
Ancora alta tensione nel Pdl, dopo lo strappo tra il premier Silvio Berlsuconi e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Mentre i finiani si dicono pronti alla conta e non considerano un dramma la nascita di una nuova formazione politica, Maurizio Gasparri, capo dei senatori del Pdl, avverte: se si dovesse formare un nuovo gruppo «è chiaro che la parola dovrebbe tornare alle urne». Anche se aggiunge di essere impegnato a lavorare per l'unità della maggioranza contro «i rischi di frammentazioni». Elezioni anticipate nel caso in cui il presidente della Camera desse vita a gruppi autonomi?
«È difficile immaginare che con una eventuale scissione non succeda nulla...», dice anche il ministro degli Esteri Franco Frattini. Ma, spiega il titolare della Farnesina, «non credo che l'idea di alcuni, la scissione, sia quella di Fini»: è uno «spauracchio» agitato da qualcuno, «si bluffa un pochino...». Ad ogni modo, secondo Frattini, la Lega «non ha affatto in mano le redini del governo» e nell'ambito del partito si troverà «una soluzione che rafforzerà il Pdl»: «Escluderei il divorzio tra Berlusconi e Fini, così come il controcanto permanente. Ci sarà un chiarimento su alcuni punti importanti senza indebolire il partito».
Per il ministro della Difesa Ignazio La Russa, coordinatore Pdl, «non è vero che Fini ha deciso di uscire dal partito». Al Corriere della Sera, il ministro si dice pronto a dimettersi da coordinatore nel caso in cui Fini dovesse lasciare il Pdl. E in ogni caso, dovesse succedere, La Russa non lo seguirebbe.
Anche diciotto parlamentari ex An, ora nel Pdl, sui 22 eletti nel nord-ovest, riuniti oggi a Milano nello studio del ministro della Difesa, hanno firmato un documento nel quale affermano che «qualunque cosa accada» rimarranno nel Popolo delle Libertà. Fra i firmatari, il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, e il vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato. Un documento simile potrebbe essere firmato anche dai parlamentari ex An di altre regioni.
Il finiano Carmelo Briguglio: due partiti non sarebbero un dramma. «Se Berlusconi e Fini non riuscissero a convivere sotto lo stesso tetto, perché non salvare l'essenza politica di un'alleanza e i suoi valori fondanti, con la comune decisione di una separazione consensuale? Non una rottura traumatica, ma la decisione ispirata a realismo e maturità politica di lavorare in due squadre distinte ma non lontane». Il finiano Carmelo Briguglio è vicepresidente dei deputati del Pdl. «Al posto del partito unico, due partiti di centrodestra, con profilo diseguale e proprie specificità, legati da un rapporto di coalizione, dall'alleanza di governo, dal programma comune votato dagli elettori. Non ci auguriamo una ricomposizione ipocrita e destinata a liquefarsi nel giro di qualche mese o poche settimane - scrive Briguglio - ma una conclusione positiva per il centrodestra e soprattutto per la nostra Nazione.
Colombe, pontieri e pacificatori, lavorino con serenità».«È un tema tramontato». Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, attivo mediatore nella contesa fra Berlusconi e Fini, ha risposto a chi gli chiedeva se è possibile una scissione nel Pdl. «Si tratta di capire giovedì - ha proseguito Alemanno - come andare insieme a costruire il Pdl e quali siano le formule. Sono ore importanti in cui il dibattito è aperto».
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DUE DESTRE: IL SILENZIO INVOCATO DA BERLUSCONI, IL CORAGGIO E IL PROFUMO DELLA LIBERTA’ DI BORSELLINO
Pochi giorni fa, al termine di un Consiglio dei ministri, in sala stampa, il premier aveva espresso per la seconda volta il medesimo concetto: “La mafia in Italia? Sono i libri, i film e le fiction a farle promozione. La mafia italiana è la sesta al mondo, ma è la più conosciuta grazie al supporto promozionale che ha ricevuto dalle otto serie tv della Piovra e anche dalla letteratura, come nel caso di Gomorra”.
Parole meditate che già si scontrerebbero con il fatto che la sua famiglia produce e edita quei film e quei libri.
Ma parole troppo simili a quelle espresse da Michele Greco, boss di Cosa Nostra, morto in carcere, (”è tutta colpa del film ‘il Padrino’ se in Sicilia vengono istruiti i processi per mafia”), per non destare allarme.
E ancora il boss Nicola Schiavone quando afferma che “la camorra esiste solo nella testa di chi scrive”.
Eppure è risaputo che la mafia ha un volume d’affari di 100 miliardi l’anno, superando di gran lunga le più solide aziende italiane.
A parte che riteniamo che siano altre le vicende che fanno precipitare la considerazione del nostro Paese e delle nostre istituzioni nel mondo, non ultime le dubbie frequentazioni e gli interessi privati di certi esponenti politici, fa specie che certe frasi arrivino proprio in un momento in cui le mafie si stanno infiltrando nei sistemi economici e finanziari occidentali sempre più a fondo e in cui il livello di guardia debba semmai essere alzato.
L’Italia è il Paese che, grazie a tanti magistrati e giuristi, ha messo a punto la migliore legislazione antimafia del mondo, da cui attingono i nuclei antimafia di tutti i Paesi.
C’è una destra che ama nascondere i problemi, come la polvere sotto il tappeto. Ma c’è un’altra destra a cui la maggioranza degli italiani fa riferimento, una destra che non si nasconde dietro ambigue parole.
Una destra che ama la legalità e fa scelte di campo chiare e precise.
E proprio in questi giorni, in cui a destra si discute del possibile divorzio tra Berlusconi e Fini, sulle differenze che possono esistere tra le tante anime del Pdl, sul metodo e sui contenuti, sul tema mafia emerge chiara la connotazione di una destra diversa, rispetto a quella che governa il Paese.
Una destra rappresentata dalle parole di Paolo Borsellino, pronunciate in ricordo di Giovanni Falcone, poco prima di essere a sua volta ucciso: “La lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti, soprattutto le giovani generazioni e le spinga a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità. Ricordo la felicità di Falcone, quando mi disse che ‘la gente faceva il tifo per noi’. Il nostro lavoro stava muovendo le coscienze” .
E il suo appello drammatico: “Parlate della mafia, parlatene alla radio, alla televisione, sui giornali, ma parlatene”.
Ecco l’esempio di un vero uomo di destra, coerente fino al sacrificio finale, cosciente del suo destino.
Quando lo informano che è arrivato l’esplosivo per lui, non chiede “salvezza ad personam” o “legittimi impedimenti a comparire”: a chi lo consiglia in tal senso, risponde che “lo Stato non scappa”.
Ecco perchè chi si ritiene di destra ha i suoi riferimenti ideali e culturali e non può sopportare certe dichiarazioni.
Ecco la prospettiva da perseguire: ricostruire una destra che esprima legalità, valori, senso dellle isitituzioni.
Noi preferiamo la destra di Paolo che è andato incontro alla morte a testa alta, a quella di chi va invece incontro alle escort raccontando barzellette.
w destra di base
Rolando R.
Io sto con Fini.
Esiste un modo di essere di destra che non passa attraverso la sottomissione al cesarismo di Silvio Berlusconi né alla sottoposizione degli interessi italiani a quelli del nord italia padano...
Berlusconi e Fini sono ad un passo da un chiarimento definitivo ed io sono contento che ciò avvenga.
Le divisioni interne alla destra è giusto che vengano fuori.
Forse anche io ultimamente sto subendo la stessa evoluzione che pare vivere Gianfranco Fini, sia in tema di diritti civili italiani che stranieri
E sono anche stufo di inseguire l’ombelico di Berlusconi e le sue paranoie giudiziarie, la sua battaglia ottusa contro tutte le istituzioni non mi appassiona: io voglio vederE da subito almeno un embrione di riforma liberale, perchè questo è il motivo per cui l’avevo sostenuto agli inizi nel 1993 ed è questo di cui l’Italia ha bisogno.
Io ultimamente non ho votato; oggi mi sento invece coinvolto da questa chance di ripresa di una destra moderna che Fini, giocandosi tutto, mi offre e ci offre.
Mi sento vicino a Fini anche nel giudicare spropositato e pericoloso un certo culto della personalità stile satrapo sovietico che ha colto negli ultimi anni Silvio Berlusconi, quello che viene definito Cesarismo.
E poi dove è la rivoluzione sul merito, la meritocrazia? A giudicare dalle vallette i nani e le ballerine di cui si è ben farcito il pdl, qui il merito non viene riconosciuto affatto, anzi non si vede proprio!
Per questo pur provenendo dall’area liberale classica e non da quella post fascista, credo che sia molto utile il redde rationem di questi giorni e spero che si faccia strada l’idea di un coinvolgimento degli interessi italiani in questo governo e non solo la cura dei padani.
Riforme liberali essenziali, interesse nazionale sempre da salvaguardare rispetto delle istituzioni democratiche per sconfiggere un certo cesarismo in cui indulge Berlsuconi.
Sembra che il nostro premier voglia vivacchiare in un’Italia gestita dalla mafia in tre, quattro regioni e dal clientelismo antimeritocratico nelle altre.
E lui in mezzo a far spettacolo con dichiarazioni e leggi non utili erga omnes.
Voglio esser chiaro: non credo che Berlusconi sia un dittatore per lo stesso suo profilo umano ma ciò non toglie che vadano subito formati dei gruppi parlamentari dentro il pdl.
Si stimoli il parlamento e il governo.
Riforme e subito. La pressione fiscale ha raggiunto livelli inimmaginabili, occorre passare alla riforma fiscale, ora e subito prima che scompaiano centinaia di migliaia di piccoli imprenditori soffocati dalle banche.
Ora o mai più
Il PDL blinda le intercettazioni e salva dal processo Nicola Cosentino
Circondata dal funereo silenzio della stampa, la Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio si è riunita nella mattinata di mercoledì per terminare la discussione sulla richiesta di utilizzo delle intercettazioni avanzata dalla Procura di Napoli in relazione al processo che vede imputato l’onorevole Nicola Cosentino.
Nicola Cosentino è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, così come lo è ancora oggi il suo ex collega a Palazzo Madama Nicola Di Girolamo. Per il primo il grosso dell’accusa si regge sulle decine di intercettazioni telefoniche che ne dimostrerebbero, secondo gli inquirenti, la contiguità con i clan camorristici Bidognetti prima e Schiavone poi; per il secondo cambia solo la collocazione: la Campania diventa Calabria e i clan casertani vengono scalzati dalle ’ndrine di Isola Capo Rizzuto.
Per entrambi le procure di competenza hanno emesso richieste d’arresto e per entrambi sono spuntate mozioni parlamentari richiedenti dimissioni forzate. L’ex senatore, vicino ad AN e a Gianfranco Fini a detta dell’indagato stesso, è ora agli arresti e in attesa di processo. Il deputato in carica, dal passato socialdemocratico e profondamente legato a Silvio Berlusconi, è in piena libertà, grazie alla strenua difesa parlamentare operata in aula dall’intero gruppo parlamentare.
E se per Nicola Di Girolamo lo spirito giustizialista pre-elettorale del centrodestra ne ha imposto lo "scaricamento", lo stesso discorso non vale per il suo omonimo campano, chiamato in causa da numerosi collaboratori di giustizia come braccio politico e amministrativo dei clan casertani.
Attorno alle ore 10 di mercoledì 14aprile, la Giunta per le Autorizzazioni, dopo uno stringato dibattito sulle opportunità, ha rigettato la richiesta della Procura di Napoli di utilizzo delle intercettazioni nel processo a carico dell’onorevole sottosegretario, raccogliendo i voti favorevoli al diniego di PDL, Lega Nord e Radicali-PD (per mano di Maurizio Turco) e i soli voti contrari di PD e IDV.
All’aula di Montecitorio spetterà l’ultima parola. E la scelta chiave se confermare la proposta della maggioranza parlamentare o rigettarla, inaspettatamente.
24 ore dopo il diniego all’uso delle intercettazioni (una mossa decisiva per gli esiti processuali, tale da mettere in dubbio la fattibilità dell’intero processo) prendeva vita il più duro scontro tra Berlusconi e Fini degli ultimi 24 mesi.
Coincidenze?
LA POLITICA SUICIDA DEL PDL: REGALA SPAZI ALLA LEGA AL NORD E PERDE AL SUD…ECCO COME FINI PUO’ DARE UNA SVOLTA
E RECUPERARE L’ELETTORATO DEL CENTROSUD DELUSO
Bossi, uno dei pochi animali politici in circolazione nel centrodestra, lo ha capito: mentre i caporali di giornata di An si stanno giocandosi la testa (La Russa e Gasparri in primis) consci che Fini gliel’ha giurata e che se non lo seppelliscono ora, coi vecchi metodi delle pressioni e delle promesse agli ex colleghi di An, per loro il futuro è nero, il senatur evita la polemica con Fini e aspetta di vedere che aria tira.
Che Fini conti più di quello che “il Giornale” e “Libero” vorrebbero far credere, è dimostrato proprio da una serie indiretta di circostanze.
Il tentativo di “comprarsi” la fedeltà dei parlamentari, con telefonate a tappeto, il tentativo di far credere che le truppe finiane siano esigue, la frase di Letta al premier “la stai facendo troppo facile”, la prudenza di Bossi che si limita a dire “Fini avrà comunque bisogno di noi”, la tranquillità con cui i finiani si avvicinano alla scadenza di giovedi, la agitazione che sta pervadendo Gasparri e La Russa, intenti a far firmare documenti di solidarietà al premier. Assistiamo, comunque vada, all’ ultimo tentativo di riportare il Pdl alle sue origini di destra moderata e pensante, prima che qualcuno si venda anche il mobilio a qualche rigattiere padano.
Per chi suona la campana? Se lo chiedono in molti.
In realtà l’unico che non ha nulla da perdere è proprio Fini: se fa un partito, parte con il 7-8% secco dei voti subito (diversi sondaggi lo confermano), lo sanno benissimo sia Silvio che Umberto.
Come Silvio sa che 32% meno 7% fa 25% e il Pdl scivola a secondo partito italiano.
Senza contare che Napolitano non scioglierà le Camere e quindi qualcuno resterà senza poltrone per anni.
Guai a sottovalutare Fini: quando parte ha le spalle coperte.
Rimane uno dei pochi politici puri in circolazione e sa fare di conto, simpatico o meno che sia.
Se invece accetterà un compromesso lo farà alle sue condizioni e Silvio e Bossi ne usciranno ridimensionati.
Ma cerchiamo di guardare in prospettiva, sulla base di qualche dato che testimonia che le critiche di Fini sono fondate.
Il Pdl ha perso in un anno 2.600.000 voti, anche se consideriamo la lista Polverini, scendendo sotto il 32% .
Ne ha persi meno la Lega che quindi, all’interno della coalizione, passa a rappresentare il 29% e non più il 24%.
Al nord addirittura la Lega rappresenta il 47% del centrodestra.
Ma il vero serbatoio di voti del Pdl è sempre stato il centro sud che rappresenta il 41% del suo elettorato.
Ebbene al sud il Pdl ha perso in un anno un milione di voti, 45% alle politiche, 42% alle europee, 32% alle regionali di poche settimane fa.
Una calo tremendo tra un elettorato che si sente tradito, preoccupato e frustrato, che si sente distante ormai da un partito centromeridionale al servizio di un governo nordista, asimmetrico tra peso elettorale e politico. Sensibile al richiamo di un partito del Sud e dell’Udc, (che ha conquistato 15 comuni su 24).
Questa frammentazione tra gruppi particolaristici, qualora trovasse un leader credibile e un raggruppamente referenziale, può arrivare a sbancare il centrosud, se riuscisse a trasmettere il messaggio del pericolo derivante dal tradimento di Berlusconi al nord a vantaggio della Lega.
Se Fini riesce a presentarsi in quella veste, magari senza precludersi anche gli elettori moderati al nord, per i due sarebbe notte fonda, non passerebbe più nulla e forse si riuscirebbe a riequilibrare il Paese.
Non solo: Fini ha tutto l’interesse a partire con un numero di parlamentari al ribasso perchè saranno in tanti nei prossimi mesi a bussare semmai alla sua porta.
E non è detto che per tutti l’uscio sarà aperto. Il tipo è vendicativo.
Per questo Letta invita alla calma.
w destra di base
Rolando R.
La Russa, Gasparri ecc...quando mai potrebbero fare i ministri se non con Berlusconi? Gli ideali sono per gli imbecilli che amano i digiuni...."con la Franza o con la Spagna pur che se magna".
Fini vuole rivedere "l'organigramma". In parole semplici, facendo un esempio, vuole che Gasparri molli la presidenza del gruppo al Senato e La Russa esca dal triunvirato a cui è affidato il partito. Perché ? Semplice, perché non li ritiene più uomini "suoi", sono passati al nemico, cioè a Silvio.
In verità questi due qua già erano al soldo di Silvio prima ancora che si sciogliesse An.
Sono loro i veri traditori!
Bravo Fini!
La corrente di Fini: "Dissenso nel Pdl" Spunta testo contrario da 75 ex di An
Dopo l'ultima stoccata di Berlusconi al presidente della Camera, riunione tra i parlamentari fedeli a Fini: nasce una corrente interna. La terza carica dello Stato cita Pound e attacca: "E' ora di rischiare. Non ho intenzione di togliere il disturbo né di stare zitto". Critica il rapporto con la Lega e difende Saviano. In 50 firmano il documento, ma in 75 ne siglano uno contrario. E il premier convoca i coordinatori alle 17,30
Battesimo in sala Tatarella per la corrente finiana nel Pdl. I parlamentari presenti alla riunione alla Camera hanno firmato uno a uno il documento che si riconosce in Gianfranco Fini come rappresentante della componente interna al Pdl. Nel documento si spiega che viene data fiducia a Fini per esporre i temi avanzati in questi giorni alla direzione nazionale del partito. Già in 50, 36 deputati e 14 senatori, hanno firmato il documento. Ma altri parlamentari hanno annunciato la loro adesione. E, dopo la pubblicazione del documento contrario dei 75 ex aennini, Fini si lascia andare a un "credo che in cuor loro siano d’accordo con me ma ufficialmente non vogliono che si sappia...".
in 75 sottoscrivono un documento contrario alla proposta politica di Fini: 41 deputati e 33 senatori, oltre al sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Tra i firmatari Maurizio Gasparri Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Giorgia Meloni. "Siamo fermamente convinti - scrivono gli anti-finiani - che il Pdl rappresenti una scelta giusta e irreversibile. Vogliamo contribuire ulteriormente a rafforzare il Pdl, restando all’interno del partito. L’unità del Pdl, il bipolarismo, il rafforzamento della democrazia interna, i valori della destra, la modernizzazione dell’Italia attraverso una forte agenda di riforme, sono obiettivi e contenuti che quanti provengono dall’esperienza di An, decisiva per l’affermazione del centrodestra e per la nascita del Pdl, ritengono prioritarie ed essenziali".
Bravo Fini, la tua mossa ci ha dato finalmente la lista dei giullari e dei servitori di Berlusconi.
PDL: BRIGUGLIO, AREA FINI CONTRASTERA' EGEMONIA LEGA
(ASCA) - Roma, 20 apr -
''E' stata una riunione molto positiva per i suoi contenuti politici e anche toccante per gli accenti umani. Credo che Fini, tutt'altro che isolato nel Pdl, ne sia uscito molto tonificato. Dal mio punto di vista la riunione della Direzione sancisce la fine della divisione tra le ex area An e l'ex area Forza Italia''. Ad affermarlo e' Carmelo Briguglio, vicepresidente dei deputati del Pdl e politicamente molto vicino al presidente della Camera.
''Da giovedi il presidente Fini -aggiunge Briguglio- parlera' a tutto il Pdl, nessuno escluso, anche a quella parte di provenienza F.I.e oltre il recinto del Pdl, a tutti gli italiani.
Con l'intervento di Fini dinanzi alla classe dirigente del partito si costituira' un'area politica, parlamentare e culturale che si propone di controbilanciare il tentativo della Lega di svolgere una forte egemonia nel governo del Paese ai danni del Pdl il quale non puo' e non deve abdicare al ruolo di partito-guida''
FINI DIXIT
"E' arrivato il momento di giocare a carte scoperte, anche perche' le mie critiche siano considerate semplicemente quelle che sono, ovvero delle proposte".
E' questo il pensiero di Gianfranco Fini illustrato agli ex parlamentari di An riuniti nella sala Tatarella di Montecitorio. Il presidente della Camera chiarisce: "Le mie proposte, come ad esempio quella sui bambini immigrati espulsi da scuola, appartengono alla sfera delle questioni di coscienza. La terza carica dello Stato, dunque, non rinuncia ad esprimere le proprie posizioni: "ci sono delle fasi in cui ciascuno si deve guardare allo specchio e decidere se si e' disposti a rischiare per le proprie idee ed io questo lo sto facendo".
L'ex leader di An non vuole ne' la scissione ne' il voto anticipato, cosi' come viene chiarito nel documento che sara' portato alla direzione del partito. "Ma Berlusconi - dice - non puo' considerare delle incomprensioni dei problemi politici che espongo da tempo. Il fatto e' che tra me e lui ci sono dei punti di vista differenti. Io spero che Berlusconi accetti il dissenso".
Sul tavolo i temi da diversi giorni affrontati dal presidente della Camera: "il problema non e' di organigrammi, ma politico. C'e' una scarsa attenzione alla coesione sociale del Paese, legata ad una condizione reale del Sud".
Fini torna a criticare lo squilibrio nel rapporto con la Lega, ma nega anche che ci sia un braccio di ferro con Tremonti: "non c'e' una riproposizione di un contrasto con Tremonti. Il ministro ha fatto bene". Sulla questione delle riforme, poi, "non ci sono proposte chiare" e non c'e' alcuna volonta' di allontanarsi dal partito, ma serve convergenza su alcuni temi e che ci sia la possibilita' per una 'pattuglia' minoritaria di esprimere le proprie opinioni. Come quella, differente, che ha Fini sul libro 'Gomorra': "Berlusconi e' innegabile che sia stato perseguito da un accanimento giudiziario, ma non si puo' dire che Saviano incrementi la camorra. Questo e' un parere non condivisibile".
Alla fine dell'intervento di Fini, la firma sul documento nel quale si chiede di rilanciare il partito e di aprire "una fase piu' incisiva nel Governo".
Importante soprattutto il passaggio in cui si intende "allontanare chi anche inconsapevolmente" in questi giorni ha giocato per destabilizzare il rapporto tra i 'cofondatori', creando le condizioni di una "escalation da scongiurare". Insomma "nessuna ipotesi di scissione che sarebbe incomprensibile per l'opinione pubblica" ne' scenari di elezioni anticipate. L'obiettivo dei finiani e' semplicemente quello di "aprire una fase nuova" che ponga fine al periodo sia di An e sia "del 70 a 30". Il Pdl non e' il partito del predellino, ma degli italiani", sostiene Fini.
PDL: IN 55 HANNO FIRMATO IL DOCUMENTO A FAVORE DI FINI - Sono 55 le firme -a quanto si apprende- che fino ad ora sono state apposte al documento della riunione dei deputati e dei senatori finiani a sostegno della linea politica di Gianfranco Fini. Riunione ancora in corso e che sta definendo la linea che sara' presentata dallo stesso Fini alla riunione della Direzione del Pdl, giovedi' prossimo.
FINI, BISOGNA RISCHIARE PER LE PROPRIE IDEE - "Se non si e' disposti a rischiare per le proprie idee o non valgono le idee o non vale chi le esprime". Lo ha affermato il presidente della Camera Gianfranco Fini, durante la riunione con i parlamentari ex An, aggiungendo che arriva un momento in cui "ci si deve guardare allo specchio".
TRADITORI SONO QUELLI CHE DICONO SEMPRE SI' - "Alcuni giornali ci additeranno come traditori, ma ho le spalle grosse e nove volte su dieci chi davanti ti dice sempre si' poi dietro ti tradisce". Lo ha sottolineato il presidente della Camera Gianfranco Fini, durante la riunione con i parlamentari ex An.
Strano, molto strano, i vecchi e i migliori amici di un tempo, abbandonano Fini, e lo lasciano solo. Può darsi che questi importanti incarichi che coprono , La Russa, Matteoli, Meloni sono ministri, Gasparri capo gruppo del PDL al Senato, non volendo perdere queste posizioni ottenute dopo tante ma tante fatiche e pressioni, girano pagina e si mettono completamente a disposizione di Berlusconi..
