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lunedì 3 maggio 2010

La Russa fonda la "Nostra destra nel Pdl"


Milano, riuniti gli ex dirigenti di An
E' stata Milano a battezzare "Nostra destra nel Pdl", il nuovo polo culturale voluto dal coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, che raccoglie i dirigenti lombardi provenienti da An. "Non si tratta di una corrente - ha subito precisato il ministro della Difesa - ma un'area che vuole dare il suo contributo al Pdl". "La via è di far crescere il Pdl e non di aprire una crisi che fa piacere solo alla sinistra", ha dichiarato La Russa.
Nessuna corrente, soprattutto dopo la strappo di Gianfranco Fini, ma un polo culturale che sottolinea, grazie ai valori tradizionali che erano e sono di Allenza nazionale, sia la differenza tra le spinte "liberal-radical" del presidente della Camera, sia la diversità che diventano competizione con la Lega Nord. "La Nostra destra nel PdL" 'è la nuova area che chiede cittadinanza nel Partito delle Libertà, tenuta a battesimo da Ignazio La Russa che ha riunito domenica, nel centro congressi della Provincia, i quadri lombardi del partito compresi alcuni parlamentari, tutti rigorosamente ex An.


"Nostra destra rispettosa del Pdl ma autonoma""Un partito come il Popolo delle Libertà del 40 per cento non può immaginare di avere all'interno di colonne d'Ercole ben definite posizioni culturali non identiche - ha detto La Russa - credo che la posizione politica e culturale della destra debba essere rivendicata e sostenuta e utilizzata anche ai fini della ricerca del consenso. Ecco perché con maggiore chiarezza, salutando la posizione del presidente Fini, che è assolutamente lecita ma che sicuramente non rispecchia le posizioni della nostra destra, nasce la posizione politica e culturale all'interno del PdL, rispettosa delle decisioni degli organi statutari ma orgogliosa di rappresentare una storia, una posizione politica, una cultura, una prospettiva per il futuro".


Insomma, "è giusto che dentro il PdL, così come vi è una tradizione socialista, una cattolica, persino una radicale, vi sia una forte presenza di destra". "Nessuna corrente"Più presenza sul territorio, tornare ad una politica del radicamento nella società: La Russa fa leva sull'orgoglio della destra ex aennina, indica la strada alla platea - tra cui compare anche Daniela Santanchè - e spiega, incassando quasi una ovazione, che "tutti noi dobbiamo qualcosa a Gianfranco Fini, non ho difficoltà ad ammetterlo, penso alle battaglie che abbiamo fatto insieme. Ma nessuno di noi deve tutto a Fini e se qualcuno gli deve tutto forse si trova tra gli 11 che hanno votato" a favore di Fini nella direzione del PdL.

"Fini ha sbagliato? Non ci interessa dire chi ha ragione e chi ha sbagliato - ha detto il ministro della Difesa - dico che personalmente con grande sacrificio e amarezza ho dovuto rilevare che fosse giusta una strada diversa, quella di rimanere nel Pdl. Quello che è successo poteva facilmente essere evitato. Non c'erano ragioni profonde, non si viene da una sconfitta, anzi si viene da una innumerevole serie di successi elettorali, da un solo anno di vita del Pdl. Credo che se non ci fosse stato lo spauracchio, l'annuncio da parte di Fini di voler creare gruppi autonomi e quindi di aprire la strada alla secessione si sarebbe potuto arrivare a soluzioni completamente diverse e noi stessi avremmo assunto atteggiamenti diversi".
(notizia presa dal tgcom di mediaset)

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37 commenti:

Anonimo ha detto...

I BERLUSCONES DI AN SI FANNO LA CORRENTE: MA NON ERANO VIETATE O LE REGOLE VALGONO SOLO PER I FINIANI?
LA RUSSA LANCIA LA COMPONENTE DEI “TROMBONI PROSSIMI TROMBATI”, IL GRANDE IDEOLOGO SPIEGA COME ARGINARE LA LEGA AL NORD: DIRE LE STESSE COSE DEI LEGHISTI….OVVERO QUELLO CHE STA FACENDO IL PDL DA ANNI, PERDENDO VOTI A RAFFICA

Le correnti sono un cancro, non è ammissibile la prassi da “prima Repubblica” delle componenti interne, il Pdl non sarà mai un insieme di gruppi di interessi di potere: per dieci giorni il premier e i suoi uomini più fidati non hanno detto altro, lanciando anatemi contro Fini e i suoi seguaci, rei di voler ufficializzare una minoranza interna al Pdl e discutere su alcuni questioni politiche.
Ma se la corrente la fanno gli ex An fedeli di corte allora è ammessa e gradita. Non a caso oggi i giornali vicini al premier, invece di dedicare le solite sei pagine al killeraggio su Fini e i Bocchino hanno convertito le pagine di odio (verso i finiani) in quelle di amore per La Russa che ha ufficializzato la corrente “La nostra destra nel Pdl”, con un battesimo di massa a MIlano.
Si sono riuniti in un albergo milanese tutti i tromboni ex An, futuri trombati lombardi, per fondare una loro corrente che ha, come punto qualificante, quello di “mantenere il rapporto del 30% nel peso politico interno”.
Dopo aver sostenuto in direzione l’opposto, ovvero il superamento della logica spartitoria tra ex An ed ex Forza Italia, in nome del “nuovo che avanza”, ovvero un Pdl coeso e unito dove “vinca la meritocrazia”, devono aver riflettuto che senza il 30% di posti garantiti per la maggior parte di loro sarebbe pensionamento anticipato e hanno allora rivendicato con orgoglio il diritto alle loro poltrone.
Eccoli , tutti in fila con la ciotola in mano e allineati alle direttive anticorrentizie, formare la loro brava corrente, in attesa della distribuzione del rancio.

