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lunedì 11 novembre 2013

LA DESTRA RIPARTE DALLA BASE !

LA DESTRA RIPARTE DALLA BASE !

Mercoledì riunione programmatica a Milano tra Destra di Base e altri gruppi e associazioni di destra attive nel nord Italia.


Mercoledì concludiamo la serie di incontri programmatii per selezionare le varie realtà locali di Destra più affini alla nostra con le quali creare un unico coordinamento nazionale che ci consenta di contare sempre di più politicamente ed elettoralmente.

 

Dopo questo incontro, organizzeremo a Roma una riunione organizzativa per definire la forma associativa e le regole migliori per garantire partecipazione e dignità a tutte le componenti e a tutti gli iscritti.

Noi di Destra di Base proporremo una Federazione, almeno nei primi tempi, poi si vedrà.

In ogni caso si punta a creare un riferimento nazionale di Destra completamente  diverso da tutte le altre situazioni già esistenti, che con una impostazione ed una struttura innovativa, che non consenta strumentalizzazioni di sorta da parte di nessuno, nè all'interno e nè all'esterno.

Abbiamo già subito troppe scottature ed ora sappiamo bene come proteggergi...  

"La Destra riparte della Base"...

chi è interessato....ci contatti...


 

LA GUERRA PER LA CASSAFORTE DI AN

LA GUERRA PER LA CASSAFORTE DI AN

SOLDI, CASE E PROPRIETÀ DIETRO LA LOTTA PER IL SIMBOLO



Sventolano di nuovo, le bandiere di Alleanza nazionale.
E coprono per un giorno le faide tra i colonnelli e le mille schegge di una galassia annientata dal berlusconismo. Partitini dello zerovirgola, rancori da record. Eppure, dietro la polvere e i veleni si intravede una cassaforte.
Cinquantacinque milioni cash e un patrimonio di settanta immobili, stimato da alcuni in 170 milioni. Vince chi trova la combinazione.
È il paradosso degli eredi di via della Scrofa. Con la Fondazione An gestiscono una fortuna di almeno 110 milioni di euro – secondo altre stime addirittura 230 milioni – ma nessuno da solo può spenderla. Duellano per il controllo del cda, ma sono rimasti senza contenitore politico.
Diciassette anni fa raccoglievano il 15,75% alle Politiche, oggi sono ridotti a inseguire la chimera del 4% alle Europee. Magari per disperazione, ma finalmente qualcosa si muove.
Il patrimonio, innanzitutto. Quando si decretò lo scioglimento di Alleanza nazionale, i gioielli di famiglia confluirono alla fine nella Fondazione. Soldi, tantissimi. E immobili di pregio che neanche alla Lotteria di Capodanno.
C'è la storica sede di via della Scrofa – a due passi da Montecitorio – quella di viaSommacampagna e via Livorno, lo stabile milanese di via Mancini. E ancora, l'immobile romano di via Paisiello, cuore pulsante dei Parioli, occupato di recente dal Giornale d'Italia della Destra di Storace.
La Fondazione è presieduta dall'ex senatore Franco Mugnai, che elenca: «C'è il Secolo d'Italia. Poi gli immobili, stimati qualche anno fa dai periti in quaranta milioni. Forse valgono una cinquantina. Circa cinquanta milioni di liquidità. E poi ci sono idieci milioni dell'Associazione ».
Già, l'associazione Alleanza nazionale, primo step per traghettare il partito nel cimitero delle forze politiche.