Vedete sono tutta genta attaccate alle proprie poltrone, si vede che hanno usato una colla tanto resistente che non permette più di staccarsi.Beh, come finale potrei anche dire, "mamma mia che schifo".
Caro Fini i tuoi colonnelli erano e sono rimasti dei traditori.
L'ho sempre sostenuto che erano dei falsi e ora ne hai anche tu la conferma.
Un consiglio:rifondiamo An senza questi pecoroni e in poco tempo diventeremo il primo partito in Italia!
Stella68
SE NON SBAGLIO IL PROGRAMMA DI GOVERNO DEL PDL è STATO SCRITTO ANCHE DA FINI.
FINI SOSTIENE SEMPLICEMENTE CHE SI APPLICHI. MENTRE QUI SI PARLA DI RIFORME(SE COSì SI POSSONO CHIAMARE)CHE DISTRUGGEREBBERO L'ITALIA ....CHE PROBABILMENTE CI PORTEREBBERO ALLA GUERRA CIVILE.....MA STIAMO CAPENDO O NO CHE BERLUSCONI PER AVERE LE LEGGI ATTE A NON ANDARE IN GALERA IN CAMBIO CONCEDERà ALLA LEGA DI SMANTELLARE LA NAZIONE??????
LO STATE CAPENDO O NO???????AVETE O NO BEN CHIARO DI QUALE SIA LA PARTITA CHE IL GRANDE GIANFRANCO STA GIOCANDO IN QUESTE ORE???
VAI GIANFRANCO IO SONO CON TE.
OLTRETUTTO QUESTO E' UN PAESE CHE HA BISOGNO DEL RISPETTO DELLE REGOLE DA PARTE DI TUTTI E DI RECUPERARE E VALORIZARE LA 'MORALITA'!!!
ECCO: E' QUESTO CHE FINI INTENDE PERSEGUIRE...
AVANTI ALLA GRANDE.....
"Fini si rafforza solo se fa vedere che non rimane all'interno del meccanismo. Ma se all'interno del Pdl si limiterà a fare solo guerriglia, non arrivando mai alla guerra aperta, l'elettorato di centrodestra lo valuterà come un sabotatore".
"questo è il momento del coraggio strategico,tutte le altre mosse potrebbero indebolirlo".
"tutto dipende dalla consapevolezza che Fini ha della gravissima crisi etico-civile e istituzionale, persino più grave di quella economica, alla quale l'Italia è stata portata oltre che dalla Lega anche dai suoi alleati all'interno del Pdl, a cominciare da Berlusconi e Tremonti".
Se Fini è consapevole in pieno, "arriverà a un gesto di rottura", altrimenti "l'esito rispetto all'obiettivo politico e alla gravità dei problemi italiani sarebbe inevitabilmente modesto", perché su sistema elettorale, riforma istituzionale, federalismo e presidenzialismo, Fini "sa già che dall'interno combatterebbe una battaglia persa".
La competitività tra Fini e i suoi ex “colonnelli”, si spiega solo se comprendiamo il fatto che "ognuno di loro si ritiene in grado di occupare la posizione più alta, questa è la ragione della loro ostilità".
D.FISICHELLA
"Il progetto del Pdl e’ una scelta irreversibile, decisiva per costruire la democrazia bipolare nella quale le istanze e i valori del centrodestra hanno raccolto la maggioranza dei consensi degli italiani."
E’ quanto si legge in un documento, articolato in otto punti, firmato da 75 ex parlamentari di An ora nel PdL, tra i quali il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente dei senatori Maurizio Gasparri, il coordinatore del PdL Ignazio La Russa, i ministri Altero Matteoli e Giorgia Meloni oltre ai parlamentari Filippo Berselli, Viviana Beccalossi, Egidio Digilio, Domenico Benedetti Valentini, Tommaso Foti, Achille Totaro, Giuseppe Valentino, Marco Zacchera, Domenico Gramazio, Mario Landolfi, Manlio Contento. Alfredo Mantica, Alfredo Mantovano, Cristiano de Eccher, Filippo Ascierto, Riccardo De Corato, Barbara e Filippo Saltamartini, Riccardo Migliori, Andrea Fluttero, Vincenzo Piso, Vincenzo Nespoli, Domenico Nania, Fabio Rampelli, Maurizio Leo, Antonio Paravia, Luigi Ramponi, Stefano Saglia.
Il documento sottolinea le "nette affermazioni elettorali" del PdL alle politiche del 2008 e nelle successive tornate elettorali, con risultati che rappresentano "un chiaro giudizio positivo sul governo guidato da Silvio Berlusconi. Pertanto, in ogni caso - siamo fermamente convinti che il PdL rappresenti una scelta giusta ed irreversibile. Vogliamo contribuire ulteriormente a rafforzare il PdL restando all’interno del partito".
NON SONO RIUSCITI A COMPRARSELI TUTTI: 55 PARLAMENTARI FIRMANO IL DOCUMENTO DI FINI
NASCE PER LA PRIMA VOLTA UNA MINORANZA INTERNA NEL PDL CHE SPACCA L’EX AN…
MAI COSI’ ATTIVI IN VITA LORO I VECCHI CAPORALI DI GIORNATA NEL FAR FIRMARE IL DOCUMENTO DELLA SERVITU’…
FINI AVREBBE I NUMERI PER FARE UN GRUPPO AUTONOMO, MA PER ORA CHIEDE UN “PARTITO LIBERO E ATTENTO ALLA COESIONE SOCIALE E UNA COALIZIONE NON PRONA ALLA LEGA”…
CON QUESTI NUMERI IN PARLAMENTO SENZA INTESA NON PASSA PIU’ NULLA
Alla fine le truppe finiane hanno fatto quadrato: qualcuno forse si aspettava una scissione o la creazione di un gruppo parlamentare e sarà rimasto deluso, ma Fini, da abile tessitore, ha scelto la strada della creazione di una “minoranza interna” legittimata a dire la sua ogni volta che se ne presenterà l’occasione e la necessità.
Ha così aggregato gli incerti che non avrebbero gradito una soluzione traumatica ed è riuscito a respingere il mercato delle vacche di chi con promesse e minacce ha cercato fino all’ultimo di comprarsi anime e corpi.
I sistemi peraltro sono noti e anche oggetto di iniziative giudiziarie, in base al sacro principio che “ogni uomo ha un prezzo”.
Onore al merito ai 55 coraggiosi che potranno costituire, se ne saranno all’altezza, un piccolo avanposto di una destra libera, sociale e democratica nel nostro Paese.
In fondo si è assisito a uno spaccato tipico della politica italiana: quella specie di classe dirigente che Fini ha colpevolmente coltivato per anni, quei caporali di giornata che devono a lui poltrone e prebende, in parte lo hanno abbandonato di fronte a una tavolata ancora più imbandita, riuscendo a dare il peggio di sè.
Qualcuno li ricorda ai vecchi congressi del Msi, con il loro codazzo di corte, mentre raccoglievano consensi per Fini e per “mantenere dritta la barra” del “non restaurare e non rinnegare”.
Fini avrà rinnegato la sua parte, certo, ma almeno sa esprimere idee nuove, parla di politica, ha il coraggio del dissenso.
I caporali in livrea sono riusciti ad andare oltre, a rinnegare persino la loro esistenza di uomini liberi, le loro idee, i loro valori: continuano a servire il comandante supremo sul Titanic mentre la neve imbarca sempre più acqua, mentre l’elettorato li abbandona, mentre si brinda e si balla sparando cazzate un giorno contro la Piovra in Tv e un altro glorificando gli alleati razzisti.
Pensate a La Russa che convoca a Milano diversi parlamentari ex An per far firmare loro il diritto al rancio berlusconiano “in nome della coerenza”.
E poi i presunti campioni del sociale come Alemanno, i vecchi sodali come Gasparri, gli ammennicoli locali che scodinzolano al nuovo padrone per farsi notare.
E’ quello che Fini in fondo ha meritato, visto che ha voluto una corte di servi e quando ai servi qualcuno prospetta aumenti di stipendi e comode poltrone cambiano casato facilmente.
Ma è tempo di guardare avanti, il passato è passato, è anche giusto valutare i cambiamenti nel corso della vita.
Ora Fini ha le carte per giocarsi la strada di una destra moderna e non quella ridicola del predellino.
In ballo c’è il futuro di un Paese che rischia di spaccarsi un due, un governo monoincolore leghista e un premier incapace di fare politica.
E un partito che ha perso in due anni il 10% di consensi, motivo che in qualsiasi altro Paese al mondo avrebbe determinato la dipartita del primo ministro.
Io non sto a priori con Fini, ne apprezzo l’ultima e forse prima battaglia, sperando che questa volta la porti a fondo.
Ai servi , alle serve e ai giullari di Berlusconi dico: continuate a ballare sul Titanic, fate pure finta che questo sia un governo di destra, che tutto vada bene: intanto l’acqua sale e quando raggiungerà il salone ascoltate pure le barzelletta del comandante...e ridete palesemente in mod da farvi vedere bene e compiacerlo.
Non c’è nulla di meglio che morire ridendo, dopo aver fatto ridere l’intero Paese.
w destra di base
Rolando R.
IN CASO DI SEPARAZIONE, FINI COSTERA’ MENO DI VERONICA...
AN E FORZA ITALIA SI SONO FUSI NEL PDL, MA FINANZIARIAMENTE HANNO BILANCI SEPARATI….A DIFFERENZA DI FORZA ITALIA CHE AVEVA SOLO DEBITI, GARANTITI DA FIDEIUSSIONI DEL PREMIER, AN AVEVA UN PATRIMONIO IMMOBILIARE DI 400 MILIONI DI EURO, CONFLUITO IN UNA FONDAZIONE GESTITA DA UN UOMO DI FIDUCIA DI FINI
Dopo quello di Veronica, in caso di separazione nel tempo anche da Fini, quanto costerà il divorzio dall’ex leader di An a Silvio Berlusconi?
Intanto la fusione tra Forza Italia e An fu una fusione a freddo anche dal punto di vista economico.
I due partiti infatti si sciolsero politicamente, ma non giuridicamente e finanziariamente.
Entrambi esistono ancora e controllano a loro volta delle società.
Chi se la passa peggio è sicuramente Forza Italia che ha solo debiti, in primis i 2,7 milioni di euro derivanti dal buco della Tv della Libertà srl, rilevata dalla Michela Brambilla.
Altri debiti sono stati sempre coperti dalle fideiussioni personali del premier, attraverso le sue società controllate.
Positivo invece il patrimonio di Alleanza nazionale: il partito, ovvero Fini attraverso il fidato Donato La Morte, controlla tre società immobiliari e una editoriale.
Si tratta di Italimmobili srl (proprietà a bilancio di 4 milioni), della Immobiliare Nuova Mancini (1 milione di proprietà) e della Immobiliare sociale Venezia estuario ( valore 3 milioni).
La società editoriale è quella che pubblica il Secolo d’Italia, trasformata in srl nel 2008.
Poi ci sono i rimborsi elettorali: alle politiche del 2008 la divisione fu di 116 milioni di euro a Forza Italia e di 39 milioni ad An.
E’ evidente che si tratta di una somma non da poco per un eventale nuovo partito, ma esso andrà rapportato al numero degli effettivi transfughi.
Se la metà dei 90 deputati, ad esempio, passasse in un gruppo a sè, esso partirebbe con un finanziamento di poco meno di 20 milioni per le strutture territoriali.
Ma il vero e proprio tesoretto è il patrimonio immobiliare: un valore stimato in 400 milioni di euro: 70 appartamenti, sedi delle federazioni, sezioni, case e palazzi sparsi in tutta Italia.
Una sorta di polizza a a vita per superare indenni qualsiasi tempesta politica, blindati in una fondazione ad hoc, come sancito dallo statuto e in mano agli uomini di Fini.
Il bilancio 2008 si è chiuso poi con una liquidità di 30 milioni di euro e un numero di crediti superiore ai 70 milioni di euro.
Insomma se andasse a finire nel tempo in un divorzio, a differenza di Veronica che ha dovuto rivolgersi al tribunale, si spera che almeno in parlamento non si assista a una lite infinita.
In fondo Berlusconi risparmierebbe, salvo che, per mantenere metà degli aennini sotto le sue bandiere, abbia in mente un’altra forma di esborso. Anche la fedeltà ha un prezzo.
w destra di base
Rolando R.
Davanti ad un uomo come Fini togliamoci il cappello!
Ultimamente è uno dei rarissimi "esemplari" di destra, che quando un bambino ti chiede "cos'è un onorevole?" puoi indicarglielo!
Del resto chi gli indichereste? Capezzone? Cicchitto? Gasparri? Quagliarello? ...e via dicendo???
E' importante sapere che in questa povera Italia c'è ancora qualcuno che puoi chiamare "onorevole"!!!
I cosiddetti "colonnelli" di AN hanno fatto carriera grazie a Gianfranco,ottenendo incarichi ministeriali nel governo del sig. B.; se fossi nel sig. B. mi preoccuperei della lealtà di questi signori che hanno tradito il loro leader e che sono senz'altro pronti a farlo di nuovo se cambia il vento,come senz'altro cambierà.
Per quanto mi riguarda finalmente forse riuscirò ad assecondare i miei desideri di una destra sana pulita e costruttiva. Avanti così ma senza Berlusconi.
Dal 1995 che non voto più la destra, ma Se Fini di decide a mollare Berlusconi stavolta ci ripenso veramente.
Forza Gianfranco Fini.
LUCIO
Scontro Fini-Berlusconi
il peso dei pugliesi di An
Il Sud deve tornare al centro dell'azione di governo. E' questo uno dei temi più discussi nella riunione dei 51 parlamentari provenienti da Alleanza nazionale che si sono raccolti intorno a Gianfranco Fini, tra i quali i pugliesi Francesco Divella, Carmine Patarino e Antonio Pepe. Salvatore Tatarella, invece, era assente in quanto eurodeputato, ma come altri quattro colleghi dell'Ue ha sottoscritto il documento in sostegno al presidente della Camera, “per isolare chi sta lavorando per destabilizzare il rapporto tra Fini e Berlusconi”, ha detto il presidente della Provincia di Foggia.
SECONDO I SONDAGGI FINI VOLA GIA’ AL 9%: I CONIGLI TREMANO E LE OCHE STARNAZZANO
E’ PIU’ CONIGLIO CHI HA IL CORAGGIO DEL DISSENSO O CHI SFUGGE AI PROCESSI CHE INVECE UN NORMALE CITTADINO AFFRONTA?….CHI CHIEDE LEGALITA’ O CHI PRETENDE LEGGI AD PERSONAM?
“Non posso accettare che qualcuno si svegli e voglia farmi opposizione nel mio partito”: dopo che Fini ha dimostrato che non tutti gli ex aennini sono in vendita, ieri è esplosa la rabbia di Berlusconi che, rivolgendosi ai suoi impietriti coordinatori, ha ordinato: “Per me Fini ha chiuso, pensate voi a come liquidarlo”. Figurarsi se qualcuno si può permettere di opporsi a lui: sono concetti che non rientrano nella sua concezione cesarista e aziendale e neppure in quella psicologica.
Il Pdl è un partito azienda, chi non si adegua alle tartarughine e ai tubini neri, alle barzellette e alla vacuità, deve solo togliere il disturbo.
Ma questa volta le telefonate di “avvertimento”, blandendo promesse e minacce, non sono servite.
Fini resiste: “Non me ne vado e sarà battaglia” e alla fine raccoglie sotto le sue insegne la bellezza di 39 deputati, 13 senatori e 5 parlamentari europei.
Gente coraggiosa che sa di rischiare il posto e che ha resistito ai bombardamenti da “fuoco amico”, quelli che, americani insegnano, fa più vittime.
Considerando che sono sufficienti 20 deputati e 10 senatori per far saltare qualsiasi provvedimento del governo, è molto facile capire qui chi ha vinto e chi ha perso.
Unendo altri due considerazioni: che Fini ha abilmente nascosto almeno 10 parlamentari ex Forza Italia che lo seguiranno e che tra i 75 ex An dichiaratisi fedeli a Silvio c’è chi “è d’accordo con me, ma ufficialmente non vuole che si sappia”.
Avranno modo e tempi per esprimersi insomma.
Ma lasciamo parlare altri dati di ieri, rivolti invece all’elettorato esterno: Ipr sondaggi conferma che la fiducia in Fini è alta, tocca il 63% complessivo, e il 59% tra gli elettori del Pdl.
Pagnoncelli ha sondato invece chi voterebbe un “nuovo partito” di Fini da subito: il 9% degli italiani, con un altro 9% interessato e possibilista.
Con possibilità di Fini di pescare non solo a destra, ma ovunque, anche tra chi non vota più per disgusto.
Se solo sottraesse il 9% al Pdl, questo scenderebbe al 23/25% al massimo e non sarebbe neanche più il primo partito italiano.
Non solo: la politica suicida filo-leghista del premier potrebbe portare a un plebiscito finiano al centrosud, con cifre impensabili.
Poi qualcuno dovrebbe spiegare agli italiani se è da ritenersi più coniglio chi ha il coraggio del dissenso o chi fa carte false per sfuggire ai processi, al contrario di quanto è invece costretto a fare il cittadino comune, se è più coniglio chi chiede legalità o chi pretende leggi ad personam, se è più coniglio chi auspica il libero confronto delle idee o chi monopolizza le Tv per manipolare e censurare l’informazione.
Certo che per un partito nato come liberale e pluralista, arrivare a reprimere il dissenso e a sostenere “o sta zitto o se ne vada” è proprio una triste fine da dittatura della repubblica delle banane.
O forse dei conigli.
w destra di base
Rolando R.
Corrente finiana dannosa per il Pdl? No, è l'attuale sistema politico italiano che è una tragedia.
Premetto che non ho alcun titolo per occuparmi di quel che succede in casa del Pdl. Non voto per loro né ho alcun rapporto professionale con loro, e a parte la stima e l’amicizia per alcuni singoli. Epperò quel che succede in casa del Pdl riguarda tutti gli italiani, perché è uno degli indicatori fondamentali del funzionamento o meno del bipartitismo all’italiana: del sistema elettorale secondo cui ognuno di noi deve scegliere fra due blocchi contrapposti, o l’uno o l’altro.
A me sembra che questo sistema volga al disastro nel senso che in ognuno dei due schieramenti l’elemento connotante e decisivo è il gruppo estremo. Se voti la coalizione di centro-sinistra, devi accettare Antonio di Pietro. Se voti la coalizione di centro-destra, devi accettare la Lega.
Succede dunque che nella coalizione di centro-destra si accenda un umore che è di disagio verso questa situazione, verso la funzione di pilastro della Lega.
Senza mettere becco in casa altrui, a me questa sembrerebbe una ricchezza del Pdl. In un partito di cui molti di noi dicevano che fosse una proprietà privata di Silvio Berlusconi, un partito in cui non si muoveva foglia che lui non volesse, e in cui non ascendeva un uomo politico che non gli fosse devoto al cento per cento, c’è adesso un’altra voce, un’altra sfumatura politica.
Se è per questo nella Democrazia cristiana di correnti e posizioni distinte ce n’erano almeno cinque, e questo ne fece il partito democraticamente più ricco della storia politica italiana del secondo dopoguerra.
In casa Pdl, almeno a giudicare dall’esterno, Fini e i suoi sono stati visti come dei blasfemi dell’autorità di Berlusconi, dei rompiballe, gente di cui prima ci si sbarazza e meglio è. Ho letto su “Libero” un articolo di Mario Giordano che descriveva i finiani come se fossero delle blatte. Nella trasmissione televisiva condotta da Gian Luigi Paragone poco è mancato che berlusconiani e finiani non si sbranassero. E dunque una casa politica dove sembra che la dialettica e il confronto civile delle posizioni sia impossibile. C’è un Capo, e basta. Lo si adora, e basta.
Ripeto, ne parlo dall’esterno. A me tutto questo sembra una tragedia dell’attuale sistema politico italiano.
Voi che ne pensate?
Giampiero M.
Perchè se Cota dice che la pillola antiabortiva marcirà nei depositi delle ASL, se lo stesso fa Zaia, se Bossi vuole le banche del Nord...se il figlio di Bossi dichiara che non tiferà la Nazionale in Sudafrica nel Pdl fanno tutti gli indiani e sorvolano mentre se Fini argomenta su temi importanti e etici viene preso per TRADITORE?
Perchè?
Perchè?
Perchè?
PERCHE'?
PERCHE'?????
Solo l'onestà e l'intelligenza politica di Fini può tener testa alle idiozie di Berlusconi (l'ultima, la critica al libro di Saviano, di cui è lui stesso è editore)
Altri
Roma, 21 apr. (Apcom) - All'incontro in corso a palazzo Grazioli da circa due ore si sono aggiunti i capigruppo del Pdl di Camera e Senato (con esclusione del finiano Bocchino): Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Presente anche il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola.
La riunione di Berlusconi con i coordinatori del pdl è ancora in corso
Una «posizione lunare» che ha «perso di vista l'esito più significativo del berlusconismo: aver fatto finalmente parlare una maggioranza rimasta in silenzio per tutta la prima Repubblica». Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, uno degli ex An che ha firmato il documento dei 75 fli-premier, definisce così i suoi ex compagni di partito. Sottolineando che la vera partita non è tanto con la Lega quanto «sulla futura identità del centrodestra». In un lungo intervento su Il Giornale, Mantovano contesta tutta la linea dei finiani, che definisce «parte minoritaria del Pdl».
Pdl, Berlusconi:
Non ho risposte da dare a Fini, ma lo ascolterò
21 apr. (Apcom) - Ancora freddo nei confronti dell'alleato, pronto ad ascoltare il suo intervento nella Direzione nazionale di domani ma convinto di non avere risposte da dare. È questo, secondo quanto viene riferito, l'atteggiamento con cui il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si prepara alla giornata di domani. Il premier, che nel pomeriggio ha riunito i vertici del partito a palazzo Grazioli per fare il punto sulla Direzione, avrebbe sottolineato di voler mettere al centro di questo incontro, già convocato prima dello scontro con il presidente della Camera, comunque la prospettiva per i prossimi tre anni di governo, con il capitolo riforme in testa e l'analisi del voto per le Regionali.
Più di cento amministratori locali si sono già aggiunti ai 55 parlamentari e ai 5 eurodeputati che ieri avevano sottoscritto un documento in cui esprimevano solidarietà all'ex leader di Alleanza Nazionale.
"Deluderemo molti, ma i finiani non sono quattro gatti", scrive Gianmario Mariniello in una nota ufficiale di Generazione Italia. E all'orgoglio di parte si aggiungono previsioni ottimistiche sul numero di adesioni future. "Da Pordenone ad Agrigento - e specialmente al Nord - c'è una marea di amministratori locali che appoggia le tesi di Gianfranco Fini. E si tratta di un fiume inarrestabile".
generazioneitalia.it
Il Cavaliere chiude la porta a Gianfranco
"Ha perso la testa, si faccia il suo partito"
Se Fini fa corrente, Berlusconi chiude lo spiffero. Il premier infatti, nonostante per tutto il pomeriggio coordinatori e capigruppo abbiano provato a farlo ragionare, mantiene fermo il punto e non intende fare concessioni al presidente della Camera. Irritato per la riunione dei finiani alla Camera e per la conta interna, Berlusconi vede nero. "Questo stillicidio è insopportabile - si è sfogato a palazzo Grazioli con il vertice del Pdl - a questo punto sarebbe meglio che si facesse il suo gruppo e il suo partito".
"Molto meglio trattare con un partito - ha concluso il premier - che con una persona che ha perso definitivamente la testa".
Così, al momento, la Direzione di giovedì resta un appuntamento al buio, senza una regia politica.
Intanto il progetto cui sta dando vita Gianfranco Fini suscita curiosità anche oltre lo stretto orizzonte del mondo ex An. Un osservatore interessato è Beppe Pisanu, forzista storico e presidente dell'Antimafia: "Sì, guardo con interesse. E comunque difendo la libertà di manifestare il dissenso dentro al partito". Pisanu, che non ha firmato il documento pro-Fini e non ha aderito alla minoranza interna, anticipa quello che dirà alla Direzione: "C'è un leader che guida la coalizione e quello è il presidente del Consiglio. Noi dobbiamo sostenerlo fino alla fine della legislatura. Ma non dobbiamo nemmeno nascondere che ci sono dei problemi aperti sui quali è necessario discutere". Una "terra di mezzo" tra berlusconiani e finiani, che al momento raccoglierebbe una decina di parlamentari forzisti.
