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giovedì 15 luglio 2010

LA QUESTIONE MORALE NEL PDL E NELLA POLITICA


Venerdì 16 luglio incontro a Gallipoli sulla “questione morale” nel Pdl e nella Politica locale e nazionale.

Ma la destra dei nostri valori…che fine ha fatto?
Che fine hanno fatto i valori fondanti della destra italiana?
Che fine hanno fatto i nostri dirigenti e i nostri parlamentari che parlavano in lungo e in largo di libertà, di legalità, di sicurezza, di moralità, di rispetto delle regole, di ordine e di lotta alla mafia?
E i nostri baldi giovani coi loro manifesti di Falcone e Borsellino perché oggi tacciono?
I loro bellissimi slogan gridati e sbandierati in mille manifestazioni contro la malapolitica dove sono?

La questione morale oggi nel Pdl ha ormai assunto dimensioni intollerabili ma quasi nessuno degli ex aennini ne parla?

Perchè?

Sale il rischio di collusioni tra mafia e politica in Italia e nel nostro Salento, tant'è che è di oggi la notizia che a seguito di indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e condotte dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Lecce si è giunti all’arresto di alcuni presunti malavitosi che avrebbero pesantemente condizionato l’esercizio del diritto di voto di alcuni elettori.

Certo, è un problema generale, ma la destra italiana non può rassegnarsi all'idea, così come chi si vanta di rappresentarla ancora nel Pdl, o altrove, non può stare zitto e fermo come un sasso.
Destra di Base richiama quindi con forza l'attenzione dei vertici del Pdl, provinciali e regionali, su questa delicata e importantissima questione e li esorta ad affrontare seriamente il problema ponendo in essere al più presto tutte le azioni necessarie per contrastare duramente chiunque usa il nostro partito e la politica per scopi personali e ricopra cariche pubbliche senza la necessaria etica e un minimo di rispetto per le istituzioni e la dignità umana.

Su questa delicata questione Destra di Base è già impegnata in una intensa campagna di sensibilizzazione che prevede anche vari incontri in alcuni circoli della provincia.

Domani, venerdì 16 luglio, il primo incontro nel circolo di Gallipoli presieduto dall’avv.Paola Scialpi ( responsabile cittadino DDB, nonchè responsabile regionale Pari Opportunità di DDB ) in cui interverranno anche Adriano Napoli, responsabile regionale DDB, e i componenti dell'esecutivo regionale DDBi Giuseppe Chiffi, Massimo Caggiula e Luigi Corvino

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53 commenti:

Anonimo ha detto...

Lunedi' 19 luglio, nel 18esimo anniversario della strage di Via D'Amelio .
A Palermo è stata organizzata , una da Giovane Italia e Azione universitaria una fiaccolata per commemorare la figura eroica di Paolo Borsellino. Un magistrato di grande valore che si è dedicato, con coraggio e impegno alla lotta contro la mafia. Il sacrificio di Borsellino e degli uomini della sua scorta è e resterà un momento indelebile nella nostra memoria. Per noi di 'destra' Borsellino non è stato solo un giudice coraggioso e imparziale ma un vero e proprio simbolo, emblema di senso dello Stato. Il miglior modo per onorarlo, non disperdendo, ma tramandando il suo esempio e il suo insegnamento, è quello di tenere sempre ben in vista il senso dello Stato e l'amore per la Nazione.

mimmo n.

Anonimo ha detto...

Chi di voi conosce la saga del prefetto Mori?
Voleva far pulizia e ci era quasi riuscito. Mussolini lo mando' in pensione perche' Mori aveva scoperto che troppi politici a lui molto vicini aveva no le mani sporche di malaffare.
Che berlusconi sia il miglior presidente del consiglio degli ultimi anni non vi e' dubbio. Pero' adesso dobbiamo farci tutti un esame i coscienza..

Anonimo ha detto...

Giulia Bongiorno, Santa. Subito.

Anonimo ha detto...

Per sopravvivere, il vascello fantasma del governo Berlusconi getta i corpi in mare. Sono i corpi dei feriti dagli scandali, politici o affaristici, consumati alla corte del Premier e spesso nel suo interesse, e sacrificati quando sale l’onda dell’opinione pubblica e della vergogna istituzionale. Prima Scajola, poi Brancher, oggi Cosentino. Due ministri e un sottosegretario. Il Cavaliere che se ne disfa, sommerso dal malaffare che lo circonda, è in realtà l’uomo che li ha scelti, li ha nominati, se n’è servito fino in fondo. Lo scandalo riguarda lui, e la sua responsabilità.

Per quindici anni, davanti ad ogni crisi, Berlusconi reagiva attaccando, cercando uno scontro e una forzatura, alzando la posta, in modo da creare nel fuoco dell’emergenza soluzioni prepotenti, da cui il suo comando uscisse rafforzato, non importa se abusivamente. Oggi deve rassegnarsi all’impotenza, incassando una sconfitta dopo l’altra e certificando così che gli scandali non sono difendibili.

In più, su Brancher come su Cosentino il Premier perde una partita con l’opposizione del Pd, ma soprattutto con l’antagonista interno Fini. Si scopre che anche nel mondo monolitico del berlusconismo è possibile dire no, fare discorsi di normale legalità e di ovvio rispetto istituzionale, e si può vincere politicamente, al di là dei numeri.
In questo quadro diventa ancora più grave la vergogna delle intercettazioni. È umiliante vedere un intero governo impegnato a boicottare il controllo di legalità e la libertà di informazione quando si squaderna ogni giorno di più lo scandalo P3, che riporta a “Cesare” e ai suoi interessi, con la cupola che cerca di corrompere la Consulta per il Lodo Alfano. “Cesare” a questo punto vada in Parlamento, e parli della P3 e dei suoi uomini disseminati in quel mondo parallelo, tra Stato e affari, come all’epoca della P2. Con la differenza che allora c’era l’intercapedine della politica, oggi è saltata, e quel mondo è direttamente al potere: ma oggi come allora, “comandano per rubare, rubano per comandare”.

cuorenero ha detto...

Che pena vedere i sinistri in tv a dire che hanno vinto su Berlusconi e hanno fatto dimettere Cosentino.
Che pena.....
Senza Fini non avrebbero nemmeno il fiato per aprire bocca....
parassiti politici inetti e bugiardi!

Anonimo ha detto...

Ottima iniziativa caro Napoli, un po' di buona sana politica non guasta in questo squallido scenario di politicanti ingordi e senza Dio.

Anonimo ha detto...

TREMONTI E BOSSI VOGLIONO FARMI FUORI”: ORA SILVIO CERCA UNA TREGUA CON FINI
IL PREMIER ORMAI DEFINISCE TREMONTI COME “MINISTRO DELLA LEGA”: “STA LAVORANDO PER UN PARTITO DEL NORD CON BOSSI: SONO SLEALI”… SILVIO TEME CHE IL PDL GLI SFUGGA DI MANO E CHE FINI, GRAZIE AL CENTRO-SUD, VOLI OLTRE IL 15%

Nonostante le smentite di prassi, Berlusconi e Fini forse potrebbero vedersi entro fine mese.
Il premier si sente accerchiato al suo interno dall’asse Tremonti-Bossi e dalle ormai consolidate 23 correnti interne al Pdl, e ha bisogno di una tregua con il presidente della Camera.
Segno evidente di debolezza: ieri ha ordinato ai suoi di non polemizzare con i finiani in Tv e ad Alfano di verificare sulla “legge bavaglio” la possibilità di trattare con la Bongiorno una resa onorevole.
Disposto a sacrificare la sua originaria impostazione, per non farsi impallinare in Parlamento dalle truppe dei
nfiniani che godono di sponde ormai anche tra i forzisti del Pdl.
Verdini per ora resta, ma le richieste di Fini sono pesanti: azzeramento dei vertici, ovvero via i tre coordinatori e i capogruppo parlamentari, e a breve tutti i vice devono essere esponenti finiani, per riequilibrare il governo appiattito sulla Lega. Berlusconi si rende conto che non può andare in guerra contro tutto il mondo e cerca di limitare i danni.
“Non è possibile che un presidente del Consiglio debba leggere la manovra economica solo alla fine: Giulio pensa di essere furbo, ma è solo sleale, sta cercando un accordo con Bossi e con la sinistra per prendere il mio posto” ha confidato ieri il premier a un gruppo ristretto di fedelissimi.
Secondo Silvio, Tremonti e Bossi starebbero lavorando a un “partito del Nord”, un nuovo contenitore con pochi punti programmatici: autonomia finanziaria, decentramenti dei ministeri, imposizione fiscale territoriale e autogoverno del Nord.
Bossi, che per Silvio non si sarebbe comportato bene sul caso Brancher, non vuole Casini e ha sete di potere: tutte componenti in cui il premier fiuta il pericolo.
Il Pdl è ancora forte al centro sud, ma il rischio è ora di perdere troppi voti con una immagine del partito sbilanciato a favore del Nord e con il rischio di far volare Fini a percentuali oltre il 15% nazionale.
Non è piaciuto al premier il “patto del sigaro” tra Tremonti e Bossi, i distinguo, il disimpegno leghista su Cosentino e Verdini, le cene romane di Giulio con Cota e Zaia.
Poi c’è il problema della “guerra per bande” nel Pdl, con tanti personaggi che premono per allontatare Verdini (la corrente Frattini, Gelmini, Carfagna e Prestigiacono) e prendere il suo posto.
Anche Formigoni è pronto a smarcarsi, mentre Verdini e La Russa resistono per ora in trincea, ma il loro destino è segnato.
La proroga voluta dalla Lega al pagamento delle multe delle quote latte ha sollevato poi critiche feroci nel Pdl, ritenuto ormai da molti un partito ricattato dalla Lega. Senza contare che Silvio non può neanche seriamente pensare al voto anticipato perchè Napolitano potrebbe avere altro in testa.
Una situazione che si deteriora ogni giorno di più..
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

Bene Cosentino si e’ dovuto dimettere grazie ai finiani.
Questo dimostra se non altro che il presidente della camera conta eccome.
Ciò significa che Fini è sempre e comunque corresponsabile d'ora in poi di ogni eventuale altra legge ad personam che passerà in parlamento.