Ha a disposizione dieci milioni di euro, ma su di essa pende una causa civile – intentata da Antonio Buonfiglio ed Enzo Raisi – per stabilire la validità dell'ultimo congresso che ha deliberato lo scioglimento di An. Il Tribunale, nel frattempo, ha nominato i commissari liquidatori per gestire quei dieci milioni.
La partita ruota attorno al cash. Ma il terreno è politico. Conta soprattutto il simbolo, riposto in cantina a causa di un predellino.
Se lo contendono un po' tutti, eredi legittimi e qualche parente alla lontana. Se lo contendono, ma non tutti vogliono scongelarlo. Ignazio La Russa, ad esempio, è scettico assai: «La decisione spetta ai mille soci della Fondazione. Fratelli d'Italia, comunque, è la prosecuzione di An. Io lascerei il simbolo di An alla storia e andrei avanti».
Contrarissima a riesumare il logo nato dal travaglio di Fiuggi èanche Giorgia Meloni, che non intende ospitare la prima linea dei colonnelli. Solo Gianni Alemanno ha trovato posto nel suo contenitore. Gli altri, che in pensione non ci vogliono andare, si sono organizzati.
Sabato scorso Francesco Storace (Destra) e Buonfiglio, Adriana Poli Bortone (Io Sud), Roberto Menia (Fli) e Luca Romagnoli (Fiamma tricolore) lanciano il Movimento per Alleanza nazionale.
Sostiene il leader della Destra: «Le risorse? Non voglio avvicinarmi a una materia che credo porterà qualche problema. A noi basta il simbolo. Ne ha diritto una comunità ». Storace invita anche Meloni: «Non mi vuole? Se ci sono pregiudizi verso di me, allora c'è un problema».
Ma quanto vale, questo benedetto simbolo? Secondo molti almeno l'1,5%. Addirittura il 5%, sognano i più ottimisti.
Poco importa, secondo Maurizio Gasparri: «Non aderirei alla rifondazione di An. E vedo gente che pochi mesi fa sventolava la bandiera di destra accanto a Monti. Oggi vogliono fare tutti la destra,appassionatamente…».
Il consiglio di amministrazione della Fondazione An ha in mano il timone.
È composto da quattordici membri (a breve diventeranno quindici) fra i quali La Russa e Gasparri, Alemanno e Matteoli. C'è anche il finiano Donato Lamorte, decano missino. Ed Egidio Digilio, avvistato al convegno romano di Storace e Menia.
Di recente hanno destinato un milione di euro all'anno – gli interessi dei beni – a progetti di destra.
Ma il cda resta un risiko. Veti incrociati, un forte asse tra la Russa e Alemanno, maggioranze variabili. Nessuna, comunque, favorevole a scongelare il simbolo. «Non possono bloccarlo », giura Buonfiglio. Si vedrà.
Anche perché le anime della destra potrebbero raggiungere un'intesa per dividere immobili e cash. Una soluzione che però non convince Gasparri: «Il partito non esiste più, per me i beni vanno restituiti allo Stato. O destinati alle vittime degli anni di piombo, intitolati ai fratelli Mattei».
Gianfranco Fini, ufficialmente, resta alla finestra. Presenta il suo libro in giro per l'Italia, si dedica alla Fondazione Liberadestra.
Non scommette sulla riunificazione, ma non la ostacola. E infatti i suoi fedelissimi sono della partita. Uno è Daniele Toto, coordinatore di Fli: «Pensoche sia utile ridare fiato a una destra moderna ed europea. Ci devono entrare tutti. E serve un cambio generazionale».
E Roberto Menia ricorda: «Fui l'unico a votare contro lo scioglimento di An. Sembravo un pazzo visionario. Per punirmi, al congresso del Pdl mi fecero parlare a mezzanotte… Una diaspora spaventosa ci ha ridotto in pulviscolo, rimettiamo insieme i cocci».
Difficile basti solo un simbolo.