Che il momento sia difficile lo conferma una tesa conversazione, nel pomeriggio di ieri, tra il finiano Andrea Ronchi e i forzisti Cicchitto e Lupi. In un angolo appartato del Transatlantico, Cicchitto insisteva nel chiedere a Ronchi le vere ragioni del dissenso: "Bisogna che ci mettiamo con calma intorno a un tavolo e parliamo. Ma senza strappi". E Ronchi: "Non si capisce cosa vogliamo? Se vuoi chiamo Fini al telefono e te lo spiega lui stesso. A Fini gli stanno dicendo di tutto, non è tollerabile".
BERLUSCONI, E' FINI A DOVER SPIEGARE, NON IO
Non sono io ad aver posto dei problemi e dunque non sono io a dover dare risposte: semmai è Gianfranco Fini che ha sollevato delle questioni, io ascolterò e replicherò sulla base di ciò che dirà. Silvio Berlusconi, nel corso dell'incontro a Palazzo Grazioli con i vertici del Pdl, ha spiegato così - secondo quanto riferito da alcuni presenti - l'atteggiamento che intende tenere domani alla direzione nazionale del Pdl.
BERLUSCONI AI SUOI, SERVE GOVERNABILITA' OPPURE SI VOTI - Quello che voglio e che deve guidare ogni nostra decisione è governare e fare le riforme che il paese chiede: se non c'é questa governabilità allora dobbiamo ridiscutere tutto sino alle estreme conseguenze... E' questo il ragionamento svolto dal premier Silvio Berlusconi nel corso di un incontro a Palazzo Grazioli con i vertici del Pdl in vista della Direzione Nazionale di domani. Parole che tutti i presenti hanno interpretato in un solo modo: se per le divisioni interne sarà impossibile governare tanto vale andare al voto anticipato. Un chiaro riferimento ai distinguo di Gianfranco Fini.
"Domani è la celebrazione della vittoria elettorale per raccontare quanto ha fatto il governo e quanto farà in futuro". Lo afferma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, entrando a Villa Miani, in merito alla convocazione della Direzione Nazionale del Pdl.
Non sono io ad aver posto dei problemi e dunque non sono io a dover dare risposte: semmai è Gianfranco Fini che ha sollevato delle questioni, io ascolterò e replicherò sulla base di ciò che dirà. Silvio Berlusconi, nel corso dell'incontro a Palazzo Grazioli con i vertici del Pdl, ha spiegato così - secondo quanto riferito da alcuni presenti - l'atteggiamento che intende tenere domani alla direzione nazionale del Pdl.
BERLUSCONI, E' FINI A DOVER SPIEGARE, NON IO
Non sono io ad aver posto dei problemi e dunque non sono io a dover dare risposte: semmai è Gianfranco Fini che ha sollevato delle questioni, io ascolterò e replicherò sulla base di ciò che dirà. Silvio Berlusconi, nel corso dell'incontro a Palazzo Grazioli con i vertici del Pdl, ha spiegato così - secondo quanto riferito da alcuni presenti - l'atteggiamento che intende tenere domani alla direzione nazionale del Pdl.
BERLUSCONI AI SUOI, SERVE GOVERNABILITA' OPPURE SI VOTI - Quello che voglio e che deve guidare ogni nostra decisione è governare e fare le riforme che il paese chiede: se non c'é questa governabilità allora dobbiamo ridiscutere tutto sino alle estreme conseguenze... E' questo il ragionamento svolto dal premier Silvio Berlusconi nel corso di un incontro a Palazzo Grazioli con i vertici del Pdl in vista della Direzione Nazionale di domani. Parole che tutti i presenti hanno interpretato in un solo modo: se per le divisioni interne sarà impossibile governare tanto vale andare al voto anticipato. Un chiaro riferimento ai distinguo di Gianfranco Fini.
"Domani è la celebrazione della vittoria elettorale per raccontare quanto ha fatto il governo e quanto farà in futuro". Lo afferma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, entrando a Villa Miani, in merito alla convocazione della Direzione Nazionale del Pdl.
Non sono io ad aver posto dei problemi e dunque non sono io a dover dare risposte: semmai è Gianfranco Fini che ha sollevato delle questioni, io ascolterò e replicherò sulla base di ciò che dirà. Silvio Berlusconi, nel corso dell'incontro a Palazzo Grazioli con i vertici del Pdl, ha spiegato così - secondo quanto riferito da alcuni presenti - l'atteggiamento che intende tenere domani alla direzione nazionale del Pdl.
SENZA ACCORDO CON FINI, IN PARLAMENTO SARA’ GUERRIGLIA: A RISCHIO LEGGI SU INTERCETTAZIONE, IMMIGRAZIONE, TEMI ETICI
NEI PROSSIMI DUE MESI IL GOVERNO POTREBBE FINIRE SOTTO SUL DISEGNO DI LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI GRADITO SOLO AL PREMIER, SULLA RIFORMA DELL’UNIVERSITA’ E SULLA PROROGA DEL PERMESSO DI SOGGIORNO PER GLI IMMIGRATI CHE HANNO PERSO IL LAVORO PER LA CRISI…. ANCHE BIOTESTAMENTO, PROBLEMI ETICI, NOMINE DEL CSM RISCHIANO DI ESSERE BLOCCATI
Già il governo, nonostante un’ampia maggioranza, è andato spesso “sotto” in aula, a causa delle assenze e di “missioni” varie di troppi parlamentari.
Spesso a causa anche dei doppi incarichi di molti che, pur essendo ministri e sottosegretari, non hanno mai mollato il posto di deputato o senatore.
Il divieto del doppio incarico era stato sottoscritto da tutti al momento della candidatura, ma quando si è trattato di metterlo in atto, rinunciando a uno dei due posti, la classe dirigente di Pdl e Lega ha dato il peggio di sé, ostinandosi a mantenere il doppio incarico, con relativa maggiorazione economica.
A nulla sono valsi gli inviti del premier, cui non hanno peraltro mai fatto seguito fatti concreti.
Berlusconi si preoccupa di questo aspetto solo quando la maggioranza in aula si dissolve, ma non ha mai preso provvedimenti contro tale scandalosa mancanza alla parola data e alla firma apposta.
Non a caso è uno dei temi interni che Fini ha più volte richiamato, chiedendo che vengano fatte rispettare le regole etiche di partito.
I cento voti di margine alla Camera quindi di fatto si assottigliano: fino a giungere alla conclusione che se 20 deputati o 10 senatori cambiassero voto o si astenessero, il Governo andrebbe sotto e non avrebbe più la maggioranza.
Ora che Fini ha creato una sua corrente, è evidente che, su temi che gli stanno particolarmente a cuore, il rischio di “franchi tiratori” si fa più pressante.
Di fatto se 29 deputati e 13 senatori finiani non votassero col governo, per Berlusconi sarebbe il de profundis.
Ma vediamo quali sono i provvedimenti a rischio nel breve, ovvero da qui a giugno.
La mappa della “guerriglia” offre parecchie occasioni per sferrare un attacco. La prima, piuttosto ghiotta, è l’imminente passaggio in Senato del disegno di legge sulle intercettazioni, il non plus ultra per i dissidenti.
In effetti non piace a nessuno, salvo che a Berlusconi ovviamente, per i suoi soliti problemi giudiziari.
Un disegno di legge che vede contraria la stampa, il mondo di internet e la maggioranza degli italiani.
Altro tema caldo è quello della immigrazione e della cittadinanza: a breve inizierà al Senato l’iter del disegno di legge del Pdl che proroga il permesso di soggiorno agli immigrati che abbiano perso il lavoro per colpa della crisi.
Per non parlare delle riforme istituzionali, ancora in commissione a Montecitorio e dove, complice il margine risicato, il tiro al bersaglio darebbe buoni frutti.
Poi ci sono anche le nomine degli 8 membri del Csm a giugno: senza un accordo che accontenti tutti, sai che divertimento per i franchi tiratori.
Non a caso Bossi continua a invitare Berlusconi alla prudenza e a trattare con Fini, evitando di continuare a minacciare ritorsioni: come quella di voler sostituire alla presidenza della commissione giustizia Giulia Buongiorno, solo perchè non fa quello vuole lui.
Ciò la dice lunga su come il premeir vorrebbe appecorate le sue truppe.
w destra di base
Rolando R.
Ha ragione Fini e io sono con lui. Prevedo nel tempo una aggregazione a quella che per ora è una minoranza, ma che potrà esercitare un ruolo di vigilanza sulle assurde psudo riforme di Berlusconi e sulla politica di seccessione della Lega. Fini rappresenta quel serbatoio di voti del Sud, che non può tollerare questo Governo del Nord, che vede i nostri parlamentari meridionali, nell'attuale situazione, passivi ed incapaci di qualsiasi iniziativa a tutela del nostro territorio; basti guardare alla vicenda della linea ferroviaria bloccata da oltre un mese! Al Nord questo non sarebbe mai successo!
Mi auguro che nel tempo si sappia meglio selezionare i nostri parlamentari, perchè gran parte di quelli che sono a Roma non è all'altezza della situazione; ma mi rendo conto che per Berlusconi è meglio un Parlamento fatto di persone che ubbidiscono alzando una mano e non uno fatto da cervelli pensanti, capaci di apportare giuste critiche al suo operato, come intende fare Fini.
SONDAGGI: FIDUCIA IN BERLUSCONI AI MINIMI
Il favore per il premier al 44% è il punto più basso del suo consenso personale. Lo mantiene immutato, anche dopo il successo nelle urne. E ben il 54% rispondono di avere "poca o nessuna" fiducia in lui. Travaso dal PDL alla Lega.
(WSI) – Il centrodestra ha vinto le elezioni, ma il dopo voto ha portato un acuirsi dei contrasti nella compagine di governo e nuove polemiche su scelte e dichiarazioni del presidente del Consiglio. E poi l'esplosione del caso Fini. Il messaggio uscito dalle urne è controverso, e la rilevazione che Ipr Marketing conduce mensilmente registra una fiducia al livello più basso per Silvio Berlusconi da quando è alla guida del governo. E lo stesso governo registra il suo minimo: 38%.
Il premier e il governo. La fiducia in Berlusconi resta al minimo. Il 44% è il punto più basso del suo consenso personale. Ed è importante notare che lo aveva toccato nel mese precedente - durante il quale lo stesso centrodestra espremeva espliciti dubbi anche sulla tenuta elettorale - e lo mantiene immutato, al 44%, dopo il successo nelle urne. E ben il 54% rispondono di avere "poca o nessuna" fiducia in lui. Un consenso ben lontano dal 62% toccato nell'ottobre 2008. E' finora la caduta di una curva che è andata quasi costantemente declinando (unica eccezione la rilevazione dopo essere stato colpito a Milano che vide una crescita del 3%), ma che si era attestata per mesi tra il 45 e il 48%. Poi la caduta. Alla quale corrisponde un analogo crollo del governo nel suo complesso: la fiducia era scesa al 38% in marzo e rimane ferma a questo record negativo anche nel mese in corso (anzi, aumentano dell'1% coloro che nutrono poca o nessuna fiducia).
I partiti. Al minimo storico il Pdl. Cade di tre punti rispetto a marzo arrivando al 40%. Il campione viene intervistato su ciascun partito e il dato si riferisce alla somma di quelli che dichiarano molta o abbastanza fiducia in ciascuna forza politica. Non a caso, quasi a confermare l'analisi del risultato elettorale del centrodestra, tutto a vantaggio della Lega che con il suo 34% sale esattamente di 3. Ma non ne giova l'opposizione. Scende infatti anche il Pd, seppure di due punti (38%) e l'Udc di un punto (37%), mentre resta ferma a 38 l'Italia dei Valori. Una conferma che dopo la sconfitta elettorale il centrosinistra non sembra aver trovato la strada per conquistare consensi tra gli elettori.
Renato Schifani, ha detto in una intervista che se l'ex leader di An vuole fare politica attiva deve lasciare la poltrona di presidente della Camera.
Giustissimisssisssisssimooooooooo
Nel corso della direzione nazionale di oggi ci sono state ulteriori adesione al documento dei 75 ex An contro Fini.
"Il documento già sottoscritto da oltre 75 parlamentari del Pdl di area ex An, è stato diffuso e condiviso anche da numerosi amministratori regionali e locali. Su un totale di 116 di area ex An, hanno firmato il documento già in 90 e altre adesioni si attendono nelle prossime ore".
Questo è quanto hanno reso noto i promotori e primi firmatari del documento, tra i quali il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
....i servi....sono al lavoro....
FINI ATTACCA: “NON CI PENSO PROPRIO A SCENDERE A PATTI CON LUI: SE VADO VIA MI PORTO FUORI DAL PARTITO ANCHE I SUOI”
“NON AVRA’ I VOTI E SI RITROVERA’ CON UN GOVERNO ISTITUZIONALE E ALLE PRESE CON LA GIUSTIZIA”…
Cresce la tensione mentre è iniziata all’Auditorium la Direzione nazionale del Pdl: quell’organismo che, fosse stato per il premier, non si sarebbe mai creato, tanto quando decide lui deve andare bene a tutti.
Un Berlusconi furibondo che prepara la vendetta, ma che rischia grosso, circondato da una corte di miracolati che invece che provare a farlo ragionare lo incitano a farsi autogol.
Siamo arrivati al punto che faranno parlare Fini alle 13, dopo l’introduzione del premier e la celebrazione della “sconfitta elettorale”, fatta passare per vittoria, da parte dei tre coordinatori (persi 2.500.000 in un anno, 4.000.000 in due anni, discesa al 32%, dal 37,2% delle politiche e dal 35,3% delle europee).
Fini ha accolto con soddisfazione l’ennesimo insulto e la mancata risposta ai problemi politici da lui sollevati, confidando ai suoi fedelissimi: “Silvio non ha ancora capito che non ci penso proprio a scendere a patti con lui. E se vado via mi porto fuori dal partito anche i suoi…Si troverà senza voti in parlamento, con un governo istituzionale e alle prese con la giustizia”
Fini rischia, ma sa che ce la può fare.
Non ha rilevanza il conto dei fedeli in Parlamento, è questo che nel Pdl non capiscono, conta la società italiana.
Un piccolo esempio: a “Tetris”, ieri sera, un televoto con decine di migliaia di telefonate in cui si chiedeva chi preferireste come premier tra Fini, Berlusconi, Maroni, Bersani, Luca di Montezemolo e altri è finita in modo esplosivo: con Fini al 58%, Berlusconi al 28%, altri sotto il 10%.
E ancora: centinaia di sindaci, assessori, consiglieri comunali ex An si stanno schierando con Fini .
Il clima che si respira è che Fini, pur con tutte le riserve, sta diventando l’ultima speranza per cambiare la destra italiana.
Se perde lui, la destra sarà condannata alla cialtroneria e al razzismo per tre anni.
Fini sa che oggi si troverà una platea ostile di fronte, dove chi era con lui l’ha tradito per interesse, ma è troppo scafato per non sapere che le sue carte le giocherà altrove.
In Aula, quando arriveranno le leggi ad personam, le riforme istituzionali, quelle sull’immigrazione.
Deciderà lui il momento.
E lo farà su una legge che non sarà condivisa dagli italiani, così toglierà argomenti agli avversari interni, ponendosi come colui che ha bloccato una legge iniqua.
Ma se Fini è uscito allo scoperto è perchè gli italiani non ne possono più di una gestione personalistica del partito e vogliono un cambiamento vero.
w destra di base
Rolando R.
Lo scontro tra Berlusocni e Fini, il premier: "Dimettiti". La risposta: "Perché sennò mi cacci?
"Tutto è stato detto, i punti fermi sono stati messi. Il nuovo Pdl con una maggioranza e, adesso, una minoranza ha preso vita. Una nota dei 22 finiani iscritti a parlare nel corso della Direzione nazionale, in corso a Roma, sugella attraverso la rinuncia all'intervento sul palco la nascita di quella che nei giorni passati è stata definita "la corrente finiana", la "minoranza". Ritenendo "esaustive" le parole pronunciate dai due leader nel botta e risposta dal palco, i finiani si considerano "soddisfatti" nella consapevolezza che "è necessario da oggi sviluppare il confronto libero e leale per rafforzare il Pdl che si è aperto in direzione".
Dopo pochi minuti la conferma di Fini: "Non lascio né presidenza né partito".
Fini è un politico che non ha 2 palle ma 3!
E oggi finalmente si è ufficializzata la spaccatura del centrodestra....forse sta nascendo la speranza di un governo migliore senza leggi at personam!
Bravo Fini la destra è con te
Berlusconi non può fare il dittatore e non può decidere le sorti dell'italia tutta nelle cene ad Arcore con Bossi e i suoi colonnelli.
La lega non rappresenta l'unità d' Italia ma solo una parte se pure importatissima della Nazione.
Io ho sempre votato AN perchè stimavo Fini e non sono stato d'accordo sulla fusione con FI, ho votato PDL ma debbo dirlo con estrema sincerità, tappandomi il naso.
Ora stimo Fini di nuovo.
Pdl, Primo round Direzione, tra Berlusconi e Fini scontro totale
22 apr. (Apcom) - E' scontro aperto, in diretta televisiva, tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini: il presidente della Camera, durante il suo intervento alla Direzione nazionale, fa "chiarezza" sulle questioni all'origine dell'attrito con il presidente del Consiglio, e attacca su giustizia, Lega, unità d'Italia, riforme.
Temi "non di grande importanza", secondo il Cavaliere, che suggerisce alla terza carica dello Stato se vuole fare politica di abbandonare lo scranno più alto di Montecitorio.
Con l'intervento del presidente della Camera va in scena la resa dei conti tra i due, uno scontro che forse si è consumato in altre occasioni private ma che davanti alle telecamere assume toni di una rottura insanabile.
Fini critica le posizioni del premier sulla giustizia perché a volte "si dà l'impressione che la riforma della giustizia del Pdl è fatta per garantire maggiori sacche di impunità".
Poi si sofferma a lungo sulla questione Lega facendo notare che il partito "al Nord è diventato una fotocopia del Carroccio" e mettendo in guardia dall'attuazione del federalismo fiscale che "senza antidoti culturali che garantiscano l'unità nazionale mette a rischio la coesione sociale".
Temi non nuovi, che Fini ha sollevato pubblicamente e privatamente nei mesi scorsi che fanno spazientire Berlusconi.
"Te lo dico in faccia - ha detto Fini guardando Berlusconi - questa è la prima volta che abbiamo occasione di parlarci davanti alla nostra gente: il tradimento alligna in coloro che sono adusi all'applauso e alla critica approvazione salvo poi, quando i leader girano le spalle... Raramente è tradimento di coscienza quello di chi si assume la responsabilità in pubblico e in privato di porre certe questioni.
Non credo sia alto tradimento dire che alcune cose non vanno".
Bravo Gianfranco!
FINI METTE BERLUSCONI ALLE CORDE: DOPO DUE ANNI NEL PDL QUALCUNO PARLA DI POLITICA PER UN’ORA
E’ QUASI ROTTURA: “NON SONO UN TRADITORE E NON TACCIO, SIAMO DIVENTATI LA FOTOCOPIA DELLA LEGA, SULL’IMMIGRAZIONE DICO LE COSE CHE DICE IL PPE IN TUTTA EUROPA”… “ATTENTI AL CENTRALISMO CARISMATICO, AVERE IDEE DIVERSE E’ LECITO, LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA NON E’ CREARE SACCHE DI PRIVILEGIO PER QUALCUNO”…. “SULLE CELEBRAZIONI DELL’UNITA’ D’ITALIA IL PDL NON HA UNA PROPOSTA PERCHE’ ALLA LEGA DA’ FASTIDIO, QUANTO COSTERA’ IL FEDERALISMO FISCALE?”
Alla fine del “discorso della sua vita”, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è conscio di aver fatto il proprio dovere.
Ha parlato per oltre un’ora di politica a un partito che per la prima volta ha dovuto ascoltare non spot o barzellette, ma questioni reali e persino ideali.
Un terreno su cui il premier non è abituato a scendere, avvezzo più ai predellini da imbonitore mediatico.
Per non parlare della corte dei miracolati che lo circonda, novelli caporali di giornata e di maggiordomi in livrea, per cui la politica si traduce solo in occupazione di poltrone, in piena sintonia con le truppe padane.
Per Berlusconi qualsiasi critica sono un oltraggio alla sua presunzione, qualsiasi osservazione un fastidio, qualsiasi rilievo un delitto di lesa maestà: livido e contratto, insofferente e nervoso, mentre Fini lo stringeva all’angolo semplicemente con le osservazioni che gli avrebbe fatto l’elettore medio di centrodestra in buona fede.
In sintesi ecco l’intervento di Fini che esordisce dicendo che si tratta di “una riunione indispensabile per fare chiarezza, mentre c’è chi tenta di nascondere la polvere sotto il tappeto”.
E continua: “E’ possibile avere opinioni diverse, io dico quello che penso e lo faccio da mesi: per questo sono stato oggetto di campagne giornalistiche vergognose da parte di giornalisti pagati da familiari del premier. Non è alto tradimento uscire dal coro e dire che non va tutto bene, occorre stare attenti al centralismo carismatico, se si critica qua si passa per sleali, ma io le cose te le dico in faccia”.
Poi un affondo: “Non siamo in cerca di potere, anzi chi è con me ha messo in conto di perdere qualcosa, ma oggi è la giornata della svolta, da oggi le cose cambiano: c’è una maggioranza che condivide tutte le cose fatte da Berlusconi e una minoranza che non le condivide”.
Fini inizia a entrare nei dettagli: “Il Pdl al nord non è andato affatto bene, inutile nasconderlo”.
“Sull’immigrazione dico le cose che dicono tutti i partiti popolari europei, dire altro significa solo compiacere la Lega. Al nord siamo diventati la fotocopia della Lega, non abbiamo identità. “I decreti attuativi del federalismo vanno fatti con urgenza ad ogni costo? E’ quello che vuole la Lega, io non sono d’accordo e propongo una commissione nel Pdl dove prima si ascoltino i governatori del nord e del centrosud insieme”
“Perchè poi nessuno ci ha ancora detto i costi del federalismo?”.
E subito dopo: “siamo alla vigilia dei 150 anni dell’Unità d’Italia: dove sono le proposte del Pdl? Fini passa alla crisi economica che colpisce milioni di italiani: “non basta l’ottimismo, ci vuole senso della realtà e fare qualcosa di concreto”…
Poi un affondo: “La riforma della giustizia deve essere per tutti gli italiani, non per creare sacche di privilegio”..
A questo punto inizia la replica seccata del premier il quale sostiene (incredibilmente) che “non aveva mai sentito sollevare prima questi problemi”.
Poi accetta la proposta di una commissione sul federalismo e
conclude: “Se vuoi fare politica lascia la presidenza della Camera”.
A quel punto Fini si alza e dice “Che fai, mi cacci?.
Insomma Fini non accetta diktat e alla ripresa dei lavori è di nuovo in prima fila, deciso a non mollare di un metro.
Fini ha colpito al bersaglio grosso e il colpo è arrivato a segno.
Nulla sarà più come prima,comunque vada a finire.
E il momento della resa dei conti si avvicina.
w destra di base
Rolando R.
Lo scontro di Fini-Berlusconi ha fatto capire all'Italia che la Poli aveva ragione. Il governo Berlusconi ha speso al nord svariati milioni di euro di fondi FAS destinati al sud.
Solo per accontentare Bossi.
W FINI
W LA POLI
Adriano,sono 12 anni che non voto . le prossime fini avra' il mio voto .
perche?
a) berlusconi non ha risposto al merito delle affermazioni di fini . lascia la poltrona , tu hai detto questo o quello . ma sulle cose concrete? il nulla!
b) berlusconi parla di democrazia? e' in politica dal 1994 ...quanti congressi si sono tenuti del suo partito ? 0! ..
Dario Fersini
Granata: fatti di oggi rafforzano il nostro sostegno a Fini - "Ciò che è successo durante la direzione nazionale del Pdl, rafforza la nostra convinzione nelle ragioni della politica rappresentate da Gianfranco Fini su coesione sociale, identità nazionale, legalità e diritti civili". Lo ha detto Fabio Granata, vicepresidente della Commissione Antimafia alla Camera. "Andremo avanti - conclude - in nome dei valori che provengono dalla nostra storia e dal nostro percorso politico e con la consapevolezza di ciò che le idee di Fini rappresentano per la stragrande maggioranza degli italiani".