Anonimo ha detto...

DDB è la parte onesta della destra
salentina e pugliese e quindi secondo me deve stare con Fini per forza.
Perchè Fini è la parte onesta della destra italiana visto che
non ho mai letto sue collusioni con organizzazioni fuori legge, visto che
conosce le regole e le rispetta applicandole, visto che
è l'unico che per il momento frena i secessionisti nordici e che si contrappone alla indegna gestione del Pdl da perte del cavaliere.



dt

ENRICO ha detto...

Vendola candidato premier contro Fini?
Io ci sto!

Vendola si è ufficialmente candidato come aspirante premier per il centrosinistra e non solo Vendola non si sente «rappresentante di una frazione di partito» ma indica anche quale sarebbe l’avversario auspicabile nella sfida del 2013.

Ha infatti dichiarato:«L'avversario, diciamo preistorico, è Berlusconi. Il più insidioso, il più feroce esponente della peggiore Europa, è Tremonti. L’avversario dei miei sogni, in un paese civile, è Gianfranco Fini».

Se non sarà Fini io , uomo di destra dall'MSI sin dal 1978 voterò VENDOLA!

Anonimo ha detto...

Il sistema politico in Italia è organizzato in modo che chi siede al Parlamento faccia quello che gli pare senza che nessuno possa mai impedirglielo.
Il malcontento è ovunque. La quasi totalità degli italiani non è per niente soddisfatta dell’operato dei nostri politici, specie quelli che si dicno di "destra".
Se in Italia si vive male, se non si arriva a fine mese è anche colpa degli elettori, che continuano a vendere il loro voto al politico di turno.
Il rapporto Politico-Cittadino non e’ basato sulla fiducia che si ha nella capacità del politico di assicurare un futuro positivo a tutti i cittadini.
Bisogna cancellare tutto ed iniziare daccapo, lasciando che al parlamento vada gente del popolo, che sa cosa significa “arrivare alla fine del mese” con uno stipendio minimo.
Tornare al proporzionale e ai collegi per essere scelti dal popolo.

Fernando

Anonimo ha detto...

Adriano, alza quella spada e usala!
Non moderare i commenti contro Congedo e Fitto.
Sennò qui non ci scriveranno più i nostri militanti ma solo i loro leccac............li

totò57 ha detto...

La destra italiana di cui fate parte e che è presente nello schieramento di centrodestra dal 2001 ha prodotto i seguenti risultati:
1)precariato nel mondo del lavoro
2)crescita zero del PIL e dell’economia in generale
3)divario sempre più allargato Nord-Sud
4)nessuna seria lotta agli sprechi e ai privilegi della casta
5)disoccupazione giovanile enorme
6)conflitto d’interessi,aumento dei doppi tripli incarichi
7)condoni fiscali
8)tensioni continue con la magistratura
9)aumento del divario tra i ricchi e il ceto medio povero
10)tagli alla sicurezza,all’istruzione,alla ricerca.

Io mi chiedo perchè un cittadino deve ancora avere fiducia in questa destra e darvi retta?

Anonimo ha detto...

ALFANO: Il PdL ha bisogno di una ristrutturazione per avere un nuovo slancio
"Il PdL ha bisogno di una ristrutturazione per avere un nuovo slancio propulsivo, ci sono nodi da sciogliere per evitare il fallimento del progetto."
" Il Pdl e’ nato su una grande intuizione che ha voluto offrire all’Italia un grande partito liberale del 40%, che ha avuto gia’ una straordinaria capacita’ di esordire con un successo nel 2008 e negli anni successivi, alle europee e alle regionali".

Adriano Napoli ha detto...

Un’ingiustizia tenere ancora fuori dalla giunta di Monteroni l’ing.Paolo Alemanno.

Come si può parlare di “merito”, di “laboratorio politico senza alchimie partitiche”…di “entusiasmo al servizio della collettività” se poi si costruisce la squadra di un governo cittadino premiando solo gli yesman?
Il sindaco Lino Guido ancora una volta non ha voluto tenere nella dovuta considerazione né i meriti, né le capacità professionali, né quelle morali e né tantomeno la volontà popolare degli elettori monteronesi.
Sarebbe stata l’occasione giusta per riparare alla gravissima ingiustizia consumata nella composizione della prima giunta, quando all’ing. Paolo Alemanno, il più votato di An in paese, preferì inserire nel governo cittadino figure politiche di scarso spessore politico e professionale che addirittura non erano state nemmeno candidate.
Oggi, invece di riparare all’errore, raddoppia e continua a scegliersi i componenti della sua seconda giunta seguendo altri criteri, creando assessorati a dir poco sconcertanti, come quello al contenzioso, e arrivando addirittura a derubricare a semplici deleghe importanti assessorati come quello dei lavori pubblici.
Paolo Alemanno è una persona perbene, un politico serio e stravotato dalla gente e un professionista capace e preparato, non inserirlo nella giunta comunale di Monteroni significa solo due cose: o non avere intelligenza politica, o non avere ( o non volere?) una coscienza amministrativa.
I Circoli “Destra di Base del Pdl”,unitamente ai propri iscritti di Monteroni, nel protestare con forza presso il coordinatore provinciale del Pdl, sen. Cosimo Gallo, manifesta la massima solidarietà all’amico e consigliere comunale Paolo Alemanno per la assoluta mancanza di sostegno politico e l’ingiusto trattamento sinora subito sia dal Pdl cittadino che dal coordinamento provinciale di cui fa parte.

Anche in questa vicenda ci sono parecchi risvolti che hanno molto a che fare con la "questione morale" del nostro Pdl.

enzo ha detto...

Fini ha fatto una marea di errori, una marea!
Ma ha avuto anche intuizioni geniali, come quella di far uscire l’ex MSI dalla palude del fascismo nostalgico e condurlo quindi verso un futuro legato alle dx europee, liberali e democratiche.
Madornale è stato l’aderire al partito del predellino!
Berlusconi era all’angolo e invece Fini gli ha ridatto nuova linfa. Probabilmente Gianfranco pensava di riuscire a prenderne il posto alla guida del PDL in tempi brevi, ma questa ipotesi gli è crollata giorno dopo giorno osservando da vicinissimo come la piovra del berlusconismo stava piano piano corrompendo tutto e tutti, ex colonelli compresi.
Ora ha un moto d’orgoglio, e io voglio e devo dargli ancora fiducia. Non abbiamo alternative…o lui o il disastro.

Anonimo ha detto...

PDL: TRE COORDINATORI ANCORA NECESSARI A NUOVO CENTRODESTRA
RAPPRESENTANO LA VITALITA' DI VALORI COMPATIBILI EX FI E AN.
PER QUELLO UNICO SERVIRA' CONGRESSO, PENSO DEBBA PROVENIRE DA DESTRA

" Il tempo per il coordinatore unico non e' ancora arrivato. Quando e' nato il pdl si e' scelta la strada dei tre coordinatori per rappresentare in maniera adeguata le due anime principali del partito, ossia Forza Italia e Alleanza nazionale. Il criterio basato sulla proporzione del 70/30%all'epoca non costituiva solo la rappresentanza numerica della consistenza dei due partiti ma la prova evidente che il Popolo della liberta' era il nuovo centrodestra italiano, dove il centro era rappresentato da Forza Italia e dai suoi alleati minori, e la destra da Alleanza nazionale. Oggi indipendentemente da chi si e' allontanato dai valori della destra perche' scimmiotta i temi della sinistra, mi pare ancora di grande attualita' la necessita' che i coordinatori siano tre, proprio perche' rappresentano la vitalita' di questi due campi di valori tra loro compatibili. Se si dovesse pensare a un coordinatore unico, concordo con Ignazio La Russa sul fatto che dovrebbe essere originario della destra, essendo Silvio Berlusconi il rappresentante piu' genuino di Forza Italia. Io mi auguro che prima o poi arrivi il momento del coordinatore unico a condizione che rappresenti i valori e i progetti che sono propri del centrodestra quale si e' venuto costituendo in Italia. Ovviamente, il passaggio per arrivare al coordinatore unico deve essere quello di un congresso, ma, prima di questo, cio' che occorre e' una storia comune, quale quella che si sta vivendo, pur con tutte le difficolta' della fase attuale. E' nelle difficolta', infatti che si forgiano i partiti politici veri. E chi insegue progetti personali, allontanandosi dalla sua storia, alla fine dimentica che nella vita si lascia il segno per la storia, la cultura e il progetto che si rappresenta, piu' che per il cinismo e la furbizia che si manifestano.

mn

Anonimo ha detto...

Bravo Adriano, tu si che sei un vero camerata.
Alctro che quelli zombie dei tundiani.
Bravo davvero


Cosimo Giuranna

Gianni Miccoli ha detto...

