: Tremonti, Letta, Verdini e la Russa. Tra i leader politici il secondo è Walter Veltroni, parecchio distante dal suo successore Franceschini. Poi ci sono Di Pietro, D'Alema, Casini, Bossi. Il penultimo della lista - tra i big - è il presidente della Camera Gianfranco Fini, "battuto" dal collega del Senato Schifani. Ultimo il ministro Franco Frattini, all'epoca commissario Ue, il cui imponibile italiano risulta pari a zero. Tra i senatori a vita il più ricco è Carlo Azeglio Ciampi, con 750.657 euro.

BERLUSCONI - Sono alcuni dati che risultano dalle dichiarazioni dei redditi dei politici relative al 2007. Una cosa salta all'occhio: il reddito del premier Berlusconi è quasi dieci volte inferiore rispetto a quello del 2006. Il Cavaliere ha denunciato un imponibile di 14.532.538 euro nel 2007, rispetto ai 139.245.570 euro dell'anno precedente. Nel 2005 aveva di poco superato i 28 milioni. Dalla dichiarazione di Berlusconi risulta la proprietà di cinque appartamenti a Milano, di cui due per uso abitazione, e di due box nella stessa città. Ha poi una comproprietà al 50% di un appartamento nel capoluogo lombardo e una comproprietà al 7,46%. Nell'elenco spunta anche la proprietà di un terreno a Antigua, il possesso di due macchine (una Mercedes del 1992 e un'Audi A6 del 2006) e tre imbarcazioni da diporto (San Maurizio con una stazza di 4,72, Principessa Vai Via con una stazza di 5,27, Mod. Magnum 70 con una stazza di 47,15).

SOCIETÀ - Per quanto riguarda le partecipazioni in società risulta che Berlusconi possiede 5.174.000 azioni in Dolledrago Spa; 4.294.342 azioni Fininvest; 2.548.000 in Holding Italiana Prima Spa; 2.199.600 in Holding Italiana Seconda Spa; 1.193.400 in Holding Italiana Terza Spa; 1.144.000 in Holding Italiana Ottava Spa; 200 azioni della Banca Popolare di sviluppo e 896.000 azioni del deposito amministrato presso la Banca Popolare di Sondrio. Ha depositi di gestione patrimoniale presso la Banca Popolare di Sondrio, la Banca Agricola Mantovana e la Banca Arner, gestiti direttamente dagli istituti. Per quanto riguarda le funzioni come amministratore di società, dalla dichiarazione dei redditi si evince che il premier è presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Luigi Berlusconi onlus, mentre per quanto riguarda il Milan sono attestate le dimissioni da presidente del Cda a partire dall'8 maggio 2008. Risultano poi 19,02 euro per l'apertura e la chiusura, in occasione della campagna elettorale, di un conto corrente presso il Monte dei Paschi di Siena (filiale Segrate) intestato a Giuseppe Spinelli in qualità di mandatario elettorale. Su questo conto non risultano operazioni. Nel 2007 il Cavaliere ha versato 6.237.688 euro di tasse, mentre dalla dichiarazione dei redditi si evince un'imposta di credito pari a 399.169 euro.

TREMONTI E LETTA - Nella squadra di governo, dopo Berlusconi, c'è il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, con 4.536.164 euro, seguito da Gianni Letta con 1.154.962. Subito dopo il premier svettano i coordinatori del Pdl con i 728mila euro di Denis Verdini e i 490mila di Ignazio La Russa. Solo 126mila euro, però, per Sandro Bondi. Nel dettaglio Verdini possiede una Mercedes 600 a noleggio e una vecchia Fiat 500, oltre a numerosi pacchetti azionari. Punta sull’immobiliare invece La Russa, che dichiara la proprietà di un appartamento a Milano, una casa ad Alagna Valsesia in provincia di Vercelli, due a Zoagli in provincia di Genova, una a Catania, un altro fabbricato con due appezzamenti di terreno a Ragalna in provincia di Catania. L’auto è una Bmw 330 touring. Profilo basso per Bondi: nessun pacchetto azionario e una sola casa di proprietà (ad Arcore).

GLI ALTRI - Walter Veltroni segue a distanza e si classifica secondo per redditi tra i leader politici. L'ex segretario del Partito democratico dichiara 477.778 euro di imponibile, più del doppio del suo successore, Dario Franceschini, al terzo posto con 220.419 euro. Veltroni non risulta proprietario di immobili, auto, né pacchetti azionari. Franceschini è proprietario di un appartamento a Roma, di 100 azioni della Cassa di risparmio di Ferrara e di due utilitarie: una Suzuki e una Fiat Idea. Al quarto posto si piazza il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, con 218.080 euro. È anche proprietario della casa di Curno (Bergamo) dove risiede, di un altro appartamento a Bergamo città, un altro a Roma, metà appartamento a Bruxelles. Poi c’è la casa dei genitori a Montenero di Bisaccia, dove Di Pietro ha anche una casa colonica e un’azienda agricola. Il leader Idv è proprietario del 100% della An.To.Cri. spa, che possiede un appartamento a Milano. C’è poi un pacchetto azionario Enel da 17.500 azioni. La macchina è una Hyunday Santafè. Segue un altro democratico, Massimo D'Alema, che dichiara 171.044 euro. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini (142.130 euro) supera di poco il leghista Umberto Bossi (134.450 euro più la casa di Gemonio).

FINI E SCHIFANI - Ultimo il presidente della Camera e leader della disciolta An, Gianfranco Fini, con i suoi 105.633 euro. Nessun immobile dichiarato, tre le auto: Mini Cooper, Smart coupè e Audi A4 cabriolet. Lo batte Renato Schifani: il primo inquilino di Palazzo Madama dichiara un imponibile di 159.809 euro. A sua volta Schifani viene superato da tre dei quattro vice: Emma Bonino (180.235 euro), Domenico Nania (175.273) e Vannino Chiti (164.880). Rosi Mauro dichiara 158.002 euro.

NULLATENENTI - Fra i senatori ci sono dei nullatenenti: è il caso di Barbara Contini (Pdl) e Mirella Giai (Udc-SVP-Aut), che dichiara spese elettorali per 4.136 euro. Due i casi di redditi imponibili sotto i 30mila euro: quelli dei leghisti Armando Valli (15.879 euro) e Giovanni Torri (26.389 euro). Il più ricco a Palazzo Madama è invece l'ex ministro della Sanità e senatore del Pd Umberto Veronesi, con un imponibile di 1.635.427 euro, cui va aggiunta la proprietà di 19 terreni e 17 fabbricati.
( dal sito Corriere.it )



23 marzo 2009

Anonimo ha detto...

IL PDL è Berlusconi, è un’intuizione del Cavaliere, esso è nato dalle grandi capacità organizzative, carismatiche e seduttive del presidente del Milan.Bisogna onestamente riconoscerglele. Il PDL
è’ totalmente un suo prodotto, vivrà e prospererà finchè vivrà politicamente Silvio.
Poi entrerà in sofferenza perchè perderà l’identità PERSONALE E UNICA del Cavaliere.
Il Pdl non potrà essere altro da sè, altro da Silvio.
Non potrà diventare FINI.
E Fini a sua volta non potrà prendere il posto del Cavaliere nella politica italiana.
FINI: fine di un sogno.

Anonimo ha detto...

FIni, rimasto senza partito, al massimo può ritagliarsi il ruolo di “grillo parlante” nel PDL…
A patto se c’è qualcuno che l’ascolta…
Chissà quante metaforiche martellate dai Pinocchi di turno si deve prendere….
Tanto devono rispondere solo al Berlusca…
Di Fini sene fregheranno da ora in poi…
non è più nessuno nel partito, non ha nessun ruolo, conta più un certo Denis Verdini…

Anonimo ha detto...

Una citazione boomerang, quella con cui Fini ha concluso il suo discorso all’ultima assise di AN.

E’ vero, infatti, che se non si ha il coraggio di sostenere le proprie idee, o non valgono niente le idee, o non vale niente chi dovrebbe difenderle.

Fini, però, dovrebbe spiegare se – dopo i suoi molteplici e repentini trasformismi ideologici – questa regola aurea vale anche per lui

Anonimo ha detto...

An si è sciolta, il suo statuto non ha piu' valore.
E' nata però una fondazione alla quale viene trasferito il simbolo del partito.

Anonimo ha detto...

Ma perché ci hanno fatto litigare con la Dc per quarant’anni e passa se poi dovevamo arrivare a confluire dentro il centro?

Il potere come unica meta è la fine della politica, perché prima o poi il potere lo si perde e ci si squaglia come il Partito democratico.

L’identità valoriale è l’unico collante che permette di restare in piedi. Ma Fini e i suoi ci hanno rinunciano, resta solo qualche album di famiglia da sfogliare nel momento del trapasso e via… verso la nuova avventura, senza nemmeno fregiarsi del titolo di "corrente".

Anonimo ha detto...

Il discorso di Fini mi è sembrato alquanto retorico e alieno dalla realtà in cui vive la maggior parte del popolo di An.
Quel popolo di militanti silenziosi e laboriosi a cui Fini stesso si è richiamato...che ha dato tutto senza chiedere in cambio nulla.

Quindici anni non sono bastati a cambiare l’Italia e si sono succeduti più governi Berlusconi: le uniche cose che in questo lasso di tempo sono cambiati sono gli slogan.

L’ultimo è stato proprio quello del premier a pochi giorni dalle elezioni che annunciava la nascita di questa "nuova" formazione politica dal parabordi di un’auto.

In quindici anni di alleanza tra FI ed An non c’è stata una sola riforma degna di essere menzionata in positivo, ma solo in termini negativi: dal
Lodo Schifani a quello Alfano,
dalle norme bocciate dalla Corte Costituzionale al blocco delle indagini giudiziarie attraverso le nuove norme sulle intercettazioni, dal tentativo in essere di controllare il sistema delle comunicazioni e di conseguenza quello dell’informazione alla pena detentiva per i giornalisti che pubblicano notizie di reati che riguardano soprattutto corruzione e concussione.

Solo negli ultimi tempi Fini ha trovato il coraggio, chissà dove, di dire la sua in merito alle sparate del fondatore di Forza Italia.

Forse perchè si vuole preparare a prendere il posto di Berlusconi una volta che questi sarà nominato Capo dello Stato?

Ipocrisia?
Arrivismo?
Smania di potere?

Anonimo ha detto...

FIAT VOLUNTAS TUA

Sul mercato indiano è stata costruita un'auto economica e funzionale: la Tata Nano. Questa "auto del popolo", decisamente spartana, in India verrà messa in vendita a soli 1500 euro (nella equivalente valuta locale). Ma la cosa non si fermerà li. Ratan Tata, il miliardario che ha voluto fortemente realizzarla, ha dichiarato che la sua vetturetta invaderà anche i mercati europei, anche se in questo caso il prezzo lieviterà a 5000 Euro poichè c’è stata quasi una imposizione da parte dell’ EU a far lievitare il prezzo per non danneggiare il mercato delle auto economiche costruite in europa.

A voi ogni commento ulteriore.

Anonimo ha detto...

l’ultima abiura
Dopo aver ripetutamente abiurato il fascismo Fini al congresso di An è arrivato ad abiurare persino la Destra.
Ho il forte dubbio che Fini sia solo un democristiano che si è ritrovato a casualmente a destra solo per una serie di (s)fortunate coincidenze e che alla prima occasione vera non ha esitato a rinnegare i nostri valori, la nostra storia e la nostra dignità per la sua personale carriera istituzionale.....
...e per il potere.....!


Massimo F.

Anonimo ha detto...

Ma che ci fa Destra di Base nel Pdl se lo stesso Fini ha detto che il Pdl non sarà mai un partito di destra?

Anonimo ha detto...

A NOI DI FINI NON CE NE IMPORTA NIENTE!
NON MI RISULTA CHE ADRIANO SIA ANDATO AD ABBRACCIARE FINI AL TERMINE DEL SUO DISCORSO DI DOMENICA.
E NON HO LETTO NEMMENO ALCUN SUO COMMENTO DI APPROVAZIONE SU QUESTO BLOG O SUI GIORNALI.