La Russa è mefistofelico: “Al nord per arginare la Lega, bisogna spingere su sicurezza e immigrazione” spiega alla corte plaudente: in pratica bisogna imitarla e dire le stesse cose.
Peccato che sia proprio quello che il Pdl sta facendo da anni, perdendo consensi a raffica.
Dopo aver contribuito in modo certamente determinante a distruggere l’immagine di una destra vera e sociale e senza neanche prendere i voti, anzi perdendoli ad ogni elezione, questi qua vorrebbero pure indicarci la strada del futuro della destra italiana?
Ma per favore.....
Certo, Fini ha cambiato idea, ma almeno rischia sulla propria pelle, ne prendiamo atto e valuteremo il suo percorso senza fargli sconti.
Ma chi resta per tutelare il 30% e la sua poltrona, creando la “corrente di corte”, col consenso del sovrano, come lo possiamo definire?
Non pretendiamo coerenza, ma almeno il rispetto del senso del pudore.
Non pretendiamo uno scatto di orgoglio, ma visto che avete seppellito la destra italiana, evitate almeno di fare chiasso durante le esequie.
Non c’è nulla di peggio degli avidi parenti che in chiesa litigano pure sull’argenteria del defunto....
w destra di base

Rolando R.

ALTROVE ha detto...

GASPARRI: INIZIATIVA LA RUSSA PER COERENZA, CHIAREZZA E COESIONE

(ASCA) - Roma, 3 mag - ''L'ampia partecipazione di quadri ed esponenti della ex Alleanza nazionale all'iniziativa promossa a Milano da Ignazio La Russa e da tanti altri parlamentari e' l'ideale prosecuzione sul territorio dell'iniziativa che con Alemanno, Matteoli e lo stesso La Russa abbiamo assunto e che ha raccolto, a sostegno dell'unita' del Pdl e dei contenuti che la destra politica in esso ha portato, la netta maggioranza delle adesioni dei parlamentari. Su questa scia, va ricordato che oltre 100 dei 115 assessori e consiglieri regionali del Pdl provenienti dalle file di An hanno condiviso la stessa posizione. C'e', insomma, un utile contributo alla chiarezza, alla coerenza, alla coesione. Alla chiarezza perche' si conferma il percorso del Pdl fortemente voluto da tutti i principali esponenti della destra politica italiana. Alla coerenza, perche' si ripropongono quei contenuti sulla sicurezza, sul contrasto all'immigrazione clandestina, sulla difesa della famiglia, della vita e su molti altri temi che hanno caratterizzato l'esperienza della destra politica e che oggi rappresentano un bagaglio di proposte e valori fondamentali per almeno il novanta per cento del Pdl. Alla coesione, perche' e' un'iniziativa che tende ad unire, ad amalgamare la classe dirigente e la militanza del Pdl, quali che siano i percorsi del passato di ciascuno di noi. Sono tesi che stanno riscontrando un consenso dilagante e che sono chiarissime sul piano dello stile comportamentale, della volonta' unitaria, della coerenza nelle scelte ideali''.

Lo ha dichiarato il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.

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Il capo dei senatori del pdk ha fatto la scoperta....
....dell'acqua calda.....
E'dai tempi di Noè che i luridi servacci sono sempre molto più numerosi degli uomini liberi e di valore.

anonimomagliese ha detto...

Siamo alla frutta, l'inizio della fine. Il P.D.L. inizia a tradire il suo elettorato, è evidente che questi segnali vanno interpretati nel solo modo possibile...il graduale declino di Berlusconi e del Berlusconismo deve veder pronti tutti quanti in caso di necessità....

tiberio ha detto...

La NOstra Destra...ma la destra di chi? dei larussiani? E' una vergogna, un altro distintivo. Questa è tutta gente fuori dal mondo, fuori dalla realtà. Io, ex votante di AN sono con Berluska. Silvio, larussa è un altro nodo che viene al pettine, non ti fidare. I peggiori sono quelli della politica dei due forni, quelli che ci sono, e non ci sono. Prendi con te dei veri uomini... Il mondo sta attraversando un periodo difficilissimo, e c'è bisogno di uomini veri, cioè intelligenti e coraggiosi, sicuri delle loro scelte.
Basta col tira e molla.

giano ha detto...

A mio avviso è il tentativo di un ex An al soldo di Berlusconi che spera di riuscire a far desistere Fini dall'esprimere i suoi punti di vista politici, e i suoi distinguo.
Anche perchè La Russa potrebbe competere tuttal'più con Gasparri in quanto a carisma...
non certo con Fini.
Ricordo un aspetto che, tutti coloro che sono sempre stati prima Msi poi An conoscono : il sogno più grande di La Russa è sempre stato fare il capo dell'esercito, Berlusconi lo sapeva benissimo e gli ha affidato ( per comprandoselo ? ) il ministero della difesa. L'affidabilità di La Russa ha questo limite.
Ed ora è solo uno strumento senza anima nelle mani di Berlusconi.

Anonimo ha detto...

La Russa, vai a scopare il mare, va.
Tu e la tua "destra".

ulimissimedaroma ha detto...

Scajola si dimette: "Per difendermi non posso continuare a fare il ministro"

Il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ha annunciato le sue dimissioni nel corso della conferenza stampa convocata per le 11.30 al ministero. Scajola è rientrato lunedì sera a Roma da una missione in Tunisia e in mattinata avrebbe avuto un colloquio telefonico con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Anonimo ha detto...

E sono due!
Ma non bastava la becera figura fatta all'epoca dell'omicidio Biagi?
Errare è umano, ma perseverare è diabolico...a questo punto temo il detto "non c'è due senza tre"...chissà mai che questo brillante governo non decida che le capacità politiche di Scajola siano tali da fargli meritare un terzo incarico!!
Con Papi, tutto è possibile.......

Anonimo ha detto...

quando quelli del governo dicono:
SOLIDARIETA' a SCAJOLA.....la solidarietà si da quando una persona è accusata ingiustamente non quando è colpevole di un reato............ma nel nostro governo dell'amore funziona cosi...piu' sei furbo piu' solidarietà hai...meno sei furbo e piu' ai margini ti mettono........berlusconi ha un metodo consolidato e funzionante..........
meno male che FINI c'è !

Anonimo ha detto...

un ministro che non si accorge che altri pagano una casa per lui ?
ma davvero pensano che siamo stupidi?

Anonimo ha detto...

Con le dimissioni di Scajola si toglie dal governo il ministro piu' inutile della compagine governativa.Credo sia impossibile non trovare un sostituto maggiormente capace come ministro alle attività produttive. tutto questo indipendentemente dalla vicenda.La solita fortuna sfacciata di Berlusconi.

Anonimo ha detto...

Non ci sono solo i circoli di Generazione Italia a far arrabbiare il premier. Anzi, per lui l'annuncio dato ieri in proposito dal presidente della Camera in qualche modo rappresenta almeno un elemento di chiarezza in un percorso che, nella sua visione, porterà prima o poi Fini e i suoi uomini fuori dal Pdl.