Ecco l’ultimo sfregio di Gianfranco Fini Sei pagine per dire che il Pdl è morto

Sul "Secolo d’Italia" il manifesto politico del presidente della Camera: azzeramento dei vertici, ritorno alle tessere, rottura dell’asse con la Lega. Un aut aut in piena regola

Parola d’ordine, «Rifondazione». Non comunista, stavolta, ma Pdl.
La corrente finiana esce allo scoperto con un vero e proprio manifesto politico che dà per morto e «senza nessun futuro» l’attuale Pdl a impronta berlusconiana, e ne invoca un nuovo e «rifondato». Come? Lo spiega appunto il manifesto pubblicato ieri dal Secolo, articolato in più punti e a più voci dai principali esponenti politici vicini al presidente della Camera. Un numero domenicale del quotidiano ex An quasi monografico, con un titolo di copertina dubitativo: «Un partito “vero”: ma ci possiamo ancora credere?». E con un leit motiv di fondo: nella tempesta giudiziaria che investe la maggioranza, Gianfranco Fini è deciso a issare la bandiera della «questione morale» e della «legalità» e a porre un aut aut al premier: nel partito, o scegli la parte che ieri Giulio Tremonti ha ribattezzato «cassetta di mele marce» oppure fai piazza pulita e scegli noi, il vero argine contro «la caduta etica» del centrodestra. Altrimenti «il malcostume che ha colpito al cuore il partito» tracimerà senza scampo.

Adriano....ma credi che Fini si legga il nostro blog?

La questione morale nel Pdl diventa un tema di politica nazionale....

...mizzica che lungimiranza!

Anonimo ha detto...

Lo sappiamo tutti che a uccidere Falcone e Borsellino, la scorta e molti altri EROI è stato lo stato: la rabbia è che ancora oggi non è stato provato e nn sono saltati fuori i nomi...
Sono ancora troppi quelli che fingono di piangere per la scomparsa di questi EROI!


Filomena81

Anonimo ha detto...

PAOLO VIVE, OLTRE L’INDIFFERENZA , LE MENZOGNE E GLI OPPORTUNISTI DI SEMPRE
A 18 ANNI DALL’OMICIDIO DI PAOLO BORSELLINO E DELLA SUA SCORTA, UNA PARTE DI PALERMO ASSISTE INDIFFERENTE, LA POLITICA NASCONDE LA VERITA’, LA LEGALITA’ E’ MESSA IN DISCUSSIONE…. PAOLO RAPPRESENTAVA LA DESTRA VERA, PULITA, CORAGGIOSA CHE NON HA PAURA DI AMARE IL PROPRIO PAESE E DI MORIRE PER DIFENDERNE I VALORI….RAPPRESENTA LA NOSTRA MEMORIA E LA NOSTRA SPERANZA DI CAMBIAMENTO

Stasera ci sarà a Palermo la fiaccolata in ricordo del diciottesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita, per mano mafiosa, Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta.
Sono certo che stasera in piazza ci saranno tanti giovani siciliani desiderosi di riscatto sociale.
La mente non può non tornare alla immensa fiaccolata che attraversò Palermo nell’estate del 1993, dopo la strage di Capaci e l’assassinio del giudice Falcone.
A guidare quella fiaccolata era Paolo Borsellino, lo sguardo triste ma determinato di chi sapeva che “era arrivato il tritolo anche per lui”, ma non intendeva disertare l’ultima battaglia: quella della legalità, del servizio alla Comunità, quella della difesa dei valori e degli ideali che avevano caratterizzato la sua vita.
Fino al sacrificio supremo.
Erano i giorni nei quali un potere occulto e criminale, dopo aver eliminato Falcone, doveva abbattere l’ultimo ostacolo a quella ignobile trattativa finalizzata a salvaguardare la vita e il potere di vecchi e nuovi referenti politici ed economici di Cosa Nostra.
Fu proprio al termine di quella straordinaria manifestazione che Paolo Borsellino prese la parola.
Un silenzio surreale sembrava avvolgerlo.
Iniziò a parlare per “ricordare Giovanni e i Giuda che lo avevano tradito”.
Paolo concluse quella magnifica “orazione civile” con parole fortissime e sprezzanti, tra gli applausi e le lacrime della folla, verso chi “aveva perduto per sempre il diritto alla parola”.
Eppure nonostante il tempo la cattura di importantissime figure mafiose che hanno avuto a che fare con le stragi di Capaci e via D'Amelio, c'è ancora chi ha appassionatamente solidarizzato con condannati per mafia o con chi resta attaccato alla poltrona nonostante i mandati di cattura per associazione camorristica. C'è ancora chi da posti di responsabilità politica, non perde occasione per attaccare la magistratura compresa quella che, irriducibilmente, cerca ancora verità e giustizia su quelle stragi e pretende di individuarne esecutori e soprattutto mandanti.
E magari stasera parteciperanno pure alla fiaccolata di Palermo.
I palermitani, al pari di tutti i cittadini italiani,sono stanchi di politici collusi, di poteri dello Stato che non cercano la verità, di opportunisti, di uomini senza fede e coerenza...
Da qualche tempo sembra che il concetto di legalità sia sparito dalla coscienza del ceto politico.
Non è certo questa la destra per cui aveva militato Paolo da giovane, piena di ideali e valori civili, di amore per il proprio Paese e di riscatto della propria terra.
Quando, come altri prima di lui, è stato abbandonato dalo Stato per loschi giochi di potere, quando ha capito che era giunto il suo momento, non ha fatto un passo indietro.
Non ha cercato scappatoie giuridiche, protezioni politiche, trasferimenti di comodo.
Quanto è distante il suo insegnamento da tanti “pezzenti della politica” nostrana, da tanti conformisti e ipocriti “sedicenti destrorsi” abituati a sfruttare tutte le occasioni per “predicare bene e razzolare male”.
Quanta poesia, forza, coerenza, determinazione negli occhi di Paolo, nel suo portamento fiero.
Mai come oggi il confine della politica è quello della legalità, mai come oggi essa rappresenta la scelta di campo per la destra futura.
Per quello che Paolo vive ancora in mezzo a noi, per noi, con noi.
Le idee , i valori, gli esempi, gli stili di vita non si possono uccidere.
Grazie Paolo.
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

adriano mio, che hai combinato?
dopo il tuo intervento il già assessore Mancarella si è arrabbiato come un dannato.......
Manco l'avessero morso 1000 tarantole.
Mo' ti sgunzaglia Congedo, la Manca e Biagio Ciardo ....e sono caz.......zi tuoi..............!!!

Anonimo ha detto...

COSA SUCCEDE NEL PDL: LE STRATEGIE DELLE CORRENTI E QUELLA DI FINI
“LIBERO” TITOLA “ATTENTI O QUI SALTA TUTTO”: SI FRONTEGGIANO NEL PDL IL CORRENTONE DEI COORDINATORI, DI SCHIFANI, ALFANO, GASPARRI E CICCHITTO E QUELLO DI FRATTINI, GELMINI, CARFAGNA, VALDUCCI…. ALLA CAMERA I PRIMI SONO 55 , I SECONDI 60: C’E’ UN ASSE TRA I SECONDI E I FINIANI?…FINI PUNTA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2012: “SONO IO CHE POSSO PORTARE VIA 30 DEPUTATI A SILVIO, NON LUI A ME”

Ora la crisi del Pdl è finita sulla prima pagina di “Libero”, a firma del direttore Belpietro che scrive:
“Dentro il Pdl, tira un’aria che non mi piace. Un clima da fine regime, con i gerarchi più vicini al capo che si danno da fare per mettersi al riparo, prima che grandini. Persino in via dell’Umiltà è tutto un sussurrare di veleni e di accuse, di prese di distanza e di voltafaccia. Il segnale più evidente di quello che sta succedendo sono il proliferare di correnti che, schierate una contro l’altra, danno vita ad un’atmosfera carica di sospetti che sta paralizzando il Pdl. E il malumore dilaga nell’opinione pubblica”.
Cerchiamo di scendere nel dettaglio: di fronte all’asse Tremonti-Bossi e quindi alla linea che sta portando allo sfascio il Pdl, il primo a prendere le distanze è stato Fini che dalla sua conta su almeno 35 deputati e 14 senatori.
Quello che Silvio non si aspettava è che sorgessero nel Pdl altre 22 correnti che in sintesi si possono poi dividere in due grossi raggruppamenti.
Il primo è quello storico: Verdini, Bondi, Cicchitto, Schifani, Quagliariello, Alfano, Brambilla, Santanchè, La Russa, Gasparri, Matteoli e tutti gli ex An che hanno preso le distanze da Fini (o meglio dire Fini da loro)
Il secondo è quello intorno alla fondazione “Liberamente”, con Frattini, l’esperto in circoli Valducci, Carfagna, Gelmini, Prestigiacomo, Miccichè, Romani.
Entrambe le correnti hanno chiesto adesioni all’interno del Pdl in Parlamento: e qui è nata la prima sorpresa.
Il correntone 55 deputati, Liberamente 60 deputati e 30 senatori.
Vi è poi una marea di parlamentari che stanno alla finestra in attesa degli eventi.
Quali differenze tra i due gruppi?
Il primo, indebolito dagli scandali, non vuole cedere il passo.
I secondi vogliono un coordinatore unico nuovo e sono già chiamati criptofiniani , in quanto farebbero gioco di sponda con Fini a favore di un ritorno alla legalità nel Pdl.
Se prevalesse questa linea però, per gli ex An sarebbe la morte politica: Fini non è tipo da perdonare.
Il presidente della Camera, dopo le vittorie su Cosentino e Brancher, con calma punterà Verdini.
Le richieste che farà a Berlusconi sono: azzeramento dei vertici del Pdl, compresi i capogruppo parlamentari, tutti fuori.
Un solo coordinatore ( di suo gradimento) e un vice finiano.
Fuori pure Matteoli dalle infrastrutture e dal governo..
Tutti i vice capigruppo dovranno essere finiani.
Se Silvio dirà di no (su pressione del correntone) , nessun problema: un altro anno di strategia di logoramento e poi elezioni nel 2012.
Tremonti e Bossi, d’intesa con Berlusconi, potrebbero forzare con la richiesta di elezioni nel 2011?
Fini non ha dubbi: “Silvio al massimo mi porta via 5 deputati, io gliene porto via almeno 30: di fronte a un governo isitituzionale, ci sarà la coda di deputatii del Pdl alla mia porta, pronti a difendere la loro presenza in Parlamento”.
Se qualcuno pensava a Casini come sostituto dei finiani, basti sapere che Casini avrebbe detto sì alle offerte di Berlusconi ma ha posto una sola condizione: che nell’intesa ci fosse anche Fini.
Inutile dire come Silvio abbia preso questa proposta....
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