PER NOI IL PDL E' UNA SIGLA COME TANTE ALTRE E NON SIGNIFICA NIENTE.
NOI DI DDB PORTEREMO IL NOSTRO "ESSERE DI DESTRA" NEL PDL E IN OGNI PARTE IN CUI STAREMO PERCHE' ESSERE DI DESTRA PER NOI E' UN ELEMENTO INSEPARABILE DA OGNI NOSTRA AZIONE E DALLA NOSTRA STESSA VITA.
FINI FACCIA E DICA QUELLO CHE GLI PARE TANTO ORMAI NON RAPPRESENTA ALTRO CHE SE STESSO.
E' CHIARO IL CONCETTO?

AD MAIORA!

Anonimo ha detto...

Ha ragione l'amico anonimoleccese.

Non è Destra di Base che deve giustificarsi ma gli amici che seguono i vari Gasparri, Alemanno, La Russa e gli altri colonnelli di An che pur essendo stati contraddetti in tutto e per tutto da Fini sono comunque andati tutti belli sorridenti a congratularsi con lui alla fine del suo sconcertante "discorso di abiura".

Sono loro e i loro rappresentanti locali che devono spiegare come mai pur affermando concetti diametralmente opposti a quelli di Fini gli corrono sempre tra le braccia.....!!!???

Onore e merito a Mantovano che si è tenuto alla larga da tutto questo e non si è voluto mischiare in mezzo al gruppetto degli incoerenti ex colonelli di An ( che nel Pdl verranno di certo immediatamente degradati - altro che promossi a generali come spera l'ingenuo ex ufficiale di An Gasparri...)

Anonimo ha detto...

Trovo, diversamente dalla maggior parte di voi, che il discorso di Fini sia stato un discorso notevole se osservato, come è giusto fare, nell’orizzonte di un politico che da prima delle elezioni ha deciso di aderire al PDL.
La sua scelta è stata approvata dagli elettori e, dunque, è un successo per lui e per tutta An.

Non ha fatto alcuna abiura ma ha rivendicato il contrario indicando nel nuovo partito il punto di arrivo di un percorso inziato a Fiuggi e verificato in intese lunghe e validate da numerosi test elettorali.
Tutto, in questo paese, viene vissuto nell’orizzonte pro o contro Berlusconi, la realtà, però, è diversa secondo me.

La politica va vista in orizzonti di medio e lungo periodo ed è in con quest’ottica che si è mosso il discorso di Fini.
Gli uomini passano ed i processi politici durano nel tempo quando sono fondati su basi solide ed il PDL sicuramente lo è.
Fini ha cercato di evidenziare questa realtà e non mi è parso affatto retorico.

Pur pensandola molto diveramente da lui devo, dunque, riconoscere che è stato un gran discorso di uno dei pochi politici che cercano di guardare lontano, merce rara nel nostro paese.

Saluto Adriano e tutti gli amici di Destra di Base.

Gianluca

Anonimo ha detto...

Si è spenta la fiamma. Ma l'applausometro ha detto: Almirante.
Senza se e senza ma.
Per tutta la durata del congresso di scioglimento di An, alla Nuova Fiera di Roma, nessun applauso e nessuna citazione per il Cavaliere.
C'è stat una standing ovation quando è stato proiettato il video di Giorgio Almirante.
Grandi applausi a Servello quando ha detto: «Il momento più bello della mia vita è stato quando Ciampi diede una medaglia d'oro alla memoria di Norma Corsetto, vittima delle foibe».
E grandi applausi ci sono stati per il mitico Gianni Alemanno che nel salutare i delegati come sindaco della Capitale ha detto: «Roma, sarà la città di cui sarete orgogliosi. Qui a Roma abbiamo lo stesso problema dell'Italia: confrontarci con un passato glorioso e affrontare un futuro incerto. Vi dico: portare nel cuore del nuovo partito i valori che ci hanno sempre animato. La nostra è una comunità di vincitori, non di sconfitti».

NOSTALGIA CANAGLIA.....!!!

Anonimo ha detto...

Veramente nemmeno l'onorevole Lisi l'ho visto abbracciare Fini al termine del suo discorso.

Anonimo ha detto...

L'on Lisi non ha abbracciato Fini.....
Ma che stai dicendo?
L'on. Lisi mentre Fini parlava era già all'aereoporto per prendere l'aereo per Brindisi.
all'on Lisi ormai ineressa solo Berlusconi e Fitto.
L'on.Lisi al presidente Fini e allo stesso congresso nazionale di An - al quale non si è fatto vedere se non per pochissimi minuti - ha di gran lunga preferito la IMPORTANTISSIMA PARTITA DI CALCIO DEL LECCE CON L'ATALANTA....
Ma stiamo scherzando?????

Vuoi mettere Fini o An co n la squadra del Lecce????

Forza Ugo
Forza Lecce....
e....FORZA ITALIAAAAAAAAAA...!!!!!

Anonimo ha detto...

Comprendo le mire di Fini anche se non capisco come abbia fatto a capeggiare un grupppo di irriducibili che hanno sempre fatto dell’onore e della coerenza la stella polare del loro agire politico.
Nella pecoronaggine con cui il Partito ha subito le scelte del leader io ci vedo un grosso errore di fondo.
Forza Italia aderisce compatta al Pdl mentre An aderisce in ordine sparso.
Di qui a pochi mesi, i singoli colonnelli di An verranno annientati da una compagine come FI pronta ad agire unita.
Anche Fini ha fatto male i calcoli perchè senza un’organizzazione alle spalle non avrà mai i numeri per sostenere l’onda d’urto di un Tremonti o di un Formigoni.
An non rappresentava più da tempo quel mondo legato ai valori di chi, pur avendo perso la guerra, non si arrese anteponendo il bene della nazione a qualsiasi sentimento di rivalsa.
An non rappresentava più il mondo in cui ci si sentiva una comunità orgogliosa di essere minoranza e coraggiosa nel difendere con coerenza un patrimonio di idee che avevano fatto grande una Nazione ( checchè ne dicano nei salotti buoni).
La destra è morta da tempo per cui ringrazio Fini di aver fatto chiarezza e gli auguro buon viaggio… io resto qui.

Eugenio Cuppone

Anonimo ha detto...

Ieri ho provato a guardare porta a porta ma non ho resistito era troppo penosa, giusto casini ha fatto un po la voce fuori dal coro per il resto erano tutti estasiati da fini e dalle sue scelte.
Se avessero invitato anche Storace sarebbe stata certamente un'altra cosa.

Anonimo ha detto...

Ho visto in tv il sottosegretario Mantovano che veniva intervistato e accanto a lui un curioso omone grassottello che durante tutto il tempo dell'intervista continuava solo ad annuire alzando e abbassando la testa senza proferire neanche una sola parola.
Lì per lì mi ha ricordato qualcuno ma non sono riuscito a identificarlo.
Però vi assicuro che era proprio curioso.

Anonimo ha detto...

Adesso nel PDL tutti zitti, mugugni tacitati, dubbi ( vedi Roberto Menia )silenziati, l’entusiasmo è alle stelle,si è in luna di miele, godetevela che poi usciranno inevitabilmente le magagne; dopo i confetti escono i difetti.
Specialmente se si dovesse passare all’Opposizione, sicuramente quando Berlusconi si ritirerà dalla scena politica.

Anonimo ha detto...

COME LA VEDE CHI NON E' DI AN

Il Popolo della libertà avrà delle regole precise, il capo è sicuramente Silvio Berlusconi che verrà eletto dal congresso.
Se per acclamazione o voto segreto non è stato ancora deciso.
Si pensa per alzata di mano tanto
non ci sono altri concorrenti.
Berlusconi sarà accompagnato da un ufficio di presidenza che collaborerà con lui in tutte le decisioni, ci sarà una direzione fino a 120 persone, un'assemblea nazionale fino a 1.200 persone, quella di An era di cinquecento e poi ci saranno i coordinatori regionali, i coordinatori provinciali, i coordinatori nazionali con i loro vice.

Nella battaglia interna tra classi dirigenti si gioca la vera partita, che divide gli attuali detrattori del nuovo partito degli italiani e i suoi fan. In pratica, chi boicotta da dentro e chi tifa da fuori. E gli argomenti dei primi sono ben noti: bisogna costituzionalizzare il berlusconismo per passare dal partito-carismatico, condizionato dagli umori, dagli slanci e dai sondaggi, dal “partito-guida” e guidato dal capo, destinato a sparire, se il capo viene sconfitto o sbaglia una politica governativa; al “partito-specchio”, espressione del congresso e di uno statuto che dovrà necessariamente mettere nero su bianco le regole comuni e condivise (la formazione della classe dirigente e anche la stessa successione).

E la soluzione sarebbe un partito pesante nella sua forma collegata al territorio (partito federalista nella rappresentanza), ben strutturato e organizzato (partito presidenzialista nella decisione). Gli argomenti dei secondi, invece, sono tutti orientati a rendere permanente il nuovo soggetto del Centrodestra, enfatizzando ciò che unisce rispetto a ciò che divide. Ma posto che il sistema elettorale di nominati, blinda la classe dirigente; in prospettiva, la mancanza di ricambio e di contatto col collegio elettorale, quanto peserà sulla democrazia interna e sullo sviluppo futuro del Pdl?
E le quote di rappresentanza interna-elettorale, stabilite da Denis Verdini per Fi e Ignazio La Russa per An, 70 a 30 in favore degli azzurri, fino a quando reggeranno?
E’ noto, infatti, che i rapporti di forza tra i due partiti sono totalmente squilibrati e che An, se non cambia qualcosa, sarà destinata a giocare unicamente un ruolo di nobile comprimario.

Anche perché nel Centro-Sud, la percentuale elettorale si ribalta in favore dell’ex partito di Fini. Un presidente della Camera, che un giorno sembra riprendere lo scettro in mano per garantire i suoi, un altro giorno, si distacca verso obiettivi costituzionali (il patriottismo repubblicano e legislature costituenti), che nulla hanno a che vedere con le dinamiche interne del nascente Pdl.

Un confronto quantitativo e qualitativo (An e Fi, dentro il Pdl) che dovrebbe essere tutelato dai colonnelli di via della Scrofa, che al momento non si stanno battendo un granché sul tema. Qualcuno è più berlusconiano degli stessi berlusconiani e quindi, ha già fatto il salto del fosso; qualcun altro sta aspettando le altrui scivolate, per andare ad occupare lo spazio destro del Pdl.

Insomma, un gioco sulla pelle di elettori, militanti, iscritti, che da decenni si sono riconosciuti nella destra politica e che nel weekend che segna l'inizio della primavera hanno assistito alla chiusura dell’esperienza di An, presentata (in parte giustamente) come la definitiva costituzionalizzazione democratica della destra.

Anonimo ha detto...

Avete sentito che ha detto Calderoli della Lega riguardo allo scioglimento di An nel Pdl?
Ve lo riporto pari pari.

Tutto è andato come doveva andare. Finalmente abbiamo un interlocutore unico, ma mi sembra difficile che questo progetto del Pdl vada in porto. E’ evidente che a livello di vertice è più facile mettere insieme le classi dirigenti.
Un’altra cosa è la vicenda a livello territoriale, dove esiste una diversità storica e di militanza.
Comunque faccio loro tanti auguri».
Penso che la Lega ora può prendere un elettorato che non si riconosce nel partito unico. Ma attenti,questo non deve essere interpretato come un voler fregare l’alleato. Anzi, così ci siamo utili a vicenda...».

Ciao a tutti e complimenti per il livello di discussione che in questo post mi sembra sensibilmente migliorato.


Gianni Miccoli

Anonimo ha detto...

da Il Riformista
di Alessandro De Angelis

Gianfranco Fini al termine di una riunione con i colonnelli di An prima del congresso di confluenza nel PdL ha avvertito: «Non entreremo per dire signorsì». Qualche giorno fa il fedelissimo Donato Lamorte aveva detto: «Se Fini dicesse al congresso “non se ne fa più niente, resta An”, il 99 per cento sarebbe d’accordo». Finisce An. Inizia il Pdl. Fini ha dismesso l'abito istituzionale per indicare l'orizzonte al suo popolo. È una «svolta storica». Già, la svolta. Che ci si creda o no, va fatta. Come tutte, nel ventennio finiano.