PDL: CESA (UDC), NOI DICIAMO LE COSE DI FINI DA 2 ANNI
(AGI) - Roma, 22 apr. - "Molte cose dette da Fini oggi, sulla Lega, sull'unita' del Paese, sui costi del federalismo, sull'abolizione delle Province, sul quoziente familiare, noi le affermiamo da due anni. Proprio per essere liberi di dirle non siamo entrati nel 'partito del predellino'. Oggi possiamo dire 'grazie' ai nostri elettori: siamo sulla strada giusta". E' quanto afferma il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, interpellato dai giornalisti sulle parole del presidente della Camera alla Direzione Nazionale del Pdl. .
Pdl, Documento Direzione: Ok a leadership forte di Berlusconidi ApcomRoma,
22 apr. (Apcom) - "Siamo convinti che una forte e autorevole leadership di Berlusconi garantirà il raggiungimento di tutti gli obiettivi. Una leadership forte è una caratteristica dell'attuale sistema politico e gli italiani non rimpiangono le leadership deboli del passato". E' quanto si legge nel documento approvato dalla Direzione nazionale del Pdl.
ciaoCarissimi amici di destra di base,io credo che al di là di destra e sinistra oggi fini abbia dimostrato di essere un uomo Politico con la P maiuscola.
fini ha mostrato coraggio, ciò che mi lascia basito è l’assenza di dignità politica dei suoi ex colonnelli.
uno spettacolo umanamente e politicamente tristissimo. comunque la cosa che mi fa sperare è la scarsa lungimiranza della classe dirigente del pdl, quando silvio non ci sarà più, sarà uno sfacelo. sono tutti oportunisti pestati alla politica che non hanno nessuno spessore.
saluti a tutti.
Ormai vicino al premier rimangono solo le persone foraggiate da lui. Le persone che lo conoscono meglio e che non sono disposte a farsi corrompere si stanno tutte allontanando: prima Casini, poi l'ex moglie Veronica e ora Fini.
Il paese va sempre peggio e lui lì a fare questioni sulle sue vicende personali. Italiani svegliatevi prima che ci riduca tutti sul lastrico e allo stato di sudditi.
Finalmente, dal governo, un vero compositore ha fatto udire a chi comprende l'arte, il distinguere tra un raglio e una sinfonia. In sintesi, lo stonato menestrello,contornato da una corte di sordi, ha dovuto incassare la nuova aria che è stata diffusa tramite Fini. Diciamo pure che l'On. Fini le ha cantate per bene al Berlusconi. Non vi fate incantare dalla reazione mostrata dagli Onorevoli del PDL contro Fini : sono i parlamentari che difendono la loro poltrona sotto la protezione di Berlusconi. Era ora che qualcuno alzasse la voce. Fini non ha fatto altro che portare la voce della popolazione nel governo e da quanto si è potuto evincere la platea era gramita da sordi. Grazie Fini, vai avanti così, il Berlusca deve rendersi conto che,da adesso in poi, non può più fare il proprio comodo. Gli elettori si dovranno ricordare dell'opera che sta facendo Fini. Spero che questa sortita di Fini conduca a una revisione del programma di governo e si dia l'avvio alle riforme promesse, prima delle elezioni e mai attuate. Avanti Fini, anche se sei stato abbandonato dai transfuga, ex tuoi AN, ti sei comunque accattivato la simpatia di chi spera in una migliore attenzione verso i bisogni dei cittadini.
L'eufemismo del cesarismo, cui sembra affetto il Vate, fà il paio, con le centinaia di neo napoleoni che imperversano tutt'ora nella penisola e non solo.
Con la differenza, non di poco conto, che tali soggetti, di mente debole, non rappresentano la naziona e men che meno la governano a proprio uso personalistico cone il Vate và conducendo da 23 mesi! Pertanto, l'auspicio di trovare un'improbabile Bruto, è un paradosso poichè, lacoorte dei miracoli che attornia il piccolo cesare, non sarà mai in grado di sfornare tale figura.
Oltre a ciò, il Fini, al quale riconosco una statura politica , anche se non gigantesca, ma coerente con le sue idee, in particolare un meridionalismo antilega, motivato non preconcetto, non ha proprio la natura di rivestire i panni di un Bruto, per il solo fatto che gli manca l'idealismo , che Bruto ha avuto quale molla per l'anticesarismo! Quanto poi al presunto collante detenuto dal piccolo cesare al fine dell'unità nazionale, stendiamo in velo pietoso su tali bizzarre teorie!
oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno ho letto che Lisi è uno dei 75 firmatari del documento contro Fini.
Mentre Tatarella sta con Fini.
E Destra di Base con chi sta?
Enrico Durante
Caro Adriano ti devo fare i complimenti, da quando hai moderato il blog leggo solo commenti politici e a volte anche interventi di alta politica.
Finalmente in questo blog si parla quindi solo di cose serie, di buona politica.
Finalmente tutti quei fastidiosi commenti pieni di squallidi battibecchi non ci sono più.
Erano proprio sgradevoli a leggere e squalificavano pesantemente il dibattito.
Bravo.
Direzione Pdl, rottura tra Berlusconi e Fini. Approvato documento finale.
Tutto è stato detto e i punti fermi sono stati messi. Il nuovo Pdl con una maggioranza e, adesso, una minoranza, ha preso vita. Il documento finale, approvato al termine della Direzione nazionale del partito mette un sigillo sulla direzione da prendere. "Le correnti negano la natura stessa del Popolo della Libertà", recita il testo letto davanti all'assemblea da Maurizio Lupi e approvato a maggioranza con 160 sì, undici no (i finiani) e un astenuto, il senatore Beppe Pisanu. In un altro passaggio chiave, il documento sottolinea che "le ambizioni dei singoli non possono prevalere sull'obiettivo di servire il popolo italiano" e, soprattutto, è scritto che, ribadendo la fiducia nella leadership del premier, "una volta assunta una decisione negli organi democratici" del Pdl "tutti si adeguino alla decisione".
In pratica questo documento è lo strumento che Berlusconi aspettava per buttare fuori dal Pdl tutti i dissidenti e le menti pensanti che non sono disposti a genuflettersi sempre e comunque davanti a lui e alle sue decisioni.
PDL?
bye bye............
Io sto con Fini!
Ma, l'avete visto il berlusca ieri?
Sbiancato, gli occhietti piccoli piccoli, sprizzava stizza da tutti i pori lui, abituato ad essere osannato dai suoi dipendenti, ora ha capito che la sua creatura partito non è come le sue aziende dove il capo non viene contraddetto. forse comincia a capire che la politica è fatta anche di scontri interni. Ma secondo me ieri la sua frustrazione più grande è stata quella di non poter dare del comunista a Fini.
Grande Fini è arrivata l'ora di costituire un nuovo partito!
Vorrei significare(sommessamente)
che il Governo è già andato sotto parecchie volte nonostante la maggioranza ocenica di cani sciolti di cui dispone.
Voglio proprio vederli tutti in fila li, senza che ne manchi uno...........
Già me li immagino.
Bravo FINI così si fa! Non ti fare mai mettere i piedi in testa da nessuno,specie da uno come Berlusconi.Bravo hai dimostrato di avere le p.lle,ora tirale fuori davvero!!!
ECCOVI IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO APPROVATO IERI DALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PDL
La Direzione Nazionale del Pdl sottolinea la vittoria del centrodestra nelle recenti elezioni regionali e amministrative, con un risultato storico: oggi 40 milioni di italiani sono governati dal centrodestra, contro 18 milioni amministrati dal centrosinistra. Il centrodestra si è confermato maggioranza nel Paese in modo inequivocabile e il Popolo della Libertà prima grande forza politica nazionale: questo è vero al Nord dove il Pdl ha agito in alleanza ma anche in competizione positiva con la Lega, ed è vero al Centro-Sud dove ha dimostrato di essere radicato sul territorio.Tutto ciò rende paradossale alcuni aspetti della polemica interna sviluppatisi in questi giorni. Tensioni all'interno delle grandi forze politiche possono manifestarsi ma è incomprensibile che vengano provocate all'indomani di una grande vittoria, dopo due anni di successi in tutte le consultazioni elettorali e dopo due anni di grandi risultati certificati dal costante consenso dei cittadini, unico caso in Europa, durante un periodo di grave crisi in controtendenza alla sfiducia che ha colpito tutti i governi. Anche il confronto che si è svolto ha rivelato che certe polemiche pubbliche fossero pretestuose e comunque non commisurate ad un dibattito responsabile e costruttivo.Nei prossimi tre anni il governo, la maggioranza e il Pdl completeranno la realizzazione del programma che ci impegna principalmente a:
1) Ridurre e razionali la spesa pubblica
2) Realizzare una riforma fiscale per ridurre le tasse compatibilmente con vincoli bilancio
3) Sostenitore le famiglie, il lavoro e le imprese
4) Proseguire nella riforma e nella digitalizzazione della Pa
5) Realizzare un piano per il Sud
6) Ammodernare e potenziare il sistema delle grandi infrastrutture
7) Realizzare riforma organica del sistema giudiziario
8) Realizzare le riforme istituzionali, ivi compresa la modifica dei regolamenti parlamentari
9) Proseguire nella lotta alla criminalità organizzata che ha prodotto risultati mai raggiunti nella storia della Repubblica.Siamo convinti che una forte ed autorevole leadership quale è quella del presidente Berlusconi garantirà il raggiungimento questi obiettivi. La leadership forte è ormai un tratto caratteristico dei moderni sistemi politici e gli italiani certo non rimpiangono leaderhip deboli e governi instabili del passato. Del resto, i risultati elettorali ne sono una conferma e la stabilità rafforza altresì il prestigio internazionale dell'Italia. Una leadership forte non significa affatto rinunciare al dibattito libero e democratico che è previsto dallo statuto ed é testimoniato sia dalle innumerevoli iniziative politiche e culturali, dal grado di libertà che connota il dibattito nelle sedi delegate e nelle riunioni dei gruppi parlamentari sia dalla esistenza di fondazioni, riviste, centri di riflessione e di elaborazione. Tutte le scelte politiche anche quelle che hanno riguardato le candidature per le elezioni regionali e l'alleanza con altre formazioni politiche, sono state compiute dall'Ufficio di presidenza attraverso un dibattito dei suoi 37 compontenti aperto e libero. In un grande partito democratico si deve poter discutere di tutto ma a due condizioni: che non si contraddica il programma elettorale votato dagli elettorali e che, una volta assunta una decisione negli organi deputati, tutti si adeguino al risultato del voto.Il Popolo della Libertà non può contravvenire ai principi di quella democrazie degli elettori che ha fortemente voluto e che impone che il patto stipulato con i cittadini al momento del voto sul programma sia vincolante. Rispetto a quel patto non sono possibili deroghe: come è stato ribadito anche a Piazza san Giovanni lo scorso 20 marzo dal Popolo della Libertà.
Così come non sono possibili deroghe alla nostra Carta dei valori che è la stessa del Ppe e che enuncia i nostri valori fondamentali: la dignità della persona, la libertà e la responsabilità, l'eguaglianza, la giustizia, la legalità e la sussidarietà. I temi che non rientrano nel programma elettorale e del governo possono essere invece oggetto di dibattito e discussione nell'ambito degli organi statutari. Non vi è nulla di negativo se in quella sede emergono opinioni diverse, purché sia chiaro a tutti che il principio della democraticità non esonera dalla possibilità di assumere decisione e che una volta che tali decisioni siano state assunte all'unanimità o a maggioranza, esse acquistano carattere vincolante per chiunque faccia parte del Pdl, sia che le abbia condivise sia che si sia espresso in dissenso.In tal senso questa Direzione Nazionale dà mandato al presidente e ai coordinatori di assumere ogni iniziativa utile ad assicurare la realizzazione del programma e delle decisioni assunte dagli organi statutari, stabilendo il rispetto delle decisioni votate democraticamente. Quando gli italiani che amano la libertà, che vogliono restare liberi, che non si riconoscono nella sinistra, si riunirono sotto un solo simbolo e una sola bandiera, scelsero che su quel simbolo e su quella bandiera ci fosse scritto 'popolo della liberta' ' e non 'partito della libertà '. Il riferimento al popolo deve essere un principio costante dell'azione politica del Pdl che deve sempre più radicarsi sul territorio e incardinarsi nella storia d'Italia. Non siamo un vecchio partito. Non vogliamo dividere ma unire. Siamo al servizio del popolo italiano e del suo bene comune.Le ambizioni dei singoli non possono prevalere sull'obiettivo di servire il popolo italiano. Del pari le 'correnti' o 'componenti' negano la natura stesa del Popolo della Liberta"ponendosi in contraddizione con il suo programma stipulato con gli elettori e con chi è stato dagli stessi elettori designato a realizzarlo attraverso il governo della Repubblica. La Direzione Nazionale del Pdl approva quindi le conclusioni politiche del presidente Silvio Berlusconi e gli conferma il proprio pieno sostengo e la propria profonda gratitudine.
Incredibile documento "ad personam".
Dice tutto e non dice niente.
Promesse senza contenuto, visti i distinguo, che permetteranno al capo di dire fra 3 anni di aver tenuto fede agli impegni "programmati".
Complimenti ai redattori.......
Ora chi vota pdl sa finalmente per chi vota e quali sono i veri interessi che sta sostenendo.
Bossi: "Crollo verticale del governo, per colpa di Fini a rischio l'alleanza Lega-Pdl"Dopo lo strappo tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi consumato, in diretta televisiva, durante la direzione del Partito delle libertà, era atteso un commento della Lega, tirata in ballo con toni accesi dai presidente della Camera che chiedeva al premier di limitare l’appiattimento sulle posizioni del Carroccio. Il silenzio leghista, che aveva fatto pensare ad un tentativo di mediazione, è stato invece rotto da Umberto Bossi con una durezza che soffia sul fuoco delle divisioni interne al Pdl. Il “day after” della direzione del partito si annuncia carico di tensioni. La diretta:
Bossi: Berlusconi doveva sbattere fuori Fini da subito -
"Siamo davanti a un crollo verticale del governo e probabilmente di un'alleanza, quella di Pdl e Lega. Fini, invidioso e rancoroso per le nostre ripetute vittorie ha rinnegato il patto iniziale e non ha fatto altro che cercare di erodere in continuazione ciò che avevamo costruito".
Lo ha detto Umberto Bossi in un'intervista sulla Padania precisando il trattamento che Berlusconi avrebbe dovuto riservare a Fini: "Avrebbe dovuto sbatterlo fuori subito senza tentennamenti invece di portarlo in tv dandogli voce e rilievo".
Pdl, Alemanno incontra Berlusconi: No ripercussioni sul Governo.
23 apr. (Apcom) - "Sono convinto che non ci saranno ripercussioni sul governo nè sulla tenuta della legislatura". Lo dice il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dopo un incontro a Palazzo Chigi con Silvio Berlusconi. Ai cronisti che gli chiedevano se col premier avesse discusso di come superare lo scontro di ieri, Alemanno risponde: "Dobbiamo riflettere su come uscirne".
Mi sono commosso quando ho visto in TV Fini che si alzava dalla sedia per ribadire le sue ragioni a Berlusconi. Essendo una persona che indossa le STELLETTE che lui ha sempre difeso e protetto il mio voto e' sempre andato al suo partito.
Finalmente ha tirato fuori le palle, avanti cosi'.
a la russa a gasparri a al resto dei x an dico : siete politicamente dei venduti al sultano.
E QUANDO FINI DICE CHE LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E' UNA RIFORMA MASCHERATA X ANNIENTARE I PROCESSI HA FATTO CAPIRE CHE NON SONO QUESTI GLI ESEMPI DA DARE AL PAESE ,ECCO PERCHE' IN ITALIA ABBIAMO IL 50% DELLE PERSONE CHE EVADONO IL FISCO.
UN PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CHE SI FA LE LEGGI AD PERSONAM NON E' UN BUON ESEMPIO.
E ANCHE CHI VOTA E APPROVA QUESTE LEGGI NON SONO UN BUON ESEMPIO PER GLI ITALIANI.
I partiti, in uno stato democratico, devono rispettare regole democratiche, poichè sono deputati a svolgere i principi della Rappresentatività dei cittadini. Il partito non è un'azienda o una banda, ove il capo comanda e gli altri ubbidiscono, è l'espressione vivente della costituzione, quindi tutti i pareri e le opinioni, debbono trovare spazi; poichè è vero che la maggioranza vince, ma non è detto che abbia ragione!
Nel PDL e nella Lega in particolare, confondono il leader con il Capo!
C.S
Berlusconi acquista suv russo e lo regala a La Russa
ROMA (23 aprile) - L'ha acquistato, ma non lo guiderà mai. Silvio Berlusconi ha mantenuto la promessa di comprare il nuovo suv della Sollers prodotto a Vladivostock: lo Uaz 2300 diesel, dotato di tutti gli optional. Ma, come ha annunciato lui stesso, ancora prima di vederlo nel cortile di palazzo Chigi lo aveva già regalato; e il fortunato è un ministro del governo: Ignazio La Russa
Il presidente del Consiglio sa come essere riconoscente a chi gli è fedele.
Con una fava, becca due piccioni: dall'amica Russia all'amico fedele La Russa con amore», ha detto Fabio Evangelisti, vicepresidente del gruppo Italia dei Valori alla Camera.
Lo scontro istituzionale secondo me è inevitabile ormai.
Prima di dar seguito alla minaccia di espulsione dal partito, è evidente che Berlusconi e i suoi affonderanno i colpi sulla presidenza della Camera.
Al Quirinale credo siano già in ansia. Fini, oltre che la terza carica dello Stato, è stato fin qui la sponda più affidabile del presidente della Repubblica nel campo del Pdl. Se l’attacco andasse a segno, lo scontro rischierebbe di propagarsi nelle istituzioni. Ma per ora il Capo dello Stato si sta tenndo fuori: ieri Berlusconi e Fini hanno parlato da leader politici e nessuna decisione coinvolge il Quirinale.
Intanto anche le riforme sono finite tra i temi dello scontro interno. E l’impostazione di Fini è pure in questo caso la più in sintonia con il Capo dello Stato. Va detto però che non sono le riforme a far scattare oggi Berlusconi, bensì il timore che Fini da presidente della Camera possa guidare la pattuglia dei suoi deputati, decisivi per la maggioranza e dunque capaci di colpire l’asse strategico con Bossi. È questo lo spettro che il Cavaliere vuole scacciare.
Ne vedremo delle belle........
Berlusconi vs Fini: la vittoria di Pirro
Tutta la differenza abissale tra Fini e Berlusconi è scoppiata in diretta televisiva alle 14.13 di ieri: da una parte la Politica nella persona del Presidente della Camera, dall’altra il Padronato del presidente del Consiglio. C’era da giurarlo. Da una settimana era chiarissimo che la rottura tra i due cofondatori del PdL era profonda, il divorzio era consumato e mancava solo la ratifica ufficiale. Il cavaliere non ha mai accettato imposizioni di alcun tipo - se non quelle strettamente necessarie a rimanere in sella e schivare i processi - tanto meno dagli alleati.
La strategia era chiara: costringere l’ex leader di AN ad andarsene spontaneamente. Nel caso i "traditori" fossero stati ininfluenti in termini numerici per il governo ed alle prossime elezioni, avrebbe dimostrato a tutti la giustezza della sua condotta, levandosi di torno una volta per tutte quel rompiscatole. Nel caso invece la fronda finiana avesse inciso sulla sopravvivenza del governo, avrebbe sempre potuto imputare al socio ogni responsabilità, elemosinando agli elettori la propria conferma, come vittima del complotto.
Fini non è caduto nella trappola. L’esperienza di una vita in politica lo ha "scafato" e ha rimesso la patata bollente nelle mani di Berlusconi: "Che fai, mi cacci?". Non è Fini che vuole andarsene, è Berlusconi semmai che lo caccia.
La vittoria del premier è come quella di Pirro: fuori Fini dal consesso plebiscitario del PdL, ma di fronte al Paese - se crisi un giorno ci sarà - sarà stata sempre e solo per colpa di Berlusconi.
La politica parla di riforme, la gente di pane, pasta e bollette
Stipendi dimezzati dall’euro e fermi da 15 anni. Prezzi al consumo fuori da ogni controllo: dalla benzina, alla casa, alla salute, ai beni di prima necessità, ecc, ecc. Banche sempre più avide: se metti i soldi nelle loro casse gli interessi sono prossimi allo zero e le spese di gestione mangiano il capitale; se, al contrario, è il cittadino a chiedere un prestito allora la musica cambia e i tassi sono prossimi allo ’strozzinaggio’! Stato sempre più avaro con i ’piccoli risparmiatori’: il rendimento dei B.O.T. è sceso ai minimi storici, gli interessi che elargisce il Tesoro servono a malapena a coprire bolli e tasse. Risultato: il reddito disponibile per le famiglie nel quarto trimestre 2009 è calato del 2,8% rispetto a un anno prima. Lo comunica l’Istat che precisa come si tratti della riduzione più significativa dal 1999.
Fini: “In Parlamento vi faremo vedere le scintille”
Chi si aspettava un presidente della Camera ridimensionato dalla direzione nazionale del pdl e da Berlusconi, deve iniziare a ricredersi.
“In parlamento vi faremo vedere le scintille!”
Questa è stata la dichiarazione di guerra che il Presidente della Camera ha lanciato in faccia ad un vitreo ministro Bondi.
La tattica e’ ormai chiara: Fini non molla la poltrona della Camera, non lascia il partito e si attesta con i suoi fedelissimi sulla trincea parlamentare pronto a sabotare ( qualora ne avesse realmente i numeri) le azioni legislative del governo Berlusconi.
mala tempora currunt
«Fini è palesemente contro il popolo del Nord, a favore di quello meridionale», è «contro il nord e il federalismo. Per il centralismo dello Stato e il meridionalismo».
«Berlusconi avrebbe dovuto sbatterlo fuori subito, senza tentennamenti, invece di portarlo in Tv, dandogli voce e rilievo, quella era la strada da seguire».
(dalla Padania di oggi
PDL: CESA, ELEZIONI ANTICIPATE? UDC PRONTA A VOTO
(AGI) - Roma, 23 apr. - "In questi giorni tanti evocano a sproposito le elezioni anticipate, e oggi lo fa Bossi. Se la Lega ritiene che quella sia la strada, credo che l'opposizione debba accettare serenamente la sfida. Noi siamo pronti".
Lo afferma il segretario nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa. .
RITORSIONI PRO CALIFFO
Fini, lo scontro passa sul web
E il sito del Pdl lo cancella
Raddoppiano gli amministratori locali che sostengono Gianfranco Fini. Dopo la Direzione Nazionale di ieri, i firmatari dell'appello lanciato sul sito di Generazione Italia - "Io sto con Fini" - raggiungono quota duecento. E sul web il presidente della Camera riceve solidarietà e supporto politico. Migliaia di messaggi da ogni parte d'Italia. Che fanno coppia con i plausi che Fini riceve dai siti amici come Libertiamo e Fare Futuro. Mentre sono numerose le critiche indirizzate all'ex leader di An sui social network del Pdl. E sul sito ufficiale del Popolo delle Libertà scatta la rappresaglia: nessuna traccia dell'intervento con cui Fini ha contestato la gestione berlusconiana del partito.
Silvio vuole "sfiduciare" il cofondatore e togliere tutte le cariche ai finiani come Bocchino, Bongiorno e Urso.
L'ex leader di An: dovrà fare i conti con noi su ogni questione importante. E sente Casini
NON C'E' nessuna trattativa, stavolta Gianni Letta è rimasto con il telefono spento. I canali di comunicazione tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sono interrotti. Gli auspici di Giuliano Ferrara non si sono avverati. Ora è il momento della caccia all'uomo. Il Cavaliere ieri sera vedeva nero, deciso a fare il vuoto intorno all'avversario interno: salteranno a breve i finiani in posizione di potere, da Bocchino a Bongiorno, da Urso a Moffa. E già sono partiti gli ordini per Rai e Mediaset, dove chi si ritrova vicino alle posizioni della minoranza farà molta fatica a trovare ospitalità. Una "pulizia etnica" che, ovviamente, non risparmierà il principale imputato: "Chi rappresenta il 6% del partito - si è sfogato il premier parlando con alcuni forzisti al termine della Direzione - non può fare il presidente della Camera".
Si sta persino pensando - i regolamenti parlamentari non prevedono la sfiducia al presidente dell'assemblea - a un qualche dispositivo "politico" da far votare ai deputati del Pdl per mettere nell'angolo Fini e costringerlo a lasciare lo scranno di Montecitorio. Quanto al governo, per Berlusconi a questo punto non si esclude nulla: "I numeri ci sono, andiamo avanti. Ma è chiaro che, se non ci facessero realizzare il programma, non potremmo che denunciarlo e tornare davanti agli elettori". Una minaccia che dal fronte finiano considerano "un bluff".