La degenarazione politica di oggi è una diretta conseguenza di quella interiore dell'Uomo. Noi cinquantenni abbiamo vissuto stagioni di grandi rivoluzioni ideali, di anima e di cuore. Abbbiamo le mani ancora sporche di colla dei manifesti e qualche cicatrice.Oggi il fango della materialità e dell'edonismo fine a se stesso sommerge ogni cosa. Il riscatto politico o passa attraverso una rivoluzione delle anime e delle coscienze o non ci sarà mai. Occorre una grande figura di "rivoluzionario ideale" che parli al cuore della gente. Di politici parolai abbiamo piene le scatole.
forza Adriano!

sirio ha detto...

Credo che sia stato raggiunto un accordo "passabile" sul DDL intercettazioni, però Fini non deve indietreggiare sul fronte della legalità. Con molto rammarico devo dire che sono rimasti in pochi nella PDL a battersi per il sopracitato tema. Colgo l'occassione per esprimere il mio profondo rammarico per le posizioni "iper garantiste "di parecchi ex AN , una volta eravamo il partito della legalità ora sembriamo quello dell'impunità.
Dopo molto tempo ho rivisto insieme Fini ed Alemanno, spero vivamente in una loro unione in caso di divisione da Berlusconi. Serve con urgenza la (ri)costituzione di un vero partito di Destra.

Anonimo ha detto...

Fini: sta facendo ne piu ne meno l’utile idiota all’antiberlusconismo.
Eppure il Sindaco Alemanno lo ha avvisato che queste forme di ammirazione e di giubilo che gli giungono dai sinistrati carichi di Odio verso il governo e Berlusconi, un giorno quanto non gli sarà piu utile lo molleranno al primo angolo buio.
Fini è spinto da una folle ambizione di essere qualcuno da quando ha cambiato signora.
Lasciamo stare il pensiero politico,che chi l’indovina è bravo.

Anonimo ha detto...

Bisogna rilanciare il pdl come partito della legalità

Anonimo ha detto...

Fini: "Intransigenti sulla questione morale e servono passi avanti sulle riforme"

Individuare la questione morale che riguarda la politica italiana ed essere intransigenti su questo tema. Durante la cerimonia del Ventaglio alla Camera (conferimento del riconoscimento alle prime tre cariche dello Stato da parte dei giornalisti parlamentari) il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel ribadire la necessità di prendere posizione sull'etica del comportamento pubblico. "Spero che alla ripresa dei lavori autunnali le riforme tornino ad essere un tema centrale del dibattito perché farle significa rendere ancora più efficace la democrazia" ha aggiunto Fini, "se è vero che uno non è colpevole fino a quando la sua sentenza non è passata in giudicato, non si può giustificare ciò che giustificabile non è".

Adriano, ma secondo te... Fini legge il blog di destra di base?

ARAGON ha detto...

VOGLIO L'ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E DI TUTTI I PARLAMENTARI!!! CHE IL POPOLO RITORNI AD ESSERE TALE E NON SUDDITO DELLE SEGRETERIE E DEI GIOCHI DI POTERE!!!! MANDIAMO A CASA CHI E' INCAPACE E RUBA E CHE I POLITICI ABBIANO RESPONSABILITA' DAVANTI AGLI ELETTORI E NON AI LORO CAPI BASTONE...

DESTRA DI BASE SI MOBILITI!

Anonimo ha detto...

BELPIETRO:”CI TOCCHERA’ MORIRE FINIANI”…LA DESTRA AVANZA, FINI AL 12% : GIA’ RECUPERATI I VOTI DI AN
IL SONDAGGIO DI CRESPI MOSTRA UN AUMENTO DI UN “PARTITO DI FINI” DEL 2% IN UNA SOLA SETTIMANA…BELPIETRO: “INUTILE GIRARCI INTORNO: SULLE INTERCETTAZIONI HA VINTO FINI, ORMAI E’ IN GRADO DI MODIFICARE OGNI PROVVEDIMENTO DEL GOVERNO”…
Il clima che si respira nel centrodestra, dopo le modifiche apportate alla “legge bavaglio” sulle intercettazioni, è simboleggiato non solo dalla delusione manifesta del premier, ma anche da quanto scrive stamane su “Libero” il direttore Maurizio Belpietro: “Inutile girarci intorno: ha vinto Fini. Al di là del naufragio della legge, appare evidente che d’ora in poi la corrente che fa capo all’ex presidente di An è in grado di fermare o modificare ogni provvedimento del governo: tutte le ritorsioni minacciate contro i finiani si sono rivelate cartucce con le polveri bagnate. Se Berlusconi non fa qualcosa in fretta siamo spacciati, Ci tocca morire finiani”.
Per la prima volta ieri Berlusconi ha certificato la sua sconfitta su un tema che gli stava a cuore, ribadendo la sua ossessione: “non si può stare al telefono senza il timore di essere intercettati”.
Poco importa che in Italia gli intercettati siano solo 6.000, l’unica cosa che gli interessa è non essere intercettato lui.
Non ha compreso che basterebbe evitare di fare pressioni al telefono su esponenti di Agcom o parlare con procacciatori di escort, per evitare conseguenze sgradevoli.
Ha voluto insistere su una legge invisa alla maggioranza degli elettori di centrodestra che avrebbe limitato la libertà di stampa e di indagine, spacciandola per “riforma della giustizia” e ora ne paga le conseguenze, insieme al suo entourage di miracolati di corte.
La retromarcia di ieri è una vittoria di Fini, ma ha trovato ampi consensi anche tra la corrente pidiellina di Liberamente che esulta per la brutta figura dei coordinatori.
I più preoccupati sono ora gli ex An Gasparri e La Russa: avevano garantito al premier che avrebbero isolato Fini, ora si ritrovano con le truppe in subbuglio, pronte a disertare.
Per dirla alla Belpietro, “Fini guadagna punti tra i peones del Parlamento”: ci sono molti ex An infatti che, di fronte alla escalation di Fini, stanno meditando se non sia il caso di “rientrare” nelle file finiane.
L’equidistanza di Alemanno è già un segnale indicativo.
Ma nello stesso giorno delle modifiche della legge bavaglio, per i finiani ecco un’altra bella notizia.
Dall’osservatorio di Crespi Ricerche emerge un aggiornamento del sondaggio sull’eventuale “partito di Fini” che guadagna 2 punti in una settimana e tocca quota 12%, in pratica la vecchia percentuale di An prima della fusione nel Pdl.
Il che vorrebbe dire per Fini una base di partenza neppure scalfita, pur avendo contro il 75% dei notabili e tutti gli ex colonnelli di An.
Ovviamente se ci fosse un “partito di Fini”, il suo 12% andrebbe a sottrarre voti a qualcuno, oltre che pescare tra l’esercito di chi non va più a votare.
E a chi ieri in Parlamento si chiedeva “cosa si inventerà ora Fini?”, emerge già tra i finiani la trincea della prossima battaglia: il caso Verdini e il congresso del Pdl a breve.
E visto le premesse, sarà difficile che il triumvirato dei coordinatori giunga a “mangiare il panettone” a Natale.
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

CAOS MAGGIORANZA.
Montecitorio approva due emendamenti del Pd al decreto legge sulla proroga delle missioni militari all’estero. Nervosismo nella maggioranza, che chiede la sospensione dei lavori: negata. Franceschini esulta. Poi via libera al dl. Poi maggioranza battuta in commissione sulle quote latte, il Carroccio in polemica non vota.
CHE SIA L'INIZIO....DELLA FINE?

rufio ha detto...

Sulla questione morale nella politica non si puo' che essere d'accordo con voi.
Sono contento che anche Fini abbia compreso e si sia convertito a quete tesi.
Nel contempo mi chiedo dov'era Fini quando sono state approvate le cosiddette leggi vergogna per favorire l'impunita' dell'attuale presidente del consiglio e le sue aziende (depenalizzazione del falso in bilancio, legge cirielli, legge sulle rogatorie, etc...). Sarebbe onesto da parte di Fini affermare che in passato ha sbagliato tantissimo ad appoggiare le sopra menzionate leggi.
Un plauso grande e sincero a tutti voi di DESTRA DI BASE.

Anonimo ha detto...