Mandando indietro la pellicola si vede Gianfranco Fini - all’inizio degli anni Novanta - che invita i suoi a votare contro i referendum di Mario Segni per abolire la preferenza unica. Poi arriva il ’93, Berlusconi lo sceglie. È la vera svolta. Lui si mette in scia. Il Cavaliere è la balena dietro la quale Fini inizia la navigazione da pesce pilota. Se si allontana dalla scia rischia, e non poco. Ma lui a fare il secondo non ci sta. Tante le svolte. Meno le revisioni. Dichiara che «Mussolini è il più grande statista del secolo» o che «la libertà non è sempre un valore da difendere prioritariamente».
Un anno dopo c’è Fiuggi. Quattro anni dopo, nei questionari per sondare l’humus della base, emerge che i suoi, di fatto, sono ancora fascisti. Ma la svolta è fatta. Una volta sdoganato, Fini tenta di allontanarsi dalla scia della balena. Nel 1996 - contro tutti e contro Berlusconi - impone il ricorso alle elezioni anticipate affondando il progetto di un governo Maccanico per le riforme. Le elezioni vanno male. E le riforme non si fanno. Ma lui porta il partito sulle montagne russe per affrancarsi dal Cavaliere. Prima del congresso «teorico» di Verona del ’98 altra svolta: «Se fossi stato un ventenne nel ’43 non avrei aderito alla Rsi» dice. Però a Verona la scena gliela ruba Berlusconi che regala ai delegati il Libro nero del comunismo. Un deputato allora finiano afferma: «Rimasi colpito da una frase di mio padre che mi disse: se Berlusconi è il più anticomunista di tutti voto lui». L’antifascismo nel corpo del partito non passa, ma Fini non vuole stare in scia.
La nuova svolta ha il nome di Mario Segni. Con lui Fini ingaggia la battaglia referendaria per abolire la parte proporzionale della legge elettorale. Berlusconi si tiene defilato. E Fini lo sfida in diretta tv durante lo spoglio: «Se vince il sì serve una verifica nel polo». Ma il quorum non viene raggiunto. Ma lui alla svolta non rinuncia. Alle europee del ’99 dà vita all’Elefantino, un cartello elettorale con Mario Segni: «Non è solo un accordo elettorale con Segni, ma l’inizio di una battaglia politica contro il neocentrismo» afferma. E lancia, ancora una volta, un guanto di sfida al Cavaliere: «Quando si porrà la questione della candidatura a premier nel polo saranno necessarie le primarie». Le europee vanno male (An perde cinque punti). Quanto basta per tornare nella scia di Silvio.
Eppure Fini non ci sta alla parte di eterno secondo. Punta sull’immagine, più che sul partito. Nuova svolta nel 2003. Nella sua visita a Israele la frase «il fascismo è il male assoluto» non la pronuncia - come ha ricordato Pierluigi Battista sul Corriere - ma si limita ad annuire alla domanda di un cronista. Poi però cavalca l’onda. Una svolta dopo l’altra, sempre più ad effetto, sempre più imprevedibili. Alla vigilia del referendum sulla procreazione assistita dichiara che avrebbe votato sì al quesito che intendeva abrogare la legge del centrodestra. Va male. Azzera i dirigenti che lo avevano criticato al bar, senza accorgersi della presenza di un cronista. Pure nel governo chiede «discontinuità» ovvero la testa di Giulio Tremonti. La ottiene. È la svolta del «subgoverno» con Casini. Poi però Tremonti - dopo un anno esatto - torna al governo. E tornano i colonnelli in An.
Fini torna in scia in vista delle elezioni del 2006. Ma il dopo elezioni è un redde rationem col Cavaliere. Berlusconi dal predellino in piazza San Babila scarica tutti e annuncia il nuovo partito. Fini rompe: «Siamo alle comiche finali». Attacca su tutto. Va pure a Matrix per dire che con Berlusconi è finita. In un fuorionda mandato da Striscia si vede che dice: «Ho menato come un fabbro». E' finita An. Fini torna in scia. Sul predellino.

Anonimo ha detto...

Devo dirvi la verità, non sono stato morbido, in passato, con il Presidente della Camera, ma lo ritengo il politico di maggior spessore del nostro Paese.
Lo vedrei benissimo, eccome, Presidente della nostra Nazione, in una repubblica di tipo Presidenziale.

Giulio

Anonimo ha detto...

Una domanda all'on. Lisi.
Perchè non ha voluto rilasciare nessuna intervista a telerama durante la partita LECCE - ATALANTA di domenica scorsa?

Anonimo ha detto...

DOMANDA:
Perchè il Movimento IO SUD non candida OGGI alla Presidenza della Provincia l'avv. GIORGIO BORTONE, consorte di ADRIANA POLI? Il suo nome come candidato Sindaco nel 2008 è servito solo per dare fastidio a Monteroni a Paolo Alemanno e consegnare di conseguenza il Comune a Forza Italia?

Anonimo ha detto...

cari amici di IOSUD ma perchè vi peoccupate del futuro del PDL? pensate più tosto al vostro presente visto che ogni giorno qualcuno vi sta abbandonando perchè si accorge che è tutto un bluff (ve ne elenco qualcuno-Garrisi- Battista- Marasco ecc.). Siamo in democrazia lasciateci liberi di sbagliare voi siete voluti andare via... e andate pure, ma non mettetevi a fare lezioni di coerenza , di identità ecc.ecc. perchè siete la dimostrazione dell'esatto contrario.

Anonimo ha detto...

Ma davvero l'ass.Battista e Rolando Marasco non seguono la Poli? Di Gianni Garrisi lo sapevo.Forse sono venuti a conoscenza del sondaggio fatto dal PD sulle provinciali?

Anonimo ha detto...

Battista e Marasco sono ancora della Poli.
Hanno solo un compito politico importante da portare a termine e quindi devono fare come la Digos che si finge della malavita ma solo per sgominarla.
E poi Garrisi è rimaosto con Martella solo e soltanto finchè non gli fanno ottenere da Roma quello che gli è stato loro promesso.
E mi sa che appena si accorgerà che le promesse romane non possono che restare solo tali alzerà il culo e scapperà via da voi a gambe levate.
A belliiiii!!!!!

W GASPARRI
W ALEMANNO
W IL PDL

Anonimo ha detto...

Alleanza Nazionale, al termine del Congresso Nazionale del 21 e 22 Marzo, ha svoltato verso il futuro decidendo di confluire, forte dei suoi valori e della tradizione politica che ha rappresentato, nel Popolo della Libertà, il partito unico del centrodestra.
Il pensiero di chi, come chi vi scrive, è stato militante e/o dirigente del partito della Destra Nazionale, in questo momento, è rivolto all’avvenire, alla volontà di vincere una sfida che si presenta ardua ma stimolante : rappresentare il 51 % degli italiani e governare all’insegna dei valori della Vita, della famiglia e dell’Unità Nazionale.

In ragione di ciò, l’adesione al PDL non può e non deve essere vissuta come un tradimento all’identità di Destra : non vi fu tradimento nel passaggio dal Movimento Sociale Italiano ad Alleanza Nazionale, non vi sarà tradimento neppure in questa fase di transizione verso il soggetto unico del centrodestra.
Occorre rifuggire la nostalgia fine a se stessa e prendere coscienza del fatto che si può innovare conservando i valori di sempre, che quel che ha contraddistinto la Destra, nei decenni, non è stato un simbolo ma la forza delle sue idee, idee che saranno alla base del nuovo partito unitario.
Alleanza Nazionale ha deciso di sposare il progetto PDL, convinta dell’innovatività dello stesso e memore delle parole del suo padre politico, l’uomo che immaginò il futuro, Giorgio Almirante:
“Non è più tempo di ritorni all’indietro. Chi crede nei valori in cui ha combattuto trasforma la propria fede in Azione, verso l’avvenire”.
Il domani dell’Italia, c’è da esserne convinti, è il Partito degli Italiani, il Partito della Destra liberale e conservartice.

Salvatore I.

Anonimo ha detto...

LE FOSSE ARDEATINE

Sessantacinque anni fa, l’eccidio. Ieri, il ricordo.

Il 24 marzo 1944, in trecentotrentacinque furono fatti fucilare dall’ufficiale delle Ss Herbert Kappler e seppelliti in quelle cave: dieci per ogni soldato tedesco che aveva perso la vita a via Rasella.
C’erano 39 partigiani, 52 iscritti al Partito d’azione, 68 aderenti a Bandiera rossa; c’erano detenuti comuni; c’era anche chi era stato rastrellato a caso o arrestato pretestuosamente all’ultimo minuto; in 75 erano appartenenti alla comunità ebraica.

Alla commemorazione per i martiri delle Fosse Ardeatine, il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha voluto sottolineare, ancora una volta, il «valore della memoria» come unico strumento «per fare in modo che non si dimentichino gli orrori dei totalitarismi» e per «costruire una coscienza democratica solida».

Al Mausoleo sulla via Ardeatina c’erano tra gli altri anche, il presidente della Repubblica e il presidente della Camera. E proprio Gianfranco Fini, ricordando a Montecitorio Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, ha voluto citare una frase di Piero Calamandrei: «Era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di essere uomini, di morire da uomini per vivere da uomini». Perché, ha aggiunto, «a questi uomini che vollero vivere da cittadini liberi in un paese libero, deve sempre andare la gratitudine degli italiani.

Mi sembrava giusto ricordarlo.

Anonimo ha detto...

Ma vi rendete conto di cosa è diventato Fini in questi ultimi due anni?
È diventato quello del Corano nelle scuole, del sì ai referendum sulla procreazione, della difesa di Napolitano dal suo centrodestra sul caso Englaro. Dicono che sia «incazzato» con i colonnelli di An, troppo affascinati dalle sirene del berlusconismo. Anche da quelli che gli devono molto, come Maurizio Gasparri. Ma il vero nodo è che fino a ieri, il rapporto tra il capo e i colonnelli assumeva a tratti coloriture persino «sadiche», ma esiti sempre scontati. Degradò Gasparri (che pure conosce dal 1973) dalla mattina alla sera (e oggi l’interessato si distanzia da lui) per ben due volte. Destituì La Russa in un batter d’occhio, dopo le parole dal sen fuggite della Caffetteria. Gli oppositori arrivarono persino a coalizzarsi contro di lui, ma Fini è stato capace di far saltare tutto per aria, inventare correnti, spostare gli equilibri di An, sempre a suo favore: «Quando suono la campanella la ricreazione è finita».
Adesso, che avà a che fare col Pdl mi chiedo come resterà in sella. Quale Fini si reinventerà domani, alla Fiera di Roma, per sfuggire all’unico destino che nella sua oscillazione tra estremi non ha mai conosciuto: quello del numero due?

Ai posteri l'ardua sentenza

Anonimo ha detto...

IL NUOVO PARTITO “NON SARA’ DI DESTRA” E L’ELETTORE DI DESTRA NE PRENDA ATTO… BELUSCONI PRESIDENTE A VITA, FINI ANNUNCIA “OGNUNO PER SE’” E LUI PER TUTTI NEL DOPO NAPOLITANO.…I COLONNELLI PERDONO IL GENERALE MA SGOMITANO PER ENTRARE NELLO SPACCIO DELL”UFFICIO DI PRESIDENZA

Mentre calava il sipario sul congresso di scioglimento di An, Fini riceveva le congratulazioni di Napolitano e Berlusconi cercava di spiegare al telefono a Gheddafi l’importanza del nuovo Pdl. In 13 anni di vita, An è riuscita a convocare appena 3 congressi, uno per la nascita, uno mediano e uno per sciogliersi: un record mondiale forse per un partito che ama definirsi identitario e che dovrebbe quindi fare del dibattito di idee e del confronto interno una costante del proprio modo di “fare politica”.