Il Cavaliere vuole limitare al massimo quello che considera un vero e proprio stillicidio di consenso nei suoi confronti, proveniente soprattutto da quella che ha individuato da tempo come la principale centrale del dissenso: FareFuturo.

Per questo, adottando uno schema già usato tempo fa in occasione dell'appello agli inserzionisti a tener presente il tasso di "negatività" delle testate sulle quali comprare o meno pubblicità, ha domandato che sul suo tavolo venisse portata la lista degli imprenditori che contribuiscono alla fondazione presieduta da Adolfo Urso. Una richiesta consegnata ai suoi più fedeli collaboratori, da non diffondere, per ora.

Berlusconi vuole vedere, scritti nero su bianco, i nomi dei non pochi uomini di impresa che sostengono il think tank del presidente della Camera, e magari cercare di capirne le ragioni, per verificare se, anche di fronte alla svolta antiberlusconiana del cofondatore Pdl, siano o meno ancora intenzionati ad aiutare un pensatoio che ogni giorno di più si dimostra la spina nel fianco del governo.


Filippo Rossi
Soprattutto vuole capire se siano o meno consapevoli che aiutare chi rema contro il presidente del consiglio può essere controproducente. Sono proprio tutti sicuri di poter continuare a farlo senza entrare in contrasto con quello che, visto da Palazzo Chigi, appare incontestabilmente come il bene del Paese? Insomma, si chiedono gli uomini del presidente, questi imprenditori non temono di essere in conflitto di interessi con il governo?

Valerio ha detto...

Ieri sera a Ballarò mi sono gustato il dalemino in difficolta'.
Certo, gli do' atto (fu accertato) che pagava regolarmente l'equo canone con un regolare contratto, il che riconosco essere certo meglio che prendere 900.000 euro di presunte mazzette da un appaltatore, è pur vero che l'equo canone NON era nemmeno allora vicino ai valori di mercato...
ammetto che la legge che metteva a disposizione quelle case non l'ha fatta lui e pagava anche l'affitto, ma.....
MA....
come poteva un parlamentare ENTRARE NELLE GRADUATORIE per ottenere la casa a prezzo agevolato?

Anonimo ha detto...

La NOSTRA DESTRA ...mi sembra più quella di ...BERLUSCONI!

La mia destra è diversa: legalità, merito, libertà (vera) e anche sogno, patriottismo, coraggio

Queste sono le impronte digitali della destra che ho sempre votato prima nel MSI e poi in An ed è l'unica in cui mi riconosco.
Non può essere “destra” quella di chi oggi è solo un'appendice di Forza Italia.

La legalità e la giustizia, il senso dello stato e delle istituzioni, la lotta a tutte le mafie (nel segno di Falcone e Borsellino, ovviamente), l'onestà e la responsabilità.
E poi, l’amore per l’Italia, la difesa della sua unità e del suo “spirito nazionale”, della sua bandiera e della sua lingua. Questa è destra!
E sono princìpi che si declinano nella quotidianità, che si professano ogni giorno e che ogni giorno vanno tutelati.
Il rispetto e la garanzia dei diritti civili di tutti come la lotta all’omofobia,
sono “di destra” esattamente come il sostegno alle famiglie (più che alla Famiglia) o la giusta difesa delle nostre radici culturali.

Ricorre la voglia di merito e di opportunità, soprattutto da parte dei più giovani. Così come, molto spesso, si impone una parola fra le tante: persona. Anzi, dignità della persona.

E non mancano l’altruismo, l’educazione civica, la sensibilità ambientale, la socialità, la solidarietà, la comunità...

La vera "destra" insomma, è aperta, non ha paura del “nuovo” e del “diverso”, non si arrocca nella difesa (a tratti ridicola) di un’immagine di se stessa che sfiora la caricatura.
La mia è destra che la libertà, quella vera però.
La libertà di essere uomini ...e mai caporali!

Fulvio

nino ha detto...

Per bilanciare la corrente di Fini, il ministro della Difesa ha dato vita a circoli che indirettamente legittimano l’altra iniziativa. E la saldatura in Sicilia fra il governatore Lombardo e il Pdl ostile al capo del governo apre un altro fronte: col «sudismo» come reazione di Fini contro il «nordismo» dell’asse Berlusconi- Tremonti-Bossi. Sono indizi di uno scollamento che la vittoria alle regionali di marzo, paradossalmente, accentua.
Non vedo un gran futuro per questo pdl.

ultimedaroma ha detto...

Berlusconi grida al complotto: "L'asse Fini-toghe vuol fermare le riforme, ma andrò avanti"
A poche ore dalle dimissioni del ministro Scajola, Berlusconi fa capire di provare fastidio per l'atteggiamento di Gianfranco Fini, sfiducia nei confronti dell'operato della magistratura. In particolare, il Cavaliere guarda con sospetto all'atteggiamento del Presidente della Camera. Secondo Berlusconi, l'ex leader di An intende "mettere i bastoni tra le ruote" al processo di riforme.Berlusconi è convinto che Fini e i "suoi amici" vogliano mettere a repentaglio la stabilità del governo e impedire che l'esecutivo riesca a raggiungere la meta delle riforme. E quando parla di questo asse anti-riforme guidato dal Presidente della Camera, riferiscono le stesse fonti, il Cavaliere annovera anche una parte della magistratura. "Ma non ci riusciranno, con lui ormai è finita ed è assolutamente isolato, l'hanno abbandonato tutti", compresi i suoi nel governo, è il convincimento del Cavaliere.
L'unico spazio di Fini resta la televisione, e Berlusconi continua a guardare con fastidio alle apparizioni del co-fondatore: ma se Fini è spesso in tv a criticare il governo, saranno i ministri a ribattere punto su punto per le questioni di loro competenza, e anche lo stesso Berlusconi - riferisce uno dei senatori presenti alla cena di ieri - "dirà quel che dovrà dire".

makebellacompagnia! ha detto...

Denis Verdini, uno dei coordinatori nazionali del Pdl, è indagato dalla procura di Roma per corruzione nell'ambito dell'inchiesta riguardante un presunto comitato d'affari che si sarebbe occupato, in maniera illecita, di appalti pubblici, in particolare i progetti sull'eolico in Sardegna. Verdini era già indagato nell'inchiesta della procura di Firenze per gli appalti del G8.