Pubblichiamo uno dei passaggi della testimonianza del figlio del giudice Paolo Borsellino che chiude il libro “Era d’estate”, curato dai giornalisti Roberto Puglisi e Alessandra Turrisi- Pietro Vittorietti editore

Non vidi mio padre, o meglio i suoi “resti”, perché quando giunsi in via D’Amelio fui riconosciuto dall’allora presidente della Corte d’Appello, il dottor Carmelo Conti, che volle condurmi presso il centro di Medicina legale dove poco dopo fui raggiunto da mia madre e dalla mia nonna paterna. Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre; a differenza di quello che si può pensare mia sorella ha tratto una grande forza da quell’ultima immagine del padre, è come se si fossero voluti salutare un’ultima volta.

di Manfredi Borsellino

Anonimo ha detto...

se la priorità è la questione morale per fini allora cominci a cacciare bocchino che di morale non ne tiene e lui renda alla rai i soldi che la suocera il cognato e la tellina hanno preso solo perchè ello è presidente della camera.
moralista del menga

Anonimo ha detto...

DICIOTTO ANNI DI DEPISTAGGI: “SI STANNO APRENDO SQUARCI DI VERITA” SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO
LA VERSIONE DEL PENTITO SCARANTINO STA CROLLANDO, QUELLA DI SPATUZZA TROVA RISCONTRI, MA GLI VIENE NEGATA LA PROTEZIONE… BORSELLINO SI OPPONEVA ALLA TRATTATIVA TRA STATO E MAFIA: PER QUESTO E’ STATO ELIMINATO?…CHE CI FACEVA UN UOMO DEL SISDE NEL GARAGE IN CUI SI STAVA PREPARANDO L’ATTENTATO A BORSELLINO?

I magistrati di Caltanissetta non hanno dubbi: nonostante i depistaggi, le amnesie istituzionali, le false prove e i falsi pentiti, la verità sulla strage di via D’Amelio è vicina.
I magistrati Nico Gozzo e Sergio Lari sono stati ascoltati dalla Commissione nazionale Antimafia e l’audizione è stata secretata.
Secondo il finiano Fabio Granata non è esatto dire che i magistrati abbiamo sostenuto di “essere a un passo dalla verità“, come riportato da alcune agenzie, ma esattamente che “si stanno aprendo squarci di verità“.
Non un terremoto a breve,quindi, ma prove, riscontri, testimonianze che porteranno a riscrivere una delle pagine più oscure della storia della nostra Repubblica, fino a sostenere che “la politica potrebbe non reggerne il peso”.
Di “clamorose sviste investigative”, costate 11 ergastoli a imputati probabilmente innocenti, ha parlato il magistrato Lari che ha chiesto alla Procura la revisione del processo.
La testimonianza circostanziata di Gaspare Spatuzza ha mandato in frantumi tre processi e ha smontato la ricostruzione del pentito Vincenzo Scarantino, autore del depistaggio.
Ma al pentito Spatuzza è stata”stranamente” negata l’ammissione al programma di protezione, solo perchè avrebbe fatto rivelazioni oltre i 18 mesi concessi dalla legge.
Spatuzza aveva avuto il merito di rovesciare le dichiarazioni di Scarantino che aveva sostenuto di aver rubato lui l’auto poi utilizzata per l’attentato a Borsellino, tesi ora definita “assolutamente infondata”.
Le dichiarazioni di Spatuzza sono precise e ricche di riscontri e stanno completamente ridisegnando gli scenari delle stragi.
Dalle carte investigative di allora emerge che a Scarantino furono attribuite dichiarazioni che non aveva mai fatto o che aveva fatto in forma diversa. Qual’era l’obiettivo di questo depistaggio?
Chi si voleva coprire?
Come è stato possibile chiudere rapidamente un’inchiesta basata su elementi investigativi inventati di sana pianta?
Spatuzza sostiene di aver visto nel garage in cui si stava preparando l’autobomba di via D’Amelio l’ex funzionario del Sisde Lorenzo Narracci: a che titolo era lì?
La presenza di uomini dei servizi introduce un altro elemento che collega il depistaggio con la trattativa avviata dallo Stato con Cosa Nostra, attraverso la mediazione di Vito Ciancimino, personaggio che frequentava sia Bernardo Provenzano che il capo dei Ros, il gen. Mario Mori.
Borsellino aveva intuito che era in atto una trattativa tra Stato e mafia e si era opposto in modo intransigente: per questo sarebbe stata organizzata la sua eliminazione, dopo l’uccisione di Giovanni Falcone.
Ormai rappresentava non solo un ostacolo, ma probabilmente un pericolo.
Vi è poi un altro aspetto: dato che Spatuzza aveva tirato in ballo Dell’Utri e Berlusconi, il governo tende automaticamente a screditarlo e isolarlo.
Il finiano Fabio Granata, vicepresidente della Commissione antimafia, ritiene che la versione del pentito “sia solida e credibile”, nonché ricca di riscontri.
La verità sulla srage di via D’Amelio deve ancora essere scritta, ma almeno sappiamo che quella propinataci per 18 anni è stata un vergognoso depistaggio dei servizi.
Che quanto poi siano “deviati” e quanto invece perfettamente rispondenti e funzionali agli imput del potere politico è tutto da dimostrare.
Fino al punto di eliminare, d’intesa con la mafia, un giudice onesto e intransigente come Paolo Borsellino?
Speriamo di saperlo presto
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

Vuoi vedere che adesso si scopre che i mandanti erano alcuni politici della ex DC e un ex Socialista e che gli esecutori materiali erano i nostri servizi segreti militari, con l'aiuto della CIA?
Vuoi vedere che il patto mafia-servizi deviati prevedeva un salvacondotto alla mafia Siculo Americana per la droga che veniva spedita dagli Stati Uniti?
Purtroppo la politica ha i peli sullo stomaco, digerisce tutto e purtroppo, e questo è il peggio, il popolo italiano dimentica presto, e se ricorda non è che poi gliene freghi molto.
Altro che questione morale....
il diluvio ci vorrebbe!

Anonimo ha detto...

ARIA NUOVA, A SETTEMBRE SALTA ANCHE VERDINI: SONO 50 I DEPUTATI PRONTI A SFIDUCIARLO
PER IL COORDINATORE DEL PDL SI ATTENDE LA RICHIESTA DEI PM ALLA CAMERA PER L’USO DEI NASTRI DELLE INTERCETTAZIONI: CON IL VOTO SEGRETO IN AULA E’ CERTO NON SOLO IL VOTO CONTRARIO DEI FINIANI, MA ANCHE DI QUALCHE FORZISTA … ANCHE COSENTINO PERDERA’ LA CARICA DI COORDINATORE CAMPANO

Nel caso di Brancher e Cosentino è bastata la minaccia dei finiani di votare con l’opposizione a provocare le loro dimissioni.
Ora la vicenda P3 ha messo sotto la luce dei riflettori altre due personalità: il sottosegretario Caliendo, per ora non indagato, e il coordinatore del Pdl, Denis Verdini che invece indagato lo è.
Per il primo si attende di conoscerne il destino giudiziario, ma i finiani sono pronti, nel caso la magistratura prendesse iniziative contro di lui, a chiedergli un passo indietro.
Per Verdini e Cosentino a Montecitorio si aspetta invece la richiesta dei pm per l’uso dei nastri delle intercettazioni.
Anche sulla base di quanto emergerà nei dialoghi, il loro destino sarebbe segnato.
Il premier ha già un mente di sostituire Cosentino nella sua carica di coordinatore della Campania, subito dopo l’estate, ma sarebbe intenzionato a difendere Verdini.
Fino a che punto?
La soluzione sarà arrivare a un coordinatore unico, come chiede la componente di “Liberamente”, in modo da poter dire che non ha ceduto alle pressioni dei finiani e che Verdini non è stato esautorato, ma si è passati da un triumvirato a un responsabile unico.
Il problema è chi fare coordinatore: i nodi sono ancora da sciogliere in tal senso.
Il fatto è che Verdini non gode di simpatie neanche all’interno del Pdl: se arrivasse la richiesta dei magistrati, Verdini può salvarsi nella Giunta per le autorizzazioni a procedere dove vige il voto palese, ma difficilmente supererebbe il voto segreto in Aula alla Camera.
Sarebbero pronti infatti a votare a favore dell’utilizzo delle intercettazioni non solo la trentina di finiani doc, ma almeno altri 25-30 ex forzisti e qualche leghista.
Ma se i franchi tiratori arrivassero a quota 50-60 per Berlusconi sarebbe una tragedia perchè non potrebbe in quel caso neanche scaricare la colpa sui finiani, ma finirebbe azzoppato dai suoi.
Costretto ad ammettere che nel Pdl non seguono più le sue indicazione.
E’ tutto rinviato a settembre, ma l’aria che tira per Verdini è pessima: a far da sponda ai finiani, ci sono gli esponenti di Liberamente (Frattini, Gelmini, Prestigiacomo e Carfagna) che chiedono insistentemente un coordinatore unico, modo elegante per pensionare non solo Verdini, ma anche Bondi e La Russa.
Per un gruppo che conta 60 aderenti alla Camera, dirottarne un terzo contro Verdini nella votazione segreta sarebbe un gioco da ragazzi.
Berlusconi non può permettersi una sconfessione di tali dimensioni, per questo anche il destino di Verdini è segnato
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

Barbara Berlusconi si laurea: don Verzè le offre la cattedra e umilia i laureati italiani

I poveri ricercatori italiani che non hanno spinte e raccomandazioni sufficienti a raggiungere una cattedra, ai poveri studenti che s’illudono un giorno di poter insegnare, Don Verzè ha mollato uno sganassone di quelli che ricorderanno a lungo.