Tommaso Ciriaco
(giornalista)


sabato 2 novembre 2013

IL MINISTRO CANCELLIERI IN "MISSIONE UMANITARIA"

                                                         IL MINISTRO CANCELLIERI IN

1. FERMI TUTTI, QUALCOSA NON QUADRA: LA CANCELLIERI TELEFONA PER "LIBERARE" LA LIGRESTI - DA ROMA - AL DAP (DIPARTIMENTO AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA) CHE HA SEDE A ROMA. QUINDI, LA COMPETENZA TERRITORIALE A VALUTARE LA RILEVANZA PENALE DI QUESTO COMPORTAMENTO NON È DELLA PROCURA DI TORINO MA DELLA PROCURA DI ROMA

2. LA PROCURA ROMA COMPETENTE PER TERRITORIO A GIUDICARE IL FATTACCIO, APRIRÀ UN FASCICOLO? E' UN ATTO DOVUTO PERCHÈ C'È L'OBBLIGATORIETÀ DELL'AZIONE PENALE! 

3. ANCORA: PERCHE' IL CAPO DELLA PROCURA DI TORINO GIANCARLO CASELLI E' INTERVENUTO IN DIFESA DELLA CANCELLIERI? IL MINISTRO NON HA CHIAMATO LA PROCURA MA IL DAP, QUINDI PUÒ VALUTARE SOLO IL COMPORTAMENTO DELL'INDAGATA GIULIA LIGRESTI.

4. IERI SERA LE EDIZIONI DELLA SERA DEL TG1 E DEL TG2 NON HANNO DEDICATO ALCUN TITOLO ALLE RIVELAZIONI SULLE TELEFONATE DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CANCELLIERI CON I FAMILIARI DI GIULIA LIGRESTI. E QUESTO LO CHIAMANO "SERVIZIO PUBBLICO"? -


1.
Lette le intercettazioni, sorge spontanea una domandina: la Ministra Cancellieri fa una telefonata per "liberare" la Ligresti - da Roma - al Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) che ha sede a Roma. Quindi, la competenza territoriale a valutare la rilevanza penale di questo comportamento specifico non è della Procura di Torino ma della Procura di Roma.

 

Per lo stesso genere di telefonata Berlusconi si è preso 7 anni, hanno giustamente rilevato Sallusti e Belpietro. La Procura di Roma - unica competente per territorio a giudicare il fatto - aprirà un fascicolo? E' un atto dovuto perchè c'è l'obbligatorietà dell'azione penale!

 

Perche' interviene in difesa della Procura di Torino ("non ci siamo fatti condizionare dall'intervento della Cancellieri"), il capo della Procura Giancarlo Caselli che non ci azzecca una minchia? Avvisatelo che il ministro non ha chiamato la Procura ma il Dap, quindi non può valutare il comportamento della Cancellieri bensì solo quello dell'indagata Giulia Ligresti.

 

Perchè Nonna Pina chiama il vicecapo Luigi Pagano e non il capo del Dap Giovanni Tamburino? Perché il Pdl la giustifica? Sara' perchè Angelino Alfano (con Brunetta, Masi, le due figlie di Geronzi, etc.) era inquilino di Ligresti a via Tre Madonne? ....ah....saperlo!!!!

 

2.
Un patetico tentativo di nascondere la notizia o semplice incompetenza? Se lo devono essere chiesto in molti, ieri sera, dopo aver visto le edizioni principali di TG1 e TG2. Entrambi accomunati dalla decisione di non dedicare alcun titolo alle rivelazioni sulle telefonate del ministro della giustizia Cancellieri con i familiari di Giulia Ligresti.

 

Nei Tg , guidati da Mario Orfeo e Marcello Masi, si riscopre una nuova forma di "panino" con un servizio stretto tra disoccupati, presunte trattative stato-mafia e scontri di piazza per il diritto alla casa. Per tutti c'è uno spazio in copertina di grande visibilità, compresi gli italiani che vanno a Londra per divorziare o il nuovo cofanetto di Adriano Celentano.

Manca solo lei: la ministra Cancellieri, che entra a gamba tesa nella vicenda Fonsai. Possono davvero TG1 e TG2 aver sottovalutato la notizia o la scelta rispondeva a precise indicazioni aziendali, a tutela di uno dei ministri più vicini all'ex premier Monti e a Napolitano? A pensar male si fa peccato - diceva Andreotti - ma spesso ci si azzecca.