"Adesso vedremo nelle prossime settimane se si adegueranno alle nostre decisioni", ha spiegato quindi il presidente del Consiglio prima di rientrare a palazzo Grazioli. "Sarebbe stato meglio se Fini mi avesse detto "me ne vado". Io sono uno che include, non mi piace litigare. Ma Fini vuole solo restare per logorarmi, non glielo posso consentire". Per questo il Cavaliere ha preteso che nel dispositivo della mozione approvata dalla Direzione fosse prevista anche una clausola "in or out" molto netta: "Adesso abbiamo lo strumento per sbattere fuori dal partito chi non si allinea alle decisioni".
Finalmente Fini si è reso conto dell'errore commesso facendo confluire An nel Pdl, cioè in un partito modellato sull'adorazione incondizionata del grande capo Berlusconi. Il presidente della Camera ha in mente una destra moderata di ampio respiro internazionale. Ma in qualsiasi Paese del mondo la destra è sinonimo di law and order. Il che significa massimo rispetto e autorevolezza riconosciuti a polizia e magistratura, non continui attacchi irresponsabili ai giudici. Cosa che non si sono mai sognati di fare, ad esempio, Andreotti e Forlani quando erano sotto processo. Per la semplice ragione che una classe dirigente non delegittima le istituzioni dello Stato. Mai.
Quali sono le idee politiche di un avventuriero come Berlusconi, se non il potenziamento di se stesso? Fini ci ha messo un po' a realizzarlo, ora si è stufato. Si aprono molti scenari ed è difficile fare previsioni esatte di ciò che potrà capitare. Ma in sostanza il normale dibattito politico riprenderà in questo Paese solo dopo il tramonto politico di Berlusconi.
massimo
LO STILE DEL PREMIER: “ORA COMPRERO’ TUTTI I SUOI UOMINI” …
FINI REPLICA: “CREDE DI ESSERE IL PADRONE DELL’ITALIA, MA SI SBAGLIA DI GROSSO, CI RIVEDIAMO ALLA CAMERA, NON GLI FARO’ PASSARE NULLA, E’ UN UOMO FINITO E NON LO SA ANCORA”….
Non si tratta solo di due figure politiche che non si sopportano più, ma di due culture politiche differenti e quindi inconciliabili.
Per Silvio il governo è una monarchia assoluta, con una corte di lacché e stonati suonatori di clarine sfiatate, dove il congiunto che non si prostra ai suoi piedi viene punito con l’esclusione dall’asse ereditario.
Non ammette dissensi, defezioni e critiche: vive nell’ossessione dei sondaggi taroccati che lo devono vedere sempre oltre la soglia di quelli del giorno prima.
Lui deve essere il leader più gradito al mondo, le cose anche banali diventano miracoli laici.
L'altro ieri qualcuno non solo ha osato ribellarsi alle regole di corte, ma si è persino permesso di contestargli l’operato.
Sono crollati i presunti capisaldi della linea politica del partito: Fini ha bocciato il federalismo fiscale, ha stroncato le leggi ad personam, ha parlato di amnistia mascherata, ha preso le distanze sull’immigrazione, ha parlato di Unità d’Italia, di lavoro, occupazione, economia, meridione.
La statua equestre del premier ha cominciato a barcollare, proprio in diretta di quella Tv dei lustrini che lui ha creato.e su cui ha fondato l’impero.
A nulla è valso il conforto dei traditori ex-aennini che lo rincuoravano, spendendo elogi e leccate.
Si stava consumando lo psicodramma del tentato regicidio.
Dall’altra parte un Fini che per la prima volta in via sua ha dimostrato di avere coraggio e lucidità.
Ha colpito scientificamente per fare male, in un contesto non favorevole.
E ha solllevato problemi politici veri, seri, concreti.
Errore politico di Fini entrare nel Pdl, di cui ha pagato le conseguenze.
Suo diritto invece porre il problema politico della crisi di consensi al sovrano. Ma la reazione nevrotica di Berlusconi di ieri non ammette rilievi e dissensi. Mai visto un segretario di partito che si permetta di dire ai suoi in riunione: “Fini è finito, comprerò tutti i suoi uomini”.
Negli Stati Uniti, patria della democrazia, una sollevazione popolare lo costringerebbe alle dimissioni.
Fini a sua volta tiene botta : “Crede di essere il padrone dell’Italia, ma si sbaglia di grosso.Ci rivedremo alla Camera, non gli farò passare nulla, è un uomo finito e ancora non lo sa”.
Cosa accadrà ora?
Inizieranno le purghe, faranno fuori i finiani da tutti gli incarichi, esacerbando gli animi e facendo il gioco di Gianfranco .
Il governo sta appeso a un filo: deciderà Fini quando e come tagliarlo. Certamente su un provvedimento inviso agli italiani, in modo da poter attaccare nel merito.
Crisi di governo? Sarebbe il suicidio politico del premier, Napolitano troverà un governo tecnico, presieduto magari da Fini che a quel punto avrà una maggioranza in Parlamento e governerà per due anni, recuperando nugoli di parlamentari pentiti.
Quando si tornerà a votare, se Fini azzecca tutte le sue mosse, Fini sarà il nuovo leader .
Non a caso Bossi è corso a Roma per cercare di mediare: ha capito che senza Fini non va da nessuna parte.
Una cosa è certa: scordatevi le elezioni anticipate e che Fini non conti una mazza (è già al 9%, senza ancora aver fatto nulla) .
Per chi ha delle riserve sul suo passato, rispondiamo che ne abbiamo più noi di loro.
Ma che di fronte alla prospettiva di un’Italia spaccata in due e in preda a una deriva razzista, un uomo di destra sta a destra.
Quella vera, non quella aziendalista e monocratica, ma quella sociale e popolare.
w destra di base
Rolando R.
I SILENZI DI TROPPI, LA CONVENIENZA DI MOLTI, IL CORAGGIO DI POCHI
( articolo di Flavia Perina, direttore del “Secolo d’Italia” )
I numeri sono chiari, e adesso si può cominciare a parlare di politica.
Nel “mare magnum” delle dichiarazioni degli “ex colonnelli”, l’argomentazione che più colpisce l’abbiamo trovata ieri in un’intervista a Giorgia Meloni (ma il giorno prima era evocata in quella di Ignazio La Russa, e Maurizio Gasparri ne ha fatto da tempo un suo cavallo di battaglia).
È la “questione ideologica”, quella che Giorgia sintetizza dicendo: «Io ho una storia, fatta di An, destra, giovani, conservatorismo etico», una storia «che va difesa», quasi che Gianfranco Fini fosse al di là di quella storia, o addirittura se ne fosse messo al di fuori.
Come ha spiegato, appunto, Gasparri: «Il problema vero è che io sono rimasto sulle posizioni che abbiamo sempre espresso: lui invece è diventato un innovatore, ha cambiato idea su tante cose».
Per poi chiedersi: ma se un capo di partito cambia idea, dirigenti e militanti devono adeguarsi?
Adesso che i posizionamenti politici sono trasparenti, che ci si è schierati pro e contro, questo è il primo argomento su cui essere trasparenti.
Crediamo, ad esempio, che abbia fatto molte più cose “di destra” la finiana Giulia Bongiorno fermando, correggendo o limando provvedimenti come la prescrizione breve (che avrebbe cancellato 600mila processi), piuttosto che tutti gli ex An (noi compresi) messi insieme.
Senza la sua competenza e determinazione avremmo mortificato le forze dell’ordine che su quei 600mila casi hanno indagato, schiaffeggiato le vittime che hanno speso tempo e quattrini per avere giustizia, probabilmente premiato i colpevoli.
Chi si fregia del titolo di difensore dei valori della cosiddetta “vera destra” dovrebbe spiegarci a quale punto della graduatoria mette la legalità.
E a quale il senso dello Stato e dell’interesse nazionale, e un’idea repubblicana che non si basi sulla sopraffazione dei più deboli ma sulla garanzia di un diritto uguale per tutti.
Ecco, se è naturale che a un ex Forza Italia venga in mente, ad esempio, di dichiarare che si deve fare «la riforma istituzionale che ci conviene di più», non è normale che un’idea così sia sostenuta da uno “di destra”.
Se non sorprende il controcanto di Silvio Berlusconi su Roberto Saviano (peraltro pubblicato da Mondadori), eroe civile della lotta ai clan, stupisce che le uniche osservazioni critiche siano arrivate dai “finiani”: chi aspira a interpretare la destra-destra dovrebbe ancora avere nelle orecchie, per dirne una, la relazione di Beppe Niccolai all’antimafia, le assemblee del FdG con Paolo Borsellino, gli stessi comizi di Almirante in Sicilia.
Come fa a stare zitto? Come fa a far finta di niente?
Come mai gli eredi più titolati della tradizione della destra, una tradizione che aveva in massimo conto la partecipazione, sono i più distratti davanti al problema dell’astensionismo?
Perché è il “finiano” Pasquale Viespoli il solo che sentiamo parlare con passione di Sud o di patto generazionale per salvare i giovani da un futuro immobile e precario?
Il fatto è che il vero dna della destra, più che sul crinale della retorica dei valori e delle cosidette questioni di coscienza, dove il nostro mondo – fin dall’epoca del divorzio – ha sempre giudicato normale esprimersi liberamente, ruota intorno alle discriminanti ben più scomode (almeno nell’era berlusconiana) del senso dello Stato e della legalità, della protezione dei deboli e della valorizzazione del merito oltre i diritti di casta.
Facile fare la morale in tema di coppie di fatto, che non incide sul “core busisness” di nessuno.
Ma il coraggio della destra, a nostro giudizio, si mostra anche altrove.
Anzi, soprattutto altrove.
Flavia Perina
dal pdl al pdm
Repressa con decisione ogni forma di dissenso, ed archiviata la fase del "cofondatore" con il documento approvato dalla direzione, pare che ora Berlusconi intenda cambiare nome al partito, per evitare che in futuro qualcun altro - come Fini - possa incorrere nell'errore di interpretare in senso letterale la "l" di Libertà. L'unica forma di dialettica consentita rispetto alla volontà del capo sarà quella praticata dai vari Bondi, Gasparri, Quagliariello, La Russa, Cicchitto, Alfano, Schifani e compagnia bella cantante, additati come modelli di comportamento. Coerentemente, il nuovo acronimo sarà
Pdm (Partito dei maggiordomi).
Fini si sta battendo per non rimanere fuori dal panorama politico.... In questo periodo si era adagiato sulla propria figura istituzionale super partes (a volte di parte ma non per il suo schieramento) cercando di "ripulirsi" di un'immagine passata. Invero parte dei suoi falchi (e del pari gli elettori) si sono "dimenticati" di lui quale leader e ne hanno preso le distanze. Ora Fini ha capito che le gerarchie interne alla maggioranza sono state totalmente "ribaltate" e la Lega è divenuta il vero ed unico alleato forte del PDL e sta cercando di "contarsi" per vedere in caso di rottura la propria forza. Peccato che anche parte dello schieramento che gli faceva capo ha capito che il leader del PDL è Berlusconi. Così facendo Fini ha ribadito una propria autonomia ed una propria "testa pensante", ma invero ha soltanto dimostrato, nel braccio di ferro, di essere molto debole. Mi è parsa una "uscita" poco ragionata e comunque contraria allo statuto di partito che lo metterà ulteriormente in un angolo Neppure le eventuali elezioni anticipate gli permetterebbero di avere il benchè minimo vantaggio. Politicamente Fini mi sembra oggi in seria difficoltà.
Gli schiaccia bottoni
L'avvocato Matteo Brigandì della Lega si è dimesso da Parlamentare in quanto ha dichiarato che il Parlamento ormai è una catena di montaggio dedita all'obbedienza e a schiacciare bottoni.
Essendosi candidato con la convinzione che il Parlamentare avesse un ruolo, dichiara che la cosa non lo interessa più.
E' QUESTO IL VERO RUOLO DEI NOSTRI PARLAMENTARI?
W FINI
W DESTRA DI BASE
STA PER INIZIARE A lECCE IL SECONDO ROUND DEL DIRETTIVO PROVINCIALE DEL PDL.
ODG: CHI SIAMO? CON CHI STIAMO? CHE FAMO? QUANDO MAGNAMO?
Un grande Pdl. Libero, plurale e democratico
di Italo Bocchino
È sbagliata la rappresentazione di un Popolo della Libertà dilaniato al proprio interno. Tutti i mass-media e in particolare i giornali “amici” insistono su “scissioni”, “spaccature”, “guerre”. Nulla di tutto ciò. Ieri il Pdl è divenuto finalmente un partito in carne ed ossa. Serviva uno scossone, per far nascere veramente il Partito del popolo della libertà. E ieri Fini ha dato quello scossone. Tutto qui.
Una novità per alcuni. La normalità per tutti i grandi partiti politici europei.
Gianfranco Fini ha posto delle questioni politiche. Nel merito: dall’unità nazionale al federalismo, dalle tasse alle pensioni, dalle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali all’abolizione delle Province. E nel metodo: Fini ha affermato il diritto di stare nel Pdl da persone leali ma con la libertà di pensarla in maniera diversa. L’unanimismo a tutti i costi è stato superato da un confronto franco, libero, sincero.
Siamo in minoranza, è vero. Non abbiamo il diritto di sabotare. Lo diciamo noi. Ma vogliamo il diritto di discutere sull’attuazione del “nostro” programma elettorale. E vogliamo farlo nelle sedi di partito, a partire dalla Direzione nazionale e dai gruppi parlamentari. Negare alla minoranza il diritto di esistere non è possibile. Non è democratico e contrasta con un dato oggettivo: una minoranza nel Pdl c’è. Così come esiste una minoranza nel Pp spagnolo, nella CDU, nell’UMP, nei Tories. Non vediamo lo scandalo.
Ieri Silvio Berlusconi ha fatto degli errori. Prima ha cercato di minimizzare Gianfranco Fini, facendolo parlare dopo i colonnelli di partito. Poi l’ha confuso nel lungo elenco dei fondatori del Pdl. Il tentativo di “annacquare” Fini è però naufragato, quando Berlusconi ha deciso di rispondere al Presidente della Camera. Una replica immediata, non prevista e stizzita. Berlusconi ha – contro la sua volontà – fatto emergere Gianfranco Fini non come uno dei tanti leader del Pdl ma come l’unico altro leader del partito.
Poi c’è il documento approvato dalla Direzione. Soprassediamo sulla “profonda gratitudine” al Presidente del partito, inusuale in documenti del genere. Si tratta di un testo pieno di leggerezze politiche, che dovrebbe far riflettere esponenti politici di lungo corso come – ad esempio – gli ex colonnelli di AN. La teorizzazione di un partito che si affida unicamente al rapporto tra il popolo e una persona è un errore politologico. Dobbiamo tutti tantissimo al Presidente Berlusconi, ma il Pdl è un partito composto da uomini e donne, giovani, amministratori locali, militanti, iscritti, simpatizzanti. Ridurre tutto “ad unum” significa sminuire il partito stesso e non prendere nemmeno in considerazione l’idea di un partito libero e democratico. Il contrario di quanto accade in tutti i partiti europei che si rifanno al PPE.
Noi siamo una minoranza. Interna al Pdl. Rispetteremo le decisioni della maggioranza. Ma la stessa maggioranza deve dirci quali sono i diritti dell’opposizione interna. Serve uno Statuto dell’opposizione interna al Pdl. Così si costruisce un grande partito.
Roma «Vi aggiorno sulla situazione, visto che ormai non è più gestibile e va dunque risolta nel minor tempo possibile». Durante il Consiglio dei ministri Berlusconi accenna solamente alla rottura con Fini, anche perché Letta è lesto nel dire che «forse la sede non è consona ad affrontare il problema». Il Cavaliere, come spesso accade con i suggerimenti che arrivano dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, raccoglie l’invito e la riunione si chiude quasi in tempi record. Ma prima del Consiglio dei ministri con Bossi, dopo con i ministri ex di An (La Russa, Ronchi, Meloni e Matteoli) e più tardi con il sindaco di Roma Alemanno, il premier è categorico nel dire che la frattura è insanabile e che bisogna agire subito perché altrimenti c’è il rischio che la sparuta pattuglia di finiani si allarghi andando a pescare nel solito e fisiologico gruppetto di scontenti.
Berlusconi, insomma, resta dell’idea che l’ex leader di An debba lasciare la presidenza della Camera, anche perché - ripete - è chiaro che da ora inizierà a fare il guastatore. E proprio in questo senso viene letta la fitta agenda di apparizioni televisive di Fini, che domani sarà a In 1/2 ora e martedì verrà intervistato a Ballarò. D’altra parte, basta sfogliare Il Mattinale - una sorta di rassegna stampa ragionata che arriva tutte le mattine sulla scrivania del premier - per capire che cosa ne pensano di Fini dalle parti di Palazzo
LA DERIVA NUMERICA: I BERLUSCONIANI TAROCCANO PURE I VOTI E CONTANO ANCHE GLI ASSENTI
IL DOCUMENTO CONTRO FINI HA AVUTO SOLO 60 VOTI A FAVORE E 13 CONTRO, NON 171 A 12…. 171 SONO I COMPONENTI TOTALI DELLA DIREZIONE, MA I PRESENTI ERANO SOLO 73…..BRIGUGLIO: “IL TESTO APPROVATO E’ UNA DERIVA AUTORITARIA, UN VULNUS ALLA DEMOCRAZIA, STABILISCE UN LEGAME ARBITRARIO TRA LEADER E POPOLO”
Non cambierebbe certo l’esito finale della votazione, dato fin dalla vigilia scontato, ma quanto accaduto al termine della direzione del Pdl a Roma è significativo dell’aria da regime che ormai si è instaurato nel partito.
I giornali e i media in generale hanno scritto, su indicazione dei vertici del Pdl, che il documento anti-finiani finale ha ricevuto 171 voti a favore e 12 contrari, avallando quindi la tesi che gli amici di Fini rappresentino solo il 6% del partito.
Cosa che il premier nelle ore successive ha più volte sottolineato.
In realtà si tratta di cifre taroccate vergognosamente che tendono a manipolare l’informazione, come ha sottolineato Italo Bocchino in una dichiarazione.
Cosa è accaduto esattamente?
Che su un totale di 171 componenti la direzione aventi diritto al voto, al termine di una giornata convulsa, i presenti alla fine fossero solo 73, di cui 13 hanno votato a favore di Fini e 60 contro.
Ma il buon Verdini, chiacchierato coordinatore forzaitaliota, ha “stranamente” considerato solo i voti contrari al documento, glissando sui favorevoli presenti.
A quel punto Fini avrebbe avuto in percentuale non il 6%, ma il 18%. Ripetiamo, conta poco, ma è un fatto rilevante per la malafede insita nel pubblicizzare dati taroccati.
Nel merito del documento è invece entrato il parlamentare finiano Carmelo Briguglio che l’ha definito “un vulnus per la democrazia italiana, una pericolosa deriva populista e autoritaria”.
Secondo Briguglio, vicepresidente dei deputati Pdl, quel documento in pratica teorizza “una democrazia politica che cancella la funzione dei partiti, stabilendo un legame arbitrario, senza limiti e regole tra il leader e il popolo, rappresentando una pericolosa deriva.
Si corre il rischio che il Pdl, membro del Ppe, dia di sé un’immagine incompatibile con il ruolo che ricopre.
Non si può comprimere la libertà interna in nome della difesa della libertà, proprio da parte poi di un partito che si definisce “popolo della libertà“.
“E’ un documento stilato senza chiedere a noi alcuna osservazione, concepito e votato per trasformare il partito in una caserma”.
In aperto contrasto con quanto giustamente reclamato da Fini nel suo intervento: “l’unanimismo è finito, ora democrazia”.
La risposta è stata un documento di basso livello, in cui si sono poi taroccati anche i i voti.
w destra di base
Rolando R.
Pdl: Bocchino lascia vicepresidenza di Ansa(ANSA) -
ROMA, 25 APR - Il finiano Italo Bocchino si dimette dalla vicepresidenza del gruppo del Pdl alla Camera. L'annuncio in un colloquio con il Corriere.'Consegnero' la lettera a Cicchitto - spiega - e gli chiedero' un incontro con Berlusconi'.'Far passare Fini come uno isolato - aggiunge - e' stata una vigliaccata inaccettabile'. Un governo con una maggioranza diversa e' impensabile e parlare di elezioni 'un errore'. Nessuna guerriglia ma, avverte, se cominciano le liste di epurazione sara' scontro.
Bravo!
Sembrerebbe...che Ignazio La Russa abbia ricevuto un SUV per la sua disponibilità nei confronti del capo. Sembrerebbe! Complimenti invece a Italo Bocchino che ha saputo rinunciare ad una carica pur di seguire il suo pensiero. Complimenti e vivissimi auguri per il suo prosieguo politico che ci sarà certamente. Gli italiani sanno valutare, questo è certo ed alla fine si vedrà.
GIULIA BONGIORNO ISCRITTA NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DAI BERLUSCONIANI: VUOLE LEGALITA’, E’ SOCIALMENTE PERICOLOSA
IL BRACCIO GIURIDICO DI FINI, L’ANTI-GHEDINI CHE RISPETTA I GIUDICI, CHE RICORDA BORSELLINO E DIFENDE I VALORI DELLA DESTRA E’ DIVENUTA “LA NEMICA DA CACCIARE” … SI OPPONE ALLE LEGGI AD PERSONAM, ALLA REINTRODUZIONE DELL’IMMUNITA’, AUSPICA UNA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PER TUTTI, NON A SECONDA DEGLI INTERESSI.
Avvocato, palermitana, classe 1966, fondatrice con Michelle Hunziker di una onlus per assistere le donne vittime di maltrattamenti, considerata una dei migliori legali del nostro Paese, Giulia Bongiorno è un punto fermo di Fini nella battaglia contro il pensiero debole dominante nel Pdl.
Rappresenta il ritorno della legalità, del senso dello Stato, del rispetto per Borsellino e Saviano, della lotta alla corruzione.
Nella sua veste di presidente della Commissione Giustizia e come consigliera giuridica di Fini, ha avuto scontri feroci con Ghedini, l’avvocato del premier. Essendo una donna di carattere, professionalità e personalità, i falchi berlusconiani la odiano perchè non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
E’ noto che Berlusconi sta studiando il modo per cacciarla dalla presidenza, in quanto metterebbe “i bastoni tra le ruote” in commissione alle sue leggi personali.
Lei ribatte: “il dibattito è centrato su Berlusconi, ma la riforma deve essere per tutti”.
La distanza tra la Bongiorno e Berlusconi è grande: per Giulia la giustizia “deve essere riformata in toto, non a macchia di leopardo, a seconda degli interessi di qualcuno”, la riforma “va cercata sempre con l’opposizione”, sull’immunità parlamentare frena.
Pensa sia utile velocizzare i tempi dei processi, ma senza sacrificare pezzi di giustizia, è d’accordo sulla separazione delle carriere dei magistrati, ma i pm non devono poi rispondere ai politici.
Ritiene sia necessario guardare al dopo Berlusconi, non cristallizzare la riforma della giustizia a questi tempi.
E la notizia che per questa sua posizione i falchi berlusconiani vogliano la sua testa arriva anche sul “Secolo d’Italia”: la Bongiorno dà fastidio perchè ricorda quali sono i valori della destra, il solco da cui è impossibile scostarsi.
Il problema è quanto di questa destra ci sia in certi personaggi e quanto invece il Pdl non sia un partito azienda dove non si discute di nulla, non c’è una linea, ci sono solo interessi personali da tutelare.
Sono due anni che Lega e Pdl governano, parlano di riforma della giustizia, ma poi si sono prodotti solo proposte su processo breve, legittimo impedimento e lodi vari.
Tutti all’unico scopo di evitare al premier due processi che sarebbero peraltro destinati a decadere a breve da soli.
La destra è legalità, la destra è il grande Paolo, la destra è Giulia
w destra di base
Rolando R.