Nell’occasione della laurea di una delle figlie di Berlusconi, l’anziano sacerdote e rettore le ha proposto al volo di diventare docente di una novella Facoltà d’Economia. La giovane berluschina però non è esattamente un luminare e nemmeno vanta pubblicazioni o lavori tali da farla svettare sugli altri studenti, rispetto ai quali è addirittura arrivata lunga al conseguimento della laurea triennale in filosofia.
Così, mentre milioni di studenti italiani impazziscono di fronte al muro gerontocratico e ai tagli sempre più profondi e mortali all’istruzione, il rettore beneficato da cotanto babbo offre una docenza alla sua pargola fresca di diploma triennale e in altre faccende affacendata (due figli, impegni nelle aziende del padre e in associazioni di pessimo gusto con altri rmpolli), tanto da lasciare perplessa lei per prima.

Si è inalberata solo una docente finora, che ha scritto una lettera al prete-rettore spiegando quanto sia umiliante per tutti (docenti e studenti) una tale e servile sfacciataggine, una docente con la quale c’è da essere solidali perché, visti i tempi, il suo posto di lavoro alle dipendenze di Don Verzè traballa e il rischio di finire nella lista di proscrizione dove si allineano i nemici del capo (chiunque non lo lecchi con foga sufficiente) e non trovare altre occupazioni accademiche è reale e attuale...


funiculà

Anonimo ha detto...

DDL ANTI-CORRUZIONE: NANIA: INSERIRE NORMA INCANDIDABILITA' CORROTTI

Condivido chi sostiene che occorre un codice etico dentro i partiti. Lo sostengo da sempre, se si crede alla politica come passione e come servizio. Un codice etico servirebbe a mettere fuori causa tutti coloro che pensano alla politica come una strada per l'arricchimento illecito o per l'arricchimento facile. Nel caso dell'arricchimento illecito il politico intasca le tangenti direttamente, nel caso dell'arricchimento facile utilizza altri, spesso dei soci, i più arroganti e cinici la moglie, i figli o qualche parente stretto, tramite i quali sfruttare la propria influenza per stipulare convenzioni, ottenere commesse, concludere affari, in ogni caso attingere a risorse pubbliche utilizzando corsie preferenziali e turbando la concorrenza per avvantaggiarsi rispetto a chiunque altro. La politica deve fare a meno sia dei politici che perseguono l'arricchimento illecito, sia di chi la considera la via per l'arricchimento facile. Basterebbe un codice siffatto e una norma di legge nel ddl anti-corruzione che ne preveda l'incandidabilità e in ogni caso la decadenza per liberare la politica da tanti personaggi che predicano bene e razzolano male. Il PdL dovrebbe per primo affrontare questo problema e si libererebbe di tanti problemi, esaltando quell'etica del fare così fortemente sostenuta e voluta dal Presidente Silvio Berlusconi.

Sen.Mimmo Nanìa
(vicepresidente del senato)

Anonimo ha detto...

a lecce annu fattu la giunta.
13 giuda
vergogna!

Anonimo ha detto...

Ha ragione Salvemini.
“Se si decide (giustamente) di rimproverare al sindaco lo spreco di risorse pubbliche legato alla composizione di un esecutivo inutilmente numeroso per le necessità di una città come Lecce, è sorprendente che lo si faccia insieme a uomini e donne di Io Sud politicamente corresponsabili della situazione di pre-dissesto nella quale si trova oggi la città di Lecce”.

parole sante, carlettu miu, parole sante!

Anonimo ha detto...

Quote latte e defiscalizzazione contributi agricoli

In spregio ad ogni appello all’equità e alla tutela dei diritti delle persone
oneste, la Commissione Bilancio del Senato ha approvato, con un solo voto di scarto, l’emendamento alla manovra che dispone una sospensione fino al 31 dicembre del pagamento della rata delle multe sulle quote latte per i
>produttori che hanno aderito alle rateizzazioni.
Tutto ciò nonostante il parere negativo del ministro Galan e del Pdl che poi in commissione ha dovuto appoggiarlo per imput dall’alto.
Una delle pagine più vergognose della storia repubblicana, in cui Tremonti e Bossi hanno protetto dei mascalzoni che hanno fatto i furbi.
Ciò è costato in questi anni allo Stato italiano 4 miliardi di multe già pagate alla Ue, mentre sono stati incassati appena 320.000 euro.
In pratica il governo ha perso 3,7 miliardi che avrebbe potuto ora
impiegare diversamente.
Anche il premier ha dato ragione alla tesi di Galan, ma è ormai noto che
quando la Lega ricatta, Silvio scatta sugli attenti.
Ora arriverà una sonora multa dalla Ue, nell’ordine si vocifera di 1 miliardo di euro, tanto paga il contribuente italiano.
Vi sembrerà strano, ma tutto ciò è avvenuto, grazie ad un emendamento
presentato dal Senatore pugliese del PDL Azzolini.
Paradossalmente quindi, mentre al Nord gli allevatori vendono e stravendono il loro latte, traendone profitto, alla faccia delle quote latte, con la
complicità di uomini politici del nostro territorio, al Sud le aziende agricole sono al collasso per la mancata vendita dei propri prodotti e per la ormai
straziante situazioni dovuta ai contributi agricoli unificati pregressi (ex SCAU), per i quali, ad oggi, il Governo non riesce a trovare soluzioni.
Sono ormai migliaia le aziende pignorate da Equitalia e centinaia quelle già vendute all'asta.
A questo si aggiunge poi la totale indifferenza del Governo che nella nuova finanziaria non prevede nessun provedimento di defiscalizzazione contributiva
per le aziende agricole,che porterebbe il costo dei contributi su standard europei e quindi non favorirebbe in nessuno caso le aziende italiane, a
differenza di ciò che accade con le quote latte.
Ci auspichiamo che tutti i Parlamentari Jonici e Puglisi, si adoperino affinchè in finanziaria venga prorogata la defiscalizzazione contributiva
valida fino al 30 Luglio.
Se ciò non accadesse,si sancirebbe la sicura morte di centinaia di aziende agricole con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.
Inoltre ci auguriamo, per quanto riguarda le quote latte, che -poiché l’applicazione della nuova disposizione è subordinata alla compatibilità comunitaria - che la Commissione europea ne sancisca l’illegittimità.
Con buona pace dei taroccatori e dei loro protettori: in una situazione analoga, a un cittadino normale avrebbero pignorato anche la ruota della bicicletta.

Rocco Carmignano
Coordinatore Provinciale di Destra di Base.
TARANTO

Anonimo ha detto...

Critico e confuso nell’assistere alle ultime esternazioni dei vertici del mio partito in occasione della manifestazione nei pressi di palazzo Carafa.Premesso che comprendo e forse condivido, in una comunanza di intenti, la presenza di tutte le forze di opposizione in una sorta di trincea anti perroniana e nel complesso antiPDL.E’ fo...rse opportuno però far comprendere alla base, le ragioni di scelte politiche, il più delle volte obbligate, ma per questo non meritevoli di esplicitazioni.Non ho assolutamente nulla nei confronti del sen. Maritati, anzi, però è singolare questa vicinanza, nello stesso”salotto”, con la sen. Poli Bortone La politica che in questo periodo avevamo diffuso tra i nostri elettori è stata una sorta di equidistanza tra i due classici poli e tutto ciò provoca invece confusione e richiesta di riflessioni anche perché è bene metabolizzare e far capire a chi ci segue che si è potenzialmente alleati a chi accomuna Falcone e Borsellino a Giuliani (Carlo).Il mio pensiero e la mia sollecitazione è che ci sia sempre profonda riflessione nell’operato e nelle scelte considerando fondamentale l’origine del nostro movimento.Spero che la nostra Leader continui a dimostrare lucidità e lungimiranza come sempre perchè non vorrei che qualcuno la stia spingendo per ragioni, fini ed interessi personali verso una potenziale, anche se vogliamo, legittima alleanza, in una sorta di abbraccio, allo stato attuale, prematuro.Fedeli a Lei…. ma solo a Lei.

Pierenzo Indirli

Anonimo ha detto...

A GRANATA RADDOPPIANO LA SCORTA, MA I CECCHINI SONO NEL PDL
LA MAFIA MINACCIA FABIO PER LA SUA DENUNCIA CIVILE CONTRO LA CRIMINALITA’ E LE COLLUSIONI CON IL POTERE POLITICO, MA NEL PDL I QUAQUARAQUA’ SI PREPARANO PER L’ESECUZIONE A CURA PROBIVIRI…