Anonimo ha detto...

Ragazzi, diciamocela tutta..... di orgoglio per la nostra identità e per la nostra terra non ne abbiamo mai avuto...... sin dagli anni sessanta, quando i nostri politici si svendenvano agli speculatori del nord, consentendo loro di cementificare le nostre coste abusivamente........
Oggi siamo nelle mani di affaristi senza scrupoli e siamo stati noi che abbiamo permesso ciò.
Ora sono cavoli nostri.

Anonimo ha detto...

Ma come si fa' ancora a difendere e giustificare questi qua?
Siamo sull'orlo della bancarotta e ci stiamo avvicinando a grandi passi alla Grecia. I futuri sacrifici saranno soltanto nostri: dei poveri fessi che li hanno votati.

Anonimo ha detto...

Il solo commento da fare è che siamo governati male, molto male. altro che Partito dell'amore, questo è il partito del magna magna ai danni della collettività, e poi parlano di evasione fiscale, i primi evasori come i fatti dimostrano, sono proprio loro che dovrebbero combattere l'evasione con leggi appropriate che non faranno mai e ora si capisce anche perchè.
Sanno solo riempiorsi la loro bocca del termine legalità; ma non sanno nemmeno di che colore essa sia.
I POLITICI CORRETTI sostengano le intercettazioni ed i ROS dei Carabinieri, che attraverso il loro paziente ed attento lavoro sono riusciti a smascherare queste
scaldalose realtà!

Anonimo ha detto...

SCAJOLA SI ERA FATTO ANCHE RISTRUTTURARE LA CASA DA ANEMONE: MENO MALE CHE LO CONOSCEVA APPENA
NON SOLO 900.000 EURO IN ASSEGNI: IL 16 SETTEMBRE 2004 VIENE DEPOSITATA UNA DENUNCIA INIZIO ATTIVITA’ IN COMUNE PER LA RISTRUTTURAZIONE DELL’APPARTAMENTO… DIRETTORE DEI LAVORI E’ ZAMPOLINI, LA DITTA E’ LA A.M.P. DEL FRATELLO DI ANEMONE: PACCHETTO COMPLETO

Di fronte alle contestazioni giornalistiche, ai documenti e alle testimonianze emerse, il ministro dimissionario Claudio Scajola aveva sempre sostenuto di conoscere vagamente l’imprenditore Anemone, giusto in quanto in passato “aveva effettuato dei lavori per la messa in sicurezza dell’alloggio di servizio” quando era ministro degli Interni, poi l’avrebbe perso di vista.
Quanto all’architetto Zampolini, braccio destro di Anemone e riciclatore dei 900.000 euro, Scajola sostiene di “ricordare poco di lui: era la persona cui si era rivolto Balducci per aiutarmi a cercare casa a Roma”.
Oggi emerge un nuovo documento che smentisce il ministro: è datato 16 settembre 2004 e si chiama Dia, ovvero “Denuncia di inizio attività“, depositato in Comune a Roma, in cui si informa l’amministrazione che è stata avviata la ristrutturazione dei 9 vani e mezzo catastali appena acquistati da Scajola.
Tale Dia certifica che “progettista e direttore dei lavori” è l’arch. Angelo Zampolini e che l’impresa esecutrice è la A.M.P. srl di Roma, di cui è proprietario Daniele Anemome, fratello di Diego, il costruttore che ha messo a disposizione la somma di 900.000 euro per l'acquisto dell’appartamento di Scajola.
E non fu certo il solo Scajola, tra i politici influenti, a usufruire dei lavori di ristrutturazione di Anemone, tanto è vero che l’ex autista tunisino dell’imprenditore ha testimoniato di diversi interventi edili a casa di personaggi influenti.
In pratica il ministro Scajola, non solo non si sarebbe accorto che qualcuno gli aveva acquistato tre quinti del suo appartamento a sua insaputa, ma non avrebbe neanche notato che qualcuno gli stava sistemando bagni e camere da letto senza che lui se ne accorgesse.
Uomo fortunato o smemorato?
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

ORA SI SCOPRE CHE LA CRICCA HA SFRUTTATO LO SCUDO FISCALE: 5 MILIONI DI EURO DI BALDUCCI E RINALDI IN LUSSEMBURGO
HANNO USATO LA SECONDA FINESTRA VARATA DA TREMONTI PER CHIUDERE I CONTI A UNICREDIT LUXEMBOURG, SPERANDO DI EVITARE CHE LA MAGISTRATURA TROVASSE QUEI SOLDI ATTRAVERSO UNA ROGATORIA INTERNAZIONALE…POI LI HANNO RIAPERTI ATTRAVERSO UNA SOCIETA’ FIDUCIARIA

L’inchiesta sui maxi appalti legati al G8 della Maddalena riserva ancora delle sorprese: la cosiddetta “Cricca” si scopre che ha pure usufruito dello scudo fiscale, per una somma di oltre 5 milioni di euro.
A gennaio di quest’anno infatti Angelo Balducci, ex Provveditore alle Opere pubbliche, e Claudio Rinaldi, ex commissario ai mondiali di nuoto, si sono fiondati per usufruire della seconda finestra dello scudo fiscale, varato da Giulio Tremonti, pagando il 6% per “ripulire” i soldi sottratti al fisco italiano e depositati presso Unicredit Luxembourg.
Salvo non farli mai rientrare di fatto in Italia, ma riaprendo contestualmente a febbraio un nuovo conto a nome di una loro fiduciaria, la Cordusio Spa. L’obiettivo era quello, in caso di richiesta di rogatoria internazionale, di non far scovare alla magistratura di Firenze, che stava indagando su di loro, una bel gruzzoletto di eurini.
La vicenda dei soldi scudati è contenuta in una relazione di cinque pagine arrivata dal Lussemburgo, su precisa richiesta della Banca d’Italia.
I magistrati infatti avevano scritto all’Uif della Banca d’Italia (Unità di Informazione finanziaria, struttura delegata ai rapporti con l’estero) di informarsi su eventuali operazioni sospette, ai fini dell’anti-riciclaggio, da parte dei 71 indagati nell’inchiesta.
Il 19 marzo arriva la risposta della Banca d’Italia: le posizioni sospette riguardano sette indagati, tra cui Balducci, Rinaldi, Luciano e Dino Anemone ed Evaldo Biasini (don Bankomat).
Se non ci fosse stato l’approfondimento della Banca d’Italia quindi, i due avrebbero ripulito la bellezza di 5 milioni di euro non dichiarati al fisco italiano, pagando appena il 6%.
E questo dovrebbe fare molto pensare sulla filosofia e il modello alla base dello scudo fiscale adottato dal nostro Governo.
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

Il parlamentare PdL “in missione” per vedere la partita dell’Inter...