 

3. 

In un paese normale il ministro della Giustizia non parla con i parenti di un'amica arrestata per gravi reati, rassicurandoli con frasi del tipo: "Qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me". Né tantomeno chiama i vicedirettori del Dipartimento Amministrazione penitenziaria per raccomandare le sorti dell'amica detenuta.

Ma, se lo fa e viene scoperto da un'intercettazione telefonica (sulle utenze dei familiari della carcerata), si dimette un minuto dopo. E, se non lo fa, viene dimissionato su due piedi, un istante dopo la notizia, dal suo presidente del Consiglio.

Siccome però siamo in Italia, il premier tace, il Quirinale pure. Come se fosse tutto normale. Una telefonata allunga la vita, diceva un famoso spot: qui invece accorcia la galera, o almeno ci prova.

Nel paese del sovraffollamento carcerario permanente, Anna Maria Cancellieri, prefetto della Repubblica in pensione, dunque "donna delle istituzioni" che molti in aprile volevano addirittura capo dello Stato, ha pensato bene di risolverlo facendo scarcerare un detenuto su 67 mila: uno a caso, una sua amica.

 

Poi ha dichiarato bel bella ai magistrati torinesi che la interrogavano come testimone su quelle telefonate: "Si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione. Essendo io una buona amica della Fragni (Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, padre dell'arrestata Giulia, ndr) da parecchi anni, ho ritenuto, in concomitanza degli arresti, di farle una telefonata di solidarietà sotto l'aspetto umano". E ha raccontato una bugia sotto giuramento, perché il suo non è stato solo "un intervento umanitario", tantomeno "doveroso", né una "telefonata di solidarietà".

 

È stata un'interferenza bella e buona nel normale iter della detenzione dell'amica di famiglia. Anche perché, dopo quella telefonata, ne sono seguite altre ai vicedirettori del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano. Che, a quanto ci risulta, hanno - essi sì, doverosamente - respinto le pressioni, spiegando all'incauta Guardasigilli che la detenzione di un arrestato compete in esclusiva ai giudici, non ai politici.

Anche su questo punto la Cancellieri ha raccontato una bugia ai pm: "Ho sensibilizzato i due vicecapi del Dap perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati". Salvo poi dover ammettere che li aveva sensibilizzati su un unico carcerato: l'amica Giulia.

 

La figlia di don Salvatore Ligresti soffriva di anoressia e rifiutava il cibo in cella, ma non è la sola malata fra i 67 mila ospiti delle patrie galere. Per questi casi esistono le leggi e i regolamenti, oltre al personale penitenziario specializzato che di solito, nonostante l'eterna emergenza, segue con professionalità le situazioni a rischio.

Così come effettivamente stava avvenendo, anche da parte dei magistrati torinesi. Senza bisogno delle raccomandazioni del ministro. La Procura aveva subito disposto un accertamento medico e in seguito aveva dato parere favorevole alla scarcerazione, respinta però in un primo tempo dal gip, che aveva scarcerato la donna soltanto dopo il patteggiamento.

L'iter giudiziario, dunque, non è stato influenzato dalle pressioni della ministra: ma non perché la ministra non le abbia tentate, bensì perché i vicecapi del Dap le hanno stoppate. Eppure la Cancellieri avrebbe dovuto astenersi anche dal pronunciare il nome "Ligresti", specie dopola retata che portò in carcere l'intera dinastia, visti i rapporti non solo familiari, ma anche d'affari che suo figlio Piergiorgio Peluso intrattiene con don Salvatore e il suo gruppo decotto.