Qualcuno non ha digerito il fatto che Fabio Granata, deputato finiano siciliano e vicepresidente della Commissione antimafia, sia riuscito a ottenere sostanziali modifiche al decreto contro le intercettazioni, inizialmente proposto dal governo, ristabilendo norme a tutela dell’azione dei magistrati antimafia.
Qualcuno non perdona a Fabio di aver sostenuto che “all’interno del governo, alcuni atteggiamenti hanno oggettivamente ostacolato l’attività della magistratura”.
E come in un film già visto, ecco convergere due operazioni stranamente coincidenti: da un lato in Sicilia qualche “avvertimento” ha portato a dover raddoppiare in questi giorni la scorta a Granata, circostanza non resa pubblica, dall’altro si leva a Roma, nel Pdl, un concerto di voci coordinate tra loro contro il giovane deputato siciliano all’insegna della presunta pidiellina indignazione per aver sostenuto fatti peraltro noti a tutti.
Ecco La Russa, uno dei tre coordinatori nazionali, intimargli: “Chieda scusa oppure lasci il partito”.
Ma Fabio non sta zitto e replica.
“Non ho davvero nulla di cui scusarmi - dice - perché le verità che ho detto sono oggettive e sostenibili in qualsiasi sede, anche in quella (se esiste) dei probiviri del Pdl, dove La Russa e gli ex amici di An potranno chiedere con forza la mia espulsione e ribadire la loro fraterna solidarietà a Verdini e Cosentino”.
Poi, nel merito, aggiunge: “La Russa continua a strumentalizzare affermazioni serie ed equilibrate da me portate avanti nel contesto della Commissione Antimafia e che erano riferite all’inopinata negazione da parte della Commissione ministeriale presieduta da Alfredo Mantovano del regime di protezione per Spatuzza, considerato attendibile da ben tre Procure sulla questione delle stragi del ‘92″.
E ancora: “Visto che La Russa mi chiede spiegazioni sulle mie affermazioni gli dico anche che io mi riferivo alle decine di esternazioni contro le Procure di Caltanissetta e Palermo, colpevoli di cercare irriducibilmente la verità sulle stragi. E, per avere i nomi, La Russa può semplicemente consultare le agenzie di stampa degli ultimi due mesi”.
E’ evidente che si cerca di colpire Granata per colpire Fini, ma di questo parleremo in altro articolo, restiamo nel merito: per quale motivo Granata dovrebbe essere deferito ai probiviri?
Tutto quanto ha sostenuto Granata è provato da dichiarazioni e atti parlamentari: dalla mancata protezione a Spatuzza, nonostante lo richiedessero tre procure, ai tentativi di porre dei limiti all’operato delle procure in tema di intercettazioni, dai falsi dossier contro Caldoro alle accuse di associazione a delinquere e associazione segreta a Verdini, da quelle di collusioni mafiose a Cosentino alle dichiarazioni contro i imagistrati antimafia da parte di esponenti del Pdl.
Nel Pdl si persegue chi difende la legalità, non chi giudica Mangano un eroe e si porta sulle spalle una condanna in appello a 7 anni per reati connessi alla mafia.
Altro che deferimento al collegio dei probiviri, nel Pdl occorrerebbero degli uomini probi.
Questo chiede l’elettorato di centrodestra, non i cecchini sui tetti pronti a fare di Granata un “morto che cammina”.
Perchè quando si persegue il tentativo di fare terra bruciata intorno a un esponente politico della cultura antimafia, la storia ci insegna quale è stato il passo successivo.
E pensare che una volta la difesa della legalità era patrimonio comune della destra.
A cominciare dalle indimenticabili battaglie di Beppe Niccolai: altri uomini, altra statura morale, altri valori.
w destra di base

Anonimo ha detto...

L’etica aristotelica era un’etica teleologica,un’etica del fine,ove il fine era la felicità come realizzazione della pienezza umana.
Da sempre,i valori morali hanno avuto per l’uomo un ruolo propulsivo, infatti nella scelta del campo di indagine scientifico da approfondire,ci si lascia spesso guidare da motivazioni di valore. Oggi la questione morale nella politica è relegata ad argomento di basso profilo così “scomodo” che il solo parlarne potrebbe costare il deferimento ai probiviri del partito e l’esercizio di un’azione disciplinare nei confronti del vicepresidente della Commissione Antimafia Fabio Granata,”colpevole” di fare della questione morale e della legalità un imprescindibile punto di partenza per la rinascita della politica in un Paese in cui la stessa Corte dei Conti ha stimato in 60 miliardi di euro la tassa “occulta” pagata dagli italiani a causa della corruzione.
La sensazione percepita è che la bilancia ideale che permetteva di “tarare” i comportamenti umani e di assegnare ad essi lo status di moralmente lecito o quello di moralmente riprovevole,si è rotta per sempre. Un segnale è rappresentato dal fatto che il comportamento più ricorrente dell’uomo politico coinvolto in sordide vicende giudiziarie è per lo più lo schiamazzare volgare contro il terzo potere dello Stato,piuttosto che dignitosamente difendersi nelle opportune sedi giudiziarie .
In questa direzione , se desta impressione l’accanimento ostinato con cui il premier continua ad affermare pubblicamente che una vera questione morale nel Pdl non esiste e che non c’è nulla da riorganizzare nel partito per quanto riguarda l’onestà, non si può e non si deve lasciar passare sotto silenzio l’ultimo monito del Presidente Napolitano contro le squallide consorterie di un Sistema P3 radicato come un cancro che non si è saputo o voluto curare per tempo.
Eppure,in questi ultimi giorni il Presidente Fini ha evidenziato, ancora una volta,la necessità di evitare la contrapposizione tra garantismo e legalità e pertanto in nome di un garantismo esasperato non è possibile piegare il senso stesso della legalità fino a giustificare ciò che giustificabile non è. Egli afferma :”L’etica del comportamento pubblico è una precondizione per non far perdere la fiducia nella politica da parte della società civile”.
Per dirla con Max Weber l’uomo politico deve rispondere delle conseguenze prevedibili delle proprie azioni che avranno un peso sulla vita dei propri simili e dunque la minaccia di provvedimenti disciplinari nei confronti di un politico e di uomo perbene come Fabio Granata è azione politica che avrà un peso non indifferente,perché rappresenta l’emblema di un degrado morale senza fondo,all’interno del quale ben si colloca la squallida vicenda del dossieraggio Caldoro, e perchè apre una frattura sempre più profonda ed incolmabile tra la politica della solidarietà a Verdini e a Cosentino e quella che reclama trasparenza nella gestione della cosa pubblica e riforme urgenti per il Paese.


dal sito generazione italia

Adriano Napoli ha detto...

SOLIDARIETA' A MANTOVANO...?
SI'...MA ANCHE AI FINIANI.

La «Questione Morale» infiamma il Pdl ed è scontroanche tra i finiani e i berlusconiani, scontro duro e aperto a tutte le soluzioni, anche quelle più estreme. E in questo scenario da» resa dei conti» è capitato anche che un finiano doc, come l’on. Fabio Granata abbia lanciato un duro attacco contro il nostro sottosegretario agli Interni, on. Alfredo Mantovano.
Granata ha rimproverato Mantovano di essere stato troppo fiscale in Commissione Antimafia e non aver concesso il «programma di protezione» ad un importante pentito, tale Gaspare Spatuzza, che con le sue rivelazioni ha sensibilmente contribuito a fare luce su oscure e importanti stragi di mafia, tra cui quella in cui morì il giudice Borsellino.
Alle accuse di Granata, si è ovviamente levato un coro di solidarietà a Mantovano, a partire dal coordinatore nazionale del Pdl Ignazio La Russa fino ai nostri Congedo, Manca, Ripa, Ciardo e via dicendo..Tutti a difendere la figura politica ed istituzionale e morale del sottosegretario.
Anche noi diamo atto al nostro sottosegretario, ci mancherebbe altro, di queste sue incontestabili doti , però, crediamo anche che non sia opportuno, e nemmeno intelligente, limitarci a questo, perché non faremmo né un favore a Mantovano e né un favore al Pdl che non può permettersi il lusso di passare per un partito che ha posizioni diverse e distoniche su temi fonda-mentali della nostra società, come la giustizia e la legalità.
Quindi tenendo conto che la professionalità e la moralità di Mantovano non si discute e tenendo anche conto che la legge prevede che solo i pentiti che parlano entro 180 giorni hanno diritto all’inserimento nel programma di protezione dello Stato (e il pentito Spatuzza ci ha messo un anno per riprendere a collaborare), non dobbiamo ignorare o sottovalutare anche un’altro aspetto altrettanto importante.
Cioè che combattere la mafia è un compito arduo e molto pericoloso, e la burocrazia, specie se finisce per lasciare senza tutela chi collabora a questa nobile battaglia, può e deve essere messa in secondo piano, così come avviene coi Servizi Segreti che non sempre seguono alla lettera il codice penale, altrimenti qualche volta si rischia, anche involontariamente, di favorire le attività criminali e di limitare, se non addirittura compromettere, il già difficile lavoro della Magistratura e delle nostre Forze dell’Ordine.
Non è stata forse la «burocrazia» a isolare e mandare allo sbaraglio tanti eroi dell’Antimafia, così come Borsellino?
Siamo tutti convinti che sia l’on.Granata e sia Mantovano sono entrambi certamente dalla parte dello Stato e sono entrambi totalmente impegnati a vari livelli contro di essa.
Per questo noi di Destra di Base li invitiamo trovare una sintesi e, assieme e tutti i vertici locali e nazionali del Pdl, ad affrontare quanto prima e in modo serio e costruttivo il tema della «questione morale» in politica e nelle istituzioni.
E’ urgente e necessario farlo, sia nell’interesse del Pdl, sia nell’interesse della qualità del dibattito politico nazionale e soprattutto per tutelare e rappresentare gli interessi dei nostri elettori e di tutti gli italiani perbene.

Anonimo ha detto...