Mario Valducci, presidente della Commissione Trasporti, assente mercoledì scorso quando la maggioranza è stata battuta alla Camera...era tra i 100 deputati in missione per conto della Camera dei deputati.
Nel pomeriggio aveva preso un aereo per volare a Barcellona, dove si giocava la semifinale di Champions League.
Era evidentemente una missione a cui non poteva mancare.

RADIOPIFFERO ha detto...

Laziogate: condanna per Storace

Un anno e sei mesi per l'incursione illecita nell'anagrafe del Comune e lo spionaggio su Alternativa sociale.

Roma - L’ex governatore della Regione Lazio, Francesco Storace, è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione, assieme ad altre sette persone, nell’ambito del processo nel Laziogate. La sentenza è stata letta questa mattina dal giudice monocratico Maria Buonaventura, della quarta sezione del tribunale di Roma. Due anni sono stati comminati al suo ex portavoce Nicolò Accame. "Complimenti. Questa è la giustizia italiana. È stata emessa una sentenza politica, come purtroppo temevamo che avvenisse. Dopo tre anni e 43 udienze si finisce così. È stato un processo politico quindi è arrivata una sentenza politica. Adesso leggeremo le motivazioni e faremo appello". Così Storace ha commentato la decisione del giudice.

radiopiffero2 ha detto...

Commento alquanto ridicolo...

In questo caso consiglio a tutti quelli sottoposti a processo penale di farsi una bella tessera di partito, qualsiasi partito, così se verranno condannati potranno dire anche loro:
"è una sentenza politica!"

Anonimo ha detto...

Giorgio Amirante avrebbe detto:" o la PDL va a destra o non si fa". La pdl non va a destra e quindi non si fa! Poi se andiamo ad un'altra elezione con la PDL, con tutti gli amministratori, sindaci, uomini di sottogoverno che Berlusconi ha finiremo del tutto cannibalizzati come è successo alle regionali!
Hai perfettamente ragione Adriano a lamentarti sui giornali.
E poi che cosa abbiamo da spartire con questi? Tutti ex comunisti come Bondi, ex socialisti come Cicchito... ! !
Non parliamo di Verdini dopo lo scandalo della ProCiv.
E poi l'inno della PDL: " meno male che Silvio c'è" ma non è possibileeeeeeeeeeeee
GIANFRANCO TI PERDONO TUTTO MA RIPORTACI A CASA!!!!

Laura

Anonimo ha detto...

FINI: “LA LIBERTA’ DI STAMPA NON E’ MAI TROPPA E DAI GIUDICI NESSUNA CONGIURA”
“DIETRO L’INDAGINE SU VERDINI NESSUN ACCANIMENTO DEI GIUDICI VERSO L’ESECUTIVO”…FINI A SKY RICORDA LA PRIORITA’ DEL DECRETO ANTICORRUZIONE E PARLA DI CONFLITTO DI INTERESSI AL GIORNALE DI FELTRI…LE POSIZIONI DELLA LEGA SONO MINORITARIE

L’inchiesta sugli appalti torna ad agitare il governo. Il giorno dopo le dimissioni di Scajola l’esecutivo deve fare i conti con la notizia dell’apertura di un’indagine su Denis Verdini, coordinatore del Pdl.
Il presidente della Camera però esclude nettamente una congiura dei magistrati contro il governo.
«Non c’è nessuna congiura, nessun accanimento dei giudici verso l’esecutivo», dice Fini intervistato da Sky.
Il presidente della Camera però chiede una corsia preferenziale in Parlamento per il ddl anti-corruzione.
«È stato un ddl voluto dal governo- ragiona Fini- quindi i primi a essere convinti della necessità di tenere alta la guardia contro la corruzione devono essere i componenti del governo. Credo sia opportuno dare vita a una corsia privilegiata in Parlamento. È stato chiesto, nel direttivo del Pdl, da Bocchino ma non è stato accolto. Spero in un ripensamento perché così il Pdl confermerebbe che ha fatto bene a varare nel Cdm quel provvedimento».
Il presidente della Camera poi torna a strappare, affrancandosi dalla linea di Berlusconi.
«In una democrazia, la libertà di stampa non è mai troppa», dice Fini, rispondendo alla battuta del Cavaliere, critico nei confronti del rapporto di Freedom House che ha declassato il nostro paese.
Fini ha precisato che il problema non è la quantità di informazione, «quanto piuttosto la qualità dell’informazione. Ma è un problema che è strettamente connesso con la qualità della politica, perciò sarebbe meglio che la politica guardasse a se stessa prima di fare le pulci agli operatori dell’informazione».
Nel mirino del presidente della Camera finisce anche il Carroccio, spesso scettico sulle celebrazioni dell’Unità d’Italia. «Lasciamo da parte le polemiche- dice Fini-. Le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia sono iniziate nel modo migliore, il Capo dello Stato ha fatto un discorso alto sottolineando che non c’è nulla di retorico, non è tempo sprecato ma un doveroso ricordo delle nostre radici. La Lega non è un movimento nazionale e ritiene che l’identità sia quella ’padanà, si tratta di un’invenzione lessicale. Non bisogna alzare le polemiche, le posizione della Lega sono isolate e minoritarie e la cosa importante è che la Lega non intralci le iniziative che il governo ha messo in campo».
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

IL PDL SI SPACCA SUL DECRETO ANTICORRUZIONE: FINI VUOLE AFFRONTARE LA QUESTIONE MORALE, PER BERLUSCONI NON C’E’ FRETTA
NEGATA LA CORSIA PREFERENZIALE RICHIESTA DAI FINIANI PER IL DISEGNO DI LEGGE CHE PREVEDE AUMENTI DI PENA PER I REATI CONTRO LA P.A., LISTE PULITE, CONTROLLI SU APPALTI E CONCORSI, INELEGGIBILITA’ PER CHI E’ STATO CONDANNATO PER CORRUZIONE.. LITE ALLA CAMERA: PARLARE DI LEGALITA’ A QUALCUNO DA’ FASTIDIO