Un pensiero va al vecchio Msi dove si litigava su tutto, ma almeno i congressi si facevano ogni due anni, se non altro per trovare l’occasione per prendersi a seggiolate tra le varie anime interne.
Ora anche le anime non vanno più di moda, salvo mantenere il gioco delle parti: un classico di questi congressi è che uno fa il discorso per i reduci, uno per i modernisti, uno per quelli che sono entusiasti, uno per quelli che sono perplessi, e tutti si sentono contenti e rappresentati.

Confesso: ho ascoltato (malvolentieri) qualche ora di interventi vari e il copione era il solito di tanti anni fa.
Una spruzzata di Almirante, il solito ricordo ai “caduti”, l’ineluttabilità di entrare nel “partito degli Italiani”.
Tanti oratori che ci fanno l’analisi logica della nostra vita sbagliata, segnano con il rosso là dove abbiamo commesso più svarioni: loro hanno visto giusto e non hanno mai perso di vista l’obiettivo finale: restare attaccati.
Dove? Alla poltrona secondo i maligni, ai valori secondo gli apologeti.
Ho sentito tuonare dal predellino della Fiera parole “siamo per la legge e l’ordine”, “siamo per i giovani e il cambiamento” e ci si riassesta il capello bianco, “ero per una federazione e non per una fusione” ( grandi applausi, ma nessuno ha presentato un ordine del giorno in tal senso).
Fino all’apologia dell’”entriamo nel Pdl mantenendo la nostra identità“.
Una volta si parlava di “tradizione” e il concetto era almeno chiaro, vi erano precisi autori di riferimento, anzi spesso le liti interne nascevano da diverse concezioni della vita e del mondo.
Da anni in An si parla di identità.
Quando non si sa più cosa dire,ma quale? Forse quella dei neoacquisti al mercato autunnale dei padri fondatori antifascisti della Repubblica citati nei documenti del partito?
O forse gli economisti ultraliberisti a stelle a strisce che sono all’origine dello sfascio economico mondiale?
Perché non si può parlare di identità senza radici, non si può pensare a conservare una appartenenza senza punti di riferimento. Si può fare cronaca certo, ma mai storia.

Per fortuna l’intervento di Fini è stato esaustivo: solitamente sa rappresentare in modo dialetticamente gradevole il nulla, stavolta no, è stato incisivo e chiaro. Ha sganciato il suo percorso personale da quello dei colonnelli, facendo capire che ormai ognuno andrà per sé, un “liberi tutti” che gli permetterà di continuare la sua lunga marcia verso il Quirinale.

Ha capito che anche i colonnelli hanno bisogno di accasarsi e ognuno di loro sceglierà la strada più consona, cominciando a sgomitare per entrare nello spaccio dell’ufficio di presidenza del nuovo Pdl. Ma Fini è stato onesto quando ha detto “Il Pdl non sarà un partito di destra”, non potrà certo esserlo, sarà una mediazione di istanze e impostazioni, con tutti i difetti che queste portano.
Sarà un partito dei “moderati” come ama definirlo Silvio, ma anche un partito del Premier, inutile nasconderlo: nello Statuto si prevede che venga votato dal Congresso il presidente, ma è scomparsa la parola “ogni tre anni”.
Presidente a vita quindi, come nelle antiche regali corti.
Un altro errore a favore della Lega, dell’Udc e della Destra di Storace, se sapranno approfittarne. Quanto durerà il nuovo Pdl? Fino a che governerà, basta guardare in casa Pd.
Facile andare d’accordo quando si gestisce il potere, improbabile l’armonia quando si resta a guardare giocare gli altri.

Ciao Adriano, ci vediamo sabato.


Rolando R.

Anonimo ha detto...

Continuiamo a parlare di tutto quello che è successo e succederà a Roma, dimenticando che siamo in campagna elettorale....chi sarà il candidato presidente della provincia del PDL?
Quando si deciderà l'on Ugo Lisi ad accettare la candidatura? Deve capire che solo la sua candidatura può salvarci da una sgradevole figuraccia. Faccio questo appello a tutti i leaders del PDL nazionale e locale, convincete UGO a candidarsi, è diventato indispensabile.

Anonimo ha detto...

A nome di destra di Base chiediamo ufficialmente all'onorevole Lisi di candidarsi.
Sempre a nome di Destra di Base chiediamo all'on.Mantovano di candidarsi.
Continuando a scrivere nome di Detsra di Base chiediamo al senatore Amoruso di candidare Gianni Garrisi alla presidenza della provincia per il Pdl se i sopracitati parlamentari non lo volessero fare in prima persona.
Chiediamo infine , sempre a nome di Destra di Base al ministro Fitto di intervenire entro questa settimana per risolvere la questione in modo da dare la possibilità al centrodestra di perdere quanto meno con onore le prossime elezioni provinciali.
Perchè , cari amici, senza la Poli e l'Udc.....non abbiamo speranze!

Anonimo ha detto...

Ultime notizie!!!
Pare che all’ultimo minuto il PDL cambierà il nome!!!
da PDL infatti diventerà
PDB…
Partito
Di
Berlusconi)

Anonimo ha detto...

Essere di Destra, oggi, proprio in questo periodo storico, è estremamente difficile, sembra che tutti e tutto remino contro, sembra che la felicità sia sull’altra riva (PDL).
Pare che, mentre il banchetto del potere impazzi,solo le persone della Destra non siano stati invitati alla mensa del ricco Epulone.
Che si debbano accontentare delle briciole, degli avanzi.
Gli altri gavazzano nella crapula, i destri invece costretti ad una dieta quaresimale.
Ma se si pensa che la politica non è solo potere,ma testimonianza, idee, valori allora è possibile farsene una ragione e resistere alla morsa della fame…

Anonimo ha detto...

Ora che la fiamma è spenta
Donna Assunta si tormenta:
“Non mi parli di Gianfranco,
di Almirante è stato al fianco

dentro l’Emme esse i
e per questo adesso è lì,
anche se non vale nulla.
E Gasparri? Si trastulla

con il Pantheon del partito
nel qual scorda mio marito…
Vada a casa, è un poveraccio.
E La Russa? Provo impaccio

se ripenso al suo papà,
un missin di qualità.
Alemanno? Sì, è bravino…
Lei mi chiede di Bocchino,

scusi ma Bocchino chi?”
Stop, An chiude qui
e gli eroici berluscones
saran semplici peones

E Gasparri, Carrierino?
Già da tempo non è aennino,
ma Berlusca-dipendente,
fin da quando, diligente,

lavorò per Berlusconi
e le sue televisioni,
grandi meriti acquistando.
Or nel Pidielle entrando

qualche cosa cambierà:
a bizzeffe troverà
servi muti del premier,
l’esclusiva di lacché

avrà persa Carrierino.
Per La Russa, poverino,
sarà veramente un dramma.
Disse un dì: “Spegner la fiamma?

Soffrirei, lei mi perdoni,
come al taglio dei maroni!
Or che i tempi son venuti
Soffrirà, senza attributi.


Carlo Cornaglia

Anonimo ha detto...

Il congresso di An ha sancito all'unanimità la confluenza nel Pdl per alzata di mano. Anche se in molti non si erano affatto accorti che si stava votando.

Le speranze di Berlusconi: "Ora puntiamo al 51%".

Fini: "No al pensiero unico".

Ma per Gasparri la vedo dura.
"Non entriamo nel Pdl per dire signorsì".

Berlusconi: "Ma a me va benissimo anche se state zitti".

Anonimo ha detto...

Ma sto' Gervasi......sempre parla?
Ma che vuole?
Ma chi lo ha interrogato?
Stesse zitto farebbe più bella figura visto che i suoi trascorsi politici purtroppo sono noti a tutti.

Anonimo ha detto...

ALLA CAMERA PASSA UN ORDINE DEL GIORNO DELLA SINISTRA PER 249 A 243… ASSENTI 81 DEPUTATI DEL PDL, 5 DELLA LEGA E 1 DELL’MPA… BRUNETTA, I FANNULLONI SONO IN PARLAMENTO

Parole di un deputato del Pdl: non esiste una votazione alla Camera dove, nonostante un margine teorico di quasi 80 voti, la maggioranza non rischi di finire sotto. Questo a causa di assenze costanti e ripetute di ministri, sottosegretari in presunta missione o assenti senza motivo.
Nel giorno in cui Berlusconi indica agli italiani che la strada da seguire è di “lavorare di più″, il confronto è impietoso.
Ma ricordando il proverbio secondo cui spesso “il difetto viene dal manico” ed essendo tra coloro che prima di criticare gli altri guardano a casa propria, ci sarebbe piaciuto che il premier avesse indicato ad esempio di cattivi lavoratori proprio taluni parlamentari del centrodestra alla Camera.
Quanti erano i deputati del centrodestra assenti?
La bellezza di 87, di cui 81 del Pdl, 5 della Lega e 1 del Mpa.
E tenete presente che a sinistra gli assenti erano 47 altrimenti finiva anche peggio.
Che Silvio ordini di “lavorare di più″ ai suoi parlamentari, che Brunetta insegua i “fannulloni” a casa sua: basta con una maggioranza distratta, beata e sfilacciata, basta con le missioni presunte, con i soliti noti perennemente assenti, con i tripli incarichi.
O presenti o dimissioni, è inconcepibile che un terzo dei deputati sia perennemente latitante.
Che ci stanno a fare i capogruppo?
Altro che fare appello agli italiani, cominciamo a dare l’esempio e rendiamo pubblici i nomi degli assenteisti e il loro collegio di appartenenza, così gli elettori si sapranno regolare. Con che coraggio ci si può rivolgere ai lavoratori italiani quando il pesce puzza dalla testa?

Rolando R.

Anonimo ha detto...

Bravo Rolando, sarebbe davvero interessante sapere chi mancava. Sarei curioso di sapere se l'on. Lisi c'era ( visto che a Lecce non lo si vede mai ) o se mancava dall'aula perchè magari impegnato in altre faccende....
tipo ripassare il discorso che Fini ha fatto al congresso, visto che domenica scorsa alle 13,00 era altrove....
oppure stava studiando a Calimera con Gigi De Canio la preparazione del Lecce per la prossima partita di campionato....
Mi piacerebbe proprio saperlo....

Anonimo ha detto...

Inqualificabile ostruzionismo del Pd sul piano-casa

"..hanno fatto i froci con il culo degli altri."

Questo, l’atteggiamento tenuto dai signori dell’opposizione. Un’opposizione che, evidentemente, non rinuncia ad essere sfascista e a fottersene allegramente dell’interesse generale.
A causa del Pd, dell’ostruzionismo esercitato dai suoi Presidenti di Regione, il piano-casa che avrebbe potuto creare 745.000 posti di lavoro, e che avrebbe potuto iniettare nell’economia 60 miliardi di euro che avrebbero rappresentato uno stimolo serio e consistente per la ripresa economica -, non sarà adottato immediatamente, con un decreto legge; ma vedrà la luce grazie ad un disegno di legge, e dunque entrerà in vigore tra 6-8 mesi o addirittura tra un anno.
E nel frattempo? Crisi nera per gli italiani!

Una vergogna.

Anonimo ha detto...

Gianfranco Fini cambia spesso idea.

Ora si è ricordato che considerava Benito Mussolini il più grande statista del secolo. Era il 1994, sette anni prima, a Sorrento, diceva che puntava a rappresentare il fascismo del 2000…

In questi anni è stato evidentemente all’università e si è messo a studiare….
Ma quanto opportunismo in chi voleva cacciare gli immigrati e ora li vuole far votare; in chi andava a caccia di voti di cardinali per fare il sindaco di Roma e ora si è convertito al laicismo più deteriore; in chi difendeva le radici cristiane dell’Europa e ora si batte per l’ingresso della Turchia nell’Ue.

Anonimo ha detto...