Quando sento qualcuno che si dichiara di destra, sostenere che le stragi di Via D'Amelio e di Capaci, non furono solo stragi di mafia, perché vi sarebbero coinvolti anche pezzi dello Stato, che, allora come oggi, tenterebbero di depistare le indagini e delegittimare la magistratura, ricordo a me stesso che sarebbe meglio, intanto, distinguere tra Governo e Stato. Di stragi di Stato e di pezzi di Stato, in questo Paese, ha sempre parlato la sinistra, per delegittimarne il concetto sul piano culturale, storico, etico e politico e per nascondere le responsabilità che ha sempre avuto, da dopo i Governi di solidarietà nazionale, nel gradimento e nell'omesso controllo di chi veniva scelto ai vertici dei Ministeri nevralgici e dei Servizi, in tema di sicurezza. All'epoca delle stragi, ma anche prima e dopo, i Governi erano di centrosinistra e l'opposizione che contava era quella comunista o post comunista. In Italia, sul piano governativo esisteva una complicità diffusa e contrattata che i più indulgenti definivano democrazia consociativa, in base alla quale, l'opposizione che contava era resa consapevole e a volte partecipe delle scelte di fondo quando si trattava di nominare chi doveva stare ai vertici delle strutture di sicurezza del Paese, Servizi compresi. Se pertanto esistono ancora oggi dentro la politica personaggi che vogliono impedire che si scopra la verità o ai quali imputare l'omesso controllo su quello che stava succedendo, bisogna chiamare in causa chi era in quegli anni Presidente del Consiglio, chi guidava il Ministero degli interni, chi era al vertice dei Servizi, chi, insomma, era al Governo e tradiva lo Stato. Chi potrebbe avere oggi interesse a coprire le responsabilità di chi era al Governo allora, o di chi era all'opposizione ma di fatto gestiva in maniera consociativa il potere, come noi, dai banchi del MSI-DN denunciavamo? In questo contesto chiamare in causa in qualche modo, direttamente o indirettamente, l'On. Mantovano, è fuori luogo ed illogico anche perché nella sua azione, il Sottosegretario Mantovano ha sempre avuto ben chiaro il senso dello Stato.

sen. domenico nanìa

Anonimo ha detto...

FINI VUOLE IL CONGRESSO, MA IL PDL NON HA ANCORA ISCRITTI
E’ UNO DEGLI INCREDIBILI PARADOSSI DEL MAGGIORE PARTITO ITALIANO: DUE ANNI PER ANNUNCIARE UN TESSERAMENTO CHE POI NON E’ MAI INIZIATO REALMENTE… MANCANO PURE UN REGOLAMENTO CONGRESSUALE E LE NORME PER LE VOTAZIONI NEI CONGRESSI LOCALI… CI VORRA’ UN ANNO PER FISSARE DELLE REGOLE

Fini reclama un congresso nazionale da mesi, Alemanno chiede che si svolgano quelli provinciali, Berlusconi non li desidera entrambi perchè si dovrebbe parlare di politica, argomento a lui indigesto.
Le 22 correnti filo-premier lo desiderano e lo temono al tempo stesso, perché sancirebbe il peso reale delle varie componenti.
Ma tutti fanno finta che si possa svolgere a breve, cosa impossibile perchè per far votare gli iscritti, in primo luogo si dovrebbe averne.
Dopo una lunga fase di discussioni su “partito leggero o strutturato”, durata due anni, dal 1 gennaio in teoria è partita la campagna tesseramento, salvo bloccarsi subito, in assenza di una scadenza congressuale fissata.
Non solo: nessuno ha pensato di inserire nello Statuto un regolamento congressuale.
Lo statuto del Pdl, infatti, si limita a stabilire che “il congresso nazionale, che definisce e indirizza la linea politica del Pdl, si riunisce in via ordinaria ogni tre anni (quindi il prossimo dovrebbe essere nel 2012), è convocato dal presidente nazionale su delibera della direzione che ne stabilisce il luogo, la data e l’ordine del giorno”.
Inoltre “il congresso è convocato senza indugio quando ne faccia richiesta all’ufficio di presidenza almeno il 40% dei membri del consiglio nazionale”.
Nulla si dice però sulle norme che dovrebbero regolare i voti ai delegati, i congressi locali e la presentazione delle diverse mozioni.
In pratica, se si dovesse anche convocare un’assise nazionale, tra inizio del tesseramento, congressi locali ed elezione dei delegati, non sarebbe possibile organizzare un bel nulla prima di un anno.
Si dice che il regolamento congressuale sarò uno dei temi trattati dal premier in agosto, periodo in cui ha annunciato di volersi occupare del partito, mettendo mano alle regole e all’organizzazione.
Fa sorridere che anche di questo si debba interessare lui personalmente, come se un comandante di nave dovesse anche provvedere a mollare in prima persona gli ormeggi.
Sarebbe bastato che avesse demandato il tutto un anno fa un gruppo ristretto e il regolamento già sarebbe pronto.
In realtà lui non ha certo simpatia per i congressi dove si confrontano tesi, lui è abituato ai consigli di amministrazione dove il voto è unanime sempre e comunque.
E la mancanza di un dibattito interno, più volte sottolineata dal Fini, è una delle cause delle recenti sconfitte elettorali.
La sensazione è che chi si sveglia prima il mattino detta la linea del giorno, salvo accumulare decine di brutte figure in parlamento tra un passo avanti e due indietro.
Alla fine il “teatrino della politica” diventa questo ogni giorno.
Con buona pace di chi pensava di ottenere un congresso.
Immaginiamo poi già la lotta che si scatenerà a breve da parte dei “signori delle tessere”.
La Dc a 23 correnti almeno non era mai arrivata
w destra di base

Rolando R.

Anonimo ha detto...

Afghanistan, ordigno esplode ad Herat: muoiono due soldati italiani.
I militari sono stati investiti dall'esplosione di una bomba dopo averne disinnescata un'altra. Nella stessa zona erano rimasti uccisi, lo scorso maggio, altri due soldati.
Berlusconi: "Provo dolore per quanto è successo". La Russa: "La nostra missione non cambia".
Il cordoglio di Napolitano.
I caduti italiani in Afghanistan salgono a 29

ONORE AI CADUTI ITALIANI!

Anonimo ha detto...

Pdl, Fini a Berlusconi: Resettare tutto senza risentimentidi

Roma, 28 lug. (Apcom) -

"Resettare tutto, senza risentimenti": con questa formula esordisce in una breve conversazione serale con il Foglio Gianfranco Fini. "Vuol dire - spiega Fini- che Berlusconi ed io non abbiamo il dovere di essere e nemmeno di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno politico ed elettorale con gli italiani. Per questo ci tocca il compito, anche in nome di una storia comune non banale, di deporre i pregiudizi, di mettere da parte carattere e orgoglio, di eliminare le impuntature e qualche atteggiamento gladiatorio delle tifoserie. E' l'unica via per evitare che una deflagrazione senza senso si porti via, tra le macerie di un partito e di una esperienza di governo, la credibilità del centro destra, prima di tutto nella testa e nel cuore di quanti ci hanno seguito e dato il mandato di rappresentarli. Non ci sarebbero né vinti né vincitori, alla fine della mattanza. Quando dico che si deve chiudere una pagina conflittuale e aprirne una nuova, non faccio appello ai sentimenti, di cui non nego l'esistenza e che hanno la loro importanza per molti di noi; non esibisco né chiedo ipocrisie, faccio invece appello alla ragione, ai fatti, all'analisi politica e alle basi pubbliche e discorsive, intessute di dialogo e di capacità di riflessione comune, di qualunque possibile fiducia tra diverse leadership".

Anonimo ha detto...

x fini

Ormai ti sei reso conto di essere caduto nella trappola del berlusca che ti ha promesso tante cose e poi non ti ha dato niente, appunto come ha fatto con gli italiani.

Anonimo ha detto...

giovedì 29 luglio 2010, 08:02

Berlusconi: Fini è fuori, se serve rivotiamo

di Francesco Cramer

premier: "Risolveremo la vicenda, ho i numeri per andare avanti". Bossi: "Le strade dei due si separeranno". Si lavora a un documento contro gli ultras finiani che hanno tradito il Pdl.
L’idea sarebbe quella di dare un’accelerazione alla crisi perché «così non si può più andare avanti». Ostenta sicurezza, il premier, e quando arriva alla Camera per votare la fiducia alla manovra correttiva, al capannello di parlamentari che lo circonda assicura: «State sereni, domani risolviamo il problema e andiamo avanti».

Si starebbe lavorando di cesello a un documento fortissimo contro Fini e i suoi per dimostrare che i finiani hanno tradito il mandato degli elettori mentre il presidente della Camera non è più super partes. Per esempio, si ricorderebbe come fu proprio Gianfranco Fini a spingere sul processo breve in luogo della prescrizione breve, salvo poi decretarne la morte con un’intervista a Repubblica, all’indomani della bocciatura del Lodo Alfano: «Il processo breve sembra finito su un binario morto», disse all’epoca il presidente della Camera. Il documento-j’accuse dovrebbe essere portato in ufficio di presidenza del partito domani e messo ai voti per palesare una spaccatura vera e propria con i frondisti.

Anonimo ha detto...

"Lascio la casa ad An". E Fini ci mette il cognato

di Gian Marco Chiocci
( pubblicato su Il Giornale )

La contessa Colleoni regalò a Gianfranco l’appartamento monegasco per sostenere la "battaglia del partito". Ora ci vive il fratello della Tulliani. La casa faceva gola a tutta Monaco. Tulliani rinchiuso a finestre sprangate minaccia querele.

Da Monterotondo a Montecarlo.
Il gran premio immobiliare Colleoni-Fini-Tulliani durato undici anni, corso a milletrecento chilometri di distanza, accende il verde ai semafori nel lontano 1999 allorché la contessa Anna Maria Colleoni, discendente del celebre capitano di ventura, il 12 giugno muore nella sua tenuta di Monterotondo, a venti chilometri da Roma. Dieci giorni dopo la dipartita, aperto il testamento, si scopre che Alleanza nazionale erediterà beni per due miliardi e mezzo di lire, ivi compreso l’appartamento del Principato di Monaco attualmente occupato da Giancarlo Tulliani, «cognato» di Gianfranco Fini.