Nessuna corsia preferenziale per il disegno di legge anticorruzione: la richiesta dei parlamentari finiani è stata bocciata dai sommi vertici del gruppo Pdl alla Camera che hanno dichiarato la loro contrarietà a velocizzare il provvedimento del governo contro i politici corrotti.
Mentre le norme ad personam quando è necessario devono volare, per le misure di legalità non c’è fretta.
Questa la morale che emerge dall’ultimo scontro tra le due anime del Pdl: mentre il finiano Bocchino invitava il premier a prendere lui l’iniziativa, prima di subire quella delle opposizioni, le sue parole erano accolte dal gelo e dall’ostilità dei deputati berlusconiani.
Secondo i fedelissimi del premier era pericoloso parlare di legalità il giorno delle dimissioni di Scajola e affrontare una “questione morale” che per molti evidentemente non esiste o fanno finta che non esista.
Fabio Granata si sfogava: “Potevamo dare un segnale al Paese, un’altra occasione persa: il no del Pdl all’iter veloce è un grosso errore politico perchè si tratta di un atto del governo”.
Alzare le bandiere della legalità e delle regole pare dare fastidio a qualcuno che definisce l’iniziativa dei finiani dettata da “interessi di bottega”, dimenticando che le norme le avevano decise tutti insieme: risulta strano frenare quando qualcuno ne reclama l’applicazione.
Vediamo in cosa consiste in concreto questo disegno di legge che fa così paura.
Intanto prevede un inasprimento delle pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione (corruzione, concussione, peculato, ecc) compreso tra la metà e un terzo, fino a un incremento massimo di 6 anni.
Viene altresì introdotta un’aggravante specifica che inasprisce le pene fino a un terzo nei confronti del pubblico ufficiale infedele.
Vi è poi il capitolo “liste pulite”: incandidabilità a qualsiasi carica, nazionale o locale, del presidente della Regione che sia stato rimosso per aver compiuto “atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge”.
Ineleggibilità alle cariche di deputato e senatore per i condannati in via definitiva per reati contro la Pubblica Amministrazione (corruzione, concussione, ecc).
Sono previsti poi numerosi controlli di gestione e sulla qualità dei servizi.
Più trasparenza negli appalti pubblici, nei concorsi e nella progressione in carriera.
Viene anche creato un Piano nazionale anticorruzione, coordinato dal Dipartimento della Funzione pubblica.
Ciascuna Amministrazione dovrà mettere per iscritto il grado di esposizione al rischio corruzione dei propri uffici, assumendosene la responsabilità.
Misure opportune e di buon senso, neanche troppo draconiane: ma per i vertici del Pdl evidentemente queste cose...possono aspettare.
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

Fini si è reso conto che non sarà l'erede di Berlusconi. Quindi prima di cambiare mestiere ed andare a vendere il cocco sulla spiaggia di Gallipoli ha deciso di fargli un dispetto e vuole distruggergli il partito.
e ci sta lavorando.

ehehehehe ha detto...

BOCCHINO: "LA RUSSA HA GONFIATO CANOTTO BERLUSCONISMO...

(Adnkronos) - "La Russa ha gonfiato un canotto per sedervisi sopra e galleggiare sul berlusconismo". Con queste parole Italo Bocchino, a 'Otto e mezzo' su La7, parla dell'ipotesi di una gara tra ex aennini dopo la direzione del Pdl con la nascita dell'area di Ignazio La Russa.

zeus ha detto...

E' strabiliante ,quanti danni possa fare un presidente della Camera, che ha al suo seguito uno sparuto numero di persone ! E' mai possibile che non cia nessuno che gli butti in faccia ciò che diceva in passato? Fino a che non è stato eletto terza carica (ma forse anche dopo) ha ribadito in più occasioni che c'era un accanimento giudiziario verso Berlusconi. Se c'è accanimento sul Premier, per ricaduta, è anche sul Governo. Fini nega che ci sia un disegno contro il governo da parte della magistratura. Si metta d'accordo con sè stesso; mi sembra sia abbastanza ingarbugliato come cervello e chi è in tale condizione, primo o poi scoppia ! Se non fosse un danno terribile per il paese, ci sarebbe da lasciarlo andare con i suoi sodali rossi (magistrati e non); vedremo poi a posteriori che fine farà....

Anonimo ha detto...

Non sono daccordo caro zeus.
Fini non fa che dire ciò che molti italiani onesti pensano, anche a destra. E' innegabile che i magistrati, davanti a una notizia di reato, debbano fare il loro lavoro, come è innegabile il conflitto di interessi fra la proprietà di questo giornale e la posizione del capo del governo. E infatti il giornale viene usato come un'arma contro gli avversari politici. Tutte queste cose in un paese normale sarebbero evidenti a tutti, in Italia, con la distorsione dell'informazione, ormai ridotta a propaganda di regime, sembrano posizioni da marziani

Anonimo ha detto...

PERCHE’ ANEMONE AVREBBE PAGATO I 900.000 EURO PER LA CASA DI SCAJOLA? I SUOI APPALTI SONO INIZIATI CON IL SISDE
ANEMONE NEL 2002 OTTENNE IL NOS (NULLA OSTA SICUREZZA), NECESSARIO PER LAVORARE CON I SERVIZI, LE FORZE ARMATE E LA POLIZIA, QUANDO MINISTRO DEGLI INTERNI ERA SCAJOLA… AVEVA UNA PICCOLA AZIENDA MA OTTENNE I LAVORI ENORMI PER IL CENTRO DEL SISDE DI PIAZZA DAMA…POI ALTRI APPALTI A CASERME DELLA G.D.F., CARABINIERI E FARNESINA, ANCHE COL GOVERNO PRODI