Giusto per gradire...
1) Un sondaggio ieri divulgato da TeleRama e tuttora tenuto riservato portava la PoliBortone , con lei stessa candidata, al 18%, la Capone al 22% e il centrodestra con Ugo Lisi in "netto vantaggio" (non si sa quanto però).
Quindi, se tanto mi dà tanto, con candidato Stefàno c'è solo da perdere per i polibortoniani, mentre la candidata PD sconta la sua inadeguatezza a un ruolo del genere, non sostenuta adeguatamente dai "big" del centrosinistra (Ria, Blasi e Fasano resteranno fuori dai giochi).
2) Il Presidente Regionale dell'intero PdL sarà Amoruso, vale a dire quello che ha preso il posto dell'on.le Poli che da questo punto di vista masticherà amarissimo .
3) Addirittura, riferisce l'agenzia nazionale Asca , il coordinatore provinciale per il PdL sarebbe CONGEDO!!! Quindi doppia beffa!!!

Cara On.le Poli e seguaci, per il vostro bene, rientrate nel PdL e giocatevi la vostra partita internamente. Altrimenti sarete spazzati via.
E poi c'è il referendum che incombe a sopprimere questi partitini e partitelli che mirano solo a salvaguardare il loro orticello personale .
Il Sud è ben altro.

Anonimo ha detto...

1) Il coordinatore provinciale del Pdl sarà Congedo?
Bene.
2) Ma Congedo manterrà la Città?
Penso proprio di sì.
3) E La Città non è un movimento politico territoriale ( anzi personale?)
Certamente sì.

Cmq il Pdl a Lecce e in Puglia sarà completamente sottomesso a Fitto. Altro che Amoruso e Congedo....
E allora, di che stiamo parlando?

Giusto per gradire.....

Anonimo ha detto...

Anche secondo me la senatrice dovrebbe rientrare nel progetto del PDL, altrimenti dopo le provinciali non avrà più nessuno al suo fianco. Mi auguro che l'On. Lisi sia il candidato di tutti ed in questo modo la provincia sarà nostra...meditate.

Anonimo ha detto...

L'on Lisi candidato del Pdl?
Speriamo di no.
Sarebbe una disfatta elettorale di proporzioni bibliche.
Sarebbe un invito a nozze per la Capone e company.
....meditate voi, meglio.

Anonimo ha detto...

Il congresso Pdl si apre all'insegna di un nuovo scontro istituzionale


Silvio Berlusconi: «Quando ho fatto il paradosso del capogruppo che vota per tutti era per dire che gli altri sono lì non per partecipare ma per fare numero». Gianfranco Fini: «Le regole della democrazia parlamentare devono essere rispettate da tutti, in primis dal premier. Berlusconi non irrida le istituzioni».

A poche ore dall'apertura del congresso fondativo del Popolo della libertà è ancora una volta lo scontro istituzionale tra il premier e il presidente della Camera a segnare la giornata politica. Quasi a ricordare, se ce ne fosse bisogno, che le visioni politiche dei due sono divergenti e che il più grande partito italiano nasce all'insegna di una leadership "duale" di fatto, sia pure in prospettiva.

Al momento il leader è Berlusconi, certo, e il Pdl che sarà celebrato nel week end è soprattutto una sua creatura. Ma certo Fini ha dimostrato che non starà a guardare: il "suo" Pdl è un partito di centro-destra che guarda ai modelli europei di Sarkozy e dei conservatori inglesi. Un partito laico, democratico al suo interno, tollerante con gli immigrati e soprattutto fortemente radicato a difesa delle istituzioni democratiche e del ruolo del Parlamento. Su questo Fini non sorvola né fa capire che sorvolerà in futuro: «Se si sostiene che i parlamentari sono lì solo a fare numero si alimenta il qualunquismo e il senso di sfiducia nelle istituzioni, di cui credo che nessuno senta il bisogno». E ancora: «Le regole si possono cambiare ma non irridere».

E non siamo nemmeno all'inizio...

Anonimo ha detto...

L'on Lisi candidato alla provincia è una barzelletta o una provocazione?

Anonimo ha detto...

Perchè?
Non è un candidato di peso?

Michele De Donno

Anonimo ha detto...

Per questo fine settimana le previsioni del tempo su Roma sono le seguenti:

venerdì
inizio congresso pdl: bel tempo.

sabato
discussione assetti programmatici: piaggia intensa.

domenic
definizione organigramma del partito: temporale.

Tutti i delegati sono quindi avvisati e farebbero bene a portarsi dietro almeno l'ombrello

Anonimo ha detto...

Anche un bastone... non sarebbe male.......

Anonimo ha detto...

Per tutti i "delusi" di An.
Preferite essere un partito che mira ad essere perennemente ad essere il 12-13% ( e quindi assolutamente inadeguato per esprimere un candidato-Presidente) oppure, come ha fatto con lungimiranza Fini, entrare in un contenitore più ampio e giocarsi la partita con tutti gli elettori di centrodestra??
In questa operazione chi ha più da perdere è Berlusconi. Sta mettendo in gioco la sua posizione di rendita forte e assicurata, i suoi consensi personali, per scendere nell'agone della politica vera.
Secondo me non sa a cosa va incontro, perchè io apprezzo le doti dei dirigenti e di tutti i militanti di An, e non penso che solo il cambio di un simbolo possa modificare queste loro peculiarità e la loro passione politica!!
D'altronde,il bipolarismo è l'obiettivo a cui tende la destra sin dai tempi della Prima Repubblica, quindi ora che si sta concretizzando, non vedo perchè debbano sorgere tutti questi mal-di-pancia.
Lasciamo stare poi chi utilizza il Sud strumentalmente, chi neanche 10 mesi prima era stato eletto con una valanga di voti non certo solo di An e d'incanto li rinnega perhè le è stata negata qualche postazione di comando...
In ogni caso, lo sdoganamento di An è compiuto. ORa che può anche competere per il posto a Palazzo Chigi, dal punto di vista numerico, è ora di rimboccarsi le maniche e scalzare tutti i forzisti dai vertici.
La capacità, la voglia e la competenza ci sono.
SIAMO TUTTI IN GRADO DI FARE CIO' SMETTENDO DI AVERE PAURA???

Anonimo ha detto...

Non penso che tu abbia ragione caro amico, voglio ricordarti che i veri nemici degli uomini di AN, sono in AN stessa e non in FI, non capisco, così come fanno loro, cosa pensano di conquistare!

Anonimo ha detto...

Il PDL si è costituito, ora bisogna fare qualcosa d'importante per poter stabilire la vera pace politico-sociale nel nostro territorio.
Basta con i personalismi, bisogna finirla con la politica provincialista e di basso spessore, il Salento vuole e deve crescere, ed il nuovo partito deve compiere fino in fondo questo gesto.
Tutti a casa i distruttori della nostra terra, Fitto confidiamo in te, tu la nostra salvezza.

UNO DI DESTRA

Anonimo ha detto...

Insomma, Lisi alle Provinciali e Congedo alla segreteria, è tutto deciso??
Come mai la Poli esce e An fa l'asso pigliatutto??
Non è che il problema era lei oppure è lei la detentrice del verbo assoluto??
Che si faccia un rapido esame di coscienza per vedere come ha guidato male An in Puglia prima di scagliarsi contro i suoi ex amici...

pippo ha detto...

Fini al Congresso del PDL-:
"Siamo proprio sicuri, amici del Pdl, che il ddl sul testamento biologico approvato al Senato sia davvero ispirato alla laicità? Perchè una legge che impone un precetto è più da Stato etico che da Stato laico», ha detto Fini riconoscendo tuttavia che la sua può essere una posizione «minoritaria», ma invita il Pdl a discuterne e afferma che per le istituzioni «è un obbligo essere laiche». «La società che verrà ha l’obbligo di essere laica. Anche se quando dico laicità - ha spiegato il presidente della Camera - non intendo negare quello che è il magistero morale della Chiesa, l’alto ruolo sociale che ha svolto la Chiesa, il contributo che ha dato all’identità italiana».
Da la stampa.it

pippo ha detto...

Fini al congresso del PDL:
«Non dobbiamo avere paura dello straniero, ma dobbiamo guidare quel processo, attraverso un confronto di idee. Perché integrazione non significa assimilazione e non può che svolgersi nella legalità» ragiona il presidente della Camera. «E' una sciocchezza -dice ancora Fini-considerare che solo la sinistra può occuparsi delle politiche d’accoglienza e di integrazione dello straniero». Fini, non nomina gli alleati della Lega né la famosa norma sui medici-spia, ma sottolinea: «Un bambino o un malato è prima di tutto una persona, poi è un immigrato».
Da la stampa.it

Anonimo ha detto...

Grande Fini,vuoi essere il nuovo leader del centro-sinistra;le tue posizioni sono minoritarie nel partito.

Anonimo ha detto...

Magari Lisi alla Provincia e a Mantovano il coordinamento regionale, sarebbe un vero passo in avanti, ma Lisi della provincia non ne vuol sapere, ama Roma e le sue poltrone.

Anonimo ha detto...

LISI E' L'UNICO EX PRESDENTE PROVINCIALE DI AN IN ITALIA CHE E' STATO ESCLUSO DALLA CARICA DI VICECOORDINATORE PROVINCIALE DEL PDL.
ANCHE A ROMA HANNO FINALMENTE RICONOSCIUTO DI CHE PASTA E' FATTO QUESTO SIGNORE.

GRAZIE SIGNORE , GRAZIE
GRAZIE SIGNORE, GRAZIE
GRAZIE SIGNORE GRAZIE
GRAZIE SIGNORE, GRAZIEEEEEEE!

giuliocesare ha detto...

Il truman show de’ noantri è iniziato. Seimila delegati di due partiti italiani si SONO FUSI per creare il popolo della libertà sotto la guida del suo cesare, il premier italiano Silvio Berlusconi. Già nel nome si respira aria di cartapesta. Non è un partito ma un popolo. Di quale libertà si parli, se non quella di calpestare l’evoluzione italiana, nessuno lo sa. Si parla a vanvera, così perchè è bello dirlo e fa tanta audience ascoltarlo, di valori come felicità, famiglia, bellezza, amore e via dicendo. Ma sono solo involucri vuoti di quello che queste parole significano. Un partito di giovani, belli e bravi, che ricalcheranno le orme del loro vate, tutti uguali a lui.

Dietro, i vecchi filibustieri dell’aggressione selvaggia di quello che resta dell’Italia, degli ex fascisti riciclati a berluscones. Si tenta il colpo d’occhio, il collegamento con il partito popolare europeo, un’impossibile missione salvatrice di un centrodestra che viene dal niente e che ci sta portando al nulla. Un teatrino vuoto che si cerca di far passare per un’epoca nuova di persone nuove e libere.

Il truman show però funziona, nessuno dice che il re è nudo, tutto è sotto controllo. Non c’è un bruto ad impedire l’avanzare di un cesare vacuo ma pieno di carisma all’italiana ALLA GUIDA
di un governo di nani e ballerine.

Anonimo ha detto...