FINI AVANZA, BERLUSCONI TREMA: IL 7% DI ITALIANI LO VOTEREBBE SUBITO, UN ALTRO 38% E’ DISPONIBILE A VOTARLO
IL 64% DEGLI ITALIANI LO RITIENE IL VINCITORE DELLO SCONTRO IN TV… “VOLETE VIETARE AI MIEI DI PARTECIPARE ALLE TRASMISSIONI? ALLORA IN TV ORA CI VADO IO”… IERI OSPITE DI LUCIA ANNUNZIATA, MARTEDI A BALLARO’…”CON NOI DOVRANNO FARE I CONTI, SENZA DI NOI NULLA POTRA’ ESSERE PIU’ DECISO”… LA LEGA ORA HA PAURA
L’analisi del politologo Carlo Galli è impietosa: “Bossi ha capito subito chi è uscito vincitore dallo scontro fatale tra Berlusconi e Fini: lo sfregio al corpo mistico del Capo lo ha indebolito sul decisivo piano simbolico. Fini avrà un prestigio, una capacità di iniziativa politica che lo renderanno pericoloso punto di riferimento e di coagulo di ogni malumore e di ogni scontento all’interno del Pdl. Quel dito puntato e quel dare sulla voce in diretta tv hanno sconsacrato Berlusconi e renderanno più difficile il cammino parlamentare delle leggi sul processo breve, sulle intercettazioni, sui decreti attuativi del federalismo fiscale, ovvero delle materie che interessano solo Berlusconi e Bossi”.
Se qualcuno avesse dei dubbi su chi è uscito meglio dal duro confronto in direzione nazionale, un sondaggio Sky lo indica chiaramente: il 64% degli italiani ha detto Fini, solo il 36% Berlusconi.
E vi sono elettori di centrodestra che attualmente votano Lega per non votare Berlusconi o il governo, un sistema per evitare di votare la sinistra. Se esistesse l’alternativa Fini, dicono, voterebbero certamente per lui.
Altro dato: il 33% di chi voterebbe certamente Fini sono gli elettori indecisi, mentre alta è la provenienza di sinistra e di centro di chi potrebbe votarlo.
In base a questi elementi si delinea la strategia di Fini che guarda a un partito “diverso”, capace di restituire un’immagine seria a una destra moderna, aperta al confronto e al dialogo, fondata sulla legalità, la giustizia e la socialità.
E un equilibrio tra Nord e Sud.
Tutti i sondaggisti concordano comunque che Fini è in crescita costante, quel dito puntato ha fatto capire che non sta scherzando e che si sta giocando il suo futuro da leader.
Fanno il suo gioco le isteriche reazioni dei falchi berlusconiani: “non manderemo mai più in Tv i finiani” e le minacce di epurazione.
Fini ha semplicemente risposto: “Non volete i miei in tv? Benissimo ci vado io al loro posto”. Ha iniziato il tour tv ieri , ospite di Lucia Annunziata, prosegue domani su Ballarò.
Intanto oggi convoca i suoi e incontra l’associazione magistrati.
E comincerà a girare l’Italia per esporre le sue tesi.
E più si crea spazi, più crescono i consensi e più aggrega forze locali.
Sono già 300 i sindaci, gli assessori e i consiglieri che hanno firmato il suo documento.
Fini rivendica il diritto a che possa esistere un dibattito interno nel Pdl e una minoranza, chiede un congresso a breve.
Berlusconi risponde epurando Bocchino, la Bongiorno e Co. dagli incarichi, dimostrandosi un piccolo dittatore?
Ne risponderà agli elettori e alla Camera.
In un normale partito democratico di destra europeo lo avrebbero già fatto dimettere per manifesta incapacità.
Da noi invece ha il coraggio di negare il dibattito interno, attraverso la sua classe dirigente di miracolati e servi sciocchi.
I quali sanno solo dare del “pidocchio” a Fini e dire che non conta nulla.
Ma se non contasse nulla, di che si staranno mai a preoccupare cosi tanto?
w destra di base
Rolando R.
Oggi è da suicida sostenere un governo Berlusconi che di riforme ne parla soltanto e quelle che vuole attuare sono solo quelle che interessano direttamente Berlusconi e la Lega.
Bossi è il cancro del PDL e prima lo fanno fuori prime è meglio.
Fini a capo di governo saprebbe affrontare le questioni importanti confrontandosi con il centrosinistra e cercare le soluzioni.
Quanto costa un Suv Sollers Uaz 2300?
Tanto quanto la coscienza di La Russa.....
Il sodalizio Berlusconi/Fini, durato quindici anni è ormai alla fine e finalmente il PDL può tirare un sospiro di sollievo.
Il Presidente della Camera Fini, si sa, è sempre stato un personaggio imprevedibile, un personaggio che, nel corso della sua esistenza politica, ha voltato le spalle, più di una volta, ad un suo ideale, ad un suo credo o semplicemente ad un impegno preso con gli elettori.
La svolta di Fiuggi, in cui Gianfranco Fini ha rinnegato il fascismo, l’adesione al Movimento Sociale Italiano prima e la nascita di Alleanza Nazionale poi, con le sue dichiarazioni che mai sarebbe entrato nel nascituro Popolo delle Libertà ("Siamo alle comiche finali..."), i suoi continui dissensi e contrasti con i programmi del PDL e con lo stesso Berlusconi, che, invece, per assecondare le sue ambizioni politiche, ha consentito la sua elezione a Presidente della Camera, sono solo alcuni esempi della sua incoerenza politica.
La sua intolleranza per Berlusconi e per il berlusconismo è sempre stata evidente e più volte ha cercato di svincolarsi dalla linea politica del partito di cui è pur stato il coofondatore. Gli sta stretto il PDL come gli stava stretta AN, e ora si sente quasi più vicino a D’Alema o a Casini
Roma, 26 apr. - "Una marcia indietro a tutto campo". Cosi' il coordinatore del Pdl e ministro dei beni Culturali, Sandro Bondi, definisce le parole pronunciate ieri dal presidente della Camera Gianfranco Fini.
Bondi sostiene che "Fini ha dovuto prendere atto che il grosso del suo ex partito non lo avrebbe seguito in un gruppo parlamentare autonomo. Poi ha ammorbidito ulteriormente le sue posizioni dopo che la Direzione ha mostrato come fossero molto minoritarie". .
E' scacco al Re Berlusconi e alla Regina Lega!
Gli eroici parlamentari finiani mettendo a repentaglio le loro carriere politiche per salvaguardare la centralita' dello Stato la magistratura e l'interesse dei Centro Meridionali, hanno dimostrato di essere loro la vera destra moderna.
Encomiabile Andrea Ronchi che pur rivestendo l'incarico da Ministro per le politiche comunitarie rimette al servizio dell'interesse dello stato il suo futuro politico, insomma un uomo tutto d'un pezzo e da ammirare come Fini e gli altri.
La stessa cosa non si puo' dire per i La Russa, i Gasparri, i Meloni, carrieristi politici che hanno preferito rimanere attaccati alle loro poltrone rinnegando la loro provenienza ideologica e si sono messi al servizio della Lega che è nemica del meridione.
In caso di nuove elezioni la gente di destra del salento e pugliese sono certo che saprà bene cosa fare....
sara
Ecco il nome degli undici eroi: Donato Lamorte, Carmelo Briguglio, Pasquale Viespoli, Adolfo Urso, Italo Bocchino, Andrea Augello, Flavia Perina, Fabio Granata, Silvano Moffa, Salvatore Tatarella, Cesare Cursi.
Altri erano usciti, ma presenti.
La cosa che fa' piu' male e' che a difendere il meridione dai continui assalti alla sua dignita' sia solo (e dico solo) FINI.
Ma dove sono andati a finire gli altri?
I nostri parlamentari dove sono? Cosa fanno? Fitto, Mantovano, La Russa , Alfano, La Loggia (tutti meridionali)....cosa fanno?
giocano?
Hanno permesso a Berlusconi e Bossi di impoverite la gente che li ha appoggiati nelle elezioni.
Mi viene da dire che stanno tradento le proprie origini a fronte della lega che gli (e ci) sputa addosso tutti i giorni.
Non pensano più al SUD, all'ONORE,alla DIGNITA' e alla nostra BANDIERA....
Rabbia e delusione!
Ho visto Fini dall'Annunziata.
L'ho guardato attentamente.
Molto attentamente.
Continua, a non convincermi!
Anzi il suo volto, mi ha confermato ancora una volta, quanto rancore malcelato,alberga nel suo animo.
Non è affidabile,e sono certa che il Premier tenendoselo covi una serpe in seno.
Io questo penso.
Ma qualcuno mi sa dire che cosa hanno "quagliato" durante la riunione del pdl di sabato scorso all'hotel tiziano?
SCOMMETTO ...NIENTE!
Secondo me è tutta una tattica. Fini prende tempo in attesa di avere più forza. Fini va cacciato e ogni giorno che si perde per lui è una vittoria. Cominciamo a buttare fuori Bocchino. Le colombe creano solo danni al PDL.
Caro Adriano, CREDO CHE è meglio se andiamo con Fini.
Giuseppe
IL POTERE DI FINI: ALLA CAMERA, IL PRESIDENTE HA L’ULTIMA PAROLA SU CALENDARIO, GESTIONE E SCRUTINIO SEGRETO
NESSUNO PUO’ OBBLIGARLO A DIMETTERSI E NON PUO’ ESSERE SFIDUCIATO NEMMENO DALLA SUA ASSEMBLEA…SULL’ORDINE DEI LAVORI DECIDE ALLA FINE SEMPRE LUI, PUO’ CONDIZIONARE TEMPI E CONTENUTI…E PUO’ CONCEDERE O MENO LA VOTAZIONE A SCRUTINIO SEGRETO A SUA DISCREZIONE
Come già sottolineato da tutti i costituzionalisti, nessuno può pretendere le dimissioni di Gianfranco Fini.
Non solo per motivi politici, in quanto il diritto di libera espressione dovrebbe essere garantito da un partito che richiama la libertà nel suo simbolo e che dovrebbe quindi essere estraneo a una visione “proprietaria” del Pdl, ma soprattutto perchè la Costituzione è chiara.
Il presidente della Camera viene nominato dall’Assemblea e, in base ai regolamenti, eletto con maggioranza qualificata.
Una volta incardinato nella sua funzione, il presidente mantiene la sua autonomia nei confronti di maggioranza e opposizione.
Se potesse essere sfiduciato, verrebbe meno il suo ruolo di garanzia.
L’art. 8 del Regolamento di Montecitorio precisa che “rappresenta la Camera e ne assicura il buon funzionamento” e assume quindi un ruolo istituzionale nella definizione dei tempi e dei contenuti della produzione legislativa.
In particolare gli art. 23 e 24 precisano che “il Presidente cura l’organizzazione dei lavori convocando la Conferenza dei presidenti di gruppo e predispone, in caso del mancato raggiungimento della maggioranza prevista dal regolamento, il programma e il calendario”.
In pratica ogni settimana si riuniscono i capigruppo di maggioranza e opposizione nella biblioteca del presidente e discutono quali disegni di legge e quali progetti di iniziativa parlamentare si debbano iscrivere all’ordine del giorno, per poi trattarli in aula.
Il regolamento prevede un consenso di almeno i tre quarti dei presidenti dei gruppi.
Siccome da mesi destra e sinistra non sono mai d’accodo sulle priorità da mettere in lista, alla fine decide sempre Fini (art. 24).
Il presidente della Camera compila così il programma dei lavori, ascoltando le indicazioni dei capigruppo di maggioranza, ma lasciando anche una quota alle proposte dell’opposizione.
Margini per condizionare i lavori, i tempi e i contenuti ci sono in pratica tutti.
Non solo: quando nell’emiciclo si devono votare provvedimenti importanti, il presidente Fini ha un’altra prerogativa: concedere lo scrutinio segreto su emendamenti o articoli di legge.
Questo permette ai deputati di liberarsi dal vincolo di maggioranza e fare come meglio credono, esprimendosi anche in dissenso dal governo quindi.
Recita l’art 51: “La votazione a scrutinio segreto può essere richiesta da 30 deputati. Il Presidente decide se autorizzare o meno”.
Ecco perchè Berlusconi ha chiesto pretestuosamente a Fini di dimettersi, perchè teme queste prerogative parlamentari, sancite dalla nostra Costiruzione.
Ecco perchè Fini intende continuare legittimamente continuare ad esercitarle, come argine al “centralismo carismatico”.
w destra di base
Rolando R.
ma fragola e i suoi amici non erano al seguito di Lisi?
Come mai oggi fanno il tifo per Fini.
Cercano di recuperare così le loro fregature?
Non rappresentano nessuno e parlano.
Il bello è , caro Adriano, che quando eri tu a chiedere partecipazione e confronto nel partito questi scrivevano lettere contro di te e incitavano Lisi a querelarti.
Ora invece.....
Che faccia tosta......
Adriano, dì qualcosa per favore.
Sputtanali!
Fini si è mosso tardi e male.
Berlusconi nel '94 ha rivoluzionato la politica italiana e An non è stata capace di darsi uno spessore, anzi ad un certo punto ha abdicato i suoi valori le sue battaglie alla Lega.
I nostri leaders e colonnelli si sono accontentati delle poltrone e hanno di fatto abbandonato il loro popolo.
Fini non può cambiare idea ogni due anni, non può distruggere l'Msi, poi An e dopo un po' dire che è tutto sbagliato e che la Lega la fa da padrone.
Prima dov'era?".
Franco Bruno
Ma quel Pierantonio di Galatina da tutte le parti sta?
A TUTTI LECCA I PIEDI?
SABATO ERA AL TIZIANO A SOSTENERE FORZA ITALIA E OGGI E' CONTRO?
MA CI FACCIA IL PIACERE.....
DI TOGLIERSI DAI PIEDI......
NON GLI BASTA IL DANNO CHE HA FATTO AL PARTITO SIA A LIVELLO PROVINCIALE CHE A LIVELLO CITTADINO?
LA POLI HA VINTO A GALATINA GRAZIE ANCHE A GENTE COME LUI.
E' INAUDITO!
SUGLI ALTRI STENDIAMO UN VELO PIETOSO
A FRAGOLA E COMPANY NON FREGA UN CAVOLO DI FINI.
LORO VOGLIONO SOLO INCARICHI.
NON HANNO VOTI E CERCANO SPAZI
E VISTO CHE LISI NON PUO' PIU' ACCONTENTARLI SI AGGRAPPANO A TUTTE LE OCCASIONI POSSIBILI E IMMAGINABILI.
Un consiglio:
lasciamoli perdere
non vale la pena
nemmeno nominarli più
sono insignificanti
e senza morale politica.
Se hanno tradito Lisi
alla prima occasione
tradiranno anche Fini.
Aspettando che Fini decida cosa fare da grande , il governo pensi alle tasse da diminuire !
Per i fans di Nichi Vendola : la corte dei conti ha appena emesso un giudizio disastroso sulla allegra gestione del danaro da parte della giunta Vendola , e dal settore sanità si prevede un bel buco di bilancio...
Se Vendola è il meglio della sinistra siamo messi bene !
pecunia non olet "
La Lega sostine Berlusconi per conveninza o per convinzione?
Ecco alcune cortesie del Cavaliere a Bossi:
gli ha salvato la banca Padana;
gli ha sistemato la Trota all' EXPo ed in regione;
ha salvato Malpensa;
gli ha salvato il giornale di partito;
gli ha pagato i debiti del partito;
gli ha regalato favori fiscali ai suoi elettori;
gli ha salvato l'agricoltura veneta;
E...COSA PIU' IMPORTANTE DI TUTTE PER NOI MERIDIONALI...
Ha tolto i fondi FAS al Sud per pagargli le multe gallopadane per le quote latte!!!!!!
COMPLIMENTI A TUTTI I NOSTRI PARLAMENTARI!
Il fatto incontrovertibile è che la destra è in crisi.
Un vero uomo di destra non può continuare ad accettare il populismo sfrenato dei leghisti e di Berlusconi, e Fini non è l'unico uomo di destra che la pensa così.
Bravo Berlusconi
E' riuscito a scavalcare i comunisti a sinistra, diventando amico di Putin e coinvolgendolo nella realizzazione di un nuovo metanodotto per bypassare l'Ucraina.
Solo Silvio sarebbe stato capace di una cosa simile.
Putin la gente come Bersani o Franceschini non la prende neache in considerazione.
Dopo Mussolini è Silvio il più grande statista italiano, superiore per popolarità anche al dignitoso De Gasperi.
BRAVO SILVIO, SEI IL NOSTRO ORGOGLIO.
Ora vogliamo subito le riforme!
GLI EPURATORI DELLA LIBERTA’ FANNO RETROMARCIA NEL TIMORE DI SCATENARE LA GUERRIGLIA
BOCCHINO BRUCIA SUL TEMPO CHI VUOLE CACCIARLO E METTE A DISPOSIZIONE LA SUA CARICA DI VICE-CAPOGRUPPO: MA E’ LEGATA A QUELLO DI CICCHITTO….IL 22 MAGGIO VANNO RINNOVATI I PRESIDENTI DI COMMISSIONE, TRA CUI I FINIANI BONGIORNO, MOFFA E BALDASSARRI: MA SE I BERLUSCONIANI LI FANNO FUORI, CHI ASSICURA CHE POI IN COMMISSIONE LA MAGGIORANZA RESTI TALE?
Iniziata e programmata come la “grande purga della libertà” che avrebbe dovuto fare piazza pulita di tutti i finiani che ancora osano rappresentare il Pdl ai massimi vertici di Camera e Senato, rei del delitto di lesa maestà alla statua equestre del premier e di voler discutere di politica, pensate un po’, non al bar, ma all’interno di un partito politico, ora gli epuratori sembrano come quei famosi pifferi di montagna.
Quelli che erano andati per suonare e sono tornati a casa suonati.
Le disposizioni iniziali della “pulizia etnica” prevedeva nell’ordine : far fuori Bocchino come vicecapogruppo del Pdl alla Camera, a seguire Giulia Bongiorno dalla presidenza della Commissione Giustizia della Camera, poco sensibile alle leggi ad personam, Silvano Moffa da quella del Lavoro e Mario Baldassari da quella delle Finanze .
Questi ultimi tre, approfittando di un cavillo del regolamento che prevede, a metà legislatura, un “rinnovo” formale delle presidenze (tutte vengono per prassi confermate), con relativa votazione che in questo caso avrebbe dovuto ghigliottinare i finiani.
Terza fase: rimpastino di governo per far fuori anche Andrea Ronchi e Adolfo Urso e così gli “epuratori della libertà” avrebbero garantito il “pluralismo liberale”.
Alla mossa propedeutica che nessun finiano avrebbe dovuto più comparire in tv, in primis Bocchino, ha posto argine Fini in persona: “non volete che i miei vadano in tv? Bene ci andrò direttamente io, vediamo se qualcuno ha qualcosa da dire”.
Ed eccolo ospite della Annunziata, di Ballarò questa sera e di Vespa in settimana.
Poi a sorpresa e di anticipo, Bocchino dichiara al “Corriere della Sera” che metterà a disposizione la sua carica di vicecapogruppo alla Camera.
A quel punto qualcuno esulta, ma per poco: dato che capo e vice marciano insieme, se si dimette Bocchino deve dimettersi anche Cicchitto e poi rivotare.
Ma Bocchino a quel punto si presenterebbe candidato per fare il capogruppo e, anche se perdente, raccoglierebbe i voti dei finiani: l’immagine esterna sarebbe di spaccatura, con una minoranza interna formalizzata.
Scenario che Berlusconi teme.
Come se non bastasse, il 22 maggio andranno al rinnovo le presidenze delle commissioni parlamentari in cui vi sono tre finiani ai vertici.
Il timore che si fa strada tra i falchi berlusconiani è che se sfiduciano i tre, chi assicura poi che all’interno delle commissioni, dove i rapporti sono tipo 8-7, la maggioranza resti tale?
A questo punto si sta facendo strada il concetto che il gioco della ritorsione non valga la candela di una guerriglia in Parlamento, soprattutto considerando che intercettazioni e giustizia sono i primi argomenti da trattare a breve.
E sono gli argomenti che stanno a cuore ai “pedalini della libertà“.
w destra di base
Rolando R.
bravo adriano ho letto l'articolo sul quotidiano.
ho letto anche queloo che hanno scritto i fragolosi giovani del pdl...ha ragione dario da lecce.
politicamente sono dei buffoncelli.
Mi dispiace per Fini che viene così beceramente strumentalizzato da chi senza arte nè parte vuole solo emergere millantando credito politico che non ha.
io mai piùHo sempre votato Fini, da quando avevo 18 anni,
e ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando era si e no il 3%.
Da un paio di anni, ho incominciato a masticare amaro,
ma mi sono turato il naso, visto che non c'era di meglio.
Ma adesso basta, vuoi fare il presidente della repubblica,
e per guadagnare i voti della sinistra, sono 3 anni che fai
il brufolo nel cuxo del governo... non è serio.
Fini vai fuori dal PDL, prenditi tutti i tuoi,
fai diventare "fare futuro" il tuo nuovo partito
Ansa) - "Caro Fabrizio, dopo quanto accaduto in direzione nazionale credo sia opportuno favorire un chiarimento all'interno del gruppo parlamentare anche al fine di accogliere la richiesta di mie dimissioni reiteratamente avanzata dal presidente Berlusconi attraverso te e a mezzo stampa". Inizia così la lettera che Italo Bocchino, capogruppo vicario alla Camera del Pdl, ha scritto ieri e consegnato oggi al capogruppo Fabrizio Cicchitto, con il quale ha avuto un lungo colloquio.
"Ti comunico pertanto - si legge nella lettera - che è mia intenzione avviare il percorso che porterà alla formalizzazione di queste dimissioni nell'assemblea del gruppo, che dovremo convocare per eleggere i nuovi vertici. Il regolamento, infatti lega il destino del presidente al vicario (simul stabunt simul cadent) ed è inevitabile il ricorso all'assemblea, cosa assai utile anche per favorire l'espressione democratica dei colleghi deputati e per dare la possibilità alla minoranza di contare le proprie forze".
"Prima di convocare congiuntamente l'assemblea del gruppo - aggiunge Bocchino - ti prego di favorire un mio incontro con il presidente Berlusconi anche alla presenza del coordinatore Verdini affinché si possa dare vita ad un chiarimento politico che faciliti il difficile percorso che il gruppo dovrà fare". "Visto il rapporto che ci lega - conclude - ho il dovere di comunicarti che all'assemblea del gruppo presenterò la mia candidatura a presidente contrapposta alla tua o a quella di altri. Ciò non per distanza politica o personale da te, ma per consentire alla minoranza di esercitare il suo ruolo, di verificare le sue forze e conseguentemente di rivendicare gli spazi corrispondenti al suo peso".
Il PDL è di plastica, come lo era FI. A me fa specie come tanti ex-AN si siano trovati subito a loro agio all' interno. Segno che AN, in sostanza, non era una gran scuola di partito, era un covo orientato al potere, almeno per molti. E' bastato un pò di foraggio e via, anche loro dal messia.
il Giornale sta facendo una campagna violenta di insulti, illazioni e criminalizzazione, peggiore di quanto ha fatto il partito di Repubblica contro Berlusconi. Il presidente B. non potrà seguirli ancora per molto su questa strada pericolosa, confidiamo nella sua cultura garantista. Il CASO BOFFO dovrebbe aver insegnato qualcosa al Giornale, invece…
Fossi Rupert Murdoch o Mockridge o qualcuno di SKY ITALIA finanzierei pesantemente l’opposizione finiana nel Pdl, dandole un supporto economico e mediatico necessario per contendere il potere nel partito e nel paese.
PDL: BERLUSCONI IRRITATO, SI CHIUDA PRESTO CASO BOCCHINO VERSO DIMISSIONI;PERPLESSITÀPREMIER PER CAMPAGNA MEDIATICA FINI (ANSA) –
ROMA, 28 APR – Silvio Berlusconi auspica una soluzione rapida del caso Bocchino e non nasconderebbe una certa irritazione per la campagna mediatica messa in campo da Gianfranco Fini, dopo la burrascosa direzione del Pdl, per spiegare le sue ragioni politiche. Dopo il passaggio televisivo di ieri sera in tv a Ballarò, si apprende, Berlusconi avrebbe manifestato a diversi interlocutori la sua forte perplessità. In particolare per il giudizio espresso da Fini ieri sull’inno del Pdl ‘Meno male che Silvio c’e« durante la trasmissione di Giovanni Floris. »E evidente che è un inno che non mi piace – aveva detto Fini – non perchè non mi piace che ci sia Silvio, ma perchè un partito in una fase post-ideologica non ha bisogno di inni«. La strategia comunicativa messa in atto da Fini – prima dalla Annunziata a ‘In 1/2 orà, poi ieri a Ballarò, mentre oggi a ‘Porta a Portà Fini avrà un lungo faccia a faccia con Bruno Vespa – innervosisce il Cavaliere, che non ne comprende il fine reale. Nonostante Fini ribadisca di voler esprimere pacatamente le ragioni del proprio dissenso ed illustrare costruttivamente le mosse della componente finiana per rafforzare il Pdl, Berlusconi non apprezza affatto che si cristallizzi l’esistenza di una minoranza e di un suo programma ‘parallelò. Appena rientrato da Milano – si apprende – Berlusconi avrebbe anche affrontato la questione delle dimissioni dal gruppo del Pdl alla Camera di Italo Bocchino, capogruppo vicario, esprimendosi per la convocazione immediata del gruppo e l’accoglimento delle dimissioni, che Bocchino però condiziona alla rielezione di un nuovo ‘ticket’ presidente-vice, candidandosi a quest’ultimo ruolo. La maggioranza del gruppo sarebbe favorevole alle dimissioni di Italo Bocchino, ma anche all’interno dei finiani ci sono posizioni contrastanti sulla vicenda.