Il 10 febbraio l’imprenditore Diego Anemone è stato arrestato nell’inchiesta Grandi Appalti con l’accusa di corruzione.
Ora è anche sospettato di aver regalato 900.000 euro all’ex ministro Claudio Scajola per saldare l’acquisto della sua casa romana.
Ciò che si chiedono gli italiani, e per primi gli inquirenti, è che interesse potesse avere, nel luglio 2004, Anemone per ingraziarsi con quel cadeau l’allora ministro per l’Attuazione del Programma.
Forse una forma di sdebitamento per qualche facilitazione ottenuta quando Scajola era ministro degli Interni?
Ripercorrendo a ritroso l’escalation di Anemone, emerge che nel periodo 2006-2008, l’imprenditore ha ottenuto una dozzina di commesse “top secret”, lavorando per Carabinieri, Guardia di Finanza e ministero degli Esteri.
Ma nel giro giusto era entrato nel 2002, con la costruzione di una importante sede del Sisde a Roma.
Per lavorare con i servizi, con le forze armate o di polizia occorre però avere il Nos (nulla osta sicurezza).
Nel 2002, la sua piccolissima ditta di Grottaferrata la ottiene in modo singolare: erano i tempi del secondo governo Berlusconi , ministro degli Interni era Scajola e il generale Mori era stato da poco nominato direttore del Sisde.
Fu proprio Mori a chiedere alla GdF di indicargli un nuovo capo della Logistica e gli fu indicato Francesco Pittorru, anche lui beneficiato di contributi per i suoi appartamenti romani da Anemone.
Secondo alcune fonti sarebbe stato Pittorru a introdurre Anemone nel giro degli appalti “riservati”, secondo altre Anemone sarebbe stato segnalato da Scajola.
Fatto sta che nel 2003 ad Anemone vengono affidati i lavori per il centro di piazza Zama del Sisde, un’opera gigantesca e costosa, portata a termine in fretta e bene.
Con la società Medea Progetti e Consulenze, Anemone continua a lavorare anche negli anni successivi: lavori di ristrutturazione per l’Arma, costruzione della caserma della GdF di Ponte Galeria, ristrutturazione di una intera ala della Farnesina e del comando generale della Gdf.
Anemone lavora sempre, anche quando a Palazzo Chigi si installa Romano Prodi.
Ultima coincidenza singolare: il cognato di Anemone entra nei Servizi proprio nel periodo 2006-2008.
Indovinate chi presiedeva il Copasir in quella fase...:
Claudio Scajola.
w destra di base

Rolando R.

dalgiornaledioggi ha detto...

Berlusconi va al contrattacco e tenta la riconquista dei finiani

Martedì sera è stato il turno di Bianconi, Laffranco e Corsaro, mercoledì di Augello e Moffa. Tutti parlamentari ex An, i primi rimasti fedeli ai colonnelli, i secondi - pur con sfumature diverse - di osservanza finiana. Tutti convocati a Palazzo Grazioli per un faccia a faccia con Berlusconi. Che da qualche giorno ha deciso di prendere in mano in prima persona il caso Fini, convinto sia arrivato il momento di passare alla controffensiva. Se sulle «attese sorprese» che arriveranno nei prossimi giorni dalle procure «non posso fare nulla» - è il senso dei ragionamenti del premier - sul fronte parlamentare invece «farò il possibile» per resistere al fuoco dei finiani. Annunciato a più riprese da Bocchino che non perde occasione per dire che «da ora ci dovranno convincere su ogni voto». Magari già nelle prossime settimane, visto che proprio ieri Fini ha detto di aspettarsi una decisione della Camera sul testo sulla cittadinanza entro giugno.
Così, a Bianconi, Laffranco e Corsaro Berlusconi ripete nella sostanza il discorso fatto alla direzione nazionale del Pdl chiedendogli di spiegare ai loro ex colleghi di partito che lui nel Popolo della libertà ci crede ancora. Il messaggio è chiaro: convincere quanti più finiani possibile a restare fedeli alla linea del Pdl. Che, dice il Cavaliere, sarà «decisa democraticamente», tanto che nell’incontro con i tre coordinatori si decide di convocare l’ufficio di presidenza del partito entro una decina di giorni e la direzione nazionale entro un mese e mezzo. Il ragionamento è più meno lo stesso con Augello e Moffa, ai quali il premier ribadisce di non volere un Pdl spaccato in due. E che ci siano movimenti in corso lo dimostra anche la lunga serie di incontri avuti ieri da Berlusconi nel suo studio di Montecitorio. La De Girolamo, per esempio, s’è presentata dal Cavaliere in compagnia della Sbai. E la deputata di origine marocchina, considerata di area finiana, ha voluto far sapere a Berlusconi di non essere disponibile a entrare in alcuna corrente. Mentre ad altri parlamentari il premier ha chiesto di farsi ambasciatori con alcuni deputati finiani, nomi e cognomi alla mano (Della Vedova è uno di quelli che a breve potrebbe avere un incontro con il Cavaliere). Movimenti che andranno avanti almeno fino all’ultima settimana di maggio, quando è previsto il rinnovo delle presidenze di tutte le commissioni parlamentari (non è esclusa qualche sorpresa).
Ed è sempre in questo senso che nei numerosi faccia a faccia di ieri il presidente del Consiglio ha puntato la sua attenzione sul gruppo parlamentare della Camera, che negli ultimi tempi è incorso in più d’uno scivolone. «L’ho trascurato per troppo - ha detto - ora me ne occuperò in prima persona». Anche per questo si è deciso che per garantire le presenze in aula Cicchitto sarà affiancato da due deputati per ogni regione che si faranno carico di «controllare» i colleghi. Con un corollario: chi non sarà sopra l’80% delle presenze non sarà ricandidato. Anche questo, insomma, un modo per prepararsi a eventuali guerriglie parlamentari con i finiani.
D’altra parte, pur non escludendo una ricomposizione, Berlusconi si è ormai convinto dell’esistenza di un vero e proprio «asse tra Fini e la magistratura» e nelle sue conversazioni private lo dice apertamente. Il presidente della Camera, è la chiosa di un deputato di casa a Palazzo Grazioli, «fa da sponda all’azione delle procure e ha garantito che nel dopo Berlusconi ci sarà una riforma della giustizia che non disturbi il manovratore». Illazioni, forse. Di certo c’è che il Cavaliere continua a dire di voler «chiudere la legislatura». E tra le prime riforme sul tavolo cita proprio quella della giustizia. Seguita da quella del fisco, «ampia e strutturale» da farsi «nel prossimo triennio».

Adriano Napoli ha detto...

COMUNICATO DELL’ESECUTIVO PROV.LE DI DESTRA DI BASE:

FELICI DI NON ESSERE PIU’ L’UNICO DISSENSO NEL PDL .
Ora basta con le parole e vogliamo subito atti concreti di cambiamento.