NASCONO I CLUB DELLA LIBERTA' , L'ARMA SEGRETA DI BERLUSCONI PER CONTROLLARE I FORZISTI E MANTENERE IL TIMONE DEL PARTITO… STANNO PER APRIRE SEDI IN TUTTA ITALIA… L’ASSOCIAZIONE DI MARIO VALDUCCI REGISTRATA DAL NOTAIO IL 27 FEBBRAIO… NIENTE TESSERE, STRUTTURA LEGGERA E CANDIDATI SCELTI VIA WEB: DIVENTERA’ IL VERO CENTRO DECISIONALE PER EVITARE MEDIAZIONI CON AN

Il nome è “Club della Libertà“, lo slogan indicativo della strategia “Inizia una nuova storia, ma è sempre la nostra storia”. Firmato Silvio Berlusconi.
Da un lato si riunisce in Congresso il Popolo della Libertà, dall’altro il premier serra le file dei fedelissimi con lo scopo di preservare l’identità di Forza Italia nel nuovo partito. Recuperando lo spirito movimentista del 1994, anno della sua discesa in campo.
Lo strumento è l’associazione che il suo fedelissimo Mario Valducci ha fatto registrare dal notaio lo scorso 27 febbraio.
I “Club della Libertà” diventeranno i custodi dell’ortodossia berlusconiana da eventuali contaminazioni esterne.
Da un lato si dovranno fare i conti con i nuovi soci di An, dall’altro li si spiazza con la nascita e la crescita, curata in modo capillare, provincia per provincia, dei nuovi circoli emanazione diretta del premier.
La nuova associazione avrà una struttura leggera, l’opposto del Pdl: niente tessere, niente nomenklature, considerate un retaggio dei partiti tradizionali e “sorpassati”.
In fondo fosse stato per Berlusconi, il Pdl lo avrebbe voluto così, senza classe dirigente, solo lui, il leader carismatico, e i cittadini.
Attraverso i club potranno avere un rapporto diretto con lui e dire on line la loro sulle scelte del governo, sulle future candidature del Pdl, sui temi al centro del dibattito politico.
Un po’ sulla falsariga del modello americano dove più che gli iscritti sono gli elettori registrati a tenere le fila sia del partito repubblicano che di quello democratico.
Su indicazione di Berlusconi nasce la struttura di Valducci, in modo da differenziare due realtà.
Da un lato gli iscritti, asse portante e permanente, di servizio, del Pdl. Dall’altro il vero centro decisionale, nelle sue mani, rappresentato dai cittadini elettori che scelgono di registrarsi per contribuire alle scelte di partito. Una politica a due velocità.
Una strategia che finirà per confinare la componente di An in un ruolo di “riserva indiana”, con pochi poteri decisionali.
Le prime sedi dei club apriranno a Roma e a Milano, ma l’obiettivo è coprire rapidamente l’intero territorio nazionale, la mobilitazione è iniziata sul web.
I “Club della Libertà” infatti, hanno già il loro sito (www.clubdellalibertà.it) dove compilare il modulo di adesione, sotto la foto con la frase slogan del premier.
E su Facebook, grazie all’iniziativa di Roberto Russo, uno dei registi dell’operazione Circoli della Libertà, è nato un apposito gruppo che ha raccolto in pochi giorni già un migliaio di adesioni.
Tra i notabili, l’operazione “Club della Libertà” ha già incassato l’appoggio di 50 deputati e 30 senatori del Pdl., la vecchia guardia berlusconiana.
Tra i nomi spiccano quello ovviamente di Mario Valducci, il principale stratega organizzativo e macchina del consenso berlusconiano, seguito da Valentino Valentini, storico assistente personale del premier, Enzo Ghigo, Osvaldo Napoli e Antonio Palmieri, l’uomo che ha guidato l’espansione sul web del partito.
Mentre qualcuno pensa che il futuro sia il Pdl riunito a congresso, c’è chi già opera per superarne la struttura ed evitarne le mediazioni.
Comunque la si pensi, la capacità di Berlusconi di spiazzare amici e avversari resta unica.
Anche perché forse gli altri dormono. Fino al momento di un brusco risveglio.

Rolando R.

Anonimo ha detto...

BARI, SEDUTA SOLENNE IN CONSIGLIO REGIONALE PER RICORDARE SALVATORE DISTASO


Stamane consiglio regionale convocato, in seduta solenne, persso la sala delle adunanze del Consiglio regionale, per ricordare il prof. Salvatore Distaso, già presidente della Regione Puglia nella VI legislatura, scomparso nel 2008.

Anonimo ha detto...

Un partito assai poco leggero, con una struttura organizzativa a strati e un organigramma di vertice composto da 150 persone. È questo l'identikit del Popolo della libertà così come emerge dal suo Statuto, definito da uno dei tre coordinatori Denis Verdini «classico»: un documento di 51 articoli che è arrivato al congresso della Fiera di Roma praticamente nella sua versione definitiva.
Al vertice della nuova struttura ci sarà naturalmente il presidente nazionale, eletto «anche per alzata di mano». A coadiuvarlo in tutte le sue funzioni, comprese nomine e candidature, è l'Ufficio di presidenza, composto da capigruppo e vicecapigruppo vicari di Camera e Senato, da un parlamentare del Pdl a Strasburgo e da 23 membri eletti dal Congresso su proposta del presidente. Si tratta, insomma, dei "pretoriani" del capo: una funzione, fanno notare quelli di An, che rimarrà sulla carta fino a quando il presidente sarà Berlusconi, ma con funzioni che è stato importante inserire nello statuto fondativo del partito. La cui struttura di vertice si completa con la Direzione nazionale, composta da 120 membri eletti dal Congresso. Il contenitore più grande è però il Consiglio nazionale, un organismo che comprende tutti i parlamentari, gli esponenti di governo, i coordinatori di tutti i i livelli del partito, oltre che gli amministratori e consiglieri locali. Completano il quadro dieci responsabili nazionali per altrettanti settori (dall'organizzazione alla formazione) e le 14 consulte tematiche (riprendono le aree tematiche delle 14 commissioni permanenti della Camera dei deputati).

Alla base della piramide c'è la distinzione tra "aderenti" e "associati". I primi devono aver compiuto 16 anni, partecipano a tutte le attività del Popolo della libertà e possono esercitare i diritti di elettorato attivo; i secondi, invece, «sono i soli a poter eercitare il diritto di elettorato passivo o a poter essere designati o nominati a cariche interne al Pdl».

Anonimo ha detto...

se il canidato del Pdl è Ria oppure Lisi............
IO NON VOTO PIù PER VOI.

Anonimo ha detto...

Singolare l'iniziativa di rifondare il centrodestra leccese come una nuova Dc, prima Fitto, poi Ria, tra poco la Capone che perderà apposta le elezioni per farsi la tessera del PdL...
Ma dico, stiamo scherzando o cosa??
Se il ministro ha intenzione di scalzare ciò che resta di Alleanza Nazionale nel Salento dopo averla abilmente scardinata (la Poli buttata fuori dalla porta, Congedo nè alla Provincia, nè al coordinamento, Lisi inspiegabilmente declassificato, Roberto Tundo neanche preso in considerazione, Adriano Napoli e il suo lodevole gruppo non pervenuti a sua maestà), SI STA SBAGLIANDO DI GROSSO!!
Io non sono un correntista di An, ho sempre apprezzato tutte le anime considerandole espressioni di arricchimento, ma se il ministro ha intenzione di sopprimerle non troverà spazio da queste parti!!
Dopo aver mortificato l'avv.Garrisi, tenendolo sdegnosamente sulle spine per mesi interi, ora cava dal cilindro questa "opportunità" di regalare su un piatto d'argento a Ria la Provincia dopo che la sinistra gliel'ha negata !!!!
E noi che ci stiamo a fare, a votare solo per chi dice Sua Maestà??
LOTTA DURA SENZA PAURA!!!

Anonimo ha detto...

Ora la Lega si prepara
alla battaglia del Nord

Scontro per le candidature in Lombardia, Veneto e Piemonte

Dopo tre giorni di congresso Pdl, la battaglia del Nord per le amministrative si annuncia rovente. Una battaglia di trincea, comune per comune, provincia per provincia, per la supremazia in Piemonte, Lombardia e Veneto. Al padiglione 8 della Fiera di Roma si è sentito forte il rumore delle armi, negli affondi di Fini, negli altolà del governatore Formigoni e del ministro della Difesa La Russa, che ieri ha detto: «Non ci sarà competizione con la Lega se cerchiamo consensi al di fuori del nostro recinto. Ma se la competizione sarà interna, beh, allora sarà ad armi pari. Non è possibile che tocchi sempre a noi farci da parte». Stasera Berlusconi dovrebbero incontrare Bossi ad Arcore per comporre il puzzle delle candidature. L’incontro non è scontato e pacifico: il Cavaliere deve prima fare il punto con i suoi che non hanno intenzione di lasciare agli alleati la ricca prateria di consensi del Nord. «Abbiamo concesso troppo alla Lega. Non possono pretendere di avere tutto quello che chiedono», dice il milanese Paolo Romani, sottosegretario alle Comunicazioni, mentre si spengono le luci del congresso.

Un ministro, che non vuole essere citato, spiega che «i rapporti con Bossi si complicano molto se al Nord non si va insieme ovunque. Un modo per convincere il Carroccio è di fissare la data del referendum in coincidenza con il secondo turno. Per evitare che la consultazione referendaria raggiunga il quorum, la partita delle amministrative deve essere chiusa al primo turno». Già, perché andare al ballottaggio significa portare gli elettori alle urne, che si troverebbero anche la scheda del referendum che introdurrebbe il bipartitismo. Cosa che la Lega vede come il fumo negli occhi. Berlusconi in genere un accordo con Bossi lo trova sempre. E sa che al Nord insieme alla Lega può fare strike e ridurre al lumicino il Pd. Ma la cosa non sembra scontata. In Veneto, spiega il segretario del Carroccio Giampaolo Gobbo, «non abbiamo ancora chiuso accordi da nessuna parte»: «E siamo pronti a correre da soli, confortati dal risultato che abbiamo ottenuto alle Politiche». Nel Veneto, quindi, sono ancora da riempire le caselle nelle province di Belluno, Verona, Venezia, Rovigo e Padova. In Lombardia c’è il «caso Brescia». Il Pdl ha già lanciato in pista Giuseppe Romele, ma la Lega vuole la provincia per un suo uomo (si parla di Daniele Molgora, sottosegretario di Tremonti, bresciano doc). Ma il Pdl non ha intenzione di mollare. «Hanno già avuto Bergamo e si sono presi la provincia di Cuneo con la compagna di Calderoli, la Giovanna Gancia - spiega il deputato bergamasco del Pdl Gregorio Fontana -, non possiamo dargli pure Brescia.

Tra l’altro i nostri sondaggi, che sono sempre quelli buoni, dicono che il Pdl in Lombardia è al 40% rispetto al 36 delle Politiche. E questi voti li andiamo a prendere al Pd. La Lega è invece stabile. Tra l’altro - aggiunge Fontana - il Carroccio si è aggiudicato Bergamo, Sondrio e Cremona». Per la provincia di Milano, invece, c’è l’accordo sul berlusconiano Guido Podestà. L’altra trincea calda è il Piemonte, a cominciare dalla provincia di Torino. La Lega è sicura di aver riempito questa casella con la segretaria cittadina Elena Maccanti. Il coordinatore regionale del Pdl, Enzo Ghigo, è invece fermo su Claudia Porchietto, presidente delle piccole imprese. Gli uomini di Bossi considerano chiuso il capitolo Torino perché il Pdl ha il proprio candidato in tutte le altre realtà (tranne Cuneo) in cui si vota: a Novara, Alessandria, Biella, Verbania, Alessandria, Vercelli. E che non ci può essere uno scambio tra Brescia e Torino. Sullo sfondo poi ci sono le Regionali del 2010.

Di questo ancora Bossi e Berlusconi non hanno parlato, ma la Lega vorrebbe due delle tre Regioni: Piemonte e Veneto. Senza escludere la Lombardia se una delle prime due dovesse andare al Pdl. Insomma, la battaglia del Nord promette scintille. Già le dichiarazioni di ieri sono un assaggio. Bossi ha risposto a Formigoni, che al congresso aveva detto che il Carroccio non può pensare di muoversi come partito di lotta e di governo, prendendosi «i meriti delle cose buone fatte dal governo e scaricargli addosso gli errori». «I nostri affari li facciamo noi, non Formigoni», è stata la sciabolata di Bossi. Delle parole di Berlusconi al congresso, Roberto Calderoli è soddisfatto: «Mettiamo invece da parte le parole dei singoli, qualcuna davvero sopra le righe. Faremo finta di non aver sentito alcuni interventi». Il messaggio leghista è: «Non tirate troppo la corda».

Fonte: La Stampa

Anonimo ha detto...

Per fortuna che il candidato presidente doveva essere di AN, ma che figure che facciamo.....!
Non ho capito come mai a Fitto non li va bene Lisi, secondo tutta AN, sarebbe un ottimo candidato e vincente, non mollate AN ne sarà fiera.

Anonimo ha detto...