GOVERNO BATTUTO ALLA CAMERA: 225 A 224 SULL’ARBITRATO, 95 ASSENTI NEL PDL, MA SE LA PRENDONO COI FINIANI
APPROVATO UN EMENDAMENTO DEL PD CHE MODIFICA LA NORMATIVA, PERALTRO GIA’ RINVIATA DA NAPOLITANO ALLE CAMERE….TENSIONE IN AULA TRA FINIANI E BERLUSCONIANI, MA SONO DUE ANNI CHE IL PDL TOLLERA GLI ASSENTI E NON PRENDE PROVVEDIMENTI…E’ LA DIMOSTRAZIONE CHE FINI ORMAI E’ DECISIVO
Il governo è stato battuto per un solo voto (225 contro 224) alla Camera su un emendamento del Pd all’articolo 31 (arbitrato) del Ddl sul lavoro.
A pesare sul risultato l’assenza di ben 95 deputati del Pdl.
Sfiorata la rissa dopo che Giancarlo Lehner ha accusato il finiano Antonino Lo Presti di aver organizzato una trappola sul voto. “Ma quale imboscata dei finiani! Ti devi vergognare a dire queste cose!”, è stata la risposta del deputato, vicino a Gianfranco Fini.
Qualche spintone e qualche parola di troppo e per poco i due non sono venuti alle mani proprio in Transatlantico.
A dividerli è stato il deputato del Pdl, Simone Baldelli. Ad arrabbiarsi anche Fabio Granata che è andato dallo stesso Baldelli per far presente l’assurdità dell’accusa. “Dite a Berlusconi che se manda avanti questi personaggi finisce male…”, è stato lo sfogo di Lo Presti.
Ironico il segretario del Pd Pierluigi Bersani: “Non so se si sono estesi i finiani…”.
Il relatore, Giuliano Cazzola, che aveva dato parere contrario così come il governo, ha immediatamente chiesto una sospensione dei lavori.
Esponenti di maggioranza che erano intervenuti in dichiarazione di voto avevano sottolineato come l’emendamento potesse “scardinare” le norme sull’arbitrato, attualmente in fase di revisione dopo che il presidente della Repubblica Napolitano aveva rinviato il testo del provvedimento alle Camere.
Dopo mezz’ora di sospensione, alla ripresa dei lavori Cazzola ha chiesto l’accantonamento dell’articolo 31, perché la commissione Lavoro non è ancora riuscita ad accertare l’impatto dell’emendamento sulla normativa.
L’emendamento, a prima firma di Cesare Damiano, modifica un passaggio del nono comma dell’articolo 9.
Alla maggioranza mancavano due deputati per bocciare l’emendamento.
La seduta è stata di conseguenza sospesa come richiesto da Cazzola: riprenderà al termine della riunione del comitato dei Nove, che dovrà decidere sul prosieguo dei lavori.
I maggiorenti del Pdl alla Camera dovrebbero assumersi la responsabilità di quanto accaduto per l’ennesima volta.
Cicchitto farebbe bene a dimettersi per come non sa gestire le presenze del gruppo.
Troppi i doppi incarichi, troppe le missioni vere o presunte, altro che prendersela coi finiani o dichiarare che non inciderebbero.
Alla Camera altro che 39 deputati finiani, basta un refolo di vento per far saltare un provvedimento perchè siamo di fronte a un partito senza guida, senza organizzazione, senza anima.
w destra di base
Rolando R.
FINI :"Essendo Presidente della Camera non per un concorso vinto, nè per un gentile cadeaux del Presidente del Consiglio, ma per la mia storia politica, rivendico il diritto di difendere i valori della destra, una destra senza bava alla bocca, e se questo può dare fastidio, mi dispiace ma io continuo".
Finalmente un politico vero che non si nasconde dietro facili spot pro elettorato, ERANO anni che non si assisteva ad un dibattito acceso di carattere politico.
BRAVO PRESIDENTE continua cosi, perche libertà non deve essere solo uno slogan, ma un principio sostanziale valido in ogni contesto ancor più all'interno di un partito.
FINI L'ITALIA è CON TE
Sono convinta che Berlusconi deve mostrarsi più forte
deve "rompere" con il Presidente Fini che ormai è politicamente alle corde e ci vorrebbe solo più il colpo del kappaò e invece l'attendismo di Berlusconi potrebbe permettere a Fini di riprendersi e far danni a Berlusconi e al Pdl.
Attenzione, attenzione.
Luana71
BERLUSCONI: “FUORI SUBITO BOCCHINO, POI TOCCHERA’ AL SUO CAPO”… FINI: “NON FACCIA EPURAZIONI, NON GLI CONVERREBBE”
IL SANTONE DEL “PARTITO DEL’AMORE CHE VINCE CONTRO L’ODIO” DECAPITA LA PRIMA TESTA DI CHI OSA CRITICARE LA SUA “SETTA ASSATANATA”…. COME MAI IERI, QUANDO IL GOVERNO E’ ANDATO SOTTO ALLA CAMERA, ERANO ASSENTI 11 LEGHISTI E 95 DEPUTATI DEL PDL? DOV’ERANO CICCHITTO, GHEDINI, VERDINI, GELMINI, FITTO, COSENTINO? TUTTA COLPA DEI FINIANI?
Pare che di tutte le questione politiche poste da Gianfranco Fini sul tavolo del dibattito interno al Pdl e su cui il presidente della Camera chiede un confronto, la cosa che abbia fatto andare più in bestia il premier sia averlo sentito sostenere che quel demenziale inno “Meno male che Silvio c’è” non gli piace.
Come si permette Fini di andare in Tv e arrivare non solo a contestare il partito ma persino lo “spartito”?
Frutto di notti insonni dei cortigiani di corte e dei menestrelli del reame.
Oggi ha dato mandato a Cicchitto, da lui peraltro criticato spesso perchè “veste male”, di lordarsi l’abito non firmato con gli schizzi di sangue della testa di Italo Bocchino, decapitato in diretta alla Camera per aver vincolato le proprie dimissioni di vice-capogruppo a quelle di Cicchitto.
“Fuori subito Bocchino, poi tocca al suo capo” ha ordinato il papi alle sue sgangherate truppe multietniche di dubbia provenienza.
E pazienza se ieri alla Camera il governo è uscito battuto di un voto sull’arbitrato del lavoro: è sicuramente colpa dei sabotatori finiani.
Ma diamo un’occhiata agli assenti: nel centrosinistra erano latitanti in 35, nel centrodestra erano uccel di bosco 95 pidiellini e 11 leghisti.
Mancavano meno di 10 finiani in tutto, ma dov’erano gli 11 della Lega?
Dov’erano Cicchitto, Ghedini, Verdini, la Biancofiore, la Gelmini, Berruti,Cosentino e altri fedelissimi del premier?
Metà in missione e metà assenti ingiustificati?
Con un margine di 70 voti è la 46esima volta che alla Camera il governo va sotto e la colpa sarebbe dei finiani?
O non piuttosto di una organizzazione di partito che fa scompisciare dalle risate e dove ognuno pensa solo ai fatti e agli affari propri, a cominciare dal vertice? Invece che tagliare teste ed epurare, sarebbe meglio qualcuno iniziasse a “depurarsi” dalle incrostazioni di partito aziendalista e cominciasse a dimostrarsi liberale nei fatti.
Si parla di libertà e si impone la dittatura, si denunciano le nefandezze dei regimi totalitari e poi si arriva al culto del capo e al centralismo carismatico.
Ora siamo alle decapitazioni dei dissidenti come nei regimi comunisti spesso citati: Bondi ha sicuramente titolo per proporsi come boia a questo punto.
Mentre veniva predisposto il palco per l’esecuzione di oggi, da “Porta a Porta” Fini ammoniva: “Non faccia epurazioni, non gli converrebbe”.
Certi regimi assolutistici, la storia lo insegna, hanno suscitato spesso una tale reazione popolare che il sovrano è stato costretto alla fuga precipitosa.
Bravo Fini, giusto!
w destra di base
Rolando R.
W la destra!IO STO CON FINI!! VEDRETE LE PROSSIME ELEZIONI!! FINI E QUELLI EX AN SONO OSSI DURI:::
TRA NON MOLTO SE NE ACCORGERANNO ANCHE QUELLI DEL PARTITO DELL'AMORE!!!
(CHE C.. DI NOME PER UN PARTITO DI DX!!!)
'W la destra!
IO STO CON FINI!!
VEDRETE LE PROSSIME ELEZIONI!! FINI E QUELLI EX AN SONO OSSI DURI.
TRA NON MOLTO SE NE ACCORGERANNO ANCHE QUELLI DEL PARTITO DELL'AMORE!!!
(CHE C.. DI NOME PER UN PARTITO DI DX!!!)
SOLDI IN NERO DA ANEMONE PER LA CASA DI SCAJOLA: 80 ASSEGNI PER 900.000 EURO PER PAGARE LA CASA DEL MINISTRO A ROMA
AMMISSIONI DEL BRACCIO DESTRO DI ANEMONE: HA CONSEGNATO ASSEGNI CIRCOLARI DELL’IMPRENDITORE (SOTTO INCHIESTA PER IL TERREMOTO), PER PAGARE LA DIFFERENZA TRA IL VALORE REALE DELL’APPARTAMENTO (1,5 MILIONI) E QUELLO DICHIARATO DAL MINISTRO (0,6 MILIONI)…A CHE TITOLO SCAJOLA AVREBBE ACCETTATO QUELLA SOMMA?
La vicenda sta assumendo contorni pesanti e il ministro Scajola fino ad oggi non ha dato sinceramente risposte convincenti.
Parliamo dell’appartamento che, nel luglio 2004, il ministro ha acquistato a Roma, in via del Fagutale da Barbara e Beatrice Papa, proprietarie dell’alloggio.
Scajola ha dichiarato di averlo pagato 600.000 euro, attraverso un piccolo anticipo e poi accendendo un grosso mutuo.
In realtà, per l’acquisto, secondo i magistrati di Perugia, sono serviti anche altri 900.000 euro in nero messi a disposizione dal costruttore Anemone (quello inquisito per il terremoto dell’Aquila), attraverso il suo architetto e progettista Angelo Zampolini.
Circostanza che non è più un’ipotesi investigativa, ma che è stata confermata dalle dichiarazioni a verbale dell’architetto e dalla minuziosa ricostruzione del tragitto del denaro, effettuata dalla Guardia di Finanza.
Zampolini ha ammesso in pratica di aver versato, nel luglio 2004, 900.000 euro in contanti sul proprio conto, nella filiale 582 della Deutsche Bank di Roma, cifra consegnatali da Anemone.
Quindi Zampolini dà disposizione alla banca di trasformare la somma in 80 assegni circolari intestati a Barbara e Beatrice Papa, proprietarie dell’appartamento di via del Fagutale che Claudio Scajola, allora ministro per l’Attuazione del Programma, aveva deciso di acquistare.
Il 6 luglio, giorno del rogito, gli 80 assegni circolari vengono incassati dalle sorelle Papa, insieme ai 600.000 euro del “prezzo in chiaro” pagato dal ministro (importo ufficiale per cui era stato registrato l’atto notarile).
Zampolini al giudice ha confermato di essere a conoscenza che l’acquirente della casa fosse Scajola e che era stato Anemome a indicargli l’uso che ne doveva essere fatto.
L’architetto ha sostenuto di non aver posto domande sul perchè un costruttore dovesse contribuire per i 3/5 all’acquisto della casa di un ministro e di aver semplicemente eseguito un compito affidatogli.
A questo punto ci si chiede: a che titolo Anemone ha versato 900.000 euro a Scajola?
E a che titolo Scajola ha accettato una somma del genere come regalia? Risulta evidente la posizione estremamente delicata del ministro, anche perchè non ha finora dato alcuna spiegazione convincente.
Ora la pratica è facile che finisca al Tribunale dei ministri che dovrà decidere il da farsi.
Anche se, visti i precedenti, è facilmente intuibile come finirà la vicenda...
w destra di base
Rolando R.
Che fine ha fatto il ddl anti-corruzione?
Solidarietà a Claudio Scajola, innanzitutto. Dimostrerà la sua estraneità rispetto all’inchiesta di Perugia. A questo punto, però, il Governo per rilanciare la sua immagine deve accelerare l’iter del ddl anticorruzione, che sarebbe stato approvato il 1° Marzo scorso, pur tra qualche polemica all’interno dell’Esecutivo guidato da Silvio Berlusconi.
Il disegno di legge aumentava l’elenco dei reati che facevano scattare automaticamente l’istituto dell’ineleggibilità, sia negli Enti locali che in Parlamento. Venivano inasprite le sanzioni per i reati contro la pubblica amministrazione. E poi c’era il “fallimento politico”, ovvero l’ incandidabilità specifica dei Presidenti di Regione che avevano lasciato l’Ente sommerso dai debiti. Con una norma del genere, tanti Governatori non si sarebbero potuti ricandidare, sian nel 2010 che nel 2005. C’era poi il Piano nazionale anticorruzione, con tanto di Osservatorio sulla corruzione e gli altri reati contro la Pubblica Amministrazione. Una correzione di rotta dopo la soppressione (Dl 112 art. 68 c. 6.) dell’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all’interno della pubblica amministrazione. Infine, c’erano tutta una serie di norme che favorivano la trasparenza in materia di appalti, contributi e assunzioni. Con tanto di Elenco di fornitori e imprese subappaltatrici presso ogni prefettura, di Banca dati nazionale dei contratti pubblici. E infine, tutte le informazioni sarebbero state messe on line, compresi i contratti stipulati per le situazioni di emergenza. E, infine, era prevista anche l’Acquisizione d’ufficio delle comunicazioni antimafia. Una rivoluzione della legalità, insomma.
Il ddl aveva ricevuto un plauso bipartisan, persino dai “bastian contrari” dell’Idv. Quasi un evento. Salutato con favore dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Bene, bravi, bis. Ma c’è un però. Dove è finito questo bellissimo e bipartisan ddl anticorruzione? Nessuno lo sa. Qualcuno lo tiri fuori dai cassetti e lo porti in Parlamento. E sia approvato in tempi rapidissimi, magari con il consenso dell’opposizione. Sarebbe un segnale fortissimo che Governo e Pdl darebbero al Paese. Un segnale di legalità. Perché chi sbaglia deve pagare. Specialmente quando sbaglia a spese di tutti gli italiani.
Berlusconi: Ora è debole, ma Fini punta a gruppi autonomi
Roma Apcom) -
Convinto che dietro ci sia una "strategia", che l'obiettivo di Gianfranco Fini sia ancora di creare dei gruppi autonomi "come aveva detto nel nostro colloquio davanti a Gianni Letta salvo poi smentirlo pubblicamente". Raccontano che ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a cena con i senatori abbia ripercorso le 'tappe' del suo rapporto con Gianfranco Fini. Un rapporto, avrebbe detto, arrivato ormai a un "punto di non ritorno". Secondo quanto viene riferito, Berlusconi avrebbe anche ricordato come in quel famoso pranzo a Montecitorio, Fini si fosse detto pentito di aver fatto il Pdl. Scelta che, sempre secondo il ragionamento svolto dal Cavaliere, il presidente della Camera fece soltanto perché aveva timore di un esito elettorale sfavorevole se si fosse presentato alle politiche del 2008 con Alleanza nazionale. A questo punto il premier - viene riferito ancora da alcuni partecipanti all'incontro - è convinto che Fini vada in giro a giurare lealtà verso il partito e negare scissioni soltanto per prendere tempo: se non ha già fatto i gruppi autonomi - è la convinzione di Berlusconi - è solo perché si è accorto di non avere abbastanza forze per seguirlo. Ma quello che vuole è tornare 'in proprio', magari incrociando nel suo percorso Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. Anche con i senatori, poi, il premier si sarebbe sfogato per l'iper presenzialismo tv di Gianfranco Fini, anche perché - avrebbe sempre detto Berlusconi - occupa quegli spazi nel ruolo di presidente della Camera, ma parla da politico. Ai parlamentari il Cavaliere avrebbe poi ribadito il fastidio per il "pubblico ludibrio" a cui si sta sottoponendo la maggioranza che "sembra buona solo a litigare" e invece "io voglio governare, abbiamo davanti tre anni per lavorare".
Provate a mettervi nei panni di un uomo che ha 58 anni e fa politica da quando ne aveva 16.
Un uomo che siede in Parlamento dal 1983, e dopo 27 anni di sacrifici e di gavetta riesce finalmente a diventare Presidente della Camera.
Un uomo che dal primo giorno che si è impegnato in politica, per sé, per i suoi ideali e forse per i suoi cari, ha sempre avuto solo ed esclusivamente un solo sogno: fare il Presidente del Consiglio.
E per farlo l’anno scorso cosa è costretto e cosa gli è stato chiesto di fare?
Ha sciolto un partito, il suo partito, AN, il partito nato dalle ceneri del MSI, il partito del cui lui è stato artefice con la svolta di Fiuggi e che l’ha visto leader per ben 15 anni.
15 anni della SUA storia buttati via meramente per questioni anagrafiche più che ideologiche: come fedele sostenitore e come alleato d’acciaio ha lasciato che il suo partito confluisse in quello di un tizio che si fa chiamare Berlusconi, un 73enne imprenditore di Arcore.
Ma se il leader del PDL fosse un suo coetaneo e non avesse i 15 anni in più, forse oggi staremmo ancora parlando di Alleanza Nazionale o del vecchio MSI.
Confluire nel PDL, per Fini è stato l’unico modo per poter ricevere, da fratellino fedele quale si è dimostrato con gli anni, l’ eredità dello scettro e della corona.
L'eterno vice solo così avrebbe potuto realizzare un giorno il sogno di una vita politica, e cioè la poltrona più importante di Palazzo Chigi.
Poi cosa succede: inaspettatamente la Lega prende il sopravvento.
La Lega Nord avanza e diventa una realtà concreta al Nord e non solo. Le ultime elezioni regionali vedono un vero e proprio testa a testa in alcune regioni tra il PDL e la Lega.
Ecco che l’uomo politico Fini ha paura. E le sue paure si traducono in malumori concreti, che inizia ad esprimere a Berlusconi e non solo quei malumori che esprimeva già da mesi con meno vigore. . Quei malumori che fino a poco prima si teneva dentro "istituzionalmente", in quanto Presidente della Camera.
Poi, arriva la goccia che fa traboccare il vaso, attesa da tanto tempo e da tanto tempo temuta da Fini: l’11 aprile del 2010, Calderoli "immagina" per il 2013 un Premier Leghista e Berlusconi Presidente della Repubblica.
Apriti cielo.
Inizia u scontro istituzionale che culmina con un drammatico faccia a faccia nella direzione nazionale del Pdl e davanti a milioni di spettatori.
In quel "Che fai? Mi cacci?",
non c’è solo Gianfranco Fini, c’è tutta la sua storia: l’acredine, la gelosia, l’invidia coltivata e cresciuta in tutti questi anni che ha preso finalmente voce.
A parlare è l’astio imbrigliato nella vera essenza degli eterni numeri 2.
Se Fini avesse coraggio andrebbe da Berlusconi e gli darebbe il benservito.
Ma Fini non ha questo coraggio e quindi non farà nulla di tutto ciò.
E Berlusconi e la Lega sono destinte a continuare a dominare la scena politica italiana per chissà quanto altro ancora.
Peccato.
Sono ex missino che ha quasi vomitato nel votare Berlusconi....adesso basta:se FINI esce dalla fogna dove incautamente ci ha portati,torneremo ad essere quelli che non hanno nulla a che fare con i maneggioni intrallazzatori ex socialisti e con gli zotici leghisti.
E Berlusconi senza di noi è FINITO.
Certo che quelli della sinistra sono proprio degli sfigati! Per un nonnulla, tipo qualche taxi pagato con i soldi del comune per la sua amante, il sinistro sindaco di Bologna, De Bono o Del Bono, ha dovuto sloggiare in quattro e quattr'otto.
Altra tempra a destra! Qui sì che sono uomini! Vedi il Ministro Scajola. Trovato col sorcio in bocca (900 mila euro mica bruscolini) gentilmente offerti da Anemome (quello della banda Balducci) , che fa, si dimette? Ma quando mai!!!!????
Tecnica consolidata e strasperimentata: fa la vittima e grida al complotto ed alla persecuzione.
Dimissioni? seeeeeeeee...
Meglio il gesto dell'ombrello....
CASO SCAJOLA
Faccia a faccia a Palazzo Grazioli Scajola-Berlusconi
ROMA - La Lancia Thesis di Claudio Scajola, i vetri posteriori oscurati dalle tendine, arriva a palazzo Grazioli alle cinque del pomeriggio. Quasi un'ora di colloquio con il premier per sgombrare dal tavolo l'ipotesi più lacerante, quella delle dimissioni. "Presidente - esordisce Scajola - il mio incarico è nelle tue mani e, se ritieni che debba fare un passo indietro, scriviamo subito il comunicato. Ma se mi dimettessi darei solo ragione a chi sta cercando un pretesto per colpirmi, inoltre potrebbe sembrare la fuga di un colpevole. Invece io sono del tutto innocente".
Il Cavaliere, come già fece con Denis Verdini, si schiera senza esitazioni con l'uomo a cui non solo affidò la costruzione di Forza Italia agli albori, ma che scelse tre volte come ministro nei suoi governi. "Claudio devi andare avanti -
(tratto da un articolo apparso oggi su La Repubblica)
Scajola non si deve dimettere....
Bocchino invece sì....
Il reato di "lesa maestà" nel Pdl conta più della legge penale dello Stato Italiano.
E' questo è il nostro premier?????
Mi vergogno di essere italiano.
Alfredo
Non sono daccordo caro Teo, a me sembra più che sia Berlusconi ad avere paura di Fini.
E' evidentemente terrorizzato dalla possibilità di essere mandarlo ai processi senza la protezione degli ex AN. Un vero guaio per un popolo di omertosi che sta infangando il paese e trasformando gli italiani in 'veri italiani' cioè veri in una ammasso di cialtroni al servizio del malaffare.
Coraggio Fini, sii coerente e fagli vedere i sorci verdi.
Alessio Pagliara
Il Popolo della Libertà oramai puzza di cadavere come Lazzaro.Ci sarà un Cristo capace di resuscitarlo? Se all'opposizione non ci fosse un cadavere putrefatto come il Partito Democratico il Popolo della libertà,elezioni o no sarebbe alla frutta. Per il signor Berlusconi si prospettano percentuali di consenso malagodiane,ad una sola cifra. Anche un solo parlamentare ha sempre il diritto di dissentire. Se i "clientes" ex forzisti fosserro tenuti insieme dalle elargizioni del dominus,e questi non lasciasse un minimo di spazio alla discussione delle idee,la libertà e l'amore sarebbero drappi da sventolare al vento per i gonzi ed il partito sarebbe in procinto di dissolversi come neve al sole.
Non vedo comunque futuro a meno che non si pensi seriamente a cambiare anche il leader massimo.
o almeno a farlo eleggere dalla base del partito.
Caro Adriano ho letto il tuo intervento sul Lecceprima.it e lo condivido al 100%.
Ma diamoci una data di scadenza altrimenti non avremo concluso nulla ancora una volta.
DA PARTITO DELL’AMORE A PARTITO DELLA PAURA DELLA LIBERTA’: NEL PDL CRESCE IL DISSENSO SOTTERRANEO
DALLA EPURAZIONE DEI FINIANI ALLA BUFERA SU SCAJOLA, DALL’ARROGANZA DEL PREMIER ALLA CORTE DEI MIRACOLATI: NON SI VIVE A LUNGO COI RICATTI…. CHI MINACCIA LE ELEZIONI ANTICIPATE DIMOSTRA SOLO LA PROPRIA DEBOLEZZA: DOPO LA SCONFITTA ELETTORALE E IL DISSENSO DI FINI, IL RE E’ NUDO E SENZA IDEE
In pochi giorni l’elettore di centrodestra ha assistito alla trasformazione del Popolo delle libertà in un ring mediatico, un “partito della paura” dove è vietata ogni forma di dissenso e di confronto di idee, in mano a un cesarismo neppure motivato da una buona gestione dell’impero.