I sottoscritti componenti dell’esecutivo provinciale dei Circoli Destra di Base, prendono atto della mobilitazione di una parte dei ragazzi di Azione Giovani a sostegno delle tesi di Fini che ricalcano esattamente, e legittimano definitivamente, le posizioni sinora assunte dalla nostra componente regionale che da sempre richiede in ogni sede una adeguata partecipazione e un maggiore rispetto nel Pdl della base militante proveniente da Alleanza Nazionale.
Siamo felici di non essere più soli a mettere in discussione l’organizzazione e l’operato del Pdl specie per quanto riguarda il nostro territorio e a chiedere confronti concreti e costruttivi a tutti livelli, pur nella totale indifferenza di chi ha sinora rappresentato ufficialmente il Pdl .
E in particolar modo chi doveva rappresentare e tutelare la quota di An nel Pdl che, invece di dare voce e dignità alla base di An che oggi si ritrova sconcertata e senza seri riferimenti di partito, ha solo tutelato e a rappresentato i propri elettori e amici di corrente.
C’è un disagio diffuso e concreto tra i militanti e gli elettori di destra, ex An, nel salento e i dati elettorali lo confermano oltre ogni ragionevole dubbio.
I candidati di An nel Pdl hanno preso in tutto 17.500 voti e Saverio Congedo, che da capo corrente de “ La Città” ricopre la carica di vicecoordinatore provinciale del Pdl, ha perso ben 1.200 voti in meno rispetto alle scorse regionali, e ciò nonostante il forte appoggio avuto in questa occasione dei gasparriani e degli alemanni di Tundo.
La Destra di An nel Pdl salentino è ridotta quindi solo a 17.500 voti. Non è certo un risultato di cui esserne fieri.
Tutti noi dirigenti provinciali di Destra di Base, con questo comunicato chiediamo ai massimi vertici regionali e provinciali del Pdl di prendere in seria considerazione questo problema e di dare riscontro all’allarme già lanciato giorni fa dal nostro coordinatore regionale Adriano Napoli che chiedeva un adeguato spazio nel Pdl salentino, a quella parte di An sinora completamente ignorata che è stata artefice di tante splendide vittorie elettorali.
Molti, troppi, nostri militanti sono demotivati e tantissimi sono quelli che per protesta non sono andati a votare e altrettanti hanno votato addirittura altrove, anche fuori dal centrodestra.
Il problema è serio e deve essere affrontato quanto prima altrettanto seriamente, nell’interesse di Fitto, del Pdl e dell’intera coalizione di centrodestra di cui facciamo parte.
Finalmente oggi c’è una presa di coscienza generale di questo problema gravissimo, a livello nazionale dal Presidente Fini, a livello regionale dall’on. Tatarella, e a livello provinciale anche da alcuni ragazzi di Azione Giovani, e di questo ne siamo contenti tutti.
Ora però ci aspettiamo che i nostri vertici regionali e provinciali diano segni concreti di vita riconoscendo finalmente quanto prima a Destra di Base, unica vera voce di dissenso, fuori dal coro, nel Pdl salentino, tutta la considerazione che merita e soprattutto quello spazio politico indispensabile a giustificare il nostro impegno militante e la nostra presenza nel Pdl.


Firmato:

Giuseppe Chiffi ( vicesindaco di Castrignano del Capo)
Massimo Caggiula ( consigliere comunale di Parabita )
Prof. Luigi Corvino ( consigliere comunale di Taviano )
Ing. Dino Congedi ( consigliere comunale di Ugento)
Avv. Luigi Provenzano ( consigliere comunale di Matino)
Dr. Giuseppe Menallo ( responsabile DDB di Aradeo )
Avv. Pierpaolo Personè ( responsabile DDB di Nardò)
Avv. Francesco Pino( responsabile DDB di Maglie)
Avv. Paola Scialpi (responsabile DDB di Gallipoli)
d.ssa Antonella Latino (responsabile DDB di Neviano)

Anonimo ha detto...

Adriano, un consiglio:
uscitevene dl Pdl, che vi stanno solo prendendo per i fondelli e vi usano e vi useranno sempre e solo per fare numero.
Siete mai stati chiamati da qualcuno per indicare un nome, anche uno solo, da inserire negli elenchi dei tecnici dei collaboratori e del personale della provincia da quando governa il centrodestar?
Se la risposta è no, non perdete più tempo.
Prendete quel poco di dignità che vi resta e mandateli al diavolo tutti.

Gianfranco Lancella

sentitequesta ha detto...

QUAGLIARELLO
Basta "dissidenti" in tv
"Nessuno nega - dice Quagliariello - che si sia creata una dissidenza all'interno del Pdl e che lo scontro tra Fini e Berlusconi sia avvenuto. Era assolutamente normale che la stampa ne desse notizia, che le trasmissioni tv di approfondimento politico mettessero in evidenza il fatto invitando esponenti delle due diverse posizioni. Normale per la settimana successiva a quanto accaduto. Non possiamo pensare che da adesso in avanti diventi un'abitudine che due persone elette tra le file dello stesso partito vengano invitate nei salotti del piccolo schermo in quanto portatori di due posizioni diverse". Per rafforzare la sua tesi, il vicecapogruppo Pdl al senato usa gli avversari. "Il Pd ha al suo interno una maggioranza e una minoranza, non per questo, però, ai dibattiti tv viene invitato un rappresentante dell'aria Bersani e uno di quella Franceschini. Con noi ultimamente questo non avviene e quel che viene fuori è un'immagine falsata del partito".

BRIGUGLIO:
"Un documento di partito alle redazioni?"
A chi tocca decidere chi ospitare in tv? Per Quagliariello "chi si deve adeguare non siamo noi politici. Noi possiamo e dobbiamo declinare qualche invito. Devono essere gli editori e i conduttori dei talk show televisivi a tornare a rispettare le regole della comunicazione politica: un esponente per un partito". E su questo punto si focalizza la replica del finiano Carmelo Briguglio, vicepresidente dei deputati del Pdl. "L'amico Quagliarello vorrebbe imporre che nei talk-show il Pdl sia rappresentato da un solo esponente. Che vogliamo fare? Mandare un documento del partito alle redazioni perché si uniformino?".