 

Peluso è stato prima responsabile del Corporate & Investment banking di Unicredit, trattando l'esposizione debitoria del gruppo Ligresti verso la banca; poi divenne direttore generale di Fondiaria Sai (gruppo Ligresti) dal 2011 al 2012; e quando passò a Telecom, dopo un solo anno di lavoro, incassò da Ligresti una buonuscita di 3,6 milioni di euro.

 

Un conflitto d'interessi bifamiliare che avrebbe dovuto sconsigliare al ministro di occuparsi della Dynasty siculo-milanese. Non è stato così, e ora la ministra (della Giustizia!) deve pagare per le conseguenze dei suoi atti. Se restasse al suo posto, confermerebbe ancora una volta il principio malato della giustizia ad personam per i ricchi e i potenti, già purtroppo consolidato da vent'anni di casi Berlusconi, e anche dallo scandalo Mancino-Napolitano. Ma a quel punto tutti e 67 mila i detenuti potrebbero a buon diritto farla chiamare da un parente qualunque perché s'interessi dei loro 67 mila casi personali: 67 mila "conta su di me". Se una telefonata accorcia la galera, che almeno valga per tutti.

 

( dagospia.com )

domenica 13 ottobre 2013

Bari. Vitantonio Uggenti nominato nuovo coordinatore provinciale dei circoli Destra di Base.

Bari. Vitantonio Uggenti nominato nuovo coordinatore provinciale dei circoli Destra di Base.Al presidente dell'associazione Pro Civitate, figura storica della destra barese, affidato il compito di rappresentare e organizzare i circoli DDB nella provincia del nostro capoluogo di regione.

La Destra sociale pugliese dei circoli Ddb, che nel 2007 si stacco' prima dalla corrente politica dell'ex ministro Alemanno e poi dal Pdl, da oggi  sara' rappresentata a Bari da Vitantonio Uggenti, presidente del gia' noto e attivo movimento cittadino Pro Civitate. 

L'annuncio arriva direttamente dal coordinamento regionale dei circoli Destra di Base di Puglia guidato dal dr. Adriano Napoli, gia' dirigente regionale An, e ratificato dal dr. Oronzo Orlando , gia' capogruppo regionale di An, che, oltre ad essere il vicecoordinatore regionale, e' anche il responsabile organizzativo del movimento degli ex aennini.

" Siamo certi che la  nomina di Vitantonio Uggenti a coordinatore provinciale di DdB sia la migliore scelta che poteva essere fatta per dare ai militanti di destra di Bari e della provincia un riferimento seri e credibile che possa intrerpretare nel modo piu' autentico possibile le istanze e i valori di una destra sociale che si ispira alla figura di Almirante e si basa sull'impegno politico inteso come impegno civile disinteressato."

Con la nomina di Uggenti si accende anche a Bari il faro di una destra autentica, orgogliosa, indipendente, organizzata, senza padroni e senza padrini, che intende essere parte essenziale ed attiva sia nella societa'  che nelle istituzioni.

Come coordinatore provinciale, Uggenti entra di diritto a far parte anche del coordinamento regionale DdB, che sara' convocato entro la fine del mese proprio a Bari.


Il neocoordinatore Uggenti ha dichiarato:

Accetto con spirito collaborativo l'incarico affidatomi, fiducioso di poter offrire un concreto contributo al consolidamento di un movimento politico che incarni i valori della destra Italiana che allo stato non sono sostenuti da alcuna compagine politica incluse che si collocano nell'area di centro destra. Bisogna ripartire da una agenda politica con vocazione sociale affinchè nessuno, ma veramente nessuno sia abbandonato o lasciato indietro

Bari,13.10.2013


Bari. Vitantonio Uggenti nominato nuovo coordinatore provinciale dei circoli Destra di Base.

Bari. Vitantonio Uggenti nominato nuovo coordinatore provinciale dei circoli Destra di Base.Al presidente dell'associazione Pro Civitate, figura storica della destra barese, affidato il compito di rappresentare e organizzare i circoli DDB nella provincia del nostro capoluogo di regione.