Un partito in calo pauroso di consensi, nonostante l’immobilismo di una opposizione senza idee innovatrici, un leader che spaccia per riforme della giustizia leggi ad personam, una corte di miracolati pronta a tradire per un boccone di poltrone, una linea politica inesistente, appiattita su posizioni xenofobe.
Altro che partito liberale di massa, siamo al capolinea di un “ammasso illiberale” che ghigliottina persino le idee difformi.
A chi pone questioni di linea politica si risponde “infilzandolo” al grido di “te la farò pagare”.
A chi si smarca con il “divieto di andare in tv ad esporre idee”.
A chi si prostra ai piedi del sovrano con l’investitura a “emerito gentiluomo di corte”.
A chi non dà spiegazioni di 900.000 euro in nero ricevuti da imprenditori equivoci, con l’assicurazione “finirà in una bolla di sapone”.
Una politica gestita il lunedì nella magione privata del sovrano dove si spartiscono i posti e si tagliano le teste, mentre gli altri giorni della settimana i parlamentari, esautorati di ogni ruolo, dovrebbero assicurare la ratifica di decisioni prese altrove, da soggetti in numero dispari inferiore a tre (ovvero da uno solo).
A nessuno interessa che sul territorio il Pdl non esista, ci pensa il sovrano a perdere consensi con i suoi messaggi unificati sulle tv pubbliche e private Tra uno spot sulla mozzarella e uno sulla pizza, tra una censura e un scodinzolino, arriva lo spottone del premier.
Un disco vecchio e logoro che da 15 anni suona sempre la stessa musica: abbasseremo la pressione fiscale, faremo le riforme, taglieremo i costi dello Stato.
Una coalizione che ha governato per sette degli ultimi nove anni continua a dare colpe agli avversari, incapace di essere propositiva e guardare avanti, elaborare progetti, attuare fatti concreti.
Una carenza di contenuti sottolineata da molti e a cui, notizia di ieri, si pensa di ovviare nominando responsabile della formazione e della cultura dei promotori della libertà l’esimio Sandro Bondi.
Nomina che non merita ulteriori commenti.
Sono molti di più di quello che si pensi i parlamentari che ormai dissentono nei corridoi del Palazzo, attenti a non farsi ascoltare dal “grande fratello”, insofferenti a una lenta eutanasia (del partito) dell’amore.
Certo, sono tutti vassalli nominati dal sovrano e come tali riconoscenti, ma non più tanto devoti: sentono che sta cambiando l’indirizzo del vento e fiutano l’aria.
Minacciarli di non essere ripresentati può diventare un’arma spuntata quando il posto non è più sicuro perchè la cupio dissolvi ha generato la diaspora dell’elettore.
Quando le fette della torta si riducono c’è anche chi cambia pasticciere e attende il momento propizio per far saltare la vetrina del banco.
Un leader politico non può vivere di minacce o di ricatti in eterno, prima o poi i nodi vengono al pettine.
La sensazione che si capta è che, al di là delle sue modeste anche se sufficienti truppe dichiarate, Fini conti su una vasta fascia di avversari non belligeranti che certamente non si immoleranno in trincea contro di lui.
Oltre che su diversi soldati disposti a rischiare il cambio di campo al momento opportuno.
Succede quando il re è nudo e senza idee.
Si governa a lungo solo con il consenso, non con il terrore e la presunzione.
w destra di base
Rolando R.
Intanto cominciamo col dire che con la Destra il PDL non ha niente a che fare. Infatti è un gruppone (chiamarlo partito non mi sembra corretto) fatto da ex:socialisti,democristiani, liberali, repubblicani e forse c’è anche qualche ex missino rinnegato, ma sono sempre meno. Vedo che il cuore del PDL sta più con i capitalisti sfegatati che con le teorie “sociali” della vera Destra.
Mi pare che esso abbia ripudiato il detto “Dio, Patria, Famiglia” per abbracciare il motto:”Denaro, denaro e denaro!”
Saluti
Fini ha giocato incautamente le sue carte, e ha ottenuto solo il danno di se stesso e di chi è stato così pazzo da seguirlo. Cerca disperatamente di far passare il dissenzo e l'opposizione interna ad un partito cui si è promessa lealtà, come diversità di opinione e diritto di esternarle, dimenticando che sono i partiti di opposizione che hanno questo diritto-dovere, mentre chi si ritrova dentro un partito può solo avere sfumature di diversità perchè se si trova in collisione per coerenza può solo ANDARSENE
FINI secondo me non deve lasciare la presidenza della camera, e nemmeno il PDL, deve portare avanti con forza il progetto di disintegrazione di questo governo !
L'Italia sarà sempre riconoscente.
Fini ha più consenso di quanto si pensi.
soprattutto di quanto pensano i suoi avversari.
Ecco perché ho deciso di stare con Fini
Perché stai con Gianfranco Fini? La domanda è ricorrente e mi viene rivolta pubblicamente, ma anche privatamente. Provo a rispondere. Il motivo principale è assai semplice. Fini, e solo lui, sta pensando al futuro del centrodestra. La cosa è assai importante, perché la vulgata che, invece, si è inteso far passare è che Fini stia pensando solo al suo futuro politico. Si è pentito di fare il presidente della Camera, cerca solo più spazio, è geloso di Silvio Berlusconi, vuole fare le scarpe al Cavaliere, e altre amenità di questo tipo. La verità è esattamente all’opposto. Da quello che sta facendo in questi mesi, Fini personalmente può ricavarne solo danni e svantaggi.
Consapevolmente li ha già messi in conto e, con serenità e lungimiranza, sta lavorando per tutti noi, anche per quelli, che – alcuni assai stoltamente – lo stanno contestando. Ciò che soprattutto differenzia Fini da Berlusconi sta nell’idea della destra. Il primo pensa che la destra, come preesisteva a Berlusconi, così resisterà alla sua scomparsa. Il secondo, invece, pensa che la destra coincida con il suo ciclo politico e che, essendo nata con lui, finisca anche con lui. Da questa impostazione derivano come corollari altri concetti, come la identificazione del leader nel popolo, dal quale soltanto riceve la legittimità, il partito plebiscitario, senza strutture organizzative e territoriali, l’unicità del pensiero politico, che non ammette diversificazioni e tantomeno opposizioni, la selezione della classe dirigente per nomina dall’alto, anziché per elezione dal basso.
Quanto una concezione siffatta sia compatibile con i valori, i principi, lo statuto e la prassi del Partito popolare europeo, sinceramente, è tutto da verificare. Di questo Fini è consapevole e, non da oggi, cerca di dare a se stesso e a tutto il Pdl un profilo meno plebiscitario, più democratico e più conforme alla casa madre del Ppe. Insieme a questa ragione, che ne è l’architrave, ci sono poi altre motivazioni, che vanno dalla difesa dell’unità nazionale, ad una maggiore attenzione per la questione meridionale, dall’etica della responsabilità alla difesa della legalità senza se e senza ma, dalla solidarietà verso i più sfortunati alla tutela delle giovani generazioni, dal diritto al lavoro alla valorizzazione del merito, e altro ancora.
Se queste, però, sono le ragioni politiche di fondo per le quali sto con Fini, ve n’è anche un’altra, che definirei solidaristica. Da alcuni mesi Gianfranco Fini è vittima di un crescendo assordante di attacchi personali, volgari, beceri e meschini, che molto ricordano da vicino le campagne di delegittimazione e demolizione personale, utilizzate da un certo Giuseppe Stalin contro i suoi avversari interni, prima di finirli nei lager siberiani o davanti a un plotone di esecuzione. Ecco, questo trattamento para stalinista, in atto da mesi, mi ha indignato non poco e confesso che, anche in assenza di una valida ragione politica, mi avrebbe, da solo, portato a schierarmi con Fini. Romanticamente e per solidarietà umana e politica, sebbene, in tanti anni, da Gianfranco abbia ricevuto più dimenticanze che attenzioni. Mi sorprendo ancora, e non me ne do ragione, come analogo sentimento non abbia albergato nell’animo e nelle coscienze di altri cari amici, che, evidentemente, col tempo, insieme alle posizioni, hanno anche cambiato le loro coscienze.
di Salvatore Tatarella
CHE FINE HA FATTO IL DECRETO ANTICORRUZIONE?
IL GOVERNO PARLA TANTO DI GIUSTIZIA, MA IL DECRETO CONTRO LA CORRUZIONE, SU CUI C’ERA ANCHE L’ACCORDO CON L’OPPOSIZIONE, APPROVATO A MARZO GIACE DA TEMPO IN QUALCHE CASSETTO…I FINIANI DI “GENERAZIONE ITALIA” CHIEDONO CHE VENGA PORTATO IN AULA E APPROVATO
Un decreto legge che riceve l’approvazione bipartisan di maggioranza e opposizione è un fatto solitamente raro nel panorama politico italiano.
Il decreto anticorruzione che avrebbe quindi dovuto seguire un iter parlamentare agevolato, visto che palesi dissensi non ve ne sono, pare si sia invece intoppato in qualche meandro della vita politica del Palazzo, visto che non se ne sa più nulla.
E se a pensar male e a sollecitarne la discussione in Aula sono i finiani di “Generazione Italia”, è probabile che siano a conoscenza di qualche manovra poco chiara per mantenerlo su un binario morto.
In cosa consisteva in concreto questa proposta su cui c’era un consenso unanime?
Il disegno di legge aumentava l’elenco dei reati che facevano scattare automaticamente l’istituto dell’ineleggibilità, sia negli Enti locali che in Parlamento.
Venivano inasprite le sanzioni per i reati contro la pubblica amministrazione. E poi c’era il “fallimento politico”, ovvero l’ incandidabilità specifica dei Presidenti di Regione che avevano lasciato l’Ente sommerso dai debiti.
Con una norma del genere, tanti Governatori non si sarebbero potuti ricandidare, sia nel 2010 che nel 2005.
C’era poi il Piano nazionale anticorruzione, con tanto di Osservatorio sulla corruzione e gli altri reati contro la Pubblica Amministrazione.
Una correzione di rotta dopo la soppressione (Dl 112 art. 68 c. 6.) dell’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all’interno della pubblica amministrazione.
Provvedimento che a uso tempo aveva gettato una cattiva luce sulle intenzioni legalitarie della maggioranza.
Infine, c’erano tutta una serie di norme che favorivano la trasparenza in materia di appalti, contributi e assunzioni.
Con tanto di Elenco di fornitori e imprese subappaltatrici presso ogni prefettura, di Banca dati nazionale dei contratti pubblici.
E infine, tutte le informazioni sarebbero state messe on line, compresi i contratti stipulati per le situazioni di emergenza.
Era inoltre prevista anche l’acquisizione d’ufficio delle comunicazioni antimafia.
Una rivoluzione della legalità, insomma, almeno nelle intenzioni dei proponenti, salvo poi verificare sul campo se alle parole seguiranno i fatti o meno.
Un decreto in ogni caso sicuramente più urgente di quelli ad personam, visto che riguarda la maggioranza degli italiani e non una persona sola.
I finiani di “Generazione Italia” si chiedono: “Dove è finito questo bellissimo e bipartisan ddl anticorruzione? Nessuno lo sa. Qualcuno lo tiri fuori dai cassetti e lo porti in Parlamento. E sia approvato in tempi rapidissimi, magari con il consenso dell’opposizione. Sarebbe un segnale fortissimo che Governo e Pdl darebbero al Paese. Un segnale di legalità. Perché chi sbaglia deve pagare. Specialmente quando sbaglia a spese di tutti gli italiani”.
Speriamo che qualche epuratore trovi il tempo, tra una esecuzione e l’altra, di cercare in che cassetto lo abbiano nascosto
w destra di base
Rolando R.
CASO SCAJOLA, ” IL “GRANDE IMBARAZZO” DI BERLUSCONI: “SPERIAMO CHE REGGA L’URTO”
LA DIFESA DI SCAJOLA NON CONVINCE: CINQUE TESTIMONI CONTRO DI LUI…GELO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI DI FRONTE AD ACCUSE TROPPO PRECISE E DOCUMENTATE…
Un ministro, un attore e una show girl: potrebbero essere gli ingredienti di un reality show.
Invece si tratta di tre noti proprietari di altrettanti appartamenti in via del Faguiale nr. 2, a Roma: Claudio Scajola, Roul Bova e Lory del Santo.
E’ su questa palazzina di lusso che si sta incentrando l’attenzione di molti italiani: e su come il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ne sia divenuto proprietario.
Secondo gli inquirenti di Perugia, le indagini della Guardia di Finanza e cinque testimoni, il ministro avrebbe pagato le sorelle Papa con 200.000 euro di anticipo, 400.000 euro con relativo mutuo (cifra totale ufficiale registata dal notaio Napoleone), ma soprattutto con 80 assegni circolari per un totale di 900.000 euro, “elargiti” dall’imprenditore Anenome (quello della cricca degli appalti per il G8, attualmente in carcere), attraverso l’arch. Zampolini, suo uomo di fiducia nell’ungere politici e funzionari.
Il ministro afferma che non esiste alcun nero e di aver pagato solo la cifra che risulta agli atti, ovvero 600.000 euro, sostendendo che si trattava del suo valore commerciale.
Scajola però viene smentito dalle ammissioni di Zampolini che ha confermato di aver consegnato gli assegni al ministro Scajola, su incarico di Anemone, dettagliando come avesse convertito il contante in 80 assegni circolari di importo inferiore ai 12.500 per evitare i controlli antiriciclaggio.
Viene altresì smentito da un uomo di fiducia di Anemone che ha ammesso la consegna dei soldi a Zampolini per quel fine e soprattutto viene smentito dalle due sorelle che hanno venduto l’appartamento al ministro.
Nella relazione del Nucleo di Polizia tributaria di Roma, pubblicata sulla stampa, si legge che le sorelle Barbara e Beatrice Papa hanno dichiarato “di riconoscere gli assegni in parola, nonché la girata stessa da loro effettuata per il versamento in banca e che gli furono consegnati dal ministro Claudio Scajola all’atto della vendita dell’immobile”.
Consegnati quindi personalmente di fronte al notaio ( altro teste ).
Che tutti dichiarino il falso per creare un danno a Scajola è sinceramente ipotesi inverosimile.
Che interesse avrebbero due anonime sorelle che hanno venduto un appartamento a dichiarare di aver ricevuto 900.000 euro in nero?
Per non parlare del notaio .
Tra l’altro la prassi di Anemone è confermata da altri contributi, elargiti con lo stesso sistema, a un alto esponente della Guardia di Finanza, per cui esiste un altro procedimento in corso.
Non a caso, in Consiglio dei Ministri, le dichiarazioni di innocenza di Scajola sono state accolte nel gelo assoluto e lo stesso Berlusconi teme che “Claudio non reggerà l’urto”, dimostrandosi in privato “molto imbarazzato” per l’evolversi della situazione.
Va considerato che quello dello Sviluppo Economico è un ministero chiave che governa la politica economica e industriale del governo, il vero braccio operativo dell’esecutivo, da cui passano tutti gli interventi del settore: dagli incentivi al nucleare alle grandi opere, dalla cooperazione alla comunicazione, fino alla politica energetica.
Uno snodo cruciale per le scelte strategiche: ha un budget limitato di 129 milioni di euro, ma da qui partono decisioni e programmi in grado di attivare un volano di decine di milioni di euro.
Solo il rilancio del nucleare equivale a investimenti per almeno 20 milioni di euro. Con gli interessi che ne derivano.
Un’altra brutta pagina per un governo che aveva promesso di fare della lotta alla corruzione il suo emblema e che si ritrova invece nell’occhio del ciclone giudiziario.
w destra di base
Rolando R.
Fini: La cultura del sondaggio non è l'unica strategia politica.
Roma, 3 mag. (Apcom) - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, boccia la cultura politica basata soltanto sui sondaggi e sottolinea la necessità di una "cultura rinnovata e strategica capace di pensare alle conseguenze della politica sul futuro". Parlando al convegno organizzato dalle fondazioni Farefuturo e Respublica, la terza carica dello Stato ha detto: "Soffriamo di uno schiacciamento sull'immediato, la cultura del sondaggio è l'unico strumento di strategia politica: per uscirne è necessaria una cultura rinnovata e strategica capace di pensare alle ricadute della politica sul futuro, una cultura libera dall'immobilismo, dalla paura dell'altro e del nuovo". "Oggi viviamo un inno al presentismo - ha sottolineato Fini - e non è una questione solo italiana o europea, ma occidentale. Nel giro di quindici anni il mondo è cambiato, ci sono nuove sfide ma la politica non ha modificato il suo linguaggio. Ha preferito cavalcare la paura e il presentismo abdicando a visioni di prospettiva e cercando un consenso di breve periodo". Il presidente della Camera, infine, ha richiamato l'importanza dei partiti politici: "E' importante il ruolo svolto dai partiti politici perché se è vero che i partiti-chiesa sono tramontati in maniera irreversibile è vero anche che oggi hanno la responsabilità importante di fornire ai cittadini gli strumenti per concretizzare il loro impegno politico attraverso la partecipazione elettorale".
Che schifo,mentre tantissimi italiani stentano ad arrivare a fine mese ci sono imprenditori che pagano fiumi di euro, in nero, a politici e forze dell'ordine. ma da dove arrivano tutti sti soldi? come mai questo movimento così ingente di denaro, che transita nelle banche, nn si riesce a controllare?
anzichè cercare i morti di fame che lavorano in nero,pur di lavorare,cercate di stanare queste mele marce...il pesce puzza dalla testa..
Noi, generazione post-ideologica affamata di politica. Quella vera.
E’ assolutamente vero, le ideologie non esistono più. E la politica? Per chi, come me, è nato negli anni ottanta, molte cose non sono chiare. Sappiamo che c’è stata Tangentopoli, la fine della seconda repubblica, la discesa in campo di Berlusconi, il centro-destra, le vittorie e le sconfitte.
Semplice, prima si perdeva sempre. Ora si vince e si perde, c’è “l’alternanza”. Tutto qui?
Non credo proprio, spesso mi sono trovato a dibattere di questi temi con i miei coetanei, di ogni provenienza politica, giungendo alla conclusione più vera. Noi abbiamo una visione parziale dei fatti, e in base a quella facciamo analisi, discutiamo e traiamo delle conclusioni.
Andiamo per ordine; è vero, non abbiamo una formazione ideologica predefinita, la società è continuamente in evoluzione e i tempi della globalizzazione sono sempre più veloci. Ma, qualcuno ha pensato alla nostra formazione politica?
Si parla spesso e a vanvera di future classi dirigenti, di nuove generazioni alle quali affidare le sfide future. Perfetto, ma chiediamoci anche se queste sono pronte a raccoglierle. Abbiamo partecipato ad un fenomeno credo irripetibile della politica italiana: partiti, prima esclusi dall’arco costituzionale, che si trasformano e costruiscono una alternativa, un leader carismatico, che fonda un partito con un messaggio in tv; ci riesce e vince pure. Ma noi siamo stati solo comparse di questo spot. La politica, in questi anni di assestamento, per noi è mancata; abbiamo partecipato si, ma a volte ci sembrava di tifare solo per una squadra di calcio ed il suo centroavanti. Siamo una generazione autodidatta, chi vuole saperne di più faccia da solo. Televisione, internet, giornali, dibattiti c’è tutto. Ma basta davvero?
Tendenzialmente abbiamo la nostra idea, sappiamo da che parte votare, insomma, ma a volte non capiamo cosa differenzia chi vota Berlusconi dal coetaneo che non lo fa. Oltre non andiamo. Manca, a mio modo di vedere, una vera formazione, fatta di contenuti, che solo un partito politico ti può dare, e coadiuvata da quella tensione morale che solo i valori veri possono provocare. Mancano le prove d’orchestra, e il direttore, sempre presente e pronto a correggere le note stonate. Certo, il talento c’è, la volontà anche, ma se non troviamo chi ci guida in questo percorso, l’esibizione improvvisata e spontanea, senza una disciplina e una direzione, porterà sicuramente a fare parecchie stonature.
Spesso siamo accusati di avere la testa fra nuvole, di pensare solo alla bella vita, circondati dai vizi e dalle comodità e, per questo, di non appassionarci alla politica. Tutto il contrario, è la politica che non riesce più a comunicare con noi, a coinvolgerci; di conseguenza occupiamo il tempo libero come meglio ci capita, ma con l’orecchio comunque teso ad ascoltare le ultime notizie. Siamo quella generazione sopita, che da anni sente dire alla politica che “presto toccherà a noi”, ma che comincia a non crederci, vedendo sempre le stesse facce da una ventina d’anni.
Non vogliamo poltrone, vogliamo solo spazi di passione, dove esprimerci e contagiare come un virus benefico tutto ciò che ci circonda. La società può anche mutare, ma i giovani avranno sempre la voglia di cambiare. Siamo quelli del Berlusconi si, Berlusconi no, ma siamo soprattutto una generazione affamata di Politica, di cui abbiamo sempre e solo sentito parlare in TV.
I BERLUSCONES DI AN SI FANNO LA CORRENTE: MA NON ERANO VIETATE O LE REGOLE VALGONO SOLO PER I FINIANI?
LA RUSSA LANCIA LA COMPONENTE DEI “TROMBONI PROSSIMI TROMBATI”, IL GRANDE IDEOLOGO SPIEGA COME ARGINARE LA LEGA AL NORD: DIRE LE STESSE COSE DEI LEGHISTI….OVVERO QUELLO CHE STA FACENDO IL PDL DA ANNI, PERDENDO VOTI A RAFFICA
Le correnti sono un cancro, non è ammissibile la prassi da “prima Repubblica” delle componenti interne, il Pdl non sarà mai un insieme di gruppi di interessi di potere: per dieci giorni il premier e i suoi uomini più fidati non hanno detto altro, lanciando anatemi contro Fini e i suoi seguaci, rei di voler ufficializzare una minoranza interna al Pdl e discutere su alcuni questioni politiche.
Ma se la corrente la fanno gli ex An fedeli di corte allora è ammessa e gradita. Non a caso oggi i giornali vicini al premier, invece di dedicare le solite sei pagine al killeraggio su Fini e i Bocchino hanno convertito le pagine di odio (verso i finiani) in quelle di amore per La Russa che ha ufficializzato la corrente “La nostra destra nel Pdl”, con un battesimo di massa a MIlano.
Si sono riuniti in un albergo milanese tutti i tromboni ex An, futuri trombati lombardi, per fondare una loro corrente che ha, come punto qualificante, quello di “mantenere il rapporto del 30% nel peso politico interno”.
Dopo aver sostenuto in direzione l’opposto, ovvero il superamento della logica spartitoria tra ex An ed ex Forza Italia, in nome del “nuovo che avanza”, ovvero un Pdl coeso e unito dove “vinca la meritocrazia”, devono aver riflettuto che senza il 30% di posti garantiti per la maggior parte di loro sarebbe pensionamento anticipato e hanno allora rivendicato con orgoglio il diritto alle loro poltrone.
Eccoli , tutti in fila con la ciotola in mano e allineati alle direttive anticorrentizie, formare la loro brava corrente, in attesa della distribuzione del rancio.
La Russa è mefistofelico: “Al nord per arginare la Lega, bisogna spingere su sicurezza e immigrazione” spiega alla corte plaudente: in pratica bisogna imitarla e dire le stesse cose.
Peccato che sia proprio quello che il Pdl sta facendo da anni, perdendo consensi a raffica.
Dopo aver contribuito in modo certamente determinante a distruggere l’immagine di una destra vera e sociale e senza neanche prendere i voti, anzi perdendoli ad ogni elezione, questi qua vorrebbero pure indicarci la strada del futuro della destra italiana?
Ma per favore.....
Certo, Fini ha cambiato idea, ma almeno rischia sulla propria pelle, ne prendiamo atto e valuteremo il suo percorso senza fargli sconti.
Ma chi resta per tutelare il 30% e la sua poltrona, creando la “corrente di corte”, col consenso del sovrano, come lo possiamo definire?
Non pretendiamo coerenza, ma almeno il rispetto del senso del pudore.
Non pretendiamo uno scatto di orgoglio, ma visto che avete seppellito la destra italiana, evitate almeno di fare chiasso durante le esequie.
Non c’è nulla di peggio degli avidi parenti che in chiesa litigano pure sull’argenteria del defunto....
w destra di base
Rolando R.
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