Ma non lo vedete Fitto, il furbo, quando lo intervistano in tv? Sembra che debba fare la parte del duro, e che abbia fatto a pugni e "questioni" con qualcuno prima. Non è con questo carattere arrogante di "sua maesta" che si può andare avanti. Scenda un poco a patti, se non niente voti, caro Raffaele. Poi ti gasi quando vai ad Arcore, ma qui in Provincia di Lecce, non puoi fare quello che vuoi, e speriamo che An non te lo permetta, se no siamo nei guai.

unexdianoradelpdl ha detto...

Siccome Fitto è ministro e ha perso le ultime regionali, e siccome è ancora sotto esame di consensi da parte dei dirigenti di Forza Italia e del Pdl, lui deve fare per forza così, perchè deve dimostrare a sua eccellenza Berlusconi che ha fatto il deserto intorno a sè, ha sbarazzato i personaggi storici della destra salentina, tutta An, ha il controllo del territorio e delle candidature, può fare a meno di An e dell'Udc, ha la sua lista civica che deve dimostrare, sempre ad Arcore, di avere tanti voti, che può fare a meno di mediazioni con gli altri fondatori del Pdl, An e partiti minori, di nominare e controllare per sè tutti i coordinatori provinciali e comunali, e via di questo passo; alla fine riceverà in premio un bambolotto con su scritto in milanese: "Maa bravooo Raffaeleee", hai costruito un bel Pdl a Lecce ed in Puglia. E fin qui, forse è tutto normale da parte sua. Ma An che sta facendo; e ancora perchè Mantovano, Lisi e Congedo, glielo stanno permettendo con i loro comportamenti "escludenti" da stampella? E' ora che An si svegli, ed almeno in Puglia, dove ha un consenso da serie storiche consolidate superiore rispetto a tante altre regioni del sud e italiane in genere, e soprattutto nei confronti di Fi. Se no ha ragione la Poli!

Anonimo ha detto...

Il problema è che Fitto ha scoperto i punti deboli interni di An, che sono una diatriba infinita tra due-tre anime, e tra due-tre leader. Tutto qua! Se An fosse stata compatta al suo interno (vedi caso Poli-Mantovano-Congedo, con Lisi e Tundo in mezzo), forse tutta questa arroganza non ci sarebbe stata. La colpa è sempre nostra, gli altri fanno il loro mestiere.

Anonimo ha detto...

E soprattutto avremmo già il nostro candidato di An alla Provincia.

Anonimo ha detto...

Sul quale non si è spesa una parola ufficiale nei confronti di Fitto.

Anonimo ha detto...

E oramai una guerra di nervi. chi è che comanda nel pdl a lecce?
Fitto o Mantovano.
Fatta fuori la Poli le guerre intestine non sono terminate, tutto è rimasto come prima.
il centrodestra sta continuando a litigare e le provinciali saranno ancora una voita vinte dal centrosinistra.
La lezione delle scorse elezioni regionali e provinciali non è servita a nulla.....
siamo proprio irrecuperabili...

Anonimo ha detto...

Ma avete visto ierisera alla trasmissione di Telenorba "Il graffio" come rispondeva a vanvera il nostro Ministro Fitto? Mai vista un'arrabbiatura, una supponenza ed un'arroganza di tali proporzioni, per non parlare delle volte che ha sviato le domande di Mimmo Magistà e dei sondaggi di Berlusconi! Roba da prenderlo a schiaffi o a pedate nel sedere!

Anonimo ha detto...

Dopo gli appuntamenti di Bari, Lecce, Brindisi e Tricase, il Movimento "IO SUD" è approdato anche a Taranto, dove il discorso del presidente e fondatore del Movimento, Adriana Poli Bortone, è stato introdotto dal coordinatore provinciale Savino Torraco. Il tempo breve di rivolgere una saluto al “capitano di questa squadra”, di consentire agli amici di Castellaneta di regalarle maglia e felpa con il logo IO SUD, ed il discorso inizia. In una sala affollatissima, calda, dall’aria pressocchè irrespirabile (“sono stata altre volte in questa sala, ma cosi’ piena non l’avevo mai vista; forse è perché c’è necessità di capire qualcosa di piu’ di questo movimento”). Presenti in sala il Presidente della Confagricoltura di Taranto, dott. Gerardo Giovinazzi, il Presidente del Consiglio Comunale di Taranto, avv. Gina Lupo; il Presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Florido, ed il segretario provinciale del PD, Donato Pentassuglia, ai quali la senatrice rivolge subito un saluto specificando “queste presenze non mi imbarazzano, anzi; perché noi in ogni nostro convegno invitiamo tutti, ma proprio tutti i segretari di partito, e se qualcuno decide di non venire ci limitiamo a registrare il fatto. Noi siamo inclusivi, e come Movimento non intendiamo escludere nessuno. Cosi’ come registriamo che le gente e’ scontenta. In una trasmissione alla quale parteciperò questa sera, renderò pubblici i risultati di un sondaggio ufficiale, del quale posso anticipare qualche dato che sembra inverosimile: la gente che si dice scontenta dell’attuale situazione politica ha punte del 90%, mentre il 60% dell’elettorato si dice potenzialmente orientato a votare un movimento che puo’ davvero rappresentare le esigenze del Mezzogiorno, a prescindere dalla sua collocazione politica”.

Toni fermi, ma non polemici, nei confronti di chi cerca forzatamente di collocare il nuovo movimento in una pretesa e supposta posizione politica, contraria anche all’idea stessa di movimento, ben diversa da quella di un partito. “Molto si è ricamato sulla posizione che ho deciso di assumere. Una posizione non certo comoda: quando si è nell’area del potere la cosa piu’ comoda è rimanere ed attendere, qualcosa prima o poi arriverà; consentitemi di dire che il mio è stato un atto di grande coraggio, avendo deciso di abbandonare il potere e le posizioni raggiunte dal mio partito. Una decisione che ho preso con dolore, con conflitto, non temo di dirlo: d’altronde non sono mai stata e non voglio essere un politico cinico. Chi fa politica non deve trovare la sua nicchia nella quale stare tranquillo, deve essere solo sicuro di avere il consenso dell’elettorato e di non tradire quel mandato. Ed io assicuro a tutti i presenti in questa sala - anche gli amici del PD - che sono di destra e non rinnego nulla del mio passato. Chi si avvicina al Movimento deve sapere che il nostro progetto è territoriale, ed include le esperienze provenienti da tutte le parti, senza che nessuno debba chiedere a nessuno di rinnegare nulla della propria vita politica, ma solo chiedendo di individuare progetti di interesse per il territorio. Credo che siamo tutti stufi di sentire gente che rivendica la primogenitura di qualcosa, o il primato dei numeri nelle percentuali…. non credo che sia questo il modo piu’ corretto di fare politica, in una regione come la Puglia dove abbiamo sicuramente potenzialità del territorio ancora inespresse solo perché forse nel passato abbiamo affidato molto a politici che hanno dato poco”.
Un ruolo preminente nel panorama politico attuale, la senatrice lo riconosce alla Lega Nord, “l’unico partito che riconosco oggi davvero come tale, il che non vuol dire nulla. Tra le tante cose che dicono in giro – che mi sono iscritta all’UDC, al PD - è venuto fuori anche che ho fatto un patto con la Lega. Io non ho fatto patti con nessuno, ho solo chiesto a me stessa di non pigiare piu’ bottoni contro la mia terra, che mi ha espresso da anni, non solo adesso che sono stata nominata, ma anche e soprattutto prima, negli anni ’70, quando giravo anche per le campagne del tarantino a cercare voti, e pensate con che difficoltà lo facevo io, che facevo parte di un partito che era fuori dell’arco costituzionale. La Lega da anni fa la politica delle identità territoriali, con una mission ben precisa: portare a casa il federalismo. E ci è riuscita, facendo cadere il Governo Berlusconi nel ’94 e riproponendo l’argomento federalismo! Oggi la Lega governa moltissime amministrazioni provinciali e molti comuni, si è estesa nel centro Italia e ha addirittura messo qualche sede anche nel sud. E allora, perché noi cittadini del Mezzogiorno non possiamo fare la stessa cosa? Perché non dobbiamo essere orgogliosi di essere del sud? Certo italiani, certo inglobati nell’Europa, ma orgogliosi delle nostre radici e della nostra cultura, quella cultura contadina che ci ha fatto andare avanti per anni, che ha partorito tanti pensatori, lavoratori e talenti che – costretti ad emigrare - abbiamo ceduto al resto d’Italia e d’Europa”.


Una nota di amarezza è rivolta invece al PDL, che avrebbe dovuto tener in maggior conto quel 47% di voti che il Mezzogiorno gli aveva dato (una percentuale altissima, se si tiene presente che al Senato votano solo i maggiorenni), ed invece non lo ha fatto, ed in ogni scelta fatta ha prediletto il Nord. “Oggi sarei presuntuosa a pensare di fare paura a qualcuno; ma come movimento, volevamo porre l’attenzione sul Mezzogiorno, e mi pare che ci siamo riusciti: sino a un mese fa si parlava solo di federalismo, ora finalmente vedo che in qualunque discorso facciano i politici, si parla finalmente di Mezzogiorno, e non piu’ solo e soltanto di federalismo”.

Adriana Poli Bortone si è soffermata poi su alcune specifiche battaglie del Movimento, quelle che il Movimento intende portare avanti sin da subito. Prima fra tutte quella per il consumo dei prodotti locali. “Dobbiamo essere fieri dei nostri prodotti, e dobbiamo acquistarli, senza avere paura di scadere in un “protezionismo alla Obama”: Attualmente acquistiamo solo il 6% dei nostri prodotti, perché abbiamo deciso di mandare all’ammasso i nostri prodotti scegliendo di comprare solo quelli del Nord? Ma questa è una battaglia che riguarda anche e soprattutto le amministrazioni locali. Ovunque vado, chiedo agli amici Sindaci di pretendere – quando vengono contattati da qualche grande catena che si vuole insediare sul loro territorio - non posti di lavoro, ma di veicolare all’interno della catena il 40% dei prodotti locali. I nostri produttori, spesso piccoli e non consorziati, non hanno il danaro necessario per pagare l’ingresso nelle grandi catene commerciali. Questo, allora, è uno degli obiettivi concreti di IO SUD: chiedere a tutti quelli che ricoprono cariche costituzionali - anche alla Regione Puglia: non mi interessa fare polemiche con chi c’è, mi interessa solo sapere che fanno qualcosa per i nostri cittadini - di tutelare la dignità dei produttori locali! Se continuiamo ad avere ministri che non vanno a battere i pugni per salvare le nostre produzioni, allora dobbiamo farlo noi. Negli ultimi giorni in Salento abbiamo una rivoluzione per il vino rosato: l’UE ci ha parlato per anni dell’importanza della tracciabilità e qualità del prodotto, e allora non possiamo consentire che il vino rosato si ottenga dalla semplice mescolanza di vino bianco e vino rosso! Ma se non c’è qualcuno che si batte e che rivendica tutto questo, i nostri produttori non riusciranno neanche a coprire le spese necessarie per produrre il rosato. Il rimbalzo delle responsabilità non ci interessa: esistono strumenti vari per tutelarsi, anche se si fa parte di una minoranza: esiste la minoranza di blocco, all’UE, ma a quanto pare, quando si tratta di prodotti del Sud l’interesse nazionale non esiste”.

Centrale, poi, il tema del federalismo. Una riforma che si poteva fare, “anche se la nostra Costituzione è piu’ legata all’idea di un municipalismo spinto, piuttosto che non di un federalismo diffuso; ma oggi dovevamo attuare il federalismo per fare i conti con la Lega, che conta un certo numero di deputati, e rischiava di far cadere di nuovo il Governo. Ma prima di parlare di federalismo, occorreva parlare di razionalizzazione dei costi della politica: in Italia abbiamo non solo 8000 comuni, ma abbiamo mantenuto anche tutte le province, poi nel ‘70 sono arrivate le regioni, poi le unioni di comuni, le comunità montane, le aree vaste, gli ambiti territoriali ottimali dei rifiuti – ognuno con un suo ambito territoriale – ognuno con il suo consiglio di amministrazione. E allora, prima di pensare al federalismo, era il caso di vedere se mantenere o meno comuni con 300 abitanti, ognuno con un consiglio comunale, comuni che con le tasse che riscuotono dai cittadini potranno solo pagare gli stipendi di impiegati comunali e consiglieri, ma non riusciranno mai nemmeno ad aggiustare una strada! Altro che federalismo fiscale! Ecco allora perché crediamo di poter sapere che le tasse che questo federalismo ha previsto di far pagare ai cittadini saranno piu’ alte, cosa che sinora nessuno ha avuto il coraggio di dire o scrivere. Abbiamo chiesto al Governo quanto costa questo federalismo, ma nemmeno Tremonti ha saputo rispondere, in barba anche all’art.81 Cost, che prevede la copertura finanziaria delle leggi: questa legge sul federalismo, una copertura finanziaria non ce l’ha. Mi meraviglio di com’è che il Presidente della Repubblica non sia ancora intervenuto! Una legge ha deciso quali tasse si devono pagare e a chi, ma non ha previsto quali saranno le varie funzioni e con quali soldi verranno pagate. I cittadini dovranno solo pagare, e quelli meridionali saranno stati beffati 2 volte, perché intanto anche i FAS saranno stati dirottati altrove(…). So che oggi Vendola ha un incontro sui FAS; la Regione Piglia si riunisce oggi, con quasi un anno di ritardo, e fornisce l’alibi per una cabina di regia nazionale, che potrà dirottare quei fondi: d’altronde, lo abbiamo sentito tutti in televisione il Ministro Castelli che diceva che 63 miliardi di euro destinati al Sud, saranno dirottati al Nord. Ma non si possono togliere soldi alle infrastrutture del sud e poi dire che bisogna farlo decollare, perché gli investitori dovrebbero venire qui? Non ci sono strutture. Non c’è nemmeno il dragaggio dei porti, non c’è la differenziaizione delle aree portuali, i nostri aeroporti non riescono a decollare, le Ferrovie dell Stato negli anni non ci hanno trattati allo stesso modo del Nord: per andare in treno dfa Lecce a Roma si impiegano piu’ di 6 ore, per fare Roma Milano se ne impiega meno di 3!”.(…) Se l’UE dà dei fondi ad alcuni territori in particolare, è li’ che devono arrivare, e non all’Italia in genere, a noi e ad altre 3 regioni individuate dall’UE, considerate zone svantaggiate. Ma questi fondi vengono puntualmente dirottati, tanto che l’UE sta iniziando le procedure per l’irrogazione di multe, multe che il Governo centrale preferirà pagare, pur di dirottare i fondi altrove. Ecco allora cosa arriverà a noi di questo federalismo, soprattutto quando nel 2013 l’UE dirà che il Mezzogiorno è - almeno teoricamente – in pari con gli altri: l’aumento delle tasse, per poter soddisfare tutti i bisogni con minori risorse. L’aumento per i cittadini in genere, ed in modo particolare per artigiani, commercianti, che già sono in grosse difficoltà con le banche, spesso estere, che se ne infischiano dei nostri investimenti. Noi di IO SUD stiamo preparando un’azione eclatante: prenderemo quei pochi soldi che abbiamo e li metteremo nelle banche popolari, le uniche alle quali il cittadino puo’ partecipare anche come socio”.

(…)

“Ma siamo a Taranto amici, e qui non possiamo fare a meno di parlare del problema ambientale. Qui dove l’industrializzazione selvaggia ci ha offuscato con il mito del posto di lavoro, che negli anni non ha saputo garantire, abbandonandoci invece alla merce’ di ammortizzatori sociali e cassa integrazione, che abbiamo pagato sempre noi. E oggi facciamo i conti con la salute, con i tumori, che hanno un’incidenza notevolissima sul nostro territorio. So di fare un discorso impopolare. Vedo qui Nicola Tagliente e Salinari, che risultando anche essi impopolari hanno votato un a legge saggia per il territorio, contro la diossina. Non credo che la politica possa essere cosi’ cinica da passare sulla pelle della gente per l’economia. Credo che oggi ci dividiamo anche per come intendiamo l’economia, il danaro: se questo si scontra con la salute della gente, dobbiamo preferire questa. E allora noi qui a Taranto faremo una battaglia dichiarata contro tutti coloro che pretendono di sfruttare il territorio, dicendo che devono mantenere posti di lavoro, ma in realtà inquinano soltanto. E lo faremo a rischio di essere impopolari, al fianco di chiunque lo vorrà. Lo dobbiamo affrontare il problema ambientale, anche attraverso la riconversione industriale, che credo oggi sia un tema importante per chi intende governare sul territorio. Vedo il Presidente della Provincia, ed anche il mio candidato, Nicola Tagliente: noi che pretendiamo di governare su questi temi ci confronteremo civilmente, perchè continuo a credere nella politica e nelle capacità di chi vuole fare politica con onestà intellettuale e con il coraggio delle idee. Poi ci possiamo scontrare, sugli obiettivi. L’importante è che in una città come Taranto, che ha sofferto tanto, si possa riportare il confronto politico nell’ambito della civiltà.
E che vinca il migliore, io spero con IO SUD”.

Anonimo ha detto...

È iniziata la campagna elettorale in vista delle prossime provinciali di giugno: lo conferma l’avvio della campagna di comunicazione della candidata del centrosinistra, Loredana Capone, di cui sono apparsi i primi manifesti ufficiali, dallo slogan semplice, ma eloquente. “Ci sono”: due brevi parole, per indicare in modo molto sottile che il centrosinistra ha il suo nome e lo ha ormai da tempo, mentre altrove, gli altri schieramenti faticano a tirare fuori il proprio candidato. Dovevano essere i giorni decisivi nel neonato Pdl, per scegliere il nome a cui affidare le sorti della campagna elettorale, in vista della conquista di Palazzo dei Celestini, dopo un esilio lungo quindici anni: eppure i segnali che arrivano nelle ultime ore agli elettori in fermento del centrodestra appaiono tutt’altro che confortanti. Sì, perché dopo incalcolabili dichiarazioni dei leader del Pdl, che non passa giorno che non ribadiscono “i tanti autorevoli nomi a disposizione”, ora tra i politici ora nella società civile, l’unico fatto certo è che un candidato ancora non c’è.

E quelli che potrebbero esserlo, si affannano, appena invitati, a rifiutare in filo diretto la candidatura, come se poter diventare presidente della provincia di Lecce sia il “peggiore dei mondi possibili”. E se Ugo Lisi, Saverio Congedo e, ancor prima di loro, Alfredo Mantovano, hanno chiarito la propria indisponibilità a candidarsi, viene difficile comprendere chi possa essere il “big” di turno a cui si fa riferimento per guidare la coalizione nella sfida elettorale: ci sarebbe Gianni Garrisi, assessore comunale di Lecce, tenuto sulla “graticola” ormai da un quadrimestre, ma verrebbe difficile comprendere, dopo un lento screditamento mediatico della sua candidatura, che il centrodestra improvvisamente decida che il suo nome, che fino ad oggi non è andato bene a molti, sia di fatto quello giusto. La parola chiave, insomma, della campagna elettorale sembra essere diventata “coerenza”, un concetto chiaro, ma terribilmente controverso e soggettivo se si pensa agli scenari che gli ultimi mesi hanno consegnato alla politica salentina e che, per molti aspetti, rasentano l’assurdo e il tragicomico.

Si pensi all’insistenza, con la quale, in questi giorni, si continua a sottolineare che il candidato del Pdl possa essere l’ex presidente della provincia di Lecce e attuale deputato del Pd, Lorenzo Ria: un “colpo” che sarebbe il prototipo dell’incoerenza da qualsiasi punto di vista lo si osservi. Si, perché Ria è schierato nel centrosinistra e ha sempre ribadito di non essere intenzionato ad entrare nel Pdl; ma soprattutto sarebbe la dimostrazione di una contraddizione in termini per il Pdl, che, dopo aver propagandato la presenza di nomi autorevoli al suo interno, si ritroverebbe a pescare il candidato nella coalizione avversa, dimostrando che forse l’elenco di possibili candidati al momento non esiste. Ria, dal canto suo, ha precisato di non essere interessato a “nessun salto della quaglia”, ma le voci in tal senso si moltiplicano e le evoluzioni della politica locale lasciano aperta ogni ipotesi. Dario Stefàno docet. Nel caso di quest’ultimo, poi, la situazione non appare meno ingarbugliata di quella che si vive nel Pdl: lanciato prima dalla Poli come possibile candidato presidente del suo movimento, l’ex esponente margherita del Pd, che ha lasciato il suo vecchio partito per i veti proprio su una sua possibile candidatura a Palazzo dei Celestini, si è ritrovato candidato dall’Udc, col malcontento di molti sostenitori del gruppo facente riferimento a Luigi Pepe, primo nome per la provincia, proposto dallo scudo crociato. Ed ora come ora Stefàno è in attesa di segnali positivi da parte di Adriana Poli Bortone, che, invece, tardano ad arrivare: e chissà che la senatrice, come sostengono ambienti a lei vicini, non stia valutando qualche nome più forte per il Salento o addirittura di scendere in campo in prima persona.

Sarebbe anch’essa una scelta contraddittoria, visto che l’eurolady ha rifiutato, prima del dissidio col Pdl, la stessa candidatura offertagli su un piatto d’argento da tutto il centrodestra. E che ne sarebbe di Stefàno se dovesse essere accantonata la sua candidatura dalla stessa Poli? Tra “salti della quaglia” e nomi pronti ad essere “leoni da combattimento” o “antilopi” in fuga davanti al pericolo, più che in una campagna elettorale sembra di essere in uno zoo, fragoroso e chiassoso, dove a farla da padrone sembra essere la fiera o lo show della “transumanza”, con cambi di casacca che già non si contano più e che consegnano un quadro politico profondamente rimpastato. Agli ingredienti di questo cocktail esplosivo, si possono aggiungere i primi sondaggi, che si diffondono senza mai citare fonti precise (è così difficile fornirle?) e che darebbero il Pdl nettamente in testa sui suoi avversari (con centrosinistra e Terzo Polo appaiati), anche senza candidato: dato che se fosse reale, toglierebbe di mezzo l’ultimo luogo comune ancora in vita, che, cioè, il nome possa fare la differenza. Con buona pace di tutti gli interessati.
Da LeccePrima.it
Di certo, in questo assurdo reality della politica leccese in costante evoluzione, emergerebbe che il centrosinistra, comunque vada, con tre candidati (reali o presunti che siano) nei tre poli in corsa (caso unico più che raro), si troverebbe protagonista di una campagna elettorale dal sapore di “primarie anomale”.
Mauro Bortone

Pippo ha detto...

Volti nuovi nel PDL

Ecco Barbara, la nuova Carfagna del Cavaliere: da «letteronza» a candidata
Dalla tv alla politica, la 28enne soubrette di Lucera nelle liste del Pdl: showgirl con una laurea alla Sapienza

BARI - Piccole soubrette crescono. In politica. È il caso, che sa di già visto, di Barbara Matera, 28enne showgirl di Lucera, che sarà candidata per il Pdl alle prossime elezioni europee. A promuovere la candidatura, il Cavaliere in persona, durante il congresso del partito svoltosi lo scorso fine settimana.

Da Corriere.it

Adriano Napoli ha detto...

Giovedì riunione direttivo DDB , il posto e l'ora sarà comunicato direttamente ad ogni componente entro domani.
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Lasciamo Fitto solo con Ria a rifare la Dc e candidiamo sotto le bandiere della Destra un personaggio qualunque di ex-An.
Saremo noi ad andare al ballottaggio e faremo fare a sua maestà una figura barbina.

Anonimo ha detto...

LA POLITICA DELLE ZOCC... E I FESSI CHE LI SEGUONO

Anonimo ha detto...

Ancora non avete capito che non contate un c....? Chiunque sarà il Presidente, si dovrà mettere a novanta gradi con Fitto. W LA DESTRA