La Destra sociale pugliese dei circoli Ddb, che nel 2007 si stacco' prima dalla corrente politica dell'ex ministro Alemanno e poi dal Pdl, da oggi  sara' rappresentata a Bari da Vitantonio Uggenti, presidente del gia' noto e attivo movimento cittadino Pro Civitate. 

L'annuncio arriva direttamente dal coordinamento regionale dei circoli Destra di Base di Puglia guidato dal dr. Adriano Napoli, gia' dirigente regionale An, e ratificato dal dr. Oronzo Orlando , gia' capogruppo regionale di An, che, oltre ad essere il vicecoordinatore regionale, e' anche il responsabile organizzativo del movimento degli ex aennini.

" Siamo certi che la  nomina di Vitantonio Uggenti a coordinatore provinciale di DdB sia la migliore scelta che poteva essere fatta per dare ai militanti di destra di Bari e della provincia un riferimento seri e credibile che possa intrerpretare nel modo piu' autentico possibile le istanze e i valori di una destra sociale che si ispira alla figura di Almirante e si basa sull'impegno politico inteso come impegno civile disinteressato."

Con la nomina di Uggenti si accende anche a Bari il faro di una destra autentica, orgogliosa, indipendente, organizzata, senza padroni e senza padrini, che intende essere parte essenziale ed attiva sia nella societa'  che nelle istituzioni.

Come coordinatore provinciale, Uggenti entra di diritto a far parte anche del coordinamento regionale DdB, che sara' convocato entro la fine del mese proprio a Bari.


Il neocoordinatore Uggenti ha dichiarato:

Accetto con spirito collaborativo l'incarico affidatomi, fiducioso di poter offrire un concreto contributo al consolidamento di un movimento politico che incarni i valori della destra Italiana che allo stato non sono sostenuti da alcuna compagine politica incluse che si collocano nell'area di centro destra. Bisogna ripartire da una agenda politica con vocazione sociale affinchè nessuno, ma veramente nessuno sia abbandonato o lasciato indietro

Bari,13.10.2013


venerdì 4 ottobre 2013

Giuseppe Menallo nuovo coordinatore DDB della provincia di Lecce

Giuseppe Menallo nuovo coordinatore DDB della provincia di Lecce Il coordinatore regionale Adriano Napoli ha ufficializzato la nomina a nuovo coordinatore provinciale DDB dell'assessore di Aradeo su proposta unanime dei componenti del direttivo provinciale. Giuseppe Chiffi, coordinatore provinciale uscente, resta nel direttivo provinciale DDB con il ruolo di vicecoordinatore per il Sud Salento.

Avvicendamento di cariche ai vertici del coordinamento provinciale leccese dei circoli Destra di Base.

Giuseppe Chiffi, consigliere comunale di Castrignano del Capo, che per cinque anni ha ricoperto la carica di coordinatore DDB provincia di Lecce, passa il testimone al dr. Giuseppe Menallo, assessore comunale di Aradeo, che pertanto da oggi passa alla guida dell'organizzazione della destra sociale che nella provincia di Lecce, conta ormai 51 referenti cittadini. 

La nomina è avvenuta ieri sera, dopo che tutti i componenti del direttivo provinciale, compreso il coordinatore provinciale uscente, avevano indicato il nome del dr. Menallo al coordinatore regionale Adriano Napoli che, provveduto a nominare il nuovo cooordinatore provinciale e a ringraziare pubblicamente per il lavoro svolto sinora il coordinatore uscente, che comunque rimane una colonna portante dell'esecutivo provinciale con la carica di vicecoordinatore per il sud Salento.

Questa nomina avviene in un momento politico estremamente importante e delicato, caratterizzato da importanti cambiamenti in atto nel centrodestra e nella destra in particolare, sia a livello nazionale che a livello locale.

L'organizzazione dei circoli Destra di Base, attiva e presente nel salento sin dal 2007,  in questi ultimi tempi è cresciuta sia a livello organizzativo, varcando i confini regionali della Puglia sino a radicarsi in Sicilia, che a livello politico, impegnandosi anima e corpo, assieme ad altre realtà locali di destra già da tempo operanti politicamente in varie zone d'Italia, alla realizzazione di progetto di unità nazionale di un grande unico riferimento politico ed elettorale di destra composto da militanti e dirigenti locali, alternativo, anzi diametralmente opposto, al progetto verticistico di rifare una nuova An dei cosiddetti "ex colonnelli".

 

martedì 17 settembre 2013

DESTRA DI BASE ...ORA ANCHE IN SICILIA!

DESTRA DI BASE ...ORA ANCHE IN SICILIA!Il dr. Dino Melluso nominato coordinatore regionale "Destra di Base" della Silicia. Si rafforza la presenza della nostra associazione in vista dell'incontro nazionale per la costituente del progetto politico di destra sponsorizzato da CIRCUITO ITALIA.  

Dopo essersi radicato in tutta la Puglia il progetto politico cuturale dei circoli Destra di Base oggi è disponibile anche in Sicilia, dove già da qualche mese era attivo, persino su facebook, il gruppo "Destra di Base Messina". 

Una presenza che subito aveva suscitato interesse nell'ambito del panorama politico siciliano, facendo giungere, anche direttamente al coordinamento regionale pugliese, numerose richieste di contatti e adesioni di ex militanti e dirigenti di An e del MSI. 

Così, dopo avere a lungo riflettuto, dibattuto e ponderato...abbiamo deciso di fare il "salto di qualità" e di uscire dai confini regionali pugliesi per consentire anche ai nostri già tanti sostenutori ed estimatori siciliani di condividere con noi lo stesso progetto culturale e politico e di organizzarsi e strutturarsi per "contare" e non essere più solo "contati"...o sfruttati e strumentalizzati...soprattutto elettoralmente, come è accaduto troppo spesso sino ad ora... 

In questo modo, oltre a diffondere e radicare le nostre idee e i nostri valori, si raggiunge immeditamente un doppio importante risultato: quello di gettare il seme per la creazione di una Destra di Base presente su più regioni in grado di rappresentare una valida alternativa alle attuali proposte politiche e quella di meglio tutelare, con più coordinamenti regionali ( e magari a breve con un coordinamento nazionale ) i nostri militanti , i nostri iscritti e i nostri simpatizzanti. 

Sinceramente non ci aspettavamo di fare questo "salto di qualità" così importante ed esaltante quanto difficile e impegnativo, anche perchè da mesi siamo impegnati, anima e corpo, nel progetto di "CIRCUITO ITALIA" che mira ad organizzare un coordinamento nazionale tra tutti i movimenti, le associazioni, i gruppi e i singoli dirigenti e militanti di destra già presenti e attivi a livello locale e nazionale, al fine di creare una unica federazione nazionale che possa dare una risposta politica ed elettorale seria e credibile ai tantissimi elettori di destra, stimati attorno al 9% , che dopo lo scioglimento di An sono rimasti senza validi riferimenti. 

Destra di Base sbarca quindi in Sicilia, e da Messina parte l'organizzazione del coordinamento regionale dei nostri circoli siciliani affidata al dr. Dino Melluso, valente e stimato militante e dirigente storico della Destra siciliana, che abbiamo incontrato domenica scorsa a Messina, assieme al vicepresidente provinciale DDB di Lecce, dr. Giuseppe Menallo

Il prossimo appuntamento col neo coordinatore DDB della Sicilia sarà per fine mese, quando una delegazione DDB parteciperà all' incontro nazionale già programmato con gli altri rappresentanti delle associazioni e dei movimenti che hanno aderito o che aderiranno al progetto CIRCUITO ITALIA.

Speriamo bene.

 

Adriano